Caratteri dell'Architettura popolare nella Slavia Friulana
di ENZO PASCOLO
Pubblicazione del Centro Studi Mediža S. Pietro al Natisone
Estratto da "IN ALTO" serie IV - Vol. LXIII - Anno XCIX - 1981
per gentile concessione della società algina friulana di Udine
Pur collocandosi per affinità di caratteri tipologici nel più ampio contesto dell’area prealpina (o se vogliamo «illirica», secondo la definizione di K. Sotriffer), l’architettura che forma oggetto di queste brevi note presenta alcuni connotati peculiari che meritano la più attenta considerazione, sia riguardo all’organizzazione funzionale sia agli aspetti costruttivi e decorativi.
É necessario innanzitutto precisare che il territorio preso in considerazione riguarda la «
Slavia friulana
» in senso stretto, cioè gli ambiti giurisdizionali storici delle «
banche
» di Antro e di Merso corrispondenti al bacino del Natisone a monte di Ponte S. Quirino, e ciò per semplice comodità di studio, avvertendo però che caratteri molto affini si possono rilevare in tutta l’area che con accezione più estensiva viene indicata con la suddetta denominazione e che comprende anche i bacini del Judrio e del Torre e la valle di Resia.
Tipi edilizi
Anche se ciò non è confortato dalla presenza di documenti edilizi, è probabile che la forma più antica di abitazione in queste valli consistesse in un semplice edificio rettangolare monovano, con tetto ricoperto in paglia.
Oggi tale tipo edilizio èp resente negli scarsi esemplari superstiti di casoni o fienili (di cui si farà ulteriore cenno in seguito).
Soltanto al secolo XVI si possono far risalire i primi impieghi di tegole laterizie per le coperture delle abitazioni (la data più antica rilevata è 1565, in un edificio in muratura con tetto in tegole, a Brizza di Savogna, ma tale copertura potrebbe essere riferibile ad una modifica successiva:
Brizza (Savogna) - Casa cinquecentesca - (figura 2)
Peraltro tale uso doveva essere ancora molto limitato nel secolo XVIII se in una istanza presentata nel 1722 dai rappresentanti di Antro e di Merso al Provveditore di Cividale, si lamenta (anche se probabilmente con una certe esagerazione) che tutte le abitazioni della Schiavonia siano coperte in paglia (1).
Soltanto nel XIX secolo, in seguito al ripetersi di disastrosi incendi e con lo sviluppo dell’industria laterizia in loco (ben 16 fornaci funzionavano alla fine dell’800), l’uso dei coppi si generalizza (v. fig. 2).
Il nuovo materiale impone anche una diversa configurazione del tetto che diventa meno inclinato e quindi non più preponderante nell’organismo strutturale; conseguentemente le strutture murarie assumono maggiore importanza fino ad elevarsi per poter accogliere un secondo piano abitabile, che viene riservato alle camere da letto.
Si viene così consolidando il tipo residenziale più generalmente diffuso, e cioè quello «
a ballatoio
»:
un corpo semplice a pianta rettangolare con la «
zona giorno
» al piano terreno, la «
zona notte
» al primo piano, accessibile da scala esterna e da ballatoio, ed il granaio nel sottotetto.
Si tratta di semplici organismi a pianta pressochè rettangolare, con una delle due facciate principali privilegiata rispetto alla opposta, per essere orientata a solatio e, nel caso di edifici in pendio, verso valle; è questa la fronte sulla quale si affacciano gli ingressi al piano terreno, la scala, i ballatoi e le finestre principali.
