Il carnevale di Rodda - febbraio 2001
Il carnevale è una tradizione e tale deve restare almeno nelle nostre Valli.
Il ghigno dello zluodi
Come ha fatto il carnevale a sopravvivere fino ai giorni nostri?
Non è facile trovare una spiegazione, perchè la si dovrebbe cercare nell'essere stesso dell'uomo così misterioso, complicato, tortuoso, imperscrutabile, spesso inquietante.
Storicamente sappiamo chi e quanto ha avversato il carnevale.
Per prima la chiesa, che ha subito nei confronti del carnevale una delle sue tante battaglie perdute.
Del resto il carnevale non è mai entrato neppure nell'ufficialità dello stato, pur trattandosi di festa profana.
Lo zluodi e i bambini
Sui calendari vecchi e nuovi andrete inutilmente a cercare la parola carnevale, pur trattandosi di una ricorrenza calanderiale.
Solo la grande, anzi totale, trasformazione della società attuale è riuscita ad intaccare significati così radicati e profondi come quelli del carnevale, snaturandoli spesso in puro spettacolo di divertimento.
Non però nella Benečija, dove, almeno a livello di subconscio, il carnevale riflette ancora tutta la sua sacralità.
Prova ne è oggi, lunedì 26 febbraio 2001, il carnevale di Rodda.
Il vescovo cammina seduto
Anzi il carnevale di quest'anno a Rodda ha espresso una vitalità nuova, una rigenerazione fisiologica, che assicura il perpetuarsi di un rito così primordiale, misterioso, affascinante.
E' sufficiente osservare la seguente foto.
Come il solito il corteo ha inizio con la maschera più caratteristica, quella che nomina la manifestazione stessa, il Pust.
Partono un nugolo di giovani Pustje.
Pustje
Sono Pustje in miniatura, ma del tutto veri, coi loro colori, suoni, salti, kliešče.
Sono gli alunni della Scuola Elementare di Pulfero, anzi anche quelli della Scuola Materna.
Che bello!
Che bella iniziativa scolastica!
giovanissimo Pust
Precedentemente i ragazzi erano stati a visitare anche il laboratorio delle maschere di Mersino.
Finalmente la Scuola entra a far parte del territorio, della cultura, della vita.
Pustje
Li seguono i pustje grandi, che con le loro kliešče insidiano le gambe femminili, afferrano tutto e lo lanciano in aria; fanno un quarantotto davanti alle case sotto gli occhi sconsolati dei padroni che riescono a malapena a mormorare, quando passa l'uragano, "Lej ka me so nardil!"
E c'è il solito arcangelosanmichele, che tiene a freno (non si capisce mai se per davvero o solo per finta) il diavolo scatenato che ringhia e raspa la terra con la sua forca.
La reazione dei piccoli suscita tenerezza.
Si attaccano alla maestra, chiedendo:
"Tu hai paura?"
Oppure:
"Nascondimi!"
La maestra dice sì in ogni caso.
La paura va esorcizzata!
Però fa freddo!
I bimbi non danno segno di accorgersene.
Si cammina verso un'altra frazione per altri contatti.
Verso altri luoghi
Non c'è spettacolo, c'è solo il Pust, un Pust genuino come ai vecchi tempi!
Commento e realizzazione della pagina Ruben Specogna