Don Alberto Cimbaro
Lunedì 25 novembre è deceduto nell’ospedale di Udine don Alberto Cimbaro, da oltre un anno afflitto da una grave malattia.
Don Alberto ha dedicato gran parte della sua vita sacerdotale alle comunità delle valli del Natisone, dove ha lasciato una grande testimonianza di fede, di preghiera e di carità cristiana.
Nato a Ciseriis di Tarcento il 21 dicembre 1919, don Alberto Cimbaro è ordinato sacerdote il luglio 1943 nel periodo più critico della seconda guerra mondiale.
Dopo l’ordinazione è stato dieci anni cappellano a Savorgnano del Torre, poi due anni a San Leonardo, dove ha collaborato con il parroco, don Angelo Cracina.
Nel 1955 è nominato vicario e in seguito parroco di Erbezzo dove si è fermato fino al 1960 quando viene è trasferito a Leoneriacco. Lunedì 25 novembre è deceduto nell’ospedale di Udine don Alberto Cimbaro, da oltre un anno afflitto da una grave malattia.
Don Alberto ha dedicato gran parte della sua vita sacerdotale alle comunità delle valli .
Ma per il suo animo generoso questa è una sistemazione troppo «comoda» così insiste presso arcivescovo, mons. Giuseppe Zaffonato, di essere mandato in missione nella diocesi di San Martin (Buenos Aires).
Laggiù lavora con grande entusiasmo e senza risparmio di energie. Avvicina gli emigranti friulani e sloveni e con loro dà inizio alla costruzione del santuario della Madonna di Castelmonte, che è
diventato il punto di riferimento per tutti i nostri emigranti.
Nel 1968 torna in diocesi e dopo un anno di servizio come cappellano a Sedilis, viene nominato parroco di Antro e di Lasiz.
Con la sua azione pastorale, seppure di stampo tradizionale, don Alberto è attento e presente
nella vita delle numerose comunità paesane, segue personalmente i bambini che si preparano alla prima comunione e alla cresima; mantiene con scrupolo
i servizi religiosi nelle frazioni; ogni mese visita gli neziani e gli ammalati e porta loro il sostegno
e il conforto dei sacramenti.
Estremamente rigoroso con se stesso, è vissuto poveramente e non ha mai mandato a mani vuote quanti gli chiedevano aiuto.
Don Alberto ha lavorato molto anche materialmente, prima di tutto nella grotta a San Giovanni, che era diventata una sua costante preoccupazione, e poi, dopo il terremoto, per la ristrutturazione della chiesa parrocchiale di Antro e delle canoniche di Lasiz e Antro. Si è interessato anche alla sistemazione delle chiese frazionali ma la malattia non gli ha permesso di portare a compimento l’opera.
Ha lasciato Antro a malincuore ed anche lungo il calvario tra un ricovero all’ospedale e l’altro ha continuato a pregare e a interessarsi dei suoi parrocchiani.
Lo scorso mese di settembre, per la festa della Madonna della salute, era tornato tra la sua gente, che lo ha ringraziato per il bene ricevuto in questi 21 anni.
La notizia della sua morte ha colpito profondamente tutti i paesi della zona di Pulfero e in occasione dei funerali tanta nostra gente ha gremito il duomo di Tarcento per dare l’ultimo saluto al parroco.
Presenti numerosi sacerdoti, in particolare delle foranie di San Pietro e di Tarcento, il vescovo mons. Emilio Rizzoni, ha presieduto la concelebrazione l’arcivescovo di Udine, mons. Alfredo Battisti, che all’omelia ha delineato la figura di don Alberto che aveva «un esemplare spirito di fede e tanta bontà». Era una persona «timida, mite, con qualche incertezza ma delicata di coscienza».
L’arcivescovo, commentando la parabola delle vergini stolte, ha detto che per il cristiano, che è figlio della luce, la morte anche se arriva improvvisa non è imprevista, perché è sempre pronto a rispondere alla chiamata del Signore come lo è stato don Alberto.
Naj u miru počiva an Buog naj mu povarne use dobro, ki ga je naredu našim ljuden.
DOM 1991