TOPONIMI del Comune di Savogna

Božo Zuanella ha fatto una ricerca sul significato dei toponimi di tutti i paesi delle Valli, pubblicata a suo tempo ( anni 1980-86) su DOM. E' augurabile che quanto prima questo lungo lavoro, assieme a quello sul significato dei cognomi, diventi oggetto di pubblicazione. Nel frattempo chi lo desidera può consultare il significato del nome del suo paese su Lintver. Il nome del paese può essere ricercato col motore di ricerca interno.

Matajùr (Montemaggiore)

Il più alto paese delle Valli del Natisone (m. 950 s.m.) e nome del monte che gli sta alle spalle posto tra il Mia (Mija) e il Colourat (Kolovrat) (m 1643). Dobbiamo notare che gli idronimi e gli oronimi " maggiori" sono di solito molto antichi ed esistevano già prima che gli "Slavi" colonizzassero le Valli (es. Judrio, Natisone, Isonzo, Erbezzo che hanno subito nel corso dei secoli solo modifiche di ordine fenetico); è il caso anche del nostro Matajur / Montemaggiore.

Il nome Montemaggiore (Mons major, fr. Mont majòr) è stato dato alla montagna, che è visibile da ogni parte del Friuli, dagli abitanti della pianura ed è di origine latina (a. 1601, in Montemazor); è bene ricordare anche che la parola monte concorre a formare un grande numero di toponimi e microtoponimi sparsi in tutto 1'arco alpino. Tanto per rimanere nell'ambito della cosiddetta " Slavia Friulana " notiamo ad es. Monteaperta (Viskuorša), Montefosca Cenavarh o carni Varh), Tercimonte (Tarčmùn), Castelmonte (Stara gorà).

Per risalire all'etimologia di Matajur è importante notare che nella Valle del Torre esiste il Gran Monte (Velika (g)ora) che termina nella punta di Montemaggiore (Breška (g)ora) alle cui falde sorge il paese omonimo di Montemaggiore (Brezjè): evidentemente il paese ha preso il nome dalla montagna che sta alle sue spalle e questa situazione si è verificata anche nel caso del nostro toponimo / oronimo che stiamo esaminando.

Ma perché qui esistono due forme distinte per designare la montagna ed il paese? La denominazione originaria Mont majòr è stata mutata dagli abitanti del luogo, attraverso un processo di riduzione, tipico delle lingue slave, in Matajur.

Ecco i vari passaggi: Mont-rnajor> Mot-major (perdita della nasale)> Matmaior (l'o del gruppo Mot è diventata a; questa modifica, che è una caratteristica abbastanza diffusa nel dialetto sloveno delle Valli, è chiamata akanje e si riscontra in numerosi casi, ad es.:

kolona = kalòna, komunia = kamùnia, povodenj = pauòdnia, mo#erad = mačeràd, motovìlec matovìlac, motika = matika, potok = patòk); infine, per aplosi, abbiamo il risultato finale Matajor che solo in epoca relativamente recente si è stabilizzato nella forma Matajùr (fr. Matajùr). E' interessante notare che Simon Rutar nella sua " Beneška Slovenija "(Liubliana 1899) usa sempre il termine Matajòr e mai Mataiùr). Gli sloveni delle Valli usano solo questo nome per indicare sia la cima del monte che il paese e da ciò si deduce che esso ha avuto un'unica origine (Mont major); se la denominazione ufficiale italiana usa due forme distinte, delle quali una (Matajur) si discosta notevolmente da quella originaria e più antica (Montemaggiore) significa che la prima (Mataiur) è stata rilevata tra la popolazione slovena locale in epoca relativamente recente in quanto " il nome Mataiur non compare che assai tardi (sec. XVIII) in documenti ed in carte geografiche" (I. Trinko in: Guida delle Prealpi Giulie di Olinto Marinelli Udine 1912; pag. 642).

Del resto, ancora nel 1897-98-99, nelle pubblicazioni italiane si usa il termine " Monte maggiore " per indicare il Matajur (cfr. Al Monte maggiore di Cividale, " Alpi Giulie ", 1897; Montemaggiore di Cividale (Matajur), " Alpi Giulie ", 1898, pag 36; in una nota, in calce alla traduzione italiana della " Historia Langùbardorum " di P. Diacono curata da O. Umberti (Cividale, 1899) si legge la seguente nota che si riferisce al "Mons regis" (Monte del re), dalla cima del quale Alboino, re dei Longobardi, ammirò la terra che avrebbe poi conquistato: " Taluni credono che sia il Monte Maggiore, alle spalle di Cividale, abitato da slavi... " pag. 48).

Un Matajurski vrh si trova anche sulla perpendicolare di Hudajužna (Slovenia), cfr. la cartina " Juliiske Alpe "vzh. del; Pb.Zv.Sl. Liubliana 1977. Accanto alle forme ufficiali italiane esistono naturalmente anche le forme locali sbovene. Il monte Matajur viene chiamato dalla popolazione locale anche (Velika) Baba [go par Bab(i)], termine conosciuto anche dagli abitanti delle valli circostanti. Questo oronimo è presente in tutta l'area slovena (es. " Mala Baba ", Velika Baba, " Med Babo " nella Val Resia; " Baba " nelle Karavanke) e sta ad indicare una roccia isolata, un masso erratico, una montagna, un culmine roccioso possibilmente isolato.

La denominazione " Kalòna ", go par kalon(i), è probabilmente di data recente, coniata nel 1900, quando sulla vetta del Matajur è stato eretto un alto obelisco (colonna) con annessa cappella dedicata alla " Brezmadežna " (Immacolata) per celebrare il 19000 anniversario della Redenzione; il complesso è andato distrutto nella Prima guerra mondiale ma il toponimo è rimasto.

L'abitato di Matajur (it. Montemaggiore) è formato da tre piccole frazioni: Franzi (si. Franci), Podorlehe (it. Podoreh) e il centro del paese con la chiesa chiamato, dagli abitanti delle prime due frazioni semplicemente " Vas " (paese). La prima e un antropotoponimo (da Franciscus / a. 1601 Andrea Franzili (cfr. il cognome Franzil) e la conferma viene dal cognome locale Franz tuttora in uso. La seconda è un fitotoponimo da Pod-oriehe = sotto i noci / un tempo la zona era ricca di noci; cfr. il toponimo Oriehuje (presso Rodda/Ruonac) che è un nome collettivo per indicare un bosco di noci; dal toponimo è derivato il cognome locale Podorieszach (sl. Podorieščak).

Cognome caratteristico del paese di Mataiur è invece Gosgnach (sl. Gošnjiak); a. 1601 Juri Osnich, Matia Osniach.

Questo cognome deriva probabilmente da Gozdnik (boscaiolo) anche perché la tradizione orale parla degli abitanti di Matajur dediti un tempo al lavoro nei boschi e alle carbonaie (kuote); a ciò bisogna aggiungere che il cognome è tipico di Mataiur e non di altri paesi.

Per questo motivo si può presumere che Gosgnach /Gošnjak derivi da Gozdnik, che ha mutato la desinenza -nik in -njak (cfr. Skaunik/Skauniak; Tružnik/Tružniak; Bernik/Bernjak).

Starmica (Stermizza)

Il paese è posto sulle falde del Matajur e ha preso il nome dalla posizione ripida del terreno su cui sorge (sl. Strm, strmec = luogo ripido, scosceso; pendio); toponimo comunissimo in Slovenia sia nella forma Strmica (2) che Strmec (es. Strmec na Predelu); in Carinzia troviamo 2 Strmec, presenti anche in altre parti della nostra provincia sotto la forma di Starmac, Po(d)starmac e Stremic (presso Uccea e Faedis).

Il cognome tipico di Stermizza è Medveš (it. Medves): è un aggettivo sostantivato derivante da Medved (orso) - Cfr. la voce russa: medvežij: d'orso, orsino.

Questo cognome trae origine da una frazione di Mersino Alto (comune di Pulfero) chiamata appunto Medveži.

Pečnie / Gorenje in Dolenje (Pechinie)

Il toponimo deriva certamente dallo sloveno Pečina (pl. pečine) che significa: pietra, roccia, luogo sassoso ed anche grotta, cavità nella roccia. Dello stesso significato è anche la voce Peč.

La forma Pečnie è derivata da Pečine per " metatesi " (trasposizione di lettere in certi vocaboli) - cfr. kopriva e pokriva, kamazor e kazomer, Svečnica e Sviečinca ecc. Innumerevoli sono i toponimi sia del primo (pečina/e) come del secondo tipo (peč); ne elenchiamo solo alcuni: Pečine (diverse grotte sul carso sloveno), na Pečeh (Val Rosandra, IS), Mala peč (grotta presso Tercimonte), Siva peč (Jeronizza), Bila peč (roccia bianca, monte roccioso nei pressi di Sella Nevea), Bela Peč (Fusine laghi), Peč (Monte Forno / traduzione errata / che si trova sul confine italo-sloveno-austriaco).

