La cappella sul Matajur
Il Matajur è spesso chiamato dagli anziani monte "kalona". Perchè? La capella al Redentore sulla cima era alta 20 metri e proprio a forma di colonna, come evidenzia chiaramente la foto.
A 30 anni dalla ricostruzione della cappella dedicata al Redentore
I1 2 settembre scorso sono trascorsi esattamente 30 anni dalla ricostruzione della cappella dedicata a Cristo Redentore sul monte Matajur.
La cappella è stata costruita sulle macerie del monumento al Redentore innalzato nel 1901 e inaugurato il 10 settembre dello stesso anno.
I1 monumento era uno dei 19 monumenti costruiti in tutte le regioni italiane per ricordare i diciannove secoli della Redenzione.
Il monumento sul Matajur è stato progettato dall'ing. Nobile Paciani e rappresentava iI Veneto e il Friuli.
Da notare che molti dei monumenti citati, costruiti su alte montagne, sono stati danneggiati o distrutti dai fulmini e dalle intemperie e, successivamente, ricostruiti.
Nel novembre dello scorso anno è stato pubblicato un volume che descrive in maniera minuziosa, avvalendosi di una ricca documentazione, la storia del monumento costruito in Piemonte sulla cima del Mombarone (m. 2372) e 1a sua successiva ricostruzione portata a termine nel 1991.
(Margherita Barsimi Sala, Mombarone - La ricostruzione del monumento aI Redentore, Ivrea, 1991, pagg. 160)
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L'idea del monumento al Redentore
L'idea di rendere omaggio al Redentore, all'inizio del 1900, era stata lanciata i1 5.9.1896 durante il XIV. Congresso cattolico italiano radunato in Fiesole (Fi).
Un comitato, formato ad hoc, decise la costruzione di 19 monumenti (il ventesimo fu convocato in Vaticano) su altrettanti monti sparsi nelle diverse regioni italiane e 1'8.7.1899 spedì ai vari corrispondenti diocesani una circolare per istruirli sui tempi e sulle modalità d'intervento per portare a termine l'impresa.
La maggior parte dei monumenti fu inaugurata nei 1901, altri nel 1902 e alcuni perfino nei 1904 mentre quattro non furono mai realizzati per difficoltà varie.
Il volume citato riporta di tutti i monumenti realizzati una breve cronistoria e descrive 1a loro attuale sistemazione (con annesse fotografie).
Del monumento sul Matajur, inaugurato nel 1901, si dice tra l'altro che "sul frontespizio della cappella, una dedica in Lingua slovena, "Brezmadežni" (all'Immacolata), ricordava chiaramente a quale realtà etnico-linguistica appartenevano (nel 1901) le popolazioni del Natisone".
Il numero Unico
Cogliamo l'occasione di questo anniversario e della pubblicazione di Margherita Barsini Sala per fornire alcune notizie sul monumento a Cristo Redentore eretto nel 1901.
Nel "numero unico" pubblicato in occasione della sua inaugurazione, esso viene cosi descritto:
"E' una gigantesca mole che si eleva a 20 metri dal suolo, formata da blocchi di pietra calcarea lavorata, scavata nel sottosuolo del monte.
La sua forma è quadrangolare piramidale.
All'ingiro della base percorre 1a cappella a volta reale in pietra massiccia.
La piramide, circa alla metà, è perforata in forma di croce con pietra sestata, e nel vano si erige 1a croce commemorativa, in ferro battuto.
Sulla lapide in nero fino del Belgio sta inciso il motto: Cristo Salvatori -Restitutae per Ipsum salutis -Anno MCMI - Veneti - Leo XIII.
I1 disegno è opera dell'ing. nobile Paciani da Cividale.
La costruzione principale fu condotta a termine nel breve spazio di due mesi, da una squadra di 50 operai sotto l'abile direzione dell'impresario Giovanni Specogna da Loch - Pulfero.
Il buon esito dell'impresa si deve pure all'infaticabile sacerdote, don Luigi Blasuttig, anima di quelle buone slave popolazioni.
Il costo del monumento supera le lire 20 mila".
Il "numero unico" contiene anche uno scritto in cui mons. Ivan Trinko fornisce un'ampia descrizione del Matajur con interessanti notizie di carattere storico, naturalistico, paesaggistico e turistico.
La posa della prima pietra del monumento a Cristo Redentore avvenne il 29 luglio e 1a benedizione fu impartita da mons.
Pietro Dell'Oste, parroco della Beata Vergine delle Grazie di Udine, delegato dall'allora arcivescovo di Udine, mons. Zamburlini, a rappresentarlo in questa solenne occasione.
Nella prima pietra furono riposte medaglie di papa Leone XIII, del re d'Italia Vittorio Emanuele III con altre monete e medaglie commemorative.
La pergamena fu sottoscritta, oltre che da mons. Dell'Oste, dal progettista Paciani e dall'impresario Specogna, anche da alcuni sacerdoti che prestavano servizio nelle valli del Natisone:
don Luigi Blasuttig,
don Valentino Domenis,
don Antonio Clemencig,
don Pietro Cernota,
don Giuseppe Cormons,
don Antonio Visintin,
don Giuseppe Manzini,
don Eugenio Quarina,
don Michele Zabrieszach,
don Eugenio Dorbolò.
Nel breve periodo di due mesi la costruzione del monumento fu portata a termine e, come ricordato, il 9 settembre fu benedetto dall'arciprete di Cividale, mons. Valentino Liva.
Le vicende della "kalona"
La bella costruzione, chiamata dai nostri vecchi "kalona", ebbe vita breve.
Nel 1915 venne semidistrutta da un fulmine e in seguito subì le conseguenze dei combattimenti - qui particolarmente violenti - durante 1a ritirata di Caporetto.
Le belle pietre squadrate furono poi usate dagli abitanti di Mersino per la costruzione di alcune malghe.
Ciò che rimaneva della cappella nel luglio del 1958
Si dovette attendere il 1957 per dare avvio alle pratiche per la nuova cappella su iniziativa del parroco locale, don Pasquale Guion, e della sezione Cai di Cividale.
Complessivamente i contributi raccolti ammontarono a 1.400.000 lire.
G.B.Z.
Realizzazione della pagina e foto di Nino Specogna