Due secoli di cronaca nera
Don Božo Zuanella ha fatto un grande lavoro di ricerca nei “Libri mortuorum” delle parrocchie di S. Pietro e S. Leonardo, mettendo in evidenza gli episodi tragici accaduti nella Valli del Natisone dal 1640 al 1840.
Il lavoro è stato pubblicato su DOM nell'anno 1995.
Le fonti
I libri dei battesimi, dei matrimoni e dei morti, conservati negli archivi parrocchiali di San Pietro al Natisone e di San Leonardo, costituiscono una ricca fonte di notizie, una vera miniera di informazioni anche se agli occhi del profano sembrano soltanto degli aridi elenchi di date e di nomi dai quali è difficile trarre qualcosa di utile.
E invece basta saperli leggere con attenzione e cercare con pazienza per scoprire nuove e interessanti pagine di storia.
Le ricerche d’archivio sono noiose e comportano una notevole perdita di tempo, ma sono assolutamente necessarie se vogliamo aggiungere qualcosa di nuovo alla storia che già conosciamo.
Io sto utilizzando da anni questi libri per le mie ricerche sui nostri cognomi e toponimi, ma anche su aspetti inediti della nostra storia locale.
Cfr., ad esempio, La Schiavonia Veneta, ottimo rifugio per disertori e renitenti alla leva, Dom 1989 (n0 10) ― 1990 (n022).
Con questa puntata inizio una serie di articoli dedicati alle morti violente ed accidentali avvenute sul territorio delle antiche parrocchie di S. Pietro e di S. Leonardo nell’arco di circa 200 anni (1640― 1840).
Si tratta di casi e di fatti tragici che devono essere letti ed inquadrati anche nel contesto sociale ed economico di quel tempo.
Essi, come vedremo, sono infatti molte volte collegati coi lavori e con le occupazioni tradizionali della nostra gente e quindi, pur esendo considerati episodi di cronaca nera, rientrano nel vasto campo della storia locale.
La documentazione, tutta inedita, relativa alle valli del Natisone e di Savogna è stata ricavata dai seguenti libri dei morti (Libri mortuorum) della parrocchia di S. Pietro (da qui in avanti MP):
Liber 1. Ab anno 1669―1688
(Da notare che un primo, breve elenco dei morti ― dal 1636 al 1647 ― è contenuto nel Liber 3. baptizatorum ab anno 1635 ―1648 /otto pagine in tutto/),
Liber 2. ab anno 1688 ― 1702,
Liber 3. ab anno 1702 ― 1733,
Liber 4. ab anno 1719 ― 1736
(contiene l’elenco dei morti che sono stati sepolti nel cimitero di Antro),
Liber 5. ab anno 1733 ―1754 (Nel 13. Liber baptizatorum c’è un elenco dei morti che sono stati sepolti nel cimitero di Antro dal 1737 al 1748),
Liber 6. ab anno 1749 ― 1751 (contiene l’elenco dei morti sepolti nel cimitero di Antro),
Liber 7. ab anno 1754 ― 1772,
Liber 8. ab anno 1772 ― 1788,
Liber 9. ab anno 1789 ― 1803,
Liber 10. ab anno 1803 ― 1817,
Liber 11. ab anno 1818― 1844.
La documentazione, relativa alle valli di San Leonardo e anch’essa inedita
(dall’indagine è escluso il territorio di Drenchia che fino al 1784 faceva parte della parrocchia di Volče / Volzana presso Tolmino)
è stata desunta dai seguenti libri dei morti della parrocchia di S. Leonardo (da qui in avanti ML):
Liber 1. mortuorum ab anno 1639 ― 1667
(Da notare che i libri contenenti l’elenco dei morti relativi agli anni 1668 ― 1713 non sono disponibili in quanto persi o distrutti già molto tempo fa. Si tratta di una lacuna di ben 46 anni!),
Liber 2. ab anno 1714 ―1749,
Liber 3. ab anno 1749― 1770,
Liber 4. ab anno 1770 ―1788,
Liber 5. ab anno 1788 ―1804,
Liber 6. ab anno 1804 ―1822,
Liber 7. ab anno 1822 ―1837,
Liber 8. ab anno 1791 ―1837
(In questo libro sono annotati i morti di Topolò e Liessa),
copia di un piccolo Liber mortuorum di Castelmonte che contiene un elenco dei morti relativo
agli anni 1712― 1785.
Una parte del Santuario di Castelmonte e alcuni paesetti vicini facevano parte infatti della parrocchia di San Leonardo.
Anticamente i morti venivano sepolti soltanto nei cimiteri parrocchiali di San Pietro (costruito in località Podvini) e di san Leonardo (presso la chiesa parrocchiale).
