Lingua: il parere del Rečan

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Ultimamente si è creata una certa confusione sulla questione dialetto e/o lingua, che, sinceramente, ritenevo superata perlomeno in certi ambienti, ma che evidentemente richiede ancora spiegazioni. Infatti sul sito sono apparsi alcuni interventi che fanno veramente riflettere.

Partendo dal presupposto che a tutti sta a cuore la nostra lingua locale e che tutti vorremmo tutelarla, resta da capire quale è il modo “giusto” per farlo.

Ora, viste le cose che sono state asserite soprattutto sull’incomunicabilità che ci sarebbe tra dialetto e lingua slovena, e viso che il nostro circolo è ospitato su questo sito, ritengo necessario precisare (anche se il nostro lavoro parla da sé) la linea sulla quale da oltre 30 anni noi operiamo.

Abbiamo sempre pensato che il nostro dialetto non deve essere ghettizzato, e che per sopravvivere ha assolutamente bisogno di essere riannodato alla lingua slovena standard. Dico riannodato perché lo strappo chiaramente c’è stato e si tratta di una verità storica. Questa è la direzione verso la quale noi abbiamo sempre operato. Se il nostro dialetto è sopravvissuto, senza tutela, fino ai nostri tempi lo dobbiamo solo al tipo di vita che si praticava una volta: niente tv, pochi contatti con l’esterno, in casa e in paese si parlava solo il dialetto. Oggi la vita si svolge in modo completamente diverso, tant’è che la tv condiziona non solo il nostro modo di parlare ma addirittura di pensare, anzi ci dice come pensare. Con questa assimilazione galoppante del nostro dialetto resterà ben poco, piano piano scomparirà perché resterà inevitabilmente isolato dalla realtà, non riusciremo a parlarlo in modo “pulito” dovendo ricorrere continuamente a parole italiane per mancanza di vocaboli.

Pensiamo già a come lo parliamo oggi. Per dire che ho comperato una lavatrice dico: san kupila lavatrice. Assurdo. Sarebbe molto più logico dire: san kupila pralni stroj. Ovviamente qualcuno dirà subito che la parola pralni stroj da noi non si usava e certo ha ragione visto che ai tempi di mia nonna non esistevano le lavatrici!

A ragion di logica ogni neologismo andrebbe cercato nella lingua slovena piuttosto che in quella italiana (il nostro è un dialetto sloveno), ma se non conosciamo la lingua slovena standard come possiamo farlo? Per fortuna oggi c’è anche la scuola bilingue che sta ricucendo “lo strappo”. Per noi, che abbiamo frequentato le scuole italiane, restavano unicamente i corsi di lingua slovena privati, la lettura di giornali sloveni, il coro, il circolo e le varie manifestazioni che per fortuna non sono mai mancate. Sicuramente ci voleva molto più impegno e presumeva una presa di coscienza molto individuale della propria identità. Non c’erano istituzioni che ci guidavano, anzi!

Asserire che la lingua slovena standard farebbe morire il nostro dialetto è un’affermazione contraria alla logica. E’ piuttosto vero l’inverso: la lingua standard slovena è una linfa vitale per il dialetto sloveno. Ogni lingua (anche dialettale) è una cosa viva che ha bisogno di essere continuamente rinnovata e alimentata, altrimenti muore. Il dialetto resterà dialetto (ovviamente senza più italianismi) e la lingua standard resterà lingua standard. Entrambe potranno continuare tranquillamente a convivere e ad essere usate a seconda delle circostanze.

Non mi ritengo “persona competente in materia”, ma ritengo utile che si torni a far luce su quanto, spesso, tendiamo a dare per scontato. E’ vero che molto (parecchio!) è stato detto in diverse pubblicazioni ma è anche vero che, come con rammarico constatava la prof. Ziva Gruden nel suo intervento, i libri, soprattutto quelli gratuiti, sono spesso solo un soprammobile….

Il nostro circolo, che nelle sue iniziative ha sempre usato il dialetto, è ben felice che altri si adoperino in questo senso e coltivino la propria lingua poiché questo è l’unico modo per dimostrare quanto ci sta a cuore ed è anche il modo giusto per riannodarla alla lingua madre. Tutto il resto sono solo chiacchere e, tra l’altro, neanche fatte i dialetto!
Per il Circolo Culturale Recan
Il Presidente/Margherita Trusgnach
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