Tutti questi toponimi e microtoponimi non hanno nulla a che vedere con la voce slovena peč che significa forno. Che Pečnie (Pechinie) derivi dalla radice peč = roccia o grotta risulta anche dalla denominazione degli abitanti (Pečani).

Ložac (Losaz)

a. 1601 Clemen di Losigh.

Ložac è diminutivo di Log " Prato (paludoso) presso l'acqua, di solito ricoperto in parte di piante " -cfr. SSKJ / Slovar Slovenskega Knjižnega Jezika pag. 631.

I toponimi e i microtoponimi che citerò rispondono pienamente a questi requisiti in quanto si trovano tutti presso l'acqua di un torrente o di un fiume.

Log (2 volte in Carinzia, presso Vipava e Cerkno in Slovenia) Log nad Skofjo Loko, Na logu in Val Trenta, Log pod Mangartom, sotto il passo del Predil ecc; nelle Valli del Natisone troviamo un Log presso Grimacco, un microtoponimo Log presso Pačuh (Drenchia) e il noto Log sulle rive del Natisone (it. Loch di Pulfero / " ta na Loze ").

Dal nome Ložac trae origine anche il cognoce locale Ložak (it. Loszach) che significa semplicemente: abitante di Ložac.

Attualmente "log " nella lingua letteraria sbovena significa semplicemente: "bosco" avendo perso in parte il suo significato originale.

Barca (Barza)

Presso il paese di Matajur - Montemaggiore.

Barca (Dolenje in Gorenje), nei pressi di Savogna (it. Brizza).

I due toponimi non sono altro che la forma diminutiva dello sl. Brdo o Brdica, che significa collina, altura non tanto alta e possibilmente allungata. Dato che nella forma dialettale si usano le seguenti espressioni: "gren če na Barca" e "sàn ta na Barceh", si presume che i due toponimi presi in esame siano forme plurali del diminutivo Brdo.

In tutta l'area slovena esiste una serie innumerevole di toponimi e microtoponimi del tipo Bardo o Bardica; ne elenchiamo solo alcuni che si trovano a noi più vicini.

Bardo (Gorenje in Dolenje) presso Grimacco (it. Brida), Zabardo (Zabrida) presso Cravero, Bardo (Lusevera nella Val del Torre), Podbardo nel comune di Tolmino, Na Bardcah pri Breginju, Bardo (Berdo di sotto a Resia), Bardo it. Monte Berda, tra Azzida e S. Pietro al Natisone, Colo Bardo (presso Tercimonte e il fiume Judrio), Ocne Bardo presso Drenchia, Brdo in Carinzia (4 volte), Goniška Barda (Collio goriziano).

Per pura curiosità notiamo che Tocai (denominazione dei famoso vino rosso) è voce ungherese e significa letteralmente: Collina, Collio. Evidentemente i vigneti, da cui si produce il famoso vino, sia in Ungheria che in Friuli, prosperano soprattutto sulle colline esposte al sole (Tocai / Collio / Barda).

Mašera (Massenis)

a. 1613 Andrea Maschera de Mascheris.

Toponimo di derivazione neo-latina, da massenia con aggiunta del suffisso -is: nome comune che sta ad indicare un podere con casa (sl. kmetija); le voci: manso, maso, massaro, massaia, massenizia ecc. derivano tutte dal verbo latino maneo, mansi: stare rimanere (abitare) - cfr. il verbo sloveno stati: stare, da cui deriva stàn (costruzione rustica in montagna, malga), stanovati (abitare), stanovanje (appartamento, abitazione). Tipico di Mašera / Masseris è il cognome Massera (Mašera) la cui forma si identifica col toponimo; casi di toponimi identici ai cognomi non sono rari nelle Valli (es. Dus, Spagnut, Oballa, Jellina, Postregna ecc.).

Il cognome Massera (o Maschera / Masera) dunque non significa altro che: contadino, massaro, l'abitante della masseria; ciò risulta evidente dalle seguenti annotazioni storiche: a. 1658 c.: " Mascheri omnes simul et in solidum soluunt annuatim affictu ", a. 1693: " Steffo, Lorenzo, Leonardo, Zuanne detti Masseri ".

Tutta la microtoponomastica locale è slovena e all'interno del paese esiste un microtoponimo interessante: selišče (casolare, luogo abitato) che si può collegare al primo insediamento abitativo sloveno.

Da notare che masseria e selišče hanno lo stesso significato: può darsi che Masseris non sia altro che la traduzione di Selišče.

Jelina (Jellina)

a. 1610 c. Antonius Jehina

(Toponimo e cognome); la borgata, che attualmente comprende sei famiglie era chiamata fino al 1710: Sotto Masseris, poi ci sono stati dei tentativi per formare il toponimo col suffisso -is (1748: Jullinis, 1766: Jellinis); la forma attuale Jelina /Jellina si è stabibizzata verso il 1808.

Alcuni fanno derivare Jelina da ielen (cervo) io invece propendo per jela (jelka = abete) per i seguenti motivi:

1) Nei documenti antichi non compare mai la forma Jelena ma sempre Jelina;

2) In zona sono presenti numerosi microtoponimi del tipo Jelenča o Ilenča (posto dei cervi), ad es. presso Cocevaro, Sorzento, Matajur e Pechinie, però non compare mai la forma Jelinča;

3) Nei pressi di Mataiur / Montemaggiore esiste un microtoponimo "Jelca ", " u Jelcah ") che possiamo collegare con la voce Jelina; Jel(či)ca infatti è il diminutivo di Jela e sta ad indicare un boschetto di abeti, che tuttora sono presenti in quel luogo. Da notare anche i microtoponimi Jelje e Podjelje nei pressi di Bohiniska Bistrica (Slovenia), dello stesso significato (abetaia);

4) L'origine di Jelina da un fitonimo (nome derivato da una pianta) è probabile anche perché nelle immediate vicinanze esistono due significative località: Jevšček da Jelša / ontano) e Gabrovca (da Gaber / carpino);

5) L'abetaia esiste tuttora nei pressi del paese di Jelina anche se è costituita da un numero di piante relativamente modesto. Inoltre il vocabolo: jèl (abete) è tuttora conosciuto in zona soprattutto dalle persone anziane.

Il toponimo Jelina può essere nato da Jel(a) più il suffisso -ina (cfr. ad es.: Brežina, starmolina, jazbina / mtp. nei pressi).

Il vocabolo "jela ", come del resto molte altre voci slovene, sta scomparendo dal nostro dialetto parlato (sostituito dal sinonimo "smrieka ") ma si è conservato nella toponomastica.

Gabrouca (Gabrovizza)

a. 1368 in villa Gabrovize, a. 1601, 1651 de Gabrauiza.

Il significato del toponimo è trasparente e deriva da " gaber" (carpino): luogo ricco di piante di campino. Numerosi sono i toponimi e microtoponimi che derivano dalla voce "gaber ": Gaber (in Caninzia), Gabrovec (presso TS), Gabrovica (presso Repen TS e Novo Mesto in Slovenia), Gabrje (Savogna d'Isonzo), " ta za gabran " (Tarèmun), " gabruje" (Trušnje, Drenchia) ecc.

Gabrouca/Gabrovizza è uno dei rari toponimi della valle di Savogna che ha avuto origine dal nome di una pianta; questi sono particolarmente numerosi, come vedremo, nelle cosiddette " Valli di San Leonardo ".

Tarčmùn (Tercimonte)

a. 1601 uihla de Tarzimont, a. 1613 " Die 25 inni 1613 Stephanus Mesta cameraro et uicini locant quatuor prata et hortum in Tertiomonte Andrea Maschera de Mascheris " a. 1681 " Biasio Vogric di 3-tio Monte paga di uno prato detto Sabucuià ". Dal 1700 in poi: Terzomonte, dai 1800: Tercimonte.

Il paese è posto fra i 645 e i 705 m. su un dosso che è l'ultima propaggine del Matajur; è formato di due borgate: Tercimonte di sotto e Tercimonte di sopra o Gobbi; questa ultima denominazione è già presente nel 1681: " Adi 6 8-bre - li vicini di 3tio Monte hanno locato al Gregorio Maschera di Mascheris 4 prati di Gobbi spettanti alla V-da chiesa ".

Il nome della frazione deriva dal tipico cognome locale: Golob che significa " colombo ".

Presso Luico/Livek esiste un toponimo identico: - Gobbi che deriva dai cognome Gobob tuttora molto diffuso.

Dobbiamo notare che nelle Valli del Natisone esistono parecchi cognomi che traggono origine da nomi di uccelli e di animali; ne elenchiamo alcuni tra i più noti: Golob (colombo), Medveš orsino, Jereb (pernice), Sakù (falco), Vuk (lupo), Gos o Gus (oca), Kos (merlo), Cuk (civetta), Vran (corvo), Kukovac (cuculo).

