VALENTINO ZACCARIA SIMONITTI
Architetto ed intellettuale di confine
Valentino Zaccaria Simonitti (1918 - 1989)
, architetto ed intellettuale di confine, nacque a Vernasso (San Pietro al Natisone), dove il padre Giovanni Battista di Sanguarzo possedeva un piccolo mulino.
Il ceppo paterno, originario di Biljana nei Collio Goriziano, si era diffuso in vari rami nella Slovenia fino ad arrivare in Val Natisone.
Bambino di 8 anni Valentino perse lavambraccio destro sotto gli ingranaggi del mulino di famiglia; la grave mutilazione tuttavia non gli impedì di sviluppare una notevole abilitá nel disegno.
Con una forza di volontá non comune dopo le scuole elementari proseguì gli studi:
conseguì da privatista la licenza media facendo contemporaneamente il mugnaio in seguito alla morte prematura del padre,
frequentò il
Liceo Artistico
a Genova e la facoltà di
Architettura
a Venezia.
Nello stesso tempo, morta anche la madre lasciando orfani cinque figli, insegnava Disegno e Storia dell'Arte a Tarcento e a San Pietro al Natisone.
Dopo la laurea lasciò l'insegnamento ed aprì il proprio studio di architetto prima a San Pietro e poi a Udine.
La sua professione
Fin dall'inizio
visse la sua professione con una vera passione
; proponeva un'architettura fortemente radicata nel paesaggio, seguendo l'indirizzo della scuola organica di Wright, da lui scoperto giá sul principio degli anni 40.
Nel primo periodo della sua attivitá professionale progettò soprattutto viillette unifamiliari.
Predilesse l’uso di materiali naturali come la petra fluviale ed il legno ed in seguito adottò anche l’uso dei mattoni a vista.
Amava creare spazi abitativi all'esterno della casa, quasi fossero un prolungamento della stessa.
Nel campo dell'architettura realizzò anche:
1. Complessi alberghieri a Grado e nel Gargano (1961 ‚in collaborazione con l’arch. D’Olivo);
2. La Scuola Media di San Pietro al Natisone (1963);
3. Complessi per Case Popolari a Cividale del Friuli (1968);
4. Centri per residenza e assistenza per anziani a Tricesimo e a Udine
(1980- 1985);
6. l'Istituto Geriatrico di Udine (1986, in collaborazione);
7. la Ricostruzione di un quartiere della Città storica di Venzone (1987);
8. Restauro antisismico di varie chiese parrocchiali o ambientali della Slavia Friulana e del Friuli
1987).
Dopo il ‘70 si dedicò maggiormente all’urbanistica e alla progettazione ambientale: operò nell’equipe di esperti che formò la prima stesura del Piano Urbanistico della Regione Friuli-Venezia Giulia (1970) e svolse i seguenti incarichi:
1. Piani Regolatori dei Comuni di Gemona, Osoppo, Buia e di numerosi altri Comuni in Friuli (1970-
1972),
2. Piano Parlicolareggiato dell’area dei laghi dí Fusine (1977);
3. Piano di Ricostruzione di Taipana dopo il sisma del 1976 (1978);
4. vari piani dí tutela ambientale e di valorizzazione turistica (Matajur, Monte Quargnan, Colle di
Osoppo, Risorgive friulane, Parco Faunistico di Pagnacco) dal 1970 al 1973;
5. Piani per Edilizia Popolare a Gemona e Osoppo.
Fu eletto per due mandati presidente del'Ordine degli Architetti, fu consigliere comunale a San Pietro al Natisone, consulente tecnico presso i tribunali di Pordenone e Tolmezzo, membro di diverse commissioni tecniche della Regione Fnuli-Venezia Giulia.
I suoi interessi
l suoi interessi furono vanri, come risulta evidente dalla sua biblioteca personale (Architettura, Arte, Urbanistica, Storia, Filosofia, Pedagogia, Letteratura, Economia, Scienze, Sociologia, Ecologia, Friuli, Slovenia, Benecia etc.) e díversi i problemi che lo assorbivano.
