Al direttore del Messaggero Veneto
Pulizia cartelli bilingui
Faccio riferimento all’articolo pubblicato in data 6 novembre sulla pulizia di alcuni cartelli bilingui nelle Valli del Natisone. Il giornale ha doverosamente riportato un’azione da tutti considerata encomiabile. L’articolista, però, giungendo a conclusioni fuorvianti non ha specificato che buona parte delle scritte imbrattate erano in lingua italiana ed in lingua locale e solo alcune in sloveno. Non concordo, inoltre con la strumentalizzazione della frequenza scolastica dei ragazzi sostenendo che questo gesto è stato possibile perché “il senso civico” di quei ragazzi si è sviluppato grazie alla loro frequentazione di una scuola in particolare: come se la frequentazione di qualsiasi altra scuola producesse invece persone incivili e intolleranti.
Come si possono sentire le centinaia, le migliaia di alunni ed ex alunni (e le rispettive famiglie) delle altre scuole delle Valli del Natisone e del cividalese, e anche oltre questo territorio, considerando che moltissimi alunni della scuola slovena di San Pietro al Natisone provengono da Comuni che niente hanno a che vedere con il nostro territorio e la nostra comunità.
Sono sinceramente dispiaciuto oltre che arrabbiato, perché quanto scritto - da un’articolista generalmente più attenta - produce spiacevoli polemiche ed espliciti malumori anziché consentire un giusto, meritato e costruttivo dibattito sull’azione di quei ragazzi. Chiedo perché discriminare arbitrariamente e denigrare la maggior parte degli alunni ed ex alunni del nostro territorio? Come si fa a decretare una tale differenziazione civica tra bambini e ragazzi? Come ex alunno sia della scuola slovena che di quella italiana, mi sento offeso nella mia dignità di cittadino italiano appartenente ad una comunità culturalmente minoritaria che vede continuamente promuovere dannose polemiche - per tutti - e sostenere un’ingiusta discriminazione tra alunni e quindi cittadini di serie A e di serie B.
Un’ultima battuta sugli italiofili: l’articolista forse ignora la manifestazione organizzata alcuni anni fa da genitori della scuola slovena che esibivano numerose bandiere tricolori? Dovrò andarmi a rileggere la Costituzione per verificare se sta scritto che è un reato essere “filo” del proprio paese e della propria nazionalità. Forse è proprio questo il dibattito da aprire urgentemente nelle Valli del Natisone: quello dell’appartenenza nazionale di questa comunità.
Direttore, La ringrazio per lo spazio che, mi auguro, mi vorrà concedere su queste colonne. Nel caso contrario La prego di invitare la redazione ad una maggiore attenzione per i sensi di appartenenza della stragrande maggioranza dei cittadini della Slavia friulana.
Cordiali saluti.
Egregio sig. Direttore,
faccio seguito alla mia lettera per la posta dei lettori del 13 c.m. ad oggi non pubblicata. Come molte altre persone che condividono quanto da me scritto (in particolare genitori di bambini che frequentano le scuole italiane del territorio) sono deluso da questa scelta redazionale che non consente l’apertura di un sereno dibattito sia sui contenuti dell’articolo da me contestato che sulle mie controdeduzioni. Non mi sfugge l’importanza relativa del nostro territorio se confrontato con il resto della Regione, ma il tema investe ambiti ben più consistenti delle poche migliaia di “slavi” della provincia di Udine: trattasi in realtà di una questione di rilevanza nazionale che investe temi come quelli della tolleranza, del rispetto del diverso e della possibilità per ognuno di fare conoscere la propria opinione al di là del controllo dei mezzi di comunicazione di massa. Nel nostro caso, inoltre, trattasi di una assurda lotta dispari tra, da una parte, una “casta” di funzionari della minoranza nazionale slovena, la cui rappresentatività non è MAI stata verificata, dotata di ingenti mezzi, di due organi di stampa - senza contare dello spazio concesso dal Messaggero Veneto - e, dall’altra, della stragrande maggioranza della cittadinanza che non si identifica nella Nazione d’oltreconfine ma intende difendere le proprie caratteristiche etnico-linguistiche, ma non dispone degli stessi strumenti operativi. Molto spesso si deve prendere atto che molto spazio viene concesso a fatti o eventi anche del tutto insignificanti se promossi da una parte, mentre iniziative di tutto rispetto, organizzate dagli “italianofili” vengono del tutto ignorate. Pazienza. Ma essere assimilati ai teppisti: no !
Ovviamente, l’Editore detta alla Redazione una sua linea politica. Legittimamente. Ma la Redazione usa delle sue sensibilità e professionalità per fornire ai propri utenti una rappresentazione che tiene conto di tutti gli aspetti della realtà che descrive. Ritengo quindi che l’incidente di percorso sia dovuto più ad una parziale conoscenza della realtà della Slavia che alla deliberata volontà di sviare l’attenzione dei lettori da una situazione che, comunque, prima o poi andrà affrontata con estrema serietà, poiché si tratta anche di una questione di sovranità nazionale oltre che di diritti garantiti dalla Costituzione di questa Repubblica.
Direttore,
con queste poche considerazioni vorrei attirare la Sua attenzione sulle complesse problematiche - locali, regionali, nazionali ed internazionali - che investono questo piccolo lembo del Friuli - e che tale vuole rimanere – per pregarLa di invitare i Suoi collaboratori ad una maggiore attenzione quando trattano delle valli slave del Friuli. Concludo, reiterando la richiesta di pubblicazione della mia lettera del 13 c.m.
Cordiali saluti.
Mirko Clavora