Probabilmente Tercimonte non è altro che il " terzo monte" in riferimento ad altri due,forse il S. Martino e il Matajur; da notare inoltre che il paese è posto sui terzo colle a partire dalla località di Vartača.

La forma slovena: Tarčmun deriva chiaramente da " Tertium mons "; " Tertium " si è trasformato in " Tarč " e " mons " in " mun ".

Da notare che presso Prepotto esiste un altro Tercimonte (sl. Tarčmun): è il nome di un casale posto su una collina che si trova in mezzo ad altre due della stessa altezza.

Altra notissima località della zona è Castelmonte (sl. Stara Gorà o semplicemente Guora); a. 1175 bona que apud Alzidam et S. Mariam de Monte, a. 1270 S. Maria de Monte. Per questo motivo i friulani chiamano Castelmonte " Madone di Mont ".

La denominazione slovena Stara Gorà (Monte antico) ha un riferimento all'antichità dell'insediamento (castello) e non della montagna. Allo stesso modo gli Sloveni hanno coniato il termine "Staro Miesto" (Città antica) per indicare Cividale/Cedad. Questa denominazione, che era ancora in uso cento anni fa, è stata oggi definitivamente abbandonata.

Il cognome tipico di Tercimonte è Petricig (Petričič), formato da Petrus/i (Pietro) e dal solito formante -(č)ič. Un'altra forma presente in Benečija è Petrigh (Petrič); numerosi i nomi di famiglia derivanti da Pietro: Piernovi, Pierni, Pierca, Petrinaci.

Duš (Dus)

Toponimo e cognome.

(Ta par Duš' o ta par Duše; gren čeh, doh Duš o Dušu).

Anno 1744 Mattia Dus.

La borgata è attualmente formata di tre famiglie: probabilmente in origine c'era una sola famiglia attorno alla quale si è formato il toponimo Duš/Dus.

Dalle frasi citate sopra risulta che la borgata può aver preso il nome da una persona (antroponimo): infatti non ci si reca mai u Duš nè ci si trova ta na Duš poiché l'uso delle particelle v e na presuppongono l'esistenza di un luogo geografico, mentre l'uso delle particelle doh (dol h), čeh (tja h), ta par (tam pri) stanno ad indicare la presenza di una famiglia o di una persona. Da un documento del 1602 (Visita del canonico Missio alle chiese delle Valli) risulta che a Pegliano un certo campo era " posedutto dal Duso del detto luogo ".

Se si tratta, come suppongo, di un nome sloveno allora quel Duso (leggi Dušo) ha probabilmente attinenza con l'aggettivo sloveno " dolg "(dial. dug) che significa lungo; se l'aggettivo " dolg " viene riferito ad una persona (es.: " te duzi ") allora denota una sua qualità fisica (uomo di alta statura, il lungo). Credo che Dužo derivi da " dug " come Božo (Natale) da Bog.

Per la determinazione esatta del toponimo Duš inoltre è bene tener presente che l'aggettivo " dolg "ha contribuito alla formazione di numerosi microtoponimi presenti nell'area shovena: ad es.: Dovšce e Dušce (presso Sgonico e Grozzana-TS); Dušca (a Cepletischis, Sorzento, Lasiz, Pechinie, Livek ecc.), Duhouca (a qualche decina di metri dallo stesso Duš!), Duža (oltre Barza verso Rodda); molti di questi nomi si riferiscono a campi e a prati che sono realmente stretti e lunghi.

Non dimentichiamo poi il toponimo Duge (it. Dughe) presso Oblizza che probabilmente si riferisce a " dolge njive o senožeta ". Al lettore, che è digiuno di linguistica slava e di dialettobogia slovena, potranno sembrare strani questi paragoni e questi accostamenti e difficilmente comprensibili: per queste persone, a titolo esemplificativo, presento la probabile derivazione di " Dušca ".

" Dušca " deriva da Dolžica (= dolga njivica o senoždet) che si è dapprima trasformata in Dužica e poi in Dužca (pronuncia: Dušca) attraverso vari passaggi riduttivi intermedi. Non possiamo dunque escludere che il cognome Duš derivi da un originario microtoponimo " Duža ", riferito a " njiva o senožet ".

E' probabile che questo microtoponimo sia stato assunto o dato alla famiglia originaria che lì viveva O ta par Duž(i) "; pronuncia " ta par Dušc(i) ") diventando automaticamente anche cognome come è successo per altri toponimi presenti in zona che sono diventati anche cognomi. In tal modo si spiega anche l'uso delle particelle: doh, čeh, ta par, riferite in relazione a Mašera, Jelina, Obala e ad altri toponimi anche se questi non traggono origine da un antroponimo (da un nome di persona) in quanto queste denominazioni sono state considerate in primo luogo dalle popolazioni locali piuttosto come nomi di famiglia o cognomi prima che come toponimi. Da qualsiasi lato analizziamo il toponimo Duš/Dus esso deriva dall'aggettivo sloveno " dolg" (dial. dug) che significa lungo; pertanto sono da scartare tutte le interpretazioni che fanno riferimento al sostantivo sloveno "Duša " (anima) o al verbo " dušiti" (soffocare).

Čeplešišče (Cepletischis)

a. 1299 in villa supiatische, 1366 in uilla Soplatische, 1351 Zaplatischa, 1681: " li vicini di 3tio Monte hanno locato li terreni et prati della Vda Chiesa di S. Zuane in 3tio Monte al Zuane Polauschac qd Pietro habitante in Zeplesischis ", dal 1700 in poi: Cepletischis.

La maggior parte degli studiosi (Frau, Desinan, Mateucig) fa derivare il toponimo da za (dietro) e blato (luogo fangoso, palude) con desinenza -išče.

Questa spiegazione è certamente errata in quanto la voce blata (terreno molle, paludoso) è conosciuta nelle Valli e nella stessa Cepletischis e non è mai diventata plata (cfr. anche i microtoponimi blate (Zoppola) e blatis (Casarsa) nella cosiddetta " Vastata Hungarorum ", dello stesso significato); la stessa conformazione del terreno inoltre rende quasi impossibile la formazione di acquitrini o di acque stagnanti.

Toponimo di difficile interpretazione per la diversità delle forme storiche conosciute e per i comprensibili errori di trascrizione. Penso si debbano ridurre essenzialmente a due le forme citate:

1) So / Za / Su - Platišče e 2) Ze / Ce - Plešišče.

Tutti i prefissi sopra riportati si possono spiegare o collegare a tja (v) nel senso di moto a luogo: " gren tja v Plešišče/ Platišče ".

Da tener presente che il tja in diverse località delle valli di San Leonardo e in parte nella Valle di Savogna (Cepletischis, Polava, Gabrovizza e Tercimonte) invece di trasformarsi in "če" (valle del Natisone/ San Leonardo e resto della valle di Savogna) si è cambiato in " čja o čjè "; (cfr. il cognome Petricig/Petri#ič annotato nel 1658 come Petrizig). Propongo quindi di leggere le denominazioni antiche riguardanti Cepletischis come: Cjè(v)p1atišc#e/plešišče o Cjà( v)platišče/plešišče. I1 Če iniziale di Čeplešišče è frutto di trascrizioni successive o di adattamento fonetico.

(cfr. - il cognome Zandoni o Zandon (1660) diventato in seguito Cendon: leggi Čendon).

Esaminiamo prima di tutto la voce platišče. Don Giuseppe Chiacig aveva richiamato l'attenzione sul termine greco " platizo = spiano " e non senza motivo. Infatti plate significa: superficie larga e piana e platys ha lo stesso significato di: ampio, largo, piatto, piano. Da questa radice greca deriva la voce latina platea (strada larga) e poi le forme italiane: piazza, piatto, platea. Nello sloveno troviamo platišče nel senso di " terreno inclinato, declivio, tra la base e il culmine della montagna ".

In realtà Cepletìschis e le adiacenze sono poste su un terrazzo in declivio abbastanza pianeggiante; per rendersene conto è sufficiente osservare il terreno dall'alto, ad es. dal San Martino. Penso si debba escludere 1'origine del nome da platišče (tronco spaccato a metà, aratro) in quanto la configurazione del terreno non richiama l'idea di questo attrezzo da lavoro che del resto è di importazione recentissima (al contrario di lopata che troviamo presente in numerosi microtoponimi delle Valli ed oltre).

Da notare tuttavia che il vocabolo platišče è tuttora conosciuto ma nel significato di " parte esterna della ruota in cui sono inseriti i raggi".

Polava (it e sl.)

" u Polavi, iz Polave ". a. 1658 Joanes Martinig soluit de uno pezzo terra arativa nominato Polaua; a. 1705 Luca Polauscac (= Polauščak) di Polava.

Gli abitanti di Polava:Polaujanj'; agg. Polavški/ka.

