I Blumari di Montefosca - febbraio 2001


Anche quest'anno si rinnova la tradizione dei Blumari ad augurare un anno felice per tutti e per tutto, anche per la nostra cultura!


Montefosca, purtroppo, si è spopolata. Di giovani ce n'è davvero pochi.
Eppure il carnevale sopravvive.
Perchè blumari possono essere solo i giovani maschi non sposati e, naturalmente, in numero dispari secondo la tradizione.

Che belle maschere.
La persona tutta vestita di bianco.
Il caratteristico cappello e i campanacci, assicurati alla schiena in maniera davvero originale, richiamano i colori del Pust.
Il lungo bastone nero, un alpenstok, completa la mascheratura.


Il termine blumari forse deriva dalla parola tedesca "blume" (=fiore).
In questo caso si riferirebbe sicuramente ai caratteristici cappelli che ricordano un albero fiorito.


Il rito dei Blumari è assai semplice ed elementare.
Si tratta di correre lungo un percorso circolare predefinito che è sempre lo stesso e che abbraccia le due frazioni, lungo circa quattro chilometri, che sarà ripetuto tante volte quante sono i blumari partecipanti.
La corsa è faticosa, difficoltosa e piena di inisidie specie se il terreno è gelato.


Le soste sono due ogni giro, una per ogni singola borgata.
Anche nella sosta bisogna scuotere i campanacci e saltare il più alto possibile con l'aiuto del bastone.
Naturalmente bisogna bere ciò che viene offerto dalle porte o dalle finestre.
Importantissimo non sporcare il vestito, che deve rimanere immacolato.

C'è quest'anno il tentativo di rianimare i blumari.
Il primo giro ha, infatti, inizio con piccoli blumari in miniatura, che quando avranno acquistato forze sufficiente, porteranno a termine il loro compito di perpetuare una tradizione radicata nel cuore.


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