Aspetti di religiosità popolare a Castelmonte
Rilievi e critiche a un articolo sul periodico mensile "La Madonna di Castelmonte" n° 8.
Il periodico mensile " La Madonna di Castelmonte " nel n. 8, agosto 1980 pubblica su due pagine un articolo dal titolo
"Stara Gora: aspetti di religiosità popolare a Castelmonte
di U.B., in cui descrive la devozione e i legami degli sloveni con il santuario.
Dato che il santuario si trova nella zona etnica slovena è comprensibile l'attaccamento delle popolazioni slovene alla Madonna di Castelmonte sia nel presente che nel passato.
A questo proposito è bene ricordare che proprio qui è stato scritto e conservato per lungo tempo il famoso manoscritto di Castelmonte (Stàrogorski spomenik), che è uno dei più antichi manoscritti in lingua slovena, contenente il Padre nostro, l'Ave Maria e il Credo.
Scritto attorno al 1500 nel "libro della ven.da Fraterna del SS.mo in S. Maria del Monte" e pubblicato da Mons. Cracina nel 1974, è di notevole interesse per lo studio della lingua slovena.
Dall'elenco dei confratelli e delle consorelle iscritti nella Confraternita risulta inoltre che la stragrande maggioranza sono cognomi sloveni delle Valli del Natisone e della zona finitima slovena del goriziano.
Per questo motivo disturbano nel testo dell'articolo del bollettino sopra menzionato le espressioni:
"gente di lingua e cultura slava",
"parlata slava",
"genti slave" ecc.
Quando gli italiani cominceranno a chiamarci con nostro nome proprio (sloveni) dato che non esiste attualmente una specifica lingua "slava", nè una specifica gente "slava"?
Lo articolista poi dimostra di non conoscere la storia della colonizzazione "slava" del Friuli. Egli infatti afferma che
"non si è trattato di invasione di origine bellica (
e le battaglie coi Longobardi testimoniate da Paolo Diacono che cosa sono? n.d.r.
) ma piuttosto di una chiamata pacifica; le Valli attorno erano state spopolate da guerre e pestilenze, particolarmente dall'invasione ungarica. (Allora) il Patriarca di Aquileia invitò gruppi di famiglie slave a ripopolare il Friuli orientale. Mentre in pianura rapidamente si friulanizzarono, nelle zone di montagna invece conservarono la loro lingua e la loro civiltà".
Facciamo notare che la colonizzazione della "Vastata hungarorum" in Friuli iniziata dopo l'anno 1000 è una cosa mentre la colonizzazione del Friuli orientale è una pagina di storia molto più antica il cui inizio si può collocare verso il 750 (
cfr. " La storia della Slavia Italiana ", Trieste, 1974
).
All'articolista poi preme sottolineare che
"le comunità slave giunsero fino alle mura di Castelmonte, benché il santuario e il borgo siano rimasti legati a Cividale e al Friuli: sia dal punto di vista civile che religioso".
Non solo Castelmonte ma tutta la Slavia è stata più o meno legata ad Aquileia, al Friuli a Venezia (per questo motivo ci chiamiamo Benečani o Beneški Slovenci)
U. B. si è dimenticato però di scrivere che il santuario di Castelmonte, fino all'arrivo dei Padri Cappuccini nel 1913, faceva parte della vicina curazia o cappellania slovena di Cialla (sl. Čele) e che per ovvi motivi i rettori del santuario sono stati fino a quel periodo prevalentemente sacerdoti sloveni.
Sono 500 anni che la statua della "Madonna viva" è venerata nel santuario di Stara gora: sarebbe questa una buona occasione per richiedere e ripristinare la presenza sul posto, almeno "pro bono animarum", di un confessore stabile che conosca anche lo sloveno dato che il santuario "si trova al punto di congiunzione di due popoli e culture diverse: il friulano e lo sloveno".
Termino con una domanda legittima: perché i Padri Cappuccini non reputano opportuno stampare anche in lingua slovena una breve storia del santuario, le preghiere sul retro delle immaginette ecc. come si fa ad esempio nel santuario mariano di Lussari - Višarie?
B.Z. - DOM n. 9 - settembre 1980
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