Il Kries di San Giovanni
Le usanze del 23 giugnno, vigilia di San Giovanni
Verso l’inizio del mese di giugno stava finendo l’iter della coltivazione dei bozzoli. Allora, alla fine del loro ciclo, i bachi da seta venivano nutriti nella loro lettiera con rami di gelso piuttosto voluminosi, che doppo essere stati spoliati delle foglie dai voraci bachi venivano rimossi e ammucchiati da tutti in un luogo ben stabilito al limite del paese. La catasta di rami cresceva sempre più, diventando sempre più grande quanto più ci si avvicinava al 23 giugno, il giorno fatidico del Kries.
Il Kries era una festa paesana, grande festa paesana piena di gioia, la gioia per una lavoro faticoso terminato e gioia ancora più grande perché la vendita dei bozzoli era uno degli introiti finanziari principali dell’anno. Questo era il vero significato della giaia del Kries per la gente.
Alla sera del 23 giugno, dopo le 21,00, la grande catasta era circondata da un nugolo di bambini rumorosissimi e guizzanti soprattutto quando il Kries stava per iniziare ad ardere. Quando il Kries era al culmine era davvero una grande festa. Nessuno si allontanava prima che le fiamme fossero terminate e i bambini in particolare aspettavano che le fiamme cessassero per saltare poi sopra i carboni per la verità poco roventi, perché dopo la fiammata rimaneva ben poco di quei poveri stecchi di gelso.
Ma il 23 giugno era una data importante anche per la preparazione del liquore che non poteva mancare in ogni famiglia: il nocino.
Servivano 8 noci, 1 litro di grappa, ½ Kg di zucchero,
1 stecca di vaniglia.
Ogni donna di famiglia metteva otto noci, lavate e tagliate in 4 in un grande vaso, aggiungendo gli altri ingredienti.
Metteva il vaso al sole per 40 giorni, sbattendolo ogni giorno. Al termine dei 40 giorni filtrava e riponeva nelle bottiglie il nocino.
Una prelibatezza!
La notte del 23 giugno era importante anche per altre abitudini di ogni genere, da quelle amorose e quelle per la salute.
L’abitudine più frequente fra le ragazze era la prova dell’albume d’uovo.
Ogni ragazza versava in un bicciere d’acqua l’albume di un uovo e lo poneva sulla finestra di casa. La mattina del 24 anva a vedere per interpretare il risultato. Dal modo e dalla quantità col quale l’acqua era ricoperta dalle bollicin dell’albume interpretava il destino dei suoi amori, se il fidanzato era fedele, quanto tempo mancava al suo sposalizio, ecc.
Per la salute erano importanti le erbe di San Giovanni.
In questa notte i pianeti concorrono a caricare di virtù le erbe, prima fra tutte l’erba di San Giovanni: l’iperico. Chiamata così perché i suoi fiori giallo-oro sbocciano a fine giugno con l’arrivo della festadi San Giovanni. Questa erba veniva utilizzata per curare le ferite parchè veniva ritenuta benefica.
Con l’oscurità si raccoglievano le nuove erbe per comporre il mazzetto di San Giovanni che scaccia il malocchio, porta fortuna e, se messo sotto il guanciale prima di andare a dormire, porta dolci sogni premonitori.
E’ composto da 7 erbe diverse: l'iperico, detto anche scacciadiavoli, contro il malocchio, ma anche l'artemisia per la fertilità, la ruta, la mentuccia, il rosmarino, il prezzemolo, l'aglio, la lavanda. Erbe legate al buonumore, alla prosperità, all’allontanamento del maligno e delle negatività.