Musiche nelle canoniche
Si può salvare ciò che è rimasto?
Le nostre vecchie canoniche hanno custodito per tutto il '900 tesori inestimabili, documentazioni essenziali per la conoscenza della nostra storia.
Purtroppo alla certosina pazienza dei parroci e capellani che hanno redatto questi documenti non è corrisposto un impegno sufficiente per la loro conservazione.
Quando infatti le canoniche della nostre capellanie, diventate ormai parrocchie, sono rimaste vuote per l'assenza di sacerdoti, un patrimonio intero di testimonianze è andato perduto.
A volte, anche in presenza del sacerdote, documenti importanti sono spariti.
Ora che tante canoniche non sono abitate, secondo me, servirebbe portare al sicuro ciò che è rimasto: manoscritti, libri storici (battesimi, matrimoni, morti), libri di cronaca (ogni sacerdote aveva l'obbligo di redigere un libro storico, di cronaca), musiche, ecc.
E naturalmente dare la possibilità di accedervi a chi vorrebbe eventualmente studiarli.
Voglio portare la testimonianza diretta su fatti o avvenimenti da me stesso vissuti e che dimostrano come davvero tanto, troppo, è andato perduto.
Dato il mio interesse per la musica, parlerò degli scritti musicali che ho trovato e anche di quelli che, a mio giudizio, avrei dovuto trovare e non ho trovato in quei luoghi con i quali per qualche motivo ho potuto venire in contatto.
Antro e Lasiz
Voglio iniziare dalle chiese di Antro e di Lasiz per due motivi:
perchè Antro è la mia parrocchia d'origine e anche perchè ho avuto modo di esaminare in maniera molto dettagliata ciò che è rimasto di musica in queste due parrocchie.
Infatti, per fortuna (mia) parecchi anni fa Giorgio Banchig mi ha consegnato una valigia di materiale musicale da esaminare.
La valigia l'ho buttata perchè era irrecuperabile.
La musica, invece, l'ho esaminata foglio per foglio, l'ho ordinata, catalogata e l'ho disposta in cassette nella speranza che possa tornare ad Antro (o a Lasiz) per essere adeguatamente conservata.
Ogni volta che vado a riesaminare quelle carte, scopro qualcosa di nuovo e soprattutto mi vien voglia di conoscere tante cose che quelle carte non svelano ma fanno intuire.
Alcune osservazioni
L'ultima analisi di quel materiale mi permette di fare alcune osservazioni.
Le musiche che ho avuto appartengono sia alla chiesa di Antro che a quella di Lasiz.
A mio giudizio pochissime della chiesa di Antro, quasi tutte della chiesa di Lasiz.
Ora fra gli spartiti della chiesa di Antro avrebbero dovuto esserci quelle musiche che io ho ascoltato da bambino e da ragazzo; musiche che ho imparato a riconoscere da giovanotto in seminario; musiche che ho visto personalmente.
In particolare non ho trovato, ad esempio,
la "Messa di San Donato" del Tomadini,
nè il "Te ergo quaesumus",
nè l'"Jesu, Redemptor omnium" del Candotti,
musiche che venivano eseguite ai tempi della mia fanciulezza.
Ho trovato la "Missa tertia" dell'Haller, tutta logora, perchè veniva cantata molto spesso nelle sagre, come ricordo molto bene.
Non ho trovato
nè il "Te dan je usega veseja"
nè nessuna melodia popolare slovena, che pure venivano suonate e cantate.
Posso supporre che tali musiche appartenessero al maestro di musica, il signor Blanchini, che forse se l'è portate via, quando si è allontanato da Biacis.
O che fossero dell'organista Zaccaria di Cicigolis, che era il suonatore ufficiale anche della chiesa di Antro oltre che di quella di Lasiz.
In tal caso non ci sarebbe nulla da ridire.
Mi sembra però molto strano che di tutte le musiche di Antro sia rimasta solamente la messa dell'Haller.
Gli spartiti di Lasiz
Tanti sono, invece, gli spartiti di Lasiz, di ogni genere, soprattutto di canti sloveni, molti dei quali stampati, altri manoscritti.
Di questi ce n'è di interesantissimi.
Di essi parlerò subito:
reperti unici che mi hanno dato la possibilità di adire a melodie che altrimenti forse sarebbero andate per sempre perdute.
Ad esempio la bellissima melodia
"Na kolena dol padimo",
che non ho avuto modo di trovare fino ad ora da nessun'altra parte.
Comunque anche a Lasiz alcune musiche sono andate perdute.
