A Pulfero, una Santa Barbara speciale:
Un film per riflettere sulla questione migratoria
L’Associazione socio-assistenziale “Tarcetta”, la Pro Biacis e l’Istituto Slavia Viva uniscono ancora una volta le loro forze per presentare all’opinione pubblica un interessante iniziativa collegata con la tragica esperienza del lavoro nelle miniere del Belgio di tanti giovani di queste terre. In effetti, per celebrare degnamente la festa di Santa Barbara e con il patrocinio della locale Amministrazione, le tre associazioni presentano
sabato 5 novembre
alle ore 16,00
presso il centro polifunzionale di Tarcetta
il film “Marina”
Questo film della memoria e del cuore, campione di incassi in Belgio si ispira alla vita del musicista Rocco Granata, l’autore del celebre motivo che faceva “Marina, Marina, Marina, ti voglio al più presto sposar...”.
Film della memoria, perché parla dei nostri connazionali emigrati in Belgio come minatori, sulla scia dell’accordo “Uomo carbone”, stipulato il 20 giugno 1946 da Alcide De Gasperi con il governo di Bruxelles.
L’Italia si impegnava a trasferire nel tempo 50 mila uomini, di età non superiore a 35 anni e in buono stato di salute (le visite mediche avvenivano alla stazione di Milano) e, in cambio, otteneva una corsia preferenziale per il carbone: loro si impegnavano a vendercene 2.500 tonnellate ogni 1000 operai inviati in ciascuno dei cinque bacini carboniferi.
Uno scambio tra persone e merce da far accapponare la pelle.
Si impegnava anche, il Belgio, a garantire “convenienti alloggi” agli italiani, assunti con contratti di durata annuale rinnovabili.
In realtà i nostri venivano all’inizio alloggiati in baracche di lamiera, di legno o di zinco, che già avevano ospitato i prigionieri russi prima, e quelli tedeschi dopo.
Solo in un secondo momento ebbero accesso a casette di proprietà della miniera.
E poi la memoria di Marcinelle, evocata velocemente nel film: il terribile incendio divampato l’8 agosto 1956 nella miniera Le Bois du Cazier, a 1035 metri di profondità, dove persero la vita 136 nostri connazionali.
Film del cuore, “Marina”, perché racconta la storia di Rocco Granata ragazzino, che nel 1948, a dieci anni, parte per il Belgio con il padre Salvatore, la madre e la sorellina.
Rocco ha un talento per la fisarmonica e un’infatuazione adolescenziale per una ragazza belga, Helena, che poi si trasformerà in amore, tormentato, come la vita di tutta la famiglia, dalla xenofobia dei locali. Il finale è a sorpresa.
Si darebbe per scontato che il regista di questo film commovente sia un italiano.
Invece no, a restituire sullo schermo l’animo dei calabresi è un regista belga: Stijn Coninx.
E fiammingo, a dispetto del nome, è Matteo Simoni (il nonno era italiano), straordinario interprete di Rocco.
Bravi Luigi Lo Cascio nel ruolo del padre e Donatella Finocchiaro che fa la madre.
La co-produzione dei fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne è un’ulteriore garanzia della qualità di un film piacevole da vedere ma che offre, comunque, interessanti spunti di riflessione sull’attuale situazione migratoria.
Istituto Slavia Viva