Brida Inferiore (Grimacco) - Casa a ballatoio
Jesizza (S. Leonardo) - Casa a ballatoio
Clastra (S. Leonardo) - Casa a ballatoio
Una variante più elaborata del tipo «
a ballatoio
» è costituita da quello che potrebbe definirsi il tipo «
a loggia
», con la facciata principale protetta da un portico sorretto da pilastri, nel quale è ricavata la scala per l’accesso alla sovrastante loggia che funge da disimpegno per le camere
Prehod (S. Leonardo) - Grande casa a logge
Skubina (Rodda) - Casa a loggia
Calla (Pulfero) - Casa a loggia
Accanto ai tipi descritti sono presenti anche organismi distributivamente un po’ più evoluti, dall’impianto non più «
monofacciale
» ma «
tetrafacciale
», costituiti per lo più da due piani abitabili sopra il piano terreno, dotati di scala interna e volumetricamente schematizzabili come un corpo cubico sormontato da un tetto a padiglione.
Tali edifici, che costituiscono la parte più «
ricca
» del patrimonio edilizio residenziale, non sono mai riferibili, in quest’area, alla nobiltà, ma a famiglie che avevano assunto, per varie vicende, una posizione sociale ragguardevole nell’ambito della comunità, senza peraltro cessare di esserne parte integrante.
Il fatto che all’infuori delle dimensioni un po’ maggiori e di una diversa organizzazione degli spazi interni, queste dimore non rivelino alcun elemento architettonico distintivo e «
nobilitante
» riflette l’indole particolare dello slavo-friulano che, come osserva il Marinelli
(3)
«
non essendovi in mezzo ad esso nè servi, nè padroni, ma tutti proprietari, è naturale sia dominato da idee di uguaglianza, ed abbia un perfetto sentire democratico
».
Un notevole esempio ditali edifici è costituito dalla casa Banchig ad Antro,
Antro . Casa Banchig
attualmente abbandonata (Ndr.: intanto la casa è stata acquistata da privati; sono stati fatti molti lavori di ripristino del territorio circostante), della quale è stata proposta la trasformazione in museo delle valli, dopo che verrà riparata a cura della Regione (vedi alle «conclusioni» di queste note).
L’organizzazione interna dell’abitazione è articolata generalmente sullo schema seguente:
al piano terreno la cucina (
hiša
), con accesso diretto dall’esterno, comunicante con un’altra stanza (
izbà
), riscaldata dal forno (
peàč
), che ha l’imboccatura nella cucina; talvolta la cucina è provvista di una nicchia che sporge all’esterno dell’edificio, contenente il focolare, all’uso friulano; ancora al piano terreno, con accesso dall’esterno vi è spesso una cantina per la conservazione degli alimenti;
al primo piano, le camere, allineate sul ballatoio o sulla loggia, ciascuna con la sua porta e la sua finestra.
La proprietà comprende quasi sempre altri fabbricati, che possono essere costruiti in aderenza al fabbricato principale od isolati, e che contengono le stalle per i bovini e per le pecore, il fienile, la cantina ed altri depositi.
Sistemi insediativi
Gli insediamenti possono essere costituiti da case isolate (fig. 10. a) - (Clastra)
Tipi di aggregazione
o da aggregazioni di unità abitative, tra le quali le più frequenti sono:
-
a corte (fig. 10. b) - :
- (Sorzento)
gli edifici, in origine appartenenti ad un’unica famiglia patriarcale, si saldano reciprocamente generando uno spazio interno (
duor
), che, a differenza delle corti friulane, richiede raramente la chiusura con muri di cinta; tale tipologia insediativa è diffusa soprattutto negli abitati di fondovalle
-
in linea: (fig.10.c)
- (Podgora)
gli edifici si affiancano creando cortine parallele alle curve di livello;
-
a case raggruppate: (fig. 10d)
(Brizza)
gli edifici si saldano lungo le fronti posteriori e laterali a formare piccole insule.
Meritano un cenno particolare gli edifici annessi all’abitazione od isolati nella campagna e destinati a servizi accessori: alcuni a stalla e fienile, altri a deposito di materiali ed attrezzi («
kaste
» nella zona di Drenchia, «
supe
» nella zona di Savogna).
Montemaggiore - "Supa" in legno coporta in paglia
Montemaggiore - "Supa" in muratura coperta in paglia
Cepletischis (Savogna) - fienile in struttura lignea copertoin paglia
Si tratta in alcuni casi di antiche abitazioni ridotte a rustici, dopo la costruzione della nuova e più capace abitazione.