La borgata che dà il nome anche al vicino valico internazionale tra l'Italia e la Jugoslavia ha preso la denominazione dal microtoponimo " polava " con cui viene indicato un terreno pianeggiante arativo situato nei pressi dell'abitato. Il toponimo deriva probabilmente dal sostantivo polog usato molto spesso per designare terreni pianeggianti ("položen sviet"), ad es.: Polog Jeronišče, Polog a Tercimonte e Palog sopra il paese di Matajur, u Paluozeh o Paluoga (valle sopra l'abitato di Masseris) ecc.

Crea qualche difficoltà la desinenza -ava che però di solito viene usata nella formazione di sostantivi che esprimòono o indicano una certa dimensione spaziale, ad es.: plan>planjava (vasto terreno pianeggiante), visok>višava (altitudine), širok> širjava (larghezza), dug dolg> dugjava (lunghezza).

Allo stesso modo, per simpatia, abbiamo il probabile esito: polog>polava (terreno pianeggiante). Se si tiene inoltre presente la radice poi e i suoi derivati: pol-ica, pol-je, pol-jana allora risulta evidente anche la etimologia di Pol-ava.

Il toponimo Polava ha originato il cognome Polavščak (it. Polauszach) e i nomi di famiglia: Polaukini, Polaučoni e Po1auščaki.

A proposito della desinenza in -ava c'è da notare che nelle Valli di San Leonardo esiste il cognome Durjava accanto a Duriavig (Durjavič); si tratta di un cognome molto antico (a. 1631, Duriava, a. 1678 Duriava de Podpecio, a. 1693 Duriava de Tribil inf.ri) ed è uno dei pochi con desinenza in -ava scoperti finora in tutta l'area slovena.

Platac/Plataz di Grimacco

che si trova nelle vicinanze di Cepletischis, non è altro che il diminutivo di plat e starebbe ad indicare un piccolo terrazzo su cui è posto il paese (cfr. anche: zaplata, plato, plast, podplat).

Se invece accettiamo come esatta la seconda trascrizione (Plešišče) allora credo che essa debba rientrare in quella serie di toponimi nati dalla base pleša dial. plieša (calvizie, mancanza di capelli) in riferimento a una località disboscata, priva di piante (cfr. " gobo bardo " presso Tercimonte dello stesso significato). Toponimi di questo tipo sono numerosi: Plešišče in Carinzia, Plešivo presso Cormons, Plešivica presso Trieste, nel ljubljansko Barje.

Da notare che il suffisso -išče è stato usato per formare numerosi microtoponimi nella nostra zona, ad es.: lovišče, plantišča, kapusišča, lanišče, kuotišče, kapovišča, pustališča, konopišče, rovišča, staklišča, niepišče.

La derivazione da pleša (dial. plieša) sembra essere avvalorata dagli aggettivi: čeplieški/ka e dal nome degli abitanti: Čeplješanj'. Il cognome tipico di Cepletischis è Martinlč (Martinig) e deriva - dall'agionimo Martin + il formante -ič. Penso che nella formazione dei nomi e dei cognomi locali abbia influito la devozione e a volte anche la presenza in zona di cappelle dedicate a qualche santo.

Presso Cepletischis c'è infatti il monte San Martino con la omonima cappella. Nei pressi di Pechinie e di Costa esiste la cappella di San Canziano (in sl. svet Kocijan): da qui i cognomi Coceanig e Coceancig e probabilmente i nomi di famigiia: Koci, Kocenini.

Jeronišče (Jeronizza)

a. 1658 " Andreas Sabreschag (= Zabreščak) de Jeusig (= Jevšček) soluit de uno prato nominato Jeronische".

In origine veniva chiamato con questo nome solo il terreno che circonda l'attuale abitato, che è di data relativamente recente; gli abitanti di Tercimonte chiamano infatti ancora oggi il sito: Polog (= terreno pianeggiante), voce che ricorre molto spesso nella microtoponomastica locale mentre la gente di Pechinie e di Stermizza usa la denominazione: do pàr Malne, in quanto una delle prime costruzioni della borgata era rappresentata da un mulino che ha cessato l'attività pochi anni fa.

Credo che Jeronišče derivi dall'antroponimo Jeron con la aggiunta del suffisso -išče. La forma slovena Jeron deriva dall'agionimo Hieronimus (Gerolamo) come Jervas da Gervasio, Jedrt da Gertrude, Jeruzalem da Gerusalemme, Jerihon da Gerico ecc. Jeronišče dunque significa: prato, terreno di proprietà di Jeron oppure: località in cui è vissuto o abitato Jeron.

Questa asserzione è suffragata inoltre dalle seguenti osservazioni:

1) il nome Jeron (imus) era molto usato nel passato, ad es.: a. 1597 Hieronimo Cozzeano de S. Petro de Sclabonibus; a. 1600 Geronimo Coceuar de S. Pietro;

2) esiste nel comune di Stregna un cognome molto illuminante: Jerončič (Jeron + il formante solito -ič; cfr. il toponimo Jeronim presso Vransko in Slovenia e il microtoponimo Jeronove jame presso il Tricorno: Julijske Alpe - Trigiav I: 20000 P.Z.S. 1978, Ljubljjana);

3) i toponimi derivanti da un nome di persona e dal suffisso -išče anche se sono generalmente rari si riscontrano in un'area a noi molto vicina.

Sauodnja (Savogna)

a. 1265 de Savoxa; a. 1305 in villa de Sovenga; a. 1624 Sauoga a. 1626 in villa de Sauodgia.

Il paese è situato nei pressi della confluenza di due corsi d'acqua: l'Alberone (sl. Aborna) e il Rieca (sl. Rieka = fiume).

Il toponimo deriva chiaramente dalla preposizione so (it. con) abbinata a vodenj (it. fluenza di acque) e significa appunto confluenza di due corsi d'acqua. La forma dialettale Sauodnja è nata sotto l'effetto dell'akanje ed ha assunto il genere femminile in " a " come pauodnja (piena del fiume, inondazione) che è la forma dialettale di povodenj. La particella so (it. con) è stata usata per formare molti sostantivi e verbi sloveni, ad es. sopotnik (compagno di viaggio) che in russo diventa sputnik (satellite), sošolec (compagno di scuola), sobrat (confratello), sodelavec e sodelovati (collaboratore e collaborare) ecc.

Nell'area slovena esiste un'altra Sovodnje presso Gorizia (it. Savogna d'Isonzo) e una analoga Sovodenj presso Cerkno in Slovenia; la prima località si trova alla confluenza del Vipacco con l'Isonzo, la seconda invece alla confluenza di tre piccoli corsi d' acqua.

L'abitato di Savogna si trova ad una certa distanza (circa 1 chilometro) dalla confluenza e ciò fa supporre che abbia preso il nome dal microtoponimo più importante della zona (sauodnja). Gli abitanti di Savogna: Sauonjčanj'; agg. sauonjski; nome di famiglia derivato da Savogna: Sauodnjàni.

Krànjac (Crisnero)

nel punto esatto della confluenza dell' Alberone con il Rieca è sorta in epoca relativamente recente la borgata denominata Kranjac (do, go par Kranjce ") / it. Crisnero con funzioni prettamente amministrative (posta, sede comunale) e commerciali (osterie, negozi).

Crisnero è il cognome di una delle prime famiglie che si è insediata in quel luogo e non è altro che la forma italiana del cognome sloveno Križnar (tuttora presente in Slovenia), successivamente adattato alla grafia italiana e lievemente modificato con l'aggiunta della " o " finale; eguale sorte è toccata anche ad alcuni cognomi tedeschi della nostra regione, ad es.: Snaidero (dal ted. Schneider) e Crainero (dal ted. Kreiner).

Crisnero o Križnar deriva dall'aggettivo sloveno " križen" (crociforme) e potrebbe significare: il portatore di croci, il crocifero

(cfr. in proposito il microtoponimo " križne ", " u križnah " a Tercimonte, chiamato così per la presenza sul posto di un crocevia ("križpotje ") e, un tempo, di croci di legno, il cognome sloveno Križnik ed il toponimo Križna gora presso Bloke in Slovenia). KranJac invece non è altre che il nome di famiglia (hišno ime) dei Crisnero: ciò significa che il primo Crisnero si è trasferito a Savogna da qualche località della attuale Slovenia che un tempo veniva chiamata anche " Kranjsko " (" na Kranjskem ").

