L'Austria

Chiesa di Sant'Antonio a Merso di Sopra
Chiesa di Sant'Antonio a Merso di Sopra
La dominazione austriaca sarà ricordata soprattutto per la soppressione di tutte le autonomie della Slavia

Soppressione definitiva delle autonomie della Slavia

Le istituzioni autonome della Slavia vennero soppresse definitivamente con la costituzione del Regno LombardoVeneto, nel 1814, di cui fece parte la provincia di Udine.
Ci fu tuttavia un progetto, anzi un decreto imperiale del 3 agosto 1816, che disponeva l’istituzione del nuovo Regno dell’Illiria in cui dovevano essere inclusi il goriziano, il distretto di Gradisca e quello di Cividale con la Schiavonia.
Nonostante il decreto, il progetto non venne mai attuato ed il confine rimase quello del 1814.

San Pietro degli Slavi divenne capoluogo dell’omonimo distretto della provincia.
A capo del distretto, che rimase ripartito negli otto comuni istituiti dai francesi, venne posto un imperial regio commissario, con sede a San Pietro.
I1 commissario presiedeva i consigli comunali ed autorizzava solo le spese proporzionate al patrimonio comunale.

Scomparvero formalmente ed in via definitiva le vicinie, gli arenghi e le banche, sostituite dalle nuove istituzioni regolate burocraticamente secondo un modello uniforme.
Nonostante la loro abolizione formale le vicinie ebbero, soprattutto in montagna, qualche sussulto di vitalità.
Proibite nel 1833, trovarono modo di sopravvivere come assemblee dei capifamiglia fino al 1850, anno della divisione dei fondi comunali.
L’istituto delle assemblee dei capifamiglia ebbe modo di funzionare in certe situazioni fino in epoca moderna.
Carlo Podrecca, eminente personalità di famiglia sam­pietrina, vide la lastra di San Pietro, abbandonata a se stessa, nel 1884.

L’amministrazione della giustizia venne centralizzata alla pretura di Cividale, con appello a Venezia.
Essa venne esercitata tuttavia con un certo buon senso e senza eccessi burocratici.
La pretura di Cividale disponeva di persone che conoscevano lo sloveno e assicurava le procedure senza che vi fosse bisogno di interprete; cosa che si rese invece necessaria poi con 1’amministrazione italiana.

Casi di renitenza alla leva

Malvista naturalmente la leva militare che toglieva braccia al lavoro nei campi per lunghi periodi.
Questo causò numerosi casi di renitenza.
Nonostante che l’amministrazione austriaca venga considerata fra le più oculate e perfino moderna, gli abitanti delle convalli del Natisone, che per mille anni erano vissuti da uomini liberi e come tali rispettati, ora si sentirono ridotti alla condizione di sudditi.
E non fu questa l’unica causa di avversione verso l’Austria.

Venti di libertà

Vennero infatti gli anni in cui cominciò a soffiare più forte, in Italia ed in Europa, il vento della libertá.
L’idea della rivoluzione nazionale cresceva nelle cittá italiane e andava traducendosi in movimento politico ed insurrezionale.
Questo ebbe un momento entusia­stico quando Pio IX benedi l’Italia e l’Impero Austro­Ungarico venne scosso dalle manifestazioni e dalle sommosse nazionali in diversi centri vitali, fra cui Mi­lano e Venezia.
Insorse anche Udine.
Era il 1848.

La guardia civica del San Martino e Francesco Podrecca

I1 movimento toccò anche la Slavia, dove si costitui una guardia civica armata di cui fu capo il generale Francesco Podrecca, di San Pietro.
Gli insorti della guardia civica eressero barricate sulla strada del Pulfero e impedirono ad un forte reparto austriaco di accedere alla valle del Natisone.
Esso preferi prendere la via dei monti e fortificarsi sul monte San Martino, dove si verificarono anche degli scontri con bande di insorti dei paesi vicini.