In primo piano quelo che riguardava la sua terra, la Benecia o Slavia Friulana:
sosteneva la sua peculiarità etnica e linguistica, le indicava vie nuove per una rinascita culturale ed economica e si adoperava per il suo riconoscimento.
Collaborò a tale scopo alla stesura della
Listina o pravicah Slovencev Videmske pokrajine
(Carta dei diritti degli Sloveni della Provincia di Udine) che fu approvata dalle rappresentanze di tutta ia provincia a San Pietro al Natisone il 15 settembre 1977.
E' signiflcativo il fatto che la sua tesi di laurea (1958) riguardasse il restauro della Grotta-chiesa di San Giovanni d’Antro a Pulfero (Landarska jama), realizzata nel 1477 dal maestro Andrej di Škofja Loka.
“Era la prima volta” sono parole di Simonitti “che nell’ambiente accademico italiano si veníva a conoscenza della Slovenska podeželska gotika” cioé del gotico provinciale sloveno.
Il restauro fu poi realizzato circa dieci anni dopo, ma non completamente.
Singolare é anche il fatto che svolse studi ed esperienze per riportare in uso nelle abitazioni la tradizionale peč slovena, da tempo scomparsa nella Slavia Friulana, sostituita dal Fogolar.
Operatore Culturale
Come operatore culturale curò mostre sulla Slavia Friulana a Lubiana e
Trieste e svolse studi sulla realtà benecjana. I suoi contributi furono pub-
blicati nell’Enciciopedia della Regíone Fnuli-Venezia Giulia (vol. 1970) e
nelle seguenti opere:
- “Slovenska Skupnost v Beneški Sloveniji” (Zbirka Nediža 1 - 1974);
- “Nimis ed il suo ambiente” (Centro Studi I. Nievo - 1985);
- "Tarcento e la sua montagna" (Centro Studi I. Nievo 1986).
Suoi articoli comparvero nei seguenti periodici e quotidiani:
Naši Razgledi, Realtà Friulana, Novi Matajur, il Territorio, Primorski Dnevnik, Delo e altri ancora.
Tra gli esponenti deli’architettura contemporanea oltre a Wright apprezzava Aalto, Le Corbusier Otto Wagner, Max Fabiani, Pleàčnik e Ravnikar che incontrò spesso a Lubiana e in Benecia.
Nel 1976 durante il terremoto Simonitti dette prova del più generoso impegno e della più sofferta partecipazione. Reagendo al disorientamento, anche legislativo, che seguì a quel evento, fu proprio lui a promuovere i contatti con i tecnici sloveni dell'Istituto Z.R.M.K. di Lubiana che, dopo i disastrosi terremoti di Skopie e di Bania Luka, avevano già sperimentato le ormai ben note iniezioni di malta cementizia nelle murature per rendere le case antisismiche.
Purtroppo nellurgenza del momento imperversarono le demolizioni, che cancellarono edifici di pregevole struttura e valore storico; ciò si verificò anche nella Slavia Friulana, dove venne quasi rasa al suolo Azzida, il più originale insediamento sloveno dell'area.
L'architetto si oppose fermamente alle demolizioni facili; seguirono convegni e seminari che portarono alla collaborazione attiva dei tecnici sloveni nei luoghi terremotati.
Su questa esperienza Simonitti stese una relazione pubblicata negli atti del Simpozij o sociogospodarskih in prostorskih problemih Slovencev v ltaliji, organizzato dallo Slovenski Raziskovalni Institut - SLORJ a Trieste dal 27 al 29 gennaio 1977.
Sull’argomento apparvero anche articoli pubblicati in quel periodo sulle nviste “Il Punto’, ‘L’architetto’, ‘Ricostruzione”.
Simonitti amava farsi
promotore di iniziative
che fossero d’interesse collettivo.
