Abolizione delle Comunità Montane

Innovazione nel sistema delle autonomie locali:
il caso delle Valli del Natisone
Coerentemente con l’impegno assunto in sede di campagna elettorale, la maggioranza che governa il Friuli-Venezia Giulia si accinge ad avviare la procedura che porterà alla cancellazione delle Comunità Montane dal sistema delle autonomie locali.

L’azione di questi Enti sovracomunali a favore delle aree e delle popolazioni della Montagna, nell’arco di più decenni e con ingenti risorse consumate, non sembra aver determinato significative inversioni di tendenza nel processo di degrado di questa parte del territorio del Friuli: crollo demografico, degrado ambientale, emarginazione economica, isolamento sociale, ecc …

Alcune voci si sono levate a difesa, autoconservativa, delle Comunità Montane. Sono mancate serie analisi autocritiche, riconoscimenti di errori commessi, dichiarazioni di impotenza. Soprattutto, fanno difetto proposte sostanzialmente innovative a giustificazione del mantenimento e del rilancio di quelli che potrebbero essere considerati veri e propri livelli di autogoverno delle comunità locali in una prospettiva di ampliamento degli spazi di democrazia diretta e di rinnovata responsabilizzazione dei cittadini nella gestione della cosa pubblica.

Non si tratta di colpevolizzare amministratori confrontati con situazioni obiettivamente molto difficili ed impegnati a salvare il non salvabile.

L’indispensabile cambiamento di rotta va piuttosto indirizzato al risveglio della coscienza della gente di montagna nella prospettiva di un ritorno “dell’immaginazione al potere”.
Si tratta, in effetti, di stimolare la fantasia creativa di chi non si rassegna al mantenimento di un’avvilente realtà, limitando le proprie ambizioni nel garantire, alle popolazioni interessate, un’eutanasia sociale e comunitaria la meno traumatica possibile.
Potrebbero non mancare anche altri “progetti di sviluppo”, “convegni sulla montagna” e altre illusorie iniziative di anestesia sociale promosse dai soliti profeti del nulla.

Ma è proprio da questa logica di penoso trascinamento verso l’estinzione che bisogna uscire. Servono proposte che possono anche apparire provocatorie, ma non per questo irrealizzabili poiché già attuate in altri contesti.

Il punto di partenza e la rinuncia alla panacea risolutiva ed invece alla presa d’atto della grande diversità delle situazioni oggettive, non considerando più la Montagna come un unicum indifferenziato.

Per andare nel concreto, nei limiti evidenti dello spazio che può essere concesso in una rubrica come questa, il Forum per la Slavia offre all’attenzione del mondo politico locale, provinciale e regionale una proposta applicabile allo specifico delle valli del Natisone.

Una considerazione preliminare: i valori dell’autonomismo male si conciliano con le sue riduzioni folcloristiche.
Anzi, la valenza politico-istituzionale della storica capacità all’autogoverno delle genti della Schiavonia (Slavia Friulana), viene svilita dalle manifestazioni che ogni anno sono riproposte a San Pietro al Natisone.

E’, invece, nella rivisitazione ed ammodernamento concettuale di quella storica struttura che può essere individuato un nuovo sistema di autonomia locale per una comunità culturalmente ed etnicamente diversa e distinta dal resto del Friuli ed area di transizione tra lo stesso Friuli ed il confinante mondo sloveno.
Superate le battaglie ideologiche degli opposti nazionalismi, una nuova autonomia istituzionale della Schiavonia può sia restituire dignità politica alla comunità che contribuire a risolvere situazioni amministrative ancora difficilmente sostenibili: riducendo i costi e migliorando i servizi alla popolazione.

Dopo aver esaminato varie possibilità, il modello di riferimento che è stato individuato, per similitudine di condizioni linguistiche (una lingua autoctona tra due lingue standard), numero di Comuni coinvolti (nove contro sette) ed ampiezza demografica della comunità interessata (novemila e seimila), è quello della Val d’Aran, in Catalogna, istituita in “regime speciale” nel 1990.

La Comunità della Schiavonia (Slavia Friulana), guidata da un Arengo eletto direttamente dai cittadini, fatte temporaneamente salve le prerogative di rappresentanza dei Comuni preesistenti, dovrebbe assumere sia le attuali competenze dei Comuni e delle Comunità Montane che quelle derivanti dalle Leggi 482/1999 e 38/2001 statali e 205/2007 regionale e diventare interlocutore diretto della Provincia, della Regione e dello Stato.
Ferruccio Clavora
Forum per la Slavia
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