E sorprendente in molti di questi edifici la cura per il dettaglio architettonico, pari a quella che usualmente viene dedicata all’abitazione.
Tecniche costruttive
Il materiale generalmente usato per le murature è la pietra calcarea locale in elementi irregolari legati con malta povera, spesso formata esclusivamente da sabbia ed argilla.
Soltanto gli spigoli ed i riquadri di porte e finestre sono costituiti da pietre più o meno finemente squadrate.
I pilastri che sorreggono le strutture dei portici e delle logge sono a sezione quadrata in conci di pietra oppure foggiati a colonna monolitica.
I solai che separano i vari piani sono formati da travicelli e da tavolato di castagno; robuste travi di castagno sono spesso usate quale sostegno primario per i loggiati e per i solai di maggiore luce.
Negli esempi più antichi i solai sono realizzati con travi piatte molto ravvicinate e sovrastanti tavoloni disposti nella stessa direzione delle travi.
Risultano quasi del tutto assenti i sistemi costruttivi a volte (un unico esempio di volta a botte lunettata è stato rilevato a Masseris di Savogna) e ad arcate.
L’arco èpresente quasi esclusivamente in alcune porte d’ingresso, riferibili generalmente ad esempi piuttosto antichi.
Le strutture del tetto sono generalmente del tipo detto «
alla piemontese
» con puntoni poggianti su travi di colmo e sporgenti dai muri perimetrali a formare la «
linda
». Sopra questi vi è l’orditura minuta formata da correntini che sorreggono il sottomanto di tavelline laterizie ed il manto di copertura in coppi.
Di particolare interesse la soluzione strutturale a travi ricurve documentata ad Antro, a S. Pietro e ad Altana.
Antro - Orditura di tetto a travi ricurve
In quest’ultima località le travi del solaio, che costituiscono le catene delle singolari capriate, si prolungano all’esterno dove sono ancorate con una spina passante in legno.
Ovviamente diverso sistema strutturale presentano le orditure dei tetti ricoperti in paglia, con pendenze prossime al 100%.
Strutture verticali completamente o parzialmente realizzate in legno sussistono ancora nei pochi esempi superstiti di fienili (comuni di Savogna e Drenchia).
Il sistema costruttivo è a «blockbau» con tavoloni di castagno incastrati agli spigoli.
Un esemplare molto interessante e ben conservato è stato demolito circa vent’anni fa a Montemaggiore di Savogna.
Particolari costruttivi e decorativi
Gli elementi lignei dei ballatoi e delle logge, assieme alle strutture di sostegno in pietra lavorata, sono quelli che, nella loro varietà di espressioni, caratterizzano con maggiore evidenza l’architettura locale.
Quanto alle strutture verticali di sostegno, esiste un vastissimo campionario di forme, dalle più semplici costituite da pilastri formati da conci di pietra squadrata o da monoliti grossolanamente lavorati, alle più elaborate costituite da vere e proprie colonne con basi e capitelli modanati
Tarcetta - Edificio a loggia con pilastri sovrapposti
Sotto Vernassino - Strutture e pilastri
Spesso le colonne si sovrappongono in due o più ordini, con una caratteristica soluzione strutturale per l’appoggio delle travi .
(fig. 1).
Le balaustre dei ballatoi e delle logge, da quelle più semplici a listelli verticali, a quelle formate da tavole accostate e traforate con disegni sobriamente eleganti, a quelle costituite da colonnine tornite, conferiscono alle facciate delle case particolare calore e ricchezza cromatica
Tipi di balaustre in legno
In alcuni casi - soprattutto nei rustici - le balaustre sono sostituite da rastrelliere formate da montanti e listelli trasversali, con funzione di essiccatoi per vari prodotti agricoli
Topolò (Grimacco) - Ballatoi a rastrelliera
Le scale esterne costituiscono, oltre che un importante elemento funzionale, un ulteriore elemento caratterizzante della facciata, con la parte appoggiata al terreno in masselli di pietra e la parte superiore in legno.
