Una risposta dovuta

Un anonimo fa delle domande, dopo la lettura del trafiletto "Pozzer - Pocera".
Rispondiamo ben volentieri, ringraziando.

Commento dell'anonimo

Un anonimo, a commento dell'articolo "Pozzer - Pocera", scrive:

- Ma come Nino, prima in un tuo articolo pretendi che si chiarisca la questione sui "cittadini italiani di lingua slovena " e poi in quest ' altro scrivi:

"In sloveno non c 'é la z doppia, in quanto lo sloveno non ammette le doppie. "

Ma il "tuo Nediško " le ammette o no le doppie? Perché fai riferimento allo sloveno quando parli di Pocera e non al Nediško? Allora non sei poi cosí diverso dall ' articolista del settimanale locale che hai criticato!

Forse questa mania di mettere i puntini sulle i sta creando un bel po ' di confusione anche a te!!" -

La risposta

Le tue domande mi obbligano a rispondere e non ti nascondo che lo faccio volentieri. Anzi ti ringrazio per il tuo intervento anche se la risposta forse sarebbe più appropriata, se avessi nella memoria il tuo volto.
Comunque il nostro sito è aperto a qualsiasi intervento, anzi in particolare agli interventi anonimi che permettono proprio a tutti di intervenire comodamente senza alcuna remora.

Innanzitutto premetto che io non ho "preteso" un bel niente né nell'uno, né nell'altro articolo.
Non so cosa intendi con quel "pretendere"; però un corretto uso dei termini è essenziale.
I due articoli sono sotto gli occhi di tutti e ciascuno può giudicare se io ho "preteso" qualcosa.
Ho operato una legittima critica, esponendo le mie idee, addirittura, sapendo "che le mie parole saranno perfettamente inutili, in quanto non cambieranno un "et" nella testa di nessuno".
Altro che pretendere qualcosa!!!

In secondo luogo do per scontato, anche se, leggendo fra le virgole, scontato non sembrerebbe proprio, che tu sia in buona fede e con un adeguato bagaglio di conoscenze.

Fatte queste premesse ribadisco, se fosse ancora necessario:

mi sento e sono uno sloveno.
Mio nonno mi diceva: "Mi smo Slovènj". E io non ho nessun motivo per non credergli.
La S maiuscola significa solo che quel "Slovènj" (e lunga) è sostantivo plurale.
Ora dovresti andare su un vocabolario sloveno-standar e vedere come si traduce il sostantivo Sloveno.
Non avessi il vocabolario, te lo dico io: "Slovenec".
Ebbene come pretendeva mio nonno: "Ist san slovenj" (e breve). Sono e mi sento sloveno (nel senso di cui sopra), come è sloveno il "mio nediško". Il problema sta proprio qui: i due termini "slovenj" e "slovenec" in italiano vengono tradotti con lo stesso termine "sloveno". Non so se cogli la differenza!
Se non la cogli, i puntini sulle "i" non sarai mai in grado di metterle correttamente, né tanto meno di giudicare, se non a vanvera, che cosa o chi crea confusione.


E dire che per definire inequivocabilmente il mio pensiero, compreso il termine "sloveno", ho scritto:
"La nostra gente (parlo degli abitanti delle Valli) sa assolutamente di possedere una nazionalità specifica, contrassegnata da una cultura e da una lingua specifiche, cultura e lingua con una storia millenaria, una storia anche politica oltre che culturale. Bisognerà ficcarsi una buona volta in testa che la gente delle Valli si identifica in questa cultura e in questa lingua, certamente di matrice slovena e l'una e l'altra."

Però, a onor del vero, hai colto nel segno dicendo che:
"Allora non sei poi così diverso dall'articolista del settimanale locale che hai criticato!"

Almeno di qualcosa ti sei accorto, caro anonimo.

Però, qualcosa di diverso c'è, allora, se l'hai capito anche tu!
Ma la natura della diversità l'hai capita davvero, solo se rispondi onestamente a questa domanda:

"cosa prova la gente delle Valli, quando prende in mano i "nostri" giornali (cioè quelli che pacificamente dovrebbero essere i "suoi" giornali), si mette a leggere la prima pagina e non ci capisce "un tubo", va in seconda, in terza pagina e non ci capisce ancora "un tubo" e, quando pensa che finalmente è arrivato il momento di capire qualcosa, si accorge che la sua lingua non è rispettata?
Ma allora per chi si scrive, quando si sa che la stragrande maggioranza dei Benecjani non capirà "un tubo"?
Non hai anche tu l'impressione che, forti dell'esperienza italiana iniziata nel 1866, si tenti la stessa strada nei confronti degli alloglotti delle Valli del Natisone?
Rispondi a te stesso prima che ad altri!

Per chiarire le idee in merito alle doppie, consulta semplicemente la grammatica o il vocabolario del Nediško pubblicati su questo sito.
Comunque non serve mettere le virgolette alle parole - tuo Nediško -, come tu lo definisci, perchè il Nediško è davvero anche mio: appartiene a tutti i Benecjani e quindi anche a me. Se poi, per caso, intendi con quelle virgolette dire che l'ho inventato io (scusa, ma tutto è possibile!), ti ringrazio per il grande onore che mi appioppi anche se (peccato!) assolutamente non meritato.

Infine dovrebbe essere scontato che, almeno quando parlo io delle Valli del Natisone e uso il termine "sloveno", tale termine è riferito alla "Beneška Slovenja", alla sua cultura e alla sua lingua e non assolutamente ad altri. Ora io parlavo del Pocera della Benečija. Fra l'altro mi rivolgevo a un trentino, che altro termine immediato potevo usare?

A questo punto non so se per te qualsiasi puntino sulle "i" sia di troppo!
Nino Specogna
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