Kranjac non è solo nome di famiglia (presente anche a Mersino sotto la forma: Kranjcovi e nel teponimo Kranjcove presso Rodda di Pulfero) ma anche cognome (a. 1653 Crainz, a. 1725 Cranzig de Carintia nella parrocchia di S. Leonardo) e lo troviamo attualmente nella Benecia occidentale (forma it. Cragnaz). Questi nomi e cognomi dimostrano gli stretti legami che esistevano tra la attuale Slovenia e le Valli del Natisone e un tempo stavano ad indicare quelle persone che erano vissute a lungo " na Kranjskem " o che erano originarie di là. Da notare a questo punto anche i seguenti nomi di famiglia presenti nelle Valli: Lahi o Lahovi (Friulani)

(cfr. anche il toponimo Lahove presso Rodda di Pulfero), Karošci o Karošcovj (Sloveni carinziani), Uogrinkini (Ungheresi) ed i cognomi Niemiz, a. 1631 Niemaz (Tedesco) presso S. Leonardo, e Vogrig / si. Vogri#, derivato quest'ultimo da Oger (Ungherese) + il solito formante -ič; il V di Vogrič è il risultato della dittongazione della O; allo stesso modo deriva, ad esempio, la forma dialettale uoblič (pialla) da oblio.

Da notare infine nel toponimo " do (go) par Kranjce " il locativo singolare maschile in "e" invece che in "U" (di regola nella lingua letteraria): si tratta di un tipico arcaismo del nostro dialetto sioveno.

Blažin (Blasin)

a. 1710 Tomaso Blasin di Sotto Terzomonte. La denominazione Sotto Terzomonte per la borgata di Blasin e per il casale Steffenig/Štiefnič si spiega col fatto che fino al 1900 queste due frazioni, dal punto di vista ecclesiastico, facevano parte con Jeronizza/Jeronišče della parrocchia di Tercimonte. B1ažin è teoponimo " do par Blažine " e cognome e non è altro che il diminutivo di Blaž (lat. Blasius, it. Biagio) originate dal formante -in (cfr. anche: Jakopin, Mohorin, Tamažin ecc.).

Nella zona ricorrono anche i nomi di famiglia ("hišna imena "): Blaži, Blažetovi e il cognome Blasutig/Blažutič, tutti derivanti da Blaž.

Štiefnič (Steffenig)

" do, go par Štiefniče ";

a. 1749 Valentino Steffenig di Sotto Terzomonte.

Questa ultima denominazione è ben presto sparita dando posto al toponimo che è anche cognome Steffenig / Štiefnič il quale deriva dall'agionimo Štefan (fr. Stiefin) + il solito formante -ič.

Il nome Stefano / Stefan è stato utilizzato dalle nostre parti per formare numerosi nomi di famiglia, come ad es.: Štiefnovi, Stefiči, Štefàni.

Fléta (Fletta)

" do, go par Fléteh ";

a. 1625 Zuane figlio di Paulo Fletta di Sotto Tercimonte.

Minuscolo borgo presso Blasin di Savogna. Si tratta di un cognome diventato in seguito anche toponimo; la denominazione Sotto Tercimonte si spiega col fatto che un tempo anche questa frazione, dal punto di vista ecclesiastico, faceva parte della parrocchia di Tercimonte (con Blasin, Steffenig e Jeronizza).

Penso sia da mettere questo toponimo in stretto collegamento col cognome Feletig (Feletič) che è molto diffuso nelle Valli di San Leonardo (Drenchia, Grimacco) e in quella di Savogna. Felè, da cui deriva Feletič (come Blažè-Blažetič), potrebbe essere la forma contratta dell' agionimo Felicianus, martire aquileiese, cui sono dedicate alcune chiese della nostra zona; avanzo l'ipotesi anche se remota che derivi da Valentinus, letto alla tedesca (V=F): la forma antica di questo cognome infatti è Fale-Faletigh (a. 1631) come risulta dal libro dei battesimi della parrocchia di S. Leonardo (cfr. anche Fajdiga, Fajgel, Figel da Vitus). Anche a Ravne di Luico/Livek, da dove probabilmente si è diffuso nelle vicine Valli, troviamo attualmente questo cognome nella forma originaria, Faletič. La forma Fleta è dovuta alla sparizione per aplosi della e di Feleta.

Da Fleta deriva anche il nome di famiglia: " Fletukni " presente a Cepletischis.

Podar (sl. e it.)

a. 1625 Ant. o Golop habitante in Podra sopra Uernasino.

E' il nome di due piccole borgate distanti notevolmente una dall'altra, la prima presso l'abitato di Savogna e la seconda, ormai disabitata, presso Costa / Kuosta di Vernassino / Gorenj Barnàs.

I due poponimi derivano dalla preposizione Pòd (sotto) + il sostantivo Der Poder (i due " d " si sono agglutinati in uno, c'è stato un cambiamento di accento e Poder, secondo una regola fissa del nostro dialetto sloveno, ha assunto la forma Podar alla stregua di " moder "> " modar ", Peter> Petar, ecc.). " Der " è un sostantivo deverbiale, deriva da " dreti " (F. Bezlaj, Essj pag. 113): sradicare, strappare, togliere (cfr. po-dreti = demolire, abbattere; ò-dreti = macellare (squoiare) un animale; ve-drieti sradicare, togliere); inizialmente aveva anche il significato di disboscare un terreno, sradicare le piante. Questo verbo, da noi, è stato ben presto sostituito da " trebiti " e "ščediti ", quest'ultimo ormai usato soltanto nel senso di " izčrpati, zmagati, iztrebiti do kraja nekoga " (es.: " tisto dielo ga je ščedlo "; " ga je ščedu ").

Der significa dunque: luogo disboscato, luogo brullo, privo di piante (in sl. " krčevina "). Der è un relitto linguistico, da tempo in disuso e fossilizzato nella toponomastica e microtoponomastica. Presso Robič di Caporetto esiste il monte Der (m. 292); si tratta "di un rilievo roccioso che sbarra quasi la valle, trovando oltre il Natisone la sua continuazione nello sprone sul quale sorge la antica chiesetta di S. Ilario ". (" Guida delle prealpi Giulie " di O. Marinelli, Udine 1912, pag. 646). Da notare inoltre che anticamente il paese di Robič veniva denominato anche Zàder (dietro il " Der ").

Le case di Podar di Savogna sono addossate ad una collinetta mentre Podar di Vernassino è addossato al monte San Canziano (Sv. Kocijan); il significato del duplice toponimo preso in esame è chiaro: paese situato ai piedi di un rilievo disboscato, privo di piante. Naturalmente le caratteristiche morfologiche dei tre Der citati si sono modificate nel corso dei secoli ed ora la vegetazione ricopre più o meno tutti i Der dei quali ci siamo occupati.

" Do par Podre, gren doh Podru " (Savogna); " gu Podre, gren gu Podar " (Vernassino).

Con Podar di Savogna abbiamo terminato la trattazione dei toponimi del comune di Savogna. Le fonti storiche riguardanti i nomi delle singole località riportate nei testo sono state tratte in buona parte dal " Liber Ecclesiae S. Joannis de Tertio monte in quo inscripti sunt illi qui soluunt affictus annuatim dictae Ecclesiae " che inizia dall'anno 1658 ed è custodito nell'archivio parrocchiale di Tercimonte.

Con Podar di Vernassino siamo entrati nel territorio del comune di San Pietro al Natisone. Ora spostiamoci all'imboccatura della valle e continuiamo a spiegare i toponimi di questo comune iniziando con Ažla/Azzida.

Ažla (Azzida)

" u Ažli, iz Ažle ". a. 1175 apud Algidam, a. 1192 de Algida e ancora nel 1615 de Algida, a. 1625 de Agida, a. 1622 Azzida ecc.

Il toponimo deriva dall'aggettivo latino " algidus/a " (freddo) che si può riferire al clima, alla località ma soprattutto all'acqua fredda (cfr. i toponimi Villa fredda, Fontanafredda, Rio freddo ecc.).

Gli " slavi " che hanno ocupato queste terre a partire dal VII sec. non hanno fatto altro che assumere questo toponimo adattandolo al loro sistema fonetico; essi infatti non conoscevano il suono della " g " molle di Algida (la lingua russa non lo conosce neppure oggi) e pertanto hanno cercato di renderlo mediante il suono del gruppo " dž " dove la " ž " è però predominante. L'adattamento fonetico edi successivi passaggi riduttivi (tipici della lingua slovena) da Algida in Ažla potrebbero essere stati i seguenti: Ailgida> Aldžida> Alžida> Alžda> Ažla.

Un analogo esempio di adattamento fonetico è riscontrabile nel toponimo Sarženta/Sonzento presso S. Pietro al Natisone che tratteremo in seguito dato che si trova nella Valle del Natisone.

Koréda (Correda)

" iz Korede, u Koredi ".

Dato che Koreda praticamente fa parte integrante di Clenia i battezzati di questa piccola borgata venivano segnati, nel libro dei battesimi della parrocchia di San Pietro degli Slavi, sotto la frazione di Clenia perciò non esistono annotazioni antiche di questo toponimo; in compenso però abbiamo il cognome Corredig (Korredič) segnato in varie forme a partire dal 1601 in poi: Michele e Simon Coreda di Clenia (1627), Cozian Coredisigh (1601), Clemente Corednig (1682), Maria Coredig (1712).