Gli insorti deposero le armi solo quando, con la caduta delle città, non ci fu più nulla da fare.
La bandiera bianca, rossa e verde della rivoluzione nazionale venne nascosta e custodita a Pulfero.
Le persone più compromesse presero la via dell’esilio in Piemonte, dove cautamente la monarchia dei Savoia si apprestava ad innalzare la bandiera dell’unificazione italiana.

Abolizione della Kamunje

I1 periodo della dominazione austriaca non può, come abbiamo detto, essere dipinto tutto di nero.
Nel 1839 1’Austria emise una risoluzione sovrana che prevedeva l’abolizione dei terreni comunali, detti comugne (in sloveno kamunje ).
Nel 1848 la risoluzione venne sanzionata e venne ordinata ai comuni la divisione di quei terreni.
Circa i criteri di suddivisione ven­nero sentite le amministrazioni comunali.
Esse formarono i lotti tra il 1848 ed iI 1849 e li posero al­l’asta negli anni successivi.

D’altra parte le comugne erano diventate oggetto di interminabili contestazioni fra confinanti.

In un settore del tutto diverso, nel periodo austriaco vennero portate avanti ricerche minerarie, quali quella del mercurio a Cisgne ed Altana (San Leonardo) e a Stupizza (Pulfero).
Alla conclusione dell’amministrazione austriaca, nel 1866, si fecero dei saggi di una miniera d’oro sul Matajur, ma parve poca cosa ed i saggi non ebbero seguito.
Vennero anche estratti campioni di minerale di ferro, cioè di pirite.

Cave di pietra piasentina

La cava di Tarpezzo
La cava di Tarpezzo
Ad Azzida, Ponteacco, Clenia, Tarpezzo, Savogna e Osgnetto vennero aperte cave di pietra piasentina.
Essa venne esportata fino a Vienna e Budapest.


Anche cave di marna per la produzione del cemento
La cava di Ponteacco
La cava di Ponteacco


Le fornaci

Ebbe sviluppo anche l’industria dei laterizi, che ebbe particolare incremento in seguito all’incendio di Cepletischis nel 1868, due anni dopo l’annessione all’Italia.
Cepletischis - nel 1868 fu completamente distrutto da un incendio
Cepletischis - nel 1868 fu completamente distrutto da un incendio
Gran parte dei tetti delle case d’allora in montagna erano in paglia e gli incendi erano frequenti: allora si pro­cedette alla loro sostituzione con tegole.
Cemur - una delle tanti fornaci sorte nell'800
Cemur - una delle tanti fornaci sorte nell'800
Sorsero cinque fornaci nel comune di San Pietro, quattro a San Leonardo, una a Stregna ed una a Grimacco.

Artigianato locale

Fiorente era anche l’artigianato, in particolare di og­getti ed attrezzi di legno e vimini, prodotti che, insieme alla frutta ed alle castagne, rifornivano la fiera di San Pietro e il mercato di Cividale.


Commercio ambulante

Un’attività del tutto particolare era il commercio ambulante con l’estero. I1 fenomeno del guziranje si estese soprattutto verso i paesi dell’est: in Boemia, in Croazia, in Ungheria e perfino in Turchia ed in Russia.
Talvolta il commercio ambulante si concludeva con l’emigrazione definitiva; ma di regola, come nei tempi passati, la data del rientro era quella della fiera di San Pietro, dove venivano tutti. A1 censimento del 1871 gli abitanti risultarono 14.051; 2.800 quelli di San Pietro.

L'istruzione

L’Austria conformò le poche scuole locali, spesso affidate a sacerdoti, a quelle del LombardoVeneto.
Per i ragazzi delle famiglie più agiate ci fu una mag­giore opportunità di studio a Cividale, con la possibilità di proseguire presso il seminario di Udine oppure all’Università di Padova.
Si formò un buon gruppo di studiosi e la predisposizione dei giovani della Sla­via allo studio delle lingue, unita alla basilare cono­scenza dello sloveno, favori l’accesso anche ad uffici e scuole nel litorale e nella Slovenia austriaca.
Paolo Petricig
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