Nel ‘51 fondò il penodico “Paesi tuoi” che contò molti abbonati soprattutto tra i Benecjani residenti all'estero.
Sempre nel dopoguerra espenmentò una scuola serale gratuita.
Nell’89 propose la Mostra degli Sloveni della provincia di Udine da tenersi nel capoluogo.
Ebbe successo la scuola serale con la quale Simonitti intendeva venire incontro alle esigenze di molti giovani valligiani che, emigrando in Belgio, Svizzera, Lussemburgo in possesso del solo titolo di quinta elementare, mal tolleravano di essere poco considerati e non qualificati nei posti di lavoro.
Fu una scuola per cosi dire alla “De Amicis”.
I frequentanti, due o tre scelti a turno, portavano ognuno un pezzo di legno, riattivavano la stufa quasi spenta nell’auia dell’Istituto Magistrale concessa in uso e, divisi in gruppi, dalle nove di sera alla mezzanotte apprendevano sotto la guida di Simonitti nozioni fondamentali di materie scientifiche e disegno tecnico.
Una collega li intratteneva in italiano e in inglese.
A fine d’anno Simonitti presentò al Proweditore agli Studi di Udine, dott. Tortorici, una relazione comprovante l’esigenza di istituire a San Pietro al Natisone una scuola postelementare.
Cosi sorse il primo nucleo della Scuola Professionale di Stato che attualmente, ingrandita, ospita la Scuola Bilingue.
L'insegnamento
E' necessario dire che Simonitti non si distaccò mai dall’insegnamento.
Era ormai un architetto affermato quando predisponeva itinerarii culturali come guida a gruppi di intellettuali sloveni o ad iscritti a società culturali italiane, intratteneva i bambini nei soggiorni estivi “Mlada Brieza”, teneva conferenze dietro invito in alcune scuole udinesi.
Ë verosimile che l'insegnamento o gratificasse più dell'architettura che, nonostante le soddisfazioni, risultava talvolta deludente, soggetta com'era ad ostacoli imprevisti, a sospensioni nei lavori, a lungaggini burocratiche, a interferenze politiche.
A queste difficoltà si aggiungeva un suo personale stato danimo, volto costantemente alla ricerca di una perfezione che gli sfuggiva per la continua e severa autocritica.
E innegabile che lasciò una traccia profonda nei suoi allievi con molti dei quali mantenne rapporti di amicizia e collaborazione.
Lo apprezzavano per l’originalitá delle idee, la cordialitá, la disponibilità e il piacevole umorismo.
Qualcuno ricorderà un episodio avvenuto alla fine dell’anno scolastico dopo la consegna della pagella in una classe delle Magistrali; il professore di disegno si congedò così:
“Dobbiamo congra-ularci con i benemeriti perchè contribuiscono a tenere alto il buon nome del’Istituto, ma dobbiamo anche ricordarci degli altri, i non promossi, perché senza di loro come si sarebbero distinti i primi?”
I rimandati e i bocciati si dichiararono contenti:
“E la prima volta” dissero’ che qualcuno si ricorda di noi”.
Verso la fine deila carriera Simonitti si era iscritto nell’elenco dei collaudatori per opere edili.
Intendeva diminuire la progettazione per dedicarsi ai problemi della Benecia, per riordinare i suoi scritti e attuare la già accennata Mostra degli Sloveni della provincia di Udine, più documentata storicamente e culturalmente di quella tenutasi a Lubiana nell’86, che aveva peratro riscosso molti consensi.
Ma incontrò difficoltà sia per il reperimento della sede adatta sia per divergenze sorte all'interno del gruppo dei collaboratori.
Si giunse solo dopo riunioni e discussioni ad un abbozzo di programma, poi tutto sembrò arenarsi.
L’ultima occasione confortante per lui fu quando, invitato dal circolo culturale Arpit, tenne un’appassionata conferenza ad Antro in occasione della festa di S. Giovanni.
Era il 23 giugno 1989, due mesi prima che morisse.
da “Galleria Valentino Z. Simonitti"