Infatti, di alcune melodie a 4 voci esiste solo il basso e il tenore, oppure manca il contralto o addirittura manca solo la parte di soprano, ossia la melodia vera e propria.
Comunque, penso che Lasiz abbia conservato meglio di tutti le sue musiche.
Mersino
Ho conosciuto, evidentemente, molto bene la chiesa di Mersino.
Con mia grande meraviglia sia in chiesa sia nell'archivio non ho trovato neppure uno spartito di musica. Per fortuna verso gli anni settanta una nipote di Zorza Giuseppe, detto Pico, mi ha consegnato delle musiche, che però molto probabilmente erano di proprietà dello stesso Zorza, proprietà testimoniata da tanto di timbro col suo nome:
ben tre "pesmarice" diverse.
Queste con le loro pagine più logore testimoniano cosa si cantava nella chiesa di Mersino nella prima metà del '900.
Ma le musiche della chiesa?
Non sono mai esistite?
Ma se sì, come sono sparite?
Non lo sapremo mai.
Probabilmente parecchie musiche le conservava Giuseppe Zorza. Le prove di canto si facevano, infatti, a casa sua.
Purtroppo io son giunto a Mersino qualche anno dopo la sua morte.
Mi hanno detto che, dopo la sua morte, sono state gettate via cariole intere di foto, carte, ecc.
Forse, anzi probabilmente, tra quelle carte c'era anche della musica.
San Pietro
Per un pò di anni ho insegnato alla cantoria parrocchiale di San Pietro.
Cantavamo allora in orchestra.
Lassù ho trovato davvero poca musica, comunque musica molto o abbastanza recente, quella che si cantava allora.
Ho chiesto al parroco di allora se ci fosse in archivio della musica; mi è stato detto che non esisteva.
Questo mi sembra molto strano:
San Pietro senza un archivio di musica?!
Vernasso
Nel '64 il coro POD LIPO ha iniziato la sua attività.
Le prove si svolgevano sotto la canonica di Vernasso.
Nel seminterrato c'erano due stanze:
alla prima si accedeva dalla piazza, alla seconda o da questa stanza attraverso una porta o dal piano terra della canonica attraverso una scala.
Noi del POD LIPO avevamo accesso solo alla prima stanza.
Un anno, non ricordo precisamente quando, in attesa dei cantori e vedendo la porta della seconda stanza socchiusa, mi permisi di sbirciare e di entrare per curiosare.
C'era un disordine spaventoso.
In un angolo, per terra, c'erano delle immondizie che attirarono subito la mia attenzione perchè intravvidi sommerso in esse uno spartito di musica.
Lo cavai dalle immondizie, lo presi in mano e rimasi esterefatto:
era il manoscritto del canto di mons. Ivan Trinko
"Naj naša piesan se oglasi",
che lui scrisse e dedicò così:
"Slovnemu Pevskemu Društvu Dolenjim Barnasu Ivan Trinko poklanja"
Mi dispiace di non aver chiesto al parroco di San Pietro (in canonica a Vernasso il parroco non c'era più) il permesso di poter esaminare nell'archivio le musiche esistenti, perchè sicuramente ci doveva essere tanto, tanto materiale.
A Vernasso c'è sempre stata la cantoria.
Io stesso ricordo benissimo la festa della Madonna Assunta.
Avevamo l'objuba noi di Tarcetta e di Biacis, perciò tutti gli anni ci recavamo a Vernasso per la messa delle nove e poi si aspettava anche la messa cantata e la processione con la banda (la banda di Vernasso) e con la grande statua della Madonna naturalmente.
Sicuramente a Vernasso ci dev'essere tanta musica se non è andata perduta.
Anche perchè la pagina che ho trovato fra le immondizie faceva parte di una raccolta.
Lo si capisce dal bordo sinistro del foglio che porta i segni della colla
e ancor più dal numero di pagina segnato in alto a destra:
83 e 84.
Ci devono pertanto essere almeno altre 82 pagine.
Ci sono?
Dove sono?
Comunque quel manoscritto l'ho preso e lo conservo. So che non è mio, ma non lo ritengo neppure rubato, perchè sicuramente sarebbe finito distrutto con tutta l'immondizia nella quale l'ho trovato.
E' a disposizione di chi lo vuol vedere o di chi lo vuol conservare meglio di me o, meglio ancora, aspetta di poter tornare al suo posto assieme alle altre 82 pagine.
Come mi piacerebbe poter visitare tutte le canoniche, tutte le chiese delle Valli e inventariare ciò che è rimasto, prendere nota dei documenti più interessanti, fotocopiarli, magari duplicarli perchè non vadano per sempre perduti.
Nino Specogna