Riflessioni sul Corso di Nediško 2014 per insegnanti
Non posso far a meno di riflettere sul Corso di Nediško appena terminato, fino a che le impressioni sono ancora forti e rimane viva davanti agli occhi una panoramica di tutto il lavoro svolto per formulare un giudizio spassionato e utile per il futuro.
A prescindere dai lati positivi o negativi, un fatto è certo: il Corso è stato utilissimo, utilissimo per i corsisti, utilissimo per me, utilissimo per la nostra lingua. E di queste utilità voglio parlare.
Innanzitutto, però, voglio mettere in evidenza i lati negativi o, meglio, i difetti, le mancanze, se vogliamo, gli errori inevitabili dovuti quasi sempre alle circostanze nelle quali ci si viene a trovare.
Primo fra tutti il periodo nel quale il Corso. si è svolto. Il Corso dovrebbe avere luogo all'inizio dell'anno scolastico e articolarsi in un arco di tempo piuttosto comodo, libero soprattutto da impegni scolastici assillanti.
Importante la scelta della sede, che dev'essere unica per tutte le lezioni e non doppia e che, naturalmente, come è stato fatto, dev'essere un locale della Scuola Pubblica.
Altro problema importante è la diversificazione del livello di partenza dei corsisti. La nostra realtà ci offre almeno due livelli di partenza assolutamente diversi: chi non sa nulla di Nediško e chi, invece, più o meno già lo parla. Due livelli di partenza che abbisognano di due Corsi completamente diversi, che possono eventualmente venire unificati solo nella preparazione delle lezioni didattiche per gli allievi.
Il Corso è stato assai utile per i Corsisti in quanto ha offerto loro la possibilità di addentrarsi nel sistema fonetico, morfologico, lessicale, sintattico, semantico della nostra lingua. Un conto è parlare istintivamente così come capita, altro conto è capire perché si parla così e poter iniziare a scegliere termini e strutture più adatte a formulare meglio il nostro pensiero, nonché evitare errori che diventano evidenti solo dopo la presa di coscienza delle regole grammaticali.
L'analisi continua dei termini attraverso il raffronto di eventuali varianti, possibile per la diversa derivazione paesana dei corsisti, ha evidenziato la convinzione che il Nediško o il po slovensko o sloviensko o il po rečansko è chiaramente la lingua del nostro territorio in quanto le varianti paesane sono insignificanti e quasi sempre consistono nella variante di un singolo fonema: e=i, oppure a=o, oppure č=c, ecc. Dal raffronto si è notato inoltre che i termini, salvo qualche rarissimo caso dovuto a termini strani, risultavano sempre univoci e, naturalmente, comprensibilissimi.
Se da una parte lo sviluppo veloce della materia non ha permesso grandi approfondimenti, dall'altro è riuscito ad offrire una vasta panoramica su tutti i più importanti problemi della lingua, panoramica che sarà sicuramente utile nel proseguimento dello studio del Nediško.
Nel prossimo Corso bisognerà procedere lentamente, approfondendo ogni aspetto fino ad una assimilazione completa delle strutture linguistiche, senza l'assillo dell'esaurimento del programma.
Il corso è stato utile per me. Ho avuto modo di verificare ancora una volta, avendo a disposizione un gruppo di persone abbastanza rappresentativo di tutte le Valli, l'omogeneità delle parlate paesane, omogeneità assoluta per quanto riguarda la comprensione e più che sufficiente per quanto riguarda la pronuncia, le cui diversità sono state bene messe in evidenza già nella Gramatika.
Il corso è stato utile anche per la nostra lingua. Si sono verificate le strutture linguistiche alla luce delle diverse conoscenze e testimonianze dei corsisti, in quanto ogni frase veniva analizzata e messa a confronto. Si è potuto constatare come dagli esempi pratici uscivano evidenti e comprensibili le regole che risultavano universali, valide per tutto il territorio.
E' stato aggiunto ai vocabolari qualche termine nuovo, soprattutto sinonimi, risultato dal raffronto fra i diversi termini paesani e anche qualche variante caratteristica soprattutto per quanto riguarda gli avverbi, che ancora una volta rafforzano la convinzione che la cultura contadina descrive con gli avverbi.
Personalmente ho potuto constatare in tutti i corsisti una vera gioia di approfondire la conoscenza della nostra lingua. Tutto ciò che veniva proposto veniva affrontato con entusiasmo e con la volontà non di accettare supinamente le regole ma di riconoscerle e di capirle fino in fondo.
Nino Specogna