Si tratta di un fitotoponimo (nome derivato da una pianta) di origine latina che è passato nel dialetto sloveno delle Valli attraverso la mediazione del friulano.

Il prof. Giovanni Frau nel saggio: i nomi dei castelli friulani (cfr. Studi linguistici fniulani, Udine 1969, pag. 293) scrive a proposito di Colloredo di Montalbano: " Collettivo da colurus, deformazione di corylus (o corulus, ndn) / pianta del nocciolo, oggi sostituito dai derivati di " nucellarius ". Il toponimo è molto diffuso in Friuli (Colloredo di Prato, Colloredo di Cividale, stavoli Colorét a Trasaghis, Madone di Colorét a Jalmicco, Colloreda ad Aquileja ". Il punto di partenza per spiegare il toponimo Koreda è dunque il collettivo Coryletum (boschetto di noccioli) trasformatosi in seguito in coloreto o coloredo (fr. colorét) da cui gli sloveni hanno tratto, per aplosi, la forma korèd alla quale hanno aggiunto la a finale (= Koréda/località ricca di noccioli). Questa mia tesi viene avvalorata dalle seguenti argomentazioni:

a) I toponimi e microtoponimi " koreda " si trovano nell'area slovena a contatto immediato con l'area linguistica friulana e, per quel che mi risulta, non sono presenti all'interno della Slovenia; cito pertanto quelli che ho potuto raccogliere finora: 1) Koreda (a Resia), 2) " koreda " e " za koredo " (sul Matajur a 1050 m. di altezza), 3) " za koredo " (presso Massenis a 850 m. s.l. del mare) 4) " koreda " (a Brida/Bardo di Grimacco, presso Stermizza, presso Podar di Vennassino e presso Puller di Spignon/Varh (Pulfeno), Koreda (presso Utana/Altana).

b) In tutte le località citate ed anche nei pressi di Koreda di San Pietro al Natisone crescono tuttora numerosissimi cespugli di nocciolo.

c) Da un documento dell'anno 1031 leggiamo: " in villa sclabonica de Melereto "; si tratta di un paese presso Palmanova situato nella cosiddetta " Vastata Hungarorum ", colonizzata dagli Slavi attorno al 1000; Melereto (che significa: luogo ricco di meli) si è trasformato in seguito, per aplosi, in Mereto (fr. Merét); allo stesso modo è avvenuto il passaggio di Coloreto nella forma slovena Koréd(a).

Conclusione: Koreda non è altro che un prestito molto antico delle lingue romanze alla lingua slovena che però è rimasto fossilizzato soltanto nella toponomastica; il dialetto sloveno parlato nelle Valli del Natisone infatti conosce soltanto le "lieske " (piante del nocciolo) e i " liešniki " (noccioline), termini comuni a tutta l'area siovena.

KLINJE o KLENJE (Clenia)

" iz Klenja, u Klènj' o Klenji ". a. 1275 Clinia, a. 1601 in uilla di Clenia, a. 1615 Luca Corenig di Clenia.

Si tratta di un fitotoponimo, località che ha preso il nome da una pianta; è un nome collettivo formato da klen (dial. anche klìn = " acer campestre ") + il suffisso purale -Je e significa: acereto, luogo ricco di piante di acero campestre.

Gli abitanti di Clenia: klénjan (singolare maschile) e klénjàn (plurale maschile).

E' ancora da dimostrare che il cognome Clignon (Klinjòn) derivi dal toponimo Klenje o Klinje: in tal caso Clignon starebbe ad indicare la persona abitante a Clenia o proveniente di là. Io ho dei forti dubbi in proposito avvalorati dalle seguenti osservazioni:

A) A partire dal 1612 il cognome Clignon risulta assente a Clenia o nella zona circostante ed è praticamente concentrato nelle località di Pegliano, Tarcetta e Cicigolis (es.: a. 1623 Cligion di Lasizih).

B) Il termine " klìn " è stato usato come soprannome (Klìn), è stato utilizzato per formare nomi di famiglia (es.: Klinčarjovi) e cognomi (ad es.: Clinaz/Klinac, notato nel 1629 come cognome e nel 1692 anche come toponimo - " Clinaz de Clinaz ") ;Clinaz/ Klinac non è altro che il diminutivo di "klìn".

C) Il vocabolo " klìn " viene usato in diverse parti delle Valli del Natisone per indicare sia l'acero campestre che il cuneo. A questo punto la soluzione etimologica dei nomi e dei cognomi soprascritti (compreso Clignon) dipende dalla esatta interpretazione di " klìn ". Di grande aiuto si rivela in questo caso la conoscenza dei microtoponimi; il vocabolo " klìn " (cuneo) viene usato molto spesso nelle Valli del Natisone per designare piccoli appezzamenti di terreno che terminano a forma di cuneo: nel passato, infatti, le divisioni e le lotizzazioni dei terreni tra le famiglie o all'interno delle comunità venivano fatte senza tener conto della geometria.

Da notare che anche nella lingua russa il termine " klìn "significa

a) cuneo e

b) campo, lotto, (piccolo) appezzamento di terreno.

Ecco alcuni di questi microtoponimi che derivano certamente da "klìn" (cuneo) e non da " klìn " (acero) in quanto le particelle " gu ", " u ", " na " presuppongono la presenza di un'area geografica e non di un albero: " Gù Klinu " (piccola borgata di Mersino), " u klinu " (terreno presso Clenia), " ta na klinu " (microtoponimo presso Grimacco), " klinac " (presso Barza di Matajur), " pod klinac " (presso Mersino) ecc. Come abbiamo visto i vocaboli " klìn " e il diminutivo " klinac " stanno ad indicare di solito appezzamenti di terreno molto piccoli, a volte insignificanti e di poco valore che probabilmente, in senso traslato, metaforico, potrebbero essere stati riferiti anche a persone.

D) Il cognome Clignon/Klinjon non si può collegare a " klénjan " (l'abitante di Clenia) per due motivi:

a) per la diversa posizione degli accenti e

b) perché il formante -an non si trasforma mai in -on; ad es. ažlan, klénjan, ruončan ecc., non diventeranno mai ažlon, klenjon o klinjon, ruončon ecc.

Conclusione: può darsi che Clignon/ Klinjon non sia altro che un accresitivo in -on di " klin " (nel significato di " cuneo ", come sopra) con il conseguente addolcimento della n in nj: klinon> klinjon.

Da notare inoltre che il suffisso romanzo (friulano) -on è stato usato nelle Valli del Natisone per formare nomi di famiglia (ad es.: Vančon(i)) e toponimi (es.: Pikon, Cedron, Spignon).

I lettori mi perdoneranno questa lunga disgressione sul cognome Clignon/Klinjon e Clinaz/Klinac che pero mi ha dato la possibilita di spiegare i toponimi "u Klinu" (presso Mersino) e " Klinac " (it. Clinaz (comune di Stregna) nella valle dello Judrio).

Tarpeč (Tarpezzo)

" u tarpeče, in tarpeča "; gli abitanti: tarpečan singolare maschile e tarpečanj (plurale maschile), tarpečanka (femminile singolare).

Per quel che mi consta non possediamo annotazioni anticne di questo toponimo per cui l'interpretazione etimologica risulta alquanto difficile.

Si tratta intatti di uno dei pochi (5 -4) toponimi di origine alquanto oscura presenti nella valle di Savogna.

La borgata di Tarpezzo si trova sulla strada tra Azzida e Savogna ed è posta ai margini al un pianoro situato tra l'Aborna e la montagna.

L'unico che ha tentato finora di spiegare questo toponimo e stato il pror. Bruno Guyon (cfr. " Tra il torre e l'Isonzo ". Annali dell'Ist. Orient. di Napoli, vol. VI, giugno 1955 pag. i3-14), il quale lo la derivare da una base prelatina tarp, che ha prodotto tra l'altro il Tarpeus mons, in tarpeus collis, la rupe 'tarpea ecc. abbinata al suffisso -enum (= Tarpenum". Il Guyon però considera la radice tarp- come se fosse rimasta immutata nel corso dei secoli (o dei millenni), mentre io sono dell'avviso che si tratti probabilmente di una radice modificata; basta infatti considerare ad es. l'origine dei seguenti toponimi per rendersene conto: Tarbì ('Tribil) da "trebiti", Tarčet (it. 'Tarcetta) da " trecenta ", Tarčmun da Tertiomonte; la radice di tarpetium potrebbe essere stata in origine anche trep-, trap- o terp- mentre il suffisso -etium (diventato -ezzo in italiano e -č in sloveno) denota chiaramente una origine prelatina o latina. Io preferisco rifarmi alla voce greca "trapezion" (latino: trapetium; italiano: trapezio o trapezzo/quest'ultima è una forma antiquata e d'uso molto raro).