La funzione protettiva dello sporto del tetto è di primaria importanza nell’impianto generale dell’organismo edilizio; pertanto esso viene particolarmente curato sia sotto l’aspetto strutturale che formale.
Ad orditura semplice o rinforzato con barbacani (per sbalzi fino a due metri), presenta quasi sempre la testata delle travi modanata con un disegno caratteristico di questa zona e nettamente differenziato rispetto ai tipi diffusi nelle contermini zone friulofone, spesso ingentilito da intagli decorativi
Masseris (Savogna) - Testata di trave intagliata
Nel comune di S. Leonardo (Merso di Sopra, Scrutto) sono stati rilevati esemplari evidentemente più antichi di fattura goticheggiante del tutto atipica (sec. XVI?)
Merso di Sopra - Mensola di foggia inconsueta
Una nota cromatica particolarmente vivace è data dalle tavelle di sottotegola decorate.
Si tratta di una decorazione geometrica molto elementare ma di notevole effetto ottenuta immergendo parzialmente le tavelle nel latte di calce
Borgo Spagnut (Pulfero) - Linda con tavelle decorate
Nelle abitazioni le murature esterne sono quasi sempre intonacate evidenziando gli elementi in pietra squadrata (riquadri, pietre angolari, ecc.), mentre nei rustici spesso la struttura muraria in pietrame è lasciata a vista o sommariamente ricoperta di intonaco grezzo.
Talvolta le facciate sono decorate con pitture murali di soggetto religioso ricche di vivace spirito popolaresco (molte sono piuttosto recenti, di mano del noto pittore girovago Jacun Pitòr (alias Jakov Malar, come usava talvolta firmare le sue opere)
Montemaggiore - Affresco popolare con iscrizione latina e slovena
o da mascheroni in pietra di fattura arcaicizzante
Antro - Dettaglio di un edificio rustico
Il focolare, nella sua forma più antica, è un semplice spazio pavimentato in grosse lastre di pietra nella cucina, senza cappa perchè il fumo possa liberamente circolare nell’ambiente per la preparazione delle carni affumicate.
Nelle forme più recenti esso assume caratteristiche simili a quelle del «
fogolar
» friulano, ma con il piano del fuoco generalmente più basso; a sua volta questo è stato spesso eliminato agli inizi di questo secolo, e sostituito dallo «
spurgèd
».
Il forno-stufa (
peč
) è una caratteristica peculiare di questa zona, come dei paesi di cultura germanica e slava oltre-montana.
Come già accennato, questo veniva alimentato dalla cucina e sporgeva nell’«
izbà
», la stanza («
buona
» risparmiata dai fumi che invadevano il resto della casa, e serviva sia al riscaldamento dell’ambiente, sia alla cottura del pane e di altri cibi, sia come riserva di braci per il focolare.
La stufa è di solito costituita da un semplice parallelepipedo in muratura intonacata, ma talvolta è decorata con piastrelle di maiolica
Topolò (Grimacco) - Stufa decorata con maioliche
I comignoli sono spesso di forma molto elementare (due tavelle disposte a capanna sormontate da un coppo), talvolta ripetono le forme a tettuccio comuni a tutta l’area friulana; ma gli esemplari più spiccatamente caratteristici della Slavia friulana sono quelli di foggia cilindrica.
Conclusioni
Tutto questo prezioso patrimonio di cultura locale è oggi in grandissima parte lasciato nel più completo abbandono.
L’impressionante calo demografico degli ultimi decenni ha determinato l’abbandono quasi totale delle un tempo fiorenti attività legate alla terra e con esse di moltissimi insediamenti, soprattutto nelle innumerevoli borgate lontane dal fondo-valle.
