Pratiche

Si accendono i fuochi dei falò la vigilia del 24.
I l fuoco è considerato purificatore come la rugiada. Ė bene augurale saltare sul fuoco avendo ben chiare le cose che vorremmo veder cambiare nella nostra vita.
Più intenso e puro sarà il desiderio espresso mentalmente al momento del salto e più esso avrà ottime possibilità di realizzarsi ; Sotto il guanciale vengono messe le “erbe di San Giovanni”, legate in mazzetto in numero di nove compreso l’iperico, per avere dei sogni premonitori. Il giorno di San Giovanni se si compera l’aglio si avrà un anno prospero. A mezzanotte si deve cogliere un ramo di felce e tenerlo in casa per aumentare i propri guadagni.
Si mangiano le cosidette “lumache di San Giovanni” con tutte le corna che assumono il significato di discordie e preoccupazioni.
Mangiarle significa distruggere le avversità. Si raccolgono le noci ancora immature per preparare il “nocino” un liquore corposo da bere gradualmente in futuro per riacquistare le forze nei momenti del bisogno. Portare l’iperico all’occhiello nella notte della festa, protegge dalle streghe.

Nella tradizione occulta l’incontro del Sole nella casa della Luna conduce alle nozze tra i due astri.
Tali nozze divine segnano il passaggio tra il mondo dell’uomo con il mondo divino eterno dando origine alla suddivisione in due poli : maschio e femmina, luce e tenebra, positivo e negativo, ecc…
I due solstizi sono anche chiamati “porte” : porta degli dei il solstizio invernale e porta degli uomini quello estivo.

La Chiesa Cristiana da sempre ha ostacolato queste pratiche sovrapponendovi i propri riti con solenni celebrazioni, ma senza riuscirci.
Tali usanze sono cosi radicate nelle abitudini popolari che ancora oggi se ne perpetuano i festeggiamenti.

Il noce è l’albero attorno al quale si riuniscono a convegno le streghe nella notte di San Giovanni.
Ė proprio in questa notte che si devono raccogliere dall’albero le noci, dette appunto di San Giovanni, per la preparazione del nocino, il liquore ottenuto dall’infusione delle noci ancora immature nell’alcol per qualche settimana, assieme a qualche aroma speziato come la cannella e i chiodi di garofano.
Il culto del noce come “albero delle streghe” è di origine druidica.
L’albero del noce era considerato sacro per le streghe ma non per i contadini che lo piantavano a distanza dagli altri alberi da frutto perché era radicata la credenza che questo albero ermafrodita, che può raggiungere anche i 300 anni di età, fosse velenoso e che la sua influenza negativa contagiasse il terreno su cui poggiava. Da qui l’usanza di piantarlo a distanza dagli altri alberi dell’orto.

Guerrino Cencig
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