" Trapezion " (greco seriore) è il diminutivo di " trapeza " (tavola) e può significare:

a) tavolino,

b) tavolo dei cambiavalute

c) trapezio (Aristotele) e

d) pianoro (Strabone).

Il passaggio da " trapetium " a " tarpetium " (Tarpezzo e Tarpeč) mediante metatesi mi sembra molto semplice e regolare (cfr. ad es., il passaggio quasi analogo da " trecenti "a Tarcento). Tarpéč o Tarpezzo dovrebbe dunque significare semplicemente:

spiano, pianoro, ciò che corrisponde perfettamente alla morfologia del terreno nelle immediate vicinanze di Tarpezzo.

Anche nella toponomastica italiana esistono diverse località che si rifanno al termine " tavola "; un tipico esempio è rappresentato dal "Tavoliere delle Puglie". La mia, naturalmente, è soltanto una semplice ipotesi di interpretazione, non confermata da riferimenti toponomastici analoghi anche se sostenibile dal punto di vista linguistico.

Il prof. Giovanni Frau afferma che: " l'elemento greco e greco-bizantino appare scarsamente rappresentato (nella nostra Regione) e quasi sempre per il tramite latino, strato al quale va quindi in un certo senso ascritto " (" Dizionario toponomastieo Friuli-Venezia Giulia ", Udine 1978, pag. 14).

Tarpezzo potrebbe dunque essere " un relitto lessicale greco, filtrato dal latino ". La soluzione che ho proposto non la considero definitiva, pertanto sono necessarie ulteriori ricerche soprattutto da parte di coloro che si dedicano agli studi linguistici per motivi professionali.

Kočevar (Cocevaro)

" do, go par Kočévarje ";

a. 1117 Kocevar (cognome), a. I i23 Gregorio Cocevar.

L'attuale borgata è sorta accanto ad una casa (pri Kočevarju) che un tempo era isolata, quindi il toponimo deriva da un cognome o da un nome di famiglia; in origine veniva chiamata con questo nome (Kočevar o Kočebar) una persona che proveniva dalla zona di Kočevje in Slovenia che si trova al confine con la Croazia; fino alla seconda guerra mondiale questo territorio formava un isola linguistica tedesca (in ted. Gottschee) all'interno della Slovenia la cui colonizzazione risale al secolo XlII-XIV.

La forma slovena Kočevje è tratta dal tedesco Gottschee e " Kočevar " non è altro che l'abitante di quel territorio. Che un " kočevar "si sia stanziato nella valle di Savogna non è per nulla sorprendente se teniamo presente i numerosi toponimi, nomi di famiglia e cognomi del tipo " Kranjac " (cragnolino = sloveno) presenti in molte parti della Benečija (cfr. in proposito il toponimo Kranjac già trattato).

Puoje (Puoie)

" gu Puoji, iz Puoja ".

Paesino presso Cocevaro / Kočevar posto sulla strada che conduce a Vernassino.

Puoje è un termine comunissimo che tutti conoscono e significa semplicemente: campagna, prevalentemente arativa, che è situata nelle immediate vicinanze degli abitati.

La forma dialettale Puoje deriva da Polje (dittongazione della o in uo e trasformazione del gruppo li in i come olje>oje, ljubezen>jubezan, zelje>zeje ecc.).

Sinonimo di polje è poljana (terreno ampio e piano) presente sotto forma di Pojana presso Attimis e presso Stupizza (Pojana: sorgente che prende il nome da un ampio prato che è nei pressi) e di Poianis presso Prepotto; in quest'ultimo caso abbiamo la desinenza plurale friulana in -is.

Anche in Friuli nella " Vastata Hungarorum " sono numerosissimi i microtoponimi di questo tipo, ad es.: Puoje, Puja (Prata di Pordenone), Puglie (= Pulje) presso Basiliano che un tempo si chiamava Pasian Schiavonesco, Puoj (Cordovado) ecc.

In Carinzia (Austria) abbiamo Poljana (2 volte) e Polje (si tratta di toponimi) mentre in Slovenia è nota la località di Poljane nad Skofjo Loko che dà il nome alla splendida Poljanska dolina; Poljane, col caratteristico suffisso in -ane, sta ad indicare in questo caso gli abitanti di " Polje " (campagna); un toponimo con suffisso in -ane è presente anche nel comune di S. Leonardo; si tratta di Dolenjane (it. Dolegna) che sta ad indicare gli abitanti che vivono nella valle. Un'altra Poljana è situata presso Prevalje mentre Polje è un sobborgo di Ljubljana.

Atouca (Altovizza)

" gu Atovci, iz Atovce "; a. 1215, villa de Altaniza;

a. 1677 Cabai de Altavizza; a. 1734 Carlig de Altaviza; a. 1723 Altavizza.

Attorno al 1800 il toponimo si è trasformato in Altovizza. La forma più antica dimostra chiaramente che si tratta del diminutivo di Altana ottenuto col sulffisso sloveno -ica.

Altana (sl. Utana) è anche il nome di un paese nei comune di S. Leonardo ma di questo ci occuperemo in seguito. Sia Altaniza che Altana derivano dalla voce romanza " altana " che a sua volta deriva "dall'aggettivo latino " altus " (alto) e nella lingua friulana significa tra 1'altro: "aiuola a solatio negli orti a scaglioni" (Nuovo Pirona, pag. 10).

Il significato corrente della voce " altana ", che è entrata anche nella lingua letteraria slovena, è il seguente: " loggia o terrazza al di sopra del tetto o di un edificio ".

I campicelli a terrazzo, orientati possibilmente verso mezzogiorno, sono tipici della zona montuosa delle Valli del Natisone. Atovca / Altovizza, posta a circa 350 metri sulla riva sinistra dell'Alberone, e le sue immediate adiacenze rappresentano un tipico esempio di questi campicelli a terrazzo che ormai non vengono più utilizzati per la cultura dei cereali ma, nel migliore dei casi, si sono trasformati ormai in prato.

Come mai la forma originaria (Altaniza) si è trasformata o corrotta in Altavizza prima e Altovizza poi? Probabilmente Altaniza si è adeguato, col tempo e per simpatia, ai toponimi correnti in -vizza (es. Gabrovizza, Covacevizza, Perovizza, Gnidovizza ecc.), assumendo la forma di Altavizza.

L'ulteriore passaggio da Altavizza ad Altovizza, anche se appare regolare (cfr. ad es. il passaggio da Gabrauiza (a. 1650) a Gabrovizza), potrebbe avere subito l'influsso della (relativamente) vicina località di Ovizza, posta sull'altro versante della montagna su cui è posta Altovizza.

In tal caso Altovizza sarebbe stata considerata semplicemente come Alta Ovizza in confronto a (bassa) Ovizza; dall'agglutinamento della a e della o di Alta-Ovizza abbiamo l'esito finale: Altovizza.

La forma slovena Atovca è sorta da Altovica attraverso i seguenti passaggi riduttivi che sono regolari nella dialettologia slovena: Altovica > Atovica > Atovca. Un esempio analogo che conferma la caduta della l lo prendiamo dal notissimo idronimo Alberòne presente nella valle di Savogna; dalla forma pre-slava Alberone o Albarone gli sloveni hanno tratto Aborna; la perdita della i di Altovizza è invece un fenomeno che riscontriamo ad ogni piè sospinto.

Diamo qualche esempio prendendo lo spunto dai toponimi sopra riportati: Gabrovica> Gàbrouca; Kavočevica> Kovačeuca; Perovica > Perùovca; Gnidovica>Gnidouca).

CEDRÒN (Cedron)

" pri Cedronu, od Cedrona ".

Gruppetto di poche case presso Savogna ma in comune di San Pietro al Natisone.

Il toponimo ha avuto origine da un nome di famiglia (Cedron). Di questo piccolo borgo non esistono annotazioni antiche, in compenso esiste tutt'ora a Cepletichis il nome di famiglia Cédar (Ceder) mentre il cognome Zhedron (leggi: Cedron) è già annotato nel 1654 (cfr. lo " Index baptizatorum " della parrocchia di San Leonardo). Cedròn o Cedron non è altro che l'accrescitivo in -on di Cédar o Čédar.

Il passaggio della C alla Č e viceversa è un fenomeno abbastanza normale e lo riscontriamo tra l'altro nei cognomi Cencič (oggi Čenčič) e Cendou (oggi Čendou). Penso che il nome Cedar e, di conseguenza, anche il cognome e toponimo Čedròn di cui sopra, siano strettamente collegati col cognome Čédarmac (it. Cedarmaz) che è diventato anche toponimo (Si tratta di una piccola frazione di Pegliano in comune di Pulfero, da cui probabilmente il cognome si è diffuso nella Valle del Natisone): a. 1602 Cedermas a Pegliano, a. 1615 Cedermas di Pegliano, a. 1623 Andrea Zedarmas di Oflà, a. 1627 filius Simonis Zedarmas di Peliano (cfr. " Liber baptizatorum " della parrocchia di San Pietro al Natisone); in questi ultimi casi la lettera Z corrisponde alla letera Č: casi analoghi si riscontrano anche nella trascrizione di altri cognomi, ad es.: a. 1643 Zizigoi (Či#igoj), a. 1632 Zohk (Čuk), a. 1632 Zufferli (che probabilmente sta per: Čufer(li) ), a. 1694 Zubaz (Čubac) de Podpeg ecc...

