Hlasta - Hlastra
Paese solare, sotto la cima del San Bartolomeo
Hlasta
(v Hlasti, iz Hlaste, hlaščanski / hlaški; hlaščanj / hlaščanji)
è un paesetto molto bello, che giace sotto la dorsale di San Bartolomeo / Svet Jernej (624 m. s. m.) nella Valle del Cosizza, in comune di San Leonardo, e della Valle dell'Aborna dall'altra parte, in comune di San Pietro e di Savogna.
La strada, che conduce a Clastra, è quella che si trova fra Cemur e Scrutto, in località Vajnica.
Quando si giunge il località «na Jezero», sì vede il paese da lontano: dinnanzi al paese ci sono i prati falciati, dietro invece un fitto bosco.
Se lo sguardo s'innalza, la vista spazia sul Matajur, che quest'anno è stato bianco di neve fino a qualche giorno fa.
Sulla strada, che si inoltra fino a Grobia, paese più piccolo lontano una decina di metri, ci sono tre ricordi, tre croci su basamento di cemento.
Il più antico è lì sulla strada dal 1889, il più recente venne installato nel 1995, quando stavano costruendo il vicino campanile.
Fino allora le campane dondolavano su una struttura di legno, ormai desueta.
Chiesa tra alberi
La chiesa ricostruita
Iscrizione sul campanile
La chiesa è dedicata a San Bartolomeo, patrono dei pastori, è stata consacrata nel 1827 e costruita in un posto chiamato "na Berjače".
Nell'archivio parrocchiale è ancora custodito il documento con la domanda alla curia arcivescovile di Udine, spedito dalla comunità di Clastra, che voleva avere una chiesa nuova e più adatta. Antecedentemente gli abitanti di Clastra avevano un'altra chiesa sulla cima del monte, sempre dedicata a San Bartolomeo.
Veneravano pure San Marco, San Floriano,, San Biagio e San Quirinon, custode degli animali.
La prima testimonianza scritta di questa chiesa la troviamo già nel 1442; sappiamo però che il paese era più vecchio (un documento dell'anno 1279 scrive: "... in villa quae dicitur Claste").
Nei tempi antichi, come succedeva nelle nostre Valli, si celebrava l'anniversario della consacrazione anche presso le chiese vecchie, ogni anno il 24 agosto, quando si svolgeva una grande sagra e anche il ballo.
Vecchio e caratteristico poggiolo
Casa ben ristrutturata. Nel sottoscala la caratteristica finestralla
Nell'anno 1936 il paese aveva 106 abitanti ed era uno dei paesi più piccoli del comune di San Leonardo.
Allora molte ragazze e molte donne andavano a lavorare nelle città., in Italia, la maggioranza a Roma.
All'inizio degli anni sassanta il numero degli abitanti si era già dimezzato, molta gente doveva andare per il mondo a cercare lavoro,, in Europa e anche in America.
L'anno scorso, paesani e forestieri immigrati colà, erano in tutto 23 (13 maschi e 10 femmine).
Un tempo la gente poteva vivere dell'agricoltura e dell'allevamento del bestiame, ora la situazione è cambiata radicalmente: sotto il paese ci sono allevamenti di bestiame e sul monte ci sono tante cave, dove vengono estratte belle pietre molto note col nome di "pietra piasentina".
In paese un tempo c'era l'osteria, dove radunarsi,, ma è stata chiusa verso gli anno ottanta.
La fortuna è che il paese non è lontano più di 3 chilometri da Scrutto e da Merso, dove ci sono le botteghem il comune, le scuole, la posta, il medico
Centro di accoglienza
In questi ultimi anni sono state restaurate molte vecchie case; una di queste è quella dove è nato don Paolo Caucig, che l'ha rinnovata e data in uso al "Centro di accoglienza" per bambini e famiglie, che hanno problemi e sono bisognosi di aiuto.
Grobia e le sue cave
Stefania Carlig
da DOM
foto LINTVER