Egregio Signor Presidente,

Pulfero, li 10 novembre 2014.
Alla cortese attenzione
del prof. Pietro Fontanini
Presidente Amministrazione provinciale Udine
e p. c.
ai Sindaci della Slavia Friulana
ai Consiglieri regionali del territorio
alle Associazioni della Slavia
alla Stampa
La ringrazio per la gradita sorpresa che ha deciso di fare agli abitanti delle valli del Natisone garantendo la diffusione, anche in lingua locale, della comunicazione relativa ai contributi del Fondo montagna per il 2014. Probabilmente - ed inevitabilmente - alcuni di questi hanno avuto qualche difficoltà a capire ogni singola parola del manifesto intendendone però il senso complessivo. La nostra lingua è sempre stata relegata nell’intimo delle famiglie e nella cerchia delle conversazioni di prossimità, esclusa dalla Scuola ed osteggiata dalle Istituzioni. Da qualche anno, però, anche come reazione all’introduzione colonialistica della lingua della Repubblica di Slovenia, è riemersa dal profondo delle coscienze degli abitanti dell’antica “Schiavonia veneta sopra Cividale” la volontà di una specifica corretta identificazione che non trova nella Nazione slovena e nella sua lingua un punto d’arrivo. Sono rifiorite così, in particolare tra i giovani, iniziative tese alla riscoperta di una storia e di un sistema istituzionale che ha caratterizzato la secolare autonoma esistenza di questa comunità, le cui sorti sono sempre state legate a quelle della “Patrie”. Infine, alle ultime consultazioni elettorali, nei Comuni delle valli, le Liste composte da candidati che si rifanno alle strampalate teorie di Fabrizio Dorbolò sono state sonoramente sconfitte. Quelle elezioni sono state il più esplicito referendum possibile sulla questione identitaria di questo comprensorio: non siamo parte della Nazione slovena!

Se qualcuno non ha capito, si metta a studiare la propria lingua materna ! L’intera comunità non può essere penalizzata e privata di un suo diritto costituzionale per l’ignoranza o la malafede di alcuni.

I recenti studi sull’Apologia di Hrabar di Marino Droli e la pubblicazione della “Gramatika” e del “Besednjak” del “nedisko” e la traduzione dei Vangeli nella stessa lingua, a cura di Nino Specogna, hanno dato consistenza scientifica a questo risveglio identitario.

Mi sorprende quindi la notizia diffusa dal settimanale sloveno locale circa le scuse che Lei avrebbe presentato per l’uso della lingua del popolo delle Valli nel citato manifesto. A proposito della lingua slovena nella Slavia friulana Le riporto, in calce, quanto scriveva, pochi anni fa, Antonio Banchig nella sua tesi di laurea. L’uso della lingua locale non è in opposizione all’uso dello sloveno; è semplicemente l’esercizio del diritto naturale a parlare - e scrivere- nella propria lingua madre. Non può essere una legge calata dall’alto, senza nessuna attinenza con il libero volere dei cittadini, a vietare l’uso della prima - come ai tempi del fascismo - per imporre l’altra!

No, Signor Presidente, niente scuse ma un grande grazie per aver osato dare dignità istituzionale alla lingua tramandataci da secoli dai nostri antenati e contribuito così a temperare le assurde posizioni dei sostenitori della colonizzazione slovena di questa parte del Friuli. Non mi risulta che il consigliere Dorbolò si sia mai preoccupato - e abbia chiesto scusa - per la larga diffusione nella valli del Friuli orientale - con relativi costi - di pubblicazioni in lingua slovena che nessuno capisce. Non mi risulta nemmeno che il Dorbolò si sia scandalizzato quando in un recente convegno svoltosi a San Pietro al Natisone, per farsi capire i relatori sloveni hanno dovuto usufruire della traduzione simultanea - con relativi costi - in lingua italiana. Siamo nel tragi-comico!

Personalmente non ritengo offensivo l’uso di quella lingua se esprime una consapevole identità nazionale come sembra essere il caso per Fabrizio Dorbolò. Lui parli liberamente la lingua della Nazione nella quale si riconosce e mi lasci, altrettanto liberamente, parlare la mia. Così si costruisce la tolleranza tra diversi, non con le scomuniche.

Considerando quanto sopra e come conseguenza di tante altre assurde strumentalizzazioni e sperpero di consistenti risorse pubbliche, non è più rinviabile la riproposizione anche a livello regionale, nazionale ed europeo della questione di una corretta tutela culturale, linguistica, sociale ed economica delle popolazioni delle valli del Natisone, del Torre e di Resia. Anche in questo, la stragrande maggioranza della popolazione del Natisone, del Torre e di Resia spera di poter contare su di Lei, presidente rispettoso degli uni e degli altri.

Con la stima di sempre.
Il Presidente
Ferruccio Clavora

Antonio Banchig.
“Identità linguistiche nella Slavia Friulana
Il caso della Valli del Natisone” (anno accademico 2008 -2009).
Riguardo l’istruzione scolastica, invece, il dato che più colpisce è che gran parte dei giovani che dichiarano di aver studiato la lingua, presumibilmente alla Scuola Elementare Bilingue di San Pietro al Natisone, dichiari contestualmente di non conoscere più lo Sloveno. La domanda che è legittimo porsi, alla luce di questo risultato riguarda l’effettiva utilità dell’istruzione bilingue, visto che se non è accompagnata da un uso costante, la conoscenza dello sloveno si perde così facilmente.
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