Il cinghiale

Il cinghiale, animale robustissimo e simpaticissimo nonostante la sua fama, potrebbe trovare nelle nostre Valli ricche di castagneti il suo habitat ideale.
Purtroppo la sua caccia spietata l'ha portato qualche anno fa quasi alla sua scomparsa.
Per nostra fortuna, da gran camminatore qual'è, continua a giungere da noi dalla vicina Slovenia, dove è sicuramente più protetto.


Re delle Valli


Il cinghiale (sus scrofa) appartiene all'ordine degli artiodattili, sottordine suiniformi, famiglia suidi.
Il nome del cinghiale deriva dal latino "singularis" che si è corrotto anche nel francese "sanglier" e che sta a significare la spiccata abitudine e tendenza che tale selvatico assume, trascorsi due o tre anni di vita, a vivere solitario a differenza d'altri selvatici, come, ad esempio, il camoscio, che per la maggior parte dell'anno ha abitudini essenzialmente gregarie.
Caratteristica del cinghiale, a differenza di altre specie, è la non territorialità e quindi la sovrapposizione sullo stesso territorio di branchi provenienti da altre zone. Da qui la presenza, in determinati periodi e in zone particolarmente ricche di cibo, di un notevole numero d'animali provenienti da territori anche molto distanti.

Le forme del cinghiale sono così note che la loro descrizione potrebbe essere superflua; vale però la pena di spendere due parole anche per quest'argomento.
Il cinghiale presenta delle somiglianze notevolissime con il suino domestico;
presenta però un tronco più raccolto e corto,
il manto di colore brizzolato tendente al nero,
sistema pilifero ispido, con setole lunghe, che sulla linea superiore del dorso hanno quasi la parvenza di una criniera.
La bocca presenta 44 denti e cioè: sei incisivi, due canini, otto premolari e sei molari nel mascellare superiore ed altrettanti in quello inferiore.
Le zanne, dette anche difese, sono dovute ad uno sviluppo accentuato dei canini inferiori e la loro lunghezza può essere, a quattro anni di circa 16 centimetri ed a sei di 18.
Le coti sono invece i canini superiori; lo sfregamento, durante la masticazione, tra le coti e le difese, determina la trasformazione di quest'ultime in micidiali strumenti di difesa.

Non auguro a nessuno di dover provare personalmente le affilatissime difese di un cinghiale, magari ferito.

Il cinghiale affida la propria incolumità ai sensi, ed in caso di pericolo alla fuga.
Raramente assale, se non vi è costretto.
Un atteggiamento aggressivo si riscontra frequentemente nella femmina con i piccoli e nei soggetti feriti.
I due sensi più importanti del cinghiale ed ai quali esso si affida, sono l'olfatto e l'udito.
Ma se l'udito, seppur assai sviluppato, è una prerogativa di tutti gli animali selvatici, l'olfatto del cinghiale è tra i più potenti del mondo animale, con l'esclusione dei canidi.

Il verso del cinghiale è molto simile a quello dei suino domestico, forse è più sordo, più cupo.

Per quanto riguarda la riproduzione si può dire che i maschi divengano capaci a circa due anni d'età mentre le femmine sono forse più precoci.
Durante il periodo degli amori avvengono tra maschi scontri anche violenti, con ferite, in alcuni casi, anche di notevole entità.

La gestazione dura (secondo Bannikov) dai 114 ai 140 giorni e si allunga a mano a mano che la femmina invecchia, la media è di 5/6 piccoli per parto ed aumenta con l'età della madre.
Nei primi giorni di vita i cuccioli non abbandonano mai il nido, e solo a due settimane incominciano a scavare per procurarsi il cibo, anche se questo, comunque fino alle 9/15 settimane, resta prevalentemente costituito dal latte della madre.

Secondo Ognev, che pure ha studiato i cinghiali del Caucaso, durante i primi tre mesi di vita il 20 per cento dei piccoli muore per malattie parassitarie, maltempo ed altre cause.

Gli accoppiamenti avvengono da novembre a gennaio; le nascite verso la fine di marzo.
Un maschio copre in media tre femmine, con le quali si accoppia numerose volte.
Per accoppiarsi i maschi possono percorrere anche distanze enormi, rinunciando persino a nutrirsi.
Con questi spostamenti, i digiuni e le lotte con i rivale, possono perdere anche il 20 per cento del loro peso.

Il cinghiale ha bisogno di uno spazio vitale che oscilla in estensione, anche secondo le stagioni, da 1/2 fino 3 Kmq.

La densità di cinghiali può influire molto, sia in senso positivo sia negativo sull'ambiente.
Il cinghiale è utile ai boschi perché distrugge, cibandosene, una gran quantità di parassiti delle piante (maggiolini, tentrenidi, bruchi della Lymantria monacha e delle geometre).
Scavando il terreno in cerca di cibo può portare in superficie semi troppo interrati o interrarne altri.
Ma c'è anche il rovescio della medaglia; quando un numero eccessivi di cinghiali invade una zona, sono dolori per le colture e ne sanno qualche cosa gli agricoltori, i cui coltivi hanno ricevuto la visita notturna degli irsuti devastatori.
Patate e mais sono leccornie per i cinghiali, che non si accontentano di prelevare dalla tavola imbandita quanto a loro serve per pranzo, ma sconvolgono la terra con il loro grugno e abbattono centinaia di piante di mais.

Il cinghiale si nutre di norma di ghiande, faggiole, felci, sambuchella, piantaggine, e numerose altre erbe.
Ma, onnivoro com'è, non mancano nella sua alimentazione componenti d'origine animale, sicché, oltre alle larve ed i bruchi degli insetti, fa ricorso anche a carogne d'animali e micromammiferi, uova e piccoli d'uccelli, rettili, ranocchi, pesci, chiocciole, anellidi.

I cinghiali sono attivi prevalentemente nelle ore notturne, come del resto la maggior parte dei selvatici, e si spostano a partire dal crepuscolo, in genere movendosi contro vento o in direzione obliqua e questo per far in modo di poter avere lo sviluppatissimo odorato sempre nelle migliori condizioni per avvertire il pericolo.

Durante il giorno e specialmente nelle stagioni calde, amano riposare a lungo nei covi, e qui, se si tratta di femmine e di giovani, si dispongono a contatto stretto, parallelamente l'uno all'altro, effettuando spesso una "pulizia sociale" con il grifo, la lingua e massaggiando con il disco dell'estremità del muso, il corpo del compagno.

Il cinghiale dunque è una realtà nel patrimonio faunistico delle Valli del Natisone ed è per questo che, nel pensare alla sua forza, al suo significato, alla sua prorompente vitalità biologica, al suo valore cinegetico, è da considerarsi come una di quelle ricchezze non sfruttate, 6 sfruttate male, che il nostro ricchissimo (in senso faunistico) paese potrebbe fare oggetto di una più attenta gestione.

Piero Iussig

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