Quando si scoprirà il significato di Čédar (Čéder), che rimane tutt'ora oscuro, sarà risolta anche l'etimologia di Cedron (o Čedron) e di Čedarmac / Cedarmaz.

Nella valle dello Judrio esiste il toponimo Kodermac(i) (it. Codromaz) che è sorto dall'identico cognome annotato nel 1633 come Codermaz.

Anche se i cognomi / toponimi Čédarmac e Kédermac hanno in comune il suffisso -mac e rivelano certe affinità, non credo possano vantare una stessa origine.

Se poi consideriamo il cognome Čédarmac come caratteristico della Valle del Matisone e quindi originario della nostra area non lo possiamo più collegare nè con Čedrovci ne con Čedermanci: " gli abitanti al di là della Drava " cfr. Bezlaj ESSJ, I, 76).

KUOSTA (Costa di Vernassino)

" u Kuosti, iz Kuoste ".

a. 1614 Grigor di Costa, a. 1623 Andrea Blasutig di Costa.

Questo toponimo non ha nulla a che vedere con "hosta" (bosco) perché i documenti antichi riportano sempre la forma Costa e il dialetto sloveno delle Valli conosce solo Kuosta e non Hosta; l'o di Costa ha subito la normale dittongazione in uo, che è tipica del nostro dialetto. Sul confine etnico sloveno-friulano sono presenti altri due toponimi che possiamo collegare a Kuosta I Costa: Costapiana (fr. Cueste piane, sl. Raune, Na raune) e Costalunga (sl. Vile) presso Faedis.

Da notare anche lo interessante cognome Costaperaria tuttora vivo e localizzato a Vernasso / Doienj Barnàs che probabilmente deriva da un toponimo (casale?) ora scomparso; ciò risulta dalle seguenti annotazioni storiche: a. 1627... " moglie di Macor di Costa peraria ", a. 1628 " Sono stati copulati da me Q. Filippo Strazzulino Gasparo figliuolo di Climente di Questaperaria et Elisabetta figliuola di Zuan Podreca di Vernaso; furono presenti Andrea figliuolo del q. Simon di Filippo et Christiano del q. Antonio Gino tutti duoi di Vernaso " (atto di marimonio / libro dei battezzati della parr. di S. Pietro degli Slavi, 1612).

Mentre la prima parte del cognome/toponimo non ha bisogno di spiegazioni, la seconda (" peraria") risulta piuttosto di difficile interpretazione e richiede ulteriori ricerche ed approfondimenti; Costaperaria potrebbe significare: " costa posta in alto " ma noi sappiamo che molto spesso le spiegazioni che a prima vista sembrano le più ovvie e scontate si rivelano tutt'altro che sicure.

" Peraria " si potrebbe collegare alla voce friulana " peràr "; " Peràr, sm. termine botanico = Pero (albero): pirus communis L., varietà sativa DC. Coltivato fino alla regione montana. Anche " piruzzàr ", " peràne " (sf) ". (Nuovo Pirona, pag. 731).

In tal caso Costaperaria significherebbe: costa ricca di piante di pero, coltivata a peri. Naturalmente questa è soltanto una ipotesi che propongo all'attenzione degli appassionati di onomastica e toponomastica. Ma torniamo a Kuosta / Costa di Vernassino: è un toponimo trasparente (cfr. il Friul. cuéste: " costa, fianco o falda di collina o montagna ") che trova riscontro anche nel diffusissimo microtoponimo "rebra", " u rebrah ", dello stesso significato e che troviamo presente anche nei pressi di Kuosta; Costa potrebbe essere semplicemente la traduzione dello sloveno " rebra ". Gli abitanti di Kuosta: kùoščan (sing.) e kùoščanj; (pl.). Probabilmente deriva da " Kuosta " anche il nome di famiglia: Kuoškini, presente a Stermizza e a Mersino Alto (kuoška=carro trainato dai buoi)

GORENI BARNÀS (Vernassino), POD BARNAS (sotto Vernassino), DOLENJ BARNÀS (Vernasso, presso San Pietro al Natisone)

" U Barnase, iz Barnasa ".

Trattiamo insieme questi toponimi in quanto hanno la stessa origine anche se l'ultimo si trova all'imboccatura della Valle del Natisone. Iniziamo prima di tutto con le annotazioni antiche. Vernassino, a. 1269 Verniscin, a. 1601 uila di uernasino, a. 1622 di Barnas superiori. Sotto Vernassino, a. 1627 di sotto Vernassino. Vernasso, a. 1170 Vernas, a. 1200 in tavella sub Vernas, a. 1296 Vernasio, a. 1624 de Barnas inf.

Agg. Barnaški; gli abit.: Barnašanj (sing.) e Barnašànj (plur.).

In tutti e tre i toponimi la forma slovena Barnàs è rimasta immutata assumendo come differenziali i termini " Pod " (sotto), " Gorenj " (Superiore) e " Dolenj " (Inferiore).

Per distinguere Vernasso (inferiore) da Vernasso (superiore) l'italiano ha semplicemente operato la diminuzione della prima forma (Vernasso > Vernassino) mentre per la denominazione di Pod Bannas (piccola frazione di Vernassino) non ha avuto problemi adottando il comunissimo termine di distinzione: " sotto " ("Sotto Vernassino").

Lorigine dei succitati toponimi è chiaramente preslava, probabilmente latina.

Gli sloveni non hanno fatto altro che assumere il toponimo antico Vernàs e adattarlo al loro sistema fonetico: il V si è regolarmente trasformato in B e la e semivocalica in a sotto l'effetto dell'"akanje " cui abbiamo fatto cenno in diverse occasioni.

Cito solo due esempi per dimostrare il passaggio dalla V alla B; l'esempio classico è rappresentato dalla trasformazione di Venetiae (Venezia) in Benetke, da cui l'aggettivo beneški (es. Beneška Slovenija) e il sostantivo Benečija. Dal latino veria (friul. vere, it. vera = anello) è nata la forma slovena bierja, conosciuta anche nelle valli di San Leonardo nel significato di: " fetta notonda di salame, della pancetta e di un insaccato in genere ". Prima di elencare le varie etimologie dei toponimi che stiamo analizzando è necessario annotare che Vernasso (Dolenj Barnàs) è formato da varie frazioni che tratteremo a parte nel prossimo numero del Dom di cui le più importanti sono Dolenj e Gorenj Barnàs.

Finora sono state proposte due etimologie di Vernasso totalmente diverse. 1) Alcuni (G. Frati, Gentili, Prati) lo fanno derivare dalla voce di origine celtica verna (" ontano ", slov. " jelša "); Vernassino sarebbe la forma diminutiva in -inu di Vernasso. (Dizionario toponomastico Friuli-Venezia Giulia di G. Frau, pag. 122, Udine 1978).

2) C.C. Desinan invece preferisce un etimo latino *hibernaceus " invernale ", " alpeggio ", o *vernaceus " primaverile ", cioè " luogo dove si sale in primavera ", " luogo da cui si scende in inverno ". Alla voce Vernasso associa anche Bernadia (la montagna che domina Tarcento e Nimis) che fa derivare da *hibernatica: " luogo da cui si scende in inverno ", " alpeggio " o simili (CC. Desinan: Problemi di toponomastica friulana IL, pagg, 181, 183 Udine 1977).

Personalmente non escludo che Vernasso possa avere qualche attinenza con la voce friulana Vernàdi. " Vernàdi, agg. A Romans d'Isonzo "Vernardi / Piere vernàdie = Sorta di pietra calcare cerulea che col tempo si sfoglia in straterelli sottili") (Il Nuovo Pirona, Vocabolario friulano, pag. 1268, Ristampa anastatica, Udine 1977).

Vernàdi deriva da *vernatjcus (come " salvàdi " da " salvaticus ") per cui sorgono delle difficoltà oggettive per collegarlo a vernàs; forse vernàs deriva da un agg. "vernaceus" dello stesso significato di "vernaticus": è una ipotesi che sarebbe il caso di approfondire, dato che la zona di Vernasso è ricchissima di pietra calcare che ancor oggi viene estratta dalle cave e trasformata in cemento.

Piuttosto che a *hibernatica preferisco collegare a *vernatica anche l'oronimo Bernàdia, che è un massiccio roccioso formato da pietra calcare. Da notare inoltre che vèrna, vernàdia, vernàl, vernùz sono toponimi presenti anche nel Friuli Occidentale.
Božo Zuanella

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