A Montefosca



O quella terra di paschi florida,
Sorrisa sempre dal sole fulgido
E ornata del limpido azzurro
Che sul verde perenne risplende!
Forse, Luigi, figlio dell’inclita
Venezia Giulia, con speme trepida
Ritorni al tuo caro paese,
Che una chiostra di monti incorona.
E tu il sussurro senti dei tremuli
Faggi virenti ; degli alti frassini
Tu odi il solenne stormire
E dei pioppi il frusciare soave.
Dei rivi ascolti giulivo il murmure
E dei torrenti lo scrosciar rapido;
Dei candidi greggi il belato
Forse ascolti sull’ala del vento.
Dolce visione : villaggi rustici
E ameni campi di guazza roridi
E pingui pasture e odorosi
Fieni gialli tra canti falciati;
Irsuti capri dal pelo piceo
Che sull’impervie rupi saltellano
E candide mucche disperse
Per fiorenti pianure tra il verde.
Di Naikolepsi ungarica, autoctona
Terra che udisti di guerra vindice
Il rombo diuturno eccheggiante
Per le valli e per lugubri piani.
Salve, serena dimora ! Irradino
I puri raggi del sole italico
Le glorie immortali ignorate
Dei tuoi figli dal petto gagliardo.
O Montefosca, per te l’altisona
Strofe del blando idioma italico
Per te vola libera e canta
Sulla cetra d’Alceo un poema.

Varallo Sesia 1939 Don Luigi Specogna

Guerrino Cencig
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