Le cause ditale fenomeno sono troppo note per essere ricordate e d’altra parte trascende la modeste finalità di questo breve studio un’analisi delle complesse conseguenze sul piano culturale, che possono sintetizzarsi nella progressiva disgregazione di una unità secolare tra uomini, paesaggi, materiali e manufatti
(4).
E comunque chiaramente rilevabile come chi non ha abbandonato la propria abitazione ma l’ha riattata, lo ha fatto quasi sempre senza preoccuparsi di conservare ad essa i suoi connotati distintivi legati alla tradizione locale, sia nelle soluzioni definitive (sostituendo ad esempio il legno con il cemeneto armato o con il ferro), sia nelle soluzioni precarie (sostituendo ad esempio le coperture in paglia con lamiere, o le balaustre in legno con reti metalliche).
Così, da un lato l’incuria, dall’altro il desiderio, pur legittimo, di conseguire migliori condizioni abitative, hanno entrambi contribuito al progressivo impoverimento del patrimonio edilizio tradizionale.
Negli ultimi anni le provvidenze regionali in favore degli edifici danneggiati dal terremoto hanno fatto sì che molte delle vecchie case anche in questa zona venissero riparate, ma con risultati raramente soddisfacenti sotto l’aspetto conservativo, e ciò nonostante che la legge sulle riparazioni (
la n. 30 del 1977
) stabilisse che dovessero essere garantiti «
nella maggior misura possibile il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio storico, artistico ed ambientale superstite
» e che in un successivo decreto si ribadisce:
«
Nella progettazione ed esecuzione delle opere di riparazione, di adeguamento antisismico e di miglioramento ricettivo e funzionale dovrà essere evitata l’alterzione delle caratteristiche ambientali ed architettoniche del patrimonio edilizio, specie di quello maggiormente rappresentativo degli specifici valori locali.
Tali caratteristiche, per quanto possibile, dovranno venir ripristinate e rimesse in luce attraverso gli interventi di riparazione.
Negli interventi stessi, ove ne ricorrano le circostanze, dovrà essere preferito l’impiego dei materiali tradizionali, in maniera da conseguire un risultato omogeneo alle caratteristiche delle costruzioni preesistent
i».
Ma risultati più incisivi si dovrebbero ottenere con l’attuazione dell’art. 8 della legge citata, il quale prevede la catalogazione di un certo numero di edifici «particolarmente rappresentativi» dei valori architettonici tradizionali, che la Regione si assume di riparare e restaurare a totale proprio carico.
Attraverso incredibili difficoltà, nonostante l’ostruzionismo degli stessi organi regionali, superando incomprensioni e diffidenze da parte di amministratori locali e della stessa popolazione interessata, finalmente l’operazione si sta avviando alla fase attuativa.
Se, come è lecito aspettarsi, essa verrà condotta con decisione e serietà fino in fondo si potranno salvare dal definitivo degrado (in quest’area come nelle altre zone terremotate) un numero considerevole di edifici e, ciò che è forse più importante, contribuire in modo concreto alla divulgazione di appropriate tecniche costruttive e metodologie di restauro.
NOTE
1) C. Podrecca - Slavia Italiana
2) C. Podrecca - ibid.
3) 0. Marinelli - Guida delle Prealpi Giulie
4) K. Sotriffer - L' unità perduta: casa e paesaggio fra Alpi e Adriatico.
FONTI BIBLIOGRAFICHE
G. PODRECCA - Slavia Italiana. Cividale 1884.
0. MARINELLI - Guida delle Prealpi Giulie. Udine 1912.
K. SOTRIFFER - L’unità perduta: Casa e paesaggio tra Alpi e Adriatico. Vienna 1976
E. SCARIN - La casa rurale nel Friuli. Firenze 1943.
L. CICERI - «I «Pajiì» delle Valli (in «ValNatisone». Società Filologica Friulana, 1972)
Un particolare ringraziamento all’arch. Valentino Simonitti che mi ha fornito preziose notizie sulla vita e sulla cultura delle genti della Slavia friulana.
Enzo Pascolo