Allora i morti venivano portati a san Pietro anche dalle più lontane frazioni (Montefosca, Montemaggiore, Mersino, Tercimonte) e la testimonianza di quei lunghi e faticosi funerali si è conservata nel microtoponimo Martvàška uodà (= sorgente dei morti).
Presso quelle sorgenti i portatori sostavano per bere l’acqua e per riposare.
Queste sorgenti si trovano, ad esempio, tra Pechinie e Rodda, tra Gabrovizza e Blasin ma anche tra Luico e Caporetto, tra Drenchia e Volzana
(Luico faceva parte della parrocchia di Caporetto.
Drenchia invece ― come già accennato ― della parrocchia di Volče.
Da notare che ambedue le località facevano parte, dal punto di vista politico amministrativo, della Repubblica di Venezia).
Solo più tardi sono stati costruiti, nelle zone più decentrate, alcuni cimiteri locali.
Già prima del 1669 ad Antro che serviva le comunità o cappellanie di Montefosca, Erbezzo, Lasiz e Antro,
attorno al 1750 a Montemaggiore,
verso il 1815 a Tercimonte,
alla fme del 1700 a Liessa, ecc.
A Vernasso, presso la chiesetta di San Bartolomeo, esisteva un cimitero costruito prima del 1669 e serviva le comunità di Oculis e Vernasso.
Ho deciso di esporre gli episodi di cronaca nera non secondo un ordine cronologico ma in modo organico dividendoli per argomenti.
Faccio notare infine che le date riportate sui libri dei morti si riferiscono al giorno della sepoltura e non sempre è possibile determinare con sicurezza il giorno della morte, avvenuta di solito il giorno prima dei funerali.
Uccisione di persone da parte di animali
Inizio questo lungo «excursus» riguardante gli episodi di cronaca nera accaduti nelle valli del Natisone con l’uccisione di una decina di persone da parte di animali feroci, inferociti o rabbici.
«Mazzati dalli lupi»
Spetta ai lupi l’onore, si fa per dire, di aprire questa triste rassegna.
Essi, come si sa, sono i protagonisti di numerose favole e racconti popolari locali che indirettamente attestano la loro presenza, anche se lontana nel tempo, nelle nostre zone.
Anche la tradizione orale parla di lupi che attaccavano le pecore al pascolo e negli ovili (Masseris) o che venivano tenuti lontano dai cimiteri, dove cercavano i cadaveri, con l’accensione di fuochi notturni (Pegliano).
A Franzi, una minuscola borgata di Montemaggiore, si racconta che un lupo avrebbe rapito dalla culla un bambino del luogo (Škarbinove družine) e lo avrebbe trascinato fuori dal paese fino in località Pod križan. Qui sarebbe stato costretto ad abbandonare la preda perché inseguito dalla gente accorsa in aiuto del bambino. Questi, secondo una versione sarebbe morto, secondo un’altra sarebbe stato salvato.
Il racconto rispecchia purtroppo un tragico fatto realmente accaduto circa 350 anni fa proprio a Franzi e documentato dal più antico elenco dei morti della parrocchia di San Pietro (1635 ― 1648).
Nel luglio del 1646 è stata infatti uccisa dai lupi o dal lupo una certa Marina, figlia di Gašper Franzig del luogo (1).
Dai libri dei battesimi ho appurato che la bambina aveva poco più di 15 mesi essendo nata il 24.3.1645 (2).
Le pendici del monte Matajur erano allora certamente infestate dai lupi, se pensiamo che appena cinque mesi prima avevano ucciso Luca figlio di Macor Massera, un bambino di Masseris il quale aveva quasi sette anni (3).
Nel 1647 i lupi fanno un’altra vittima, questa volta probabilmente nella zona di Rodda (4). Il bambino ucciso (Biagio Domenis) aveva appena 4 anni e mezzo.
Nel 1600 numerosi animali pericolosi per l’uomo popolavano i folti boschi situati lungo la frontiera tra la Schiavonia Veneta e l’Impero. Lo si deduce anche da un Decreto, datato 21 ottobre 1670, del Provveditor di Cividale il quale concedeva il permesso alle guardie confinarie di portare con se gli archibugi lunghi non solo per difendere i confini ma anche per difendersi dagli animali feroci (5).
Come abbiamo visto, le vittime dei lupi erano di solito neonati o bambini piccoli, incapaci di difendersi.
Dopo il 1647 non ho trovato sui libri dei morti altri episodi mortali di questo genere, segno che da allora ai lupi è stata data una caccia spietata e pian piano sono stati tutti sterminati.
«Ab animali porcino occisa»
Vittima di un cinghiale o di un maiale domestico è stata nel 1688 una neonata di 13 mesi, Margaritta Domenisch di Rodda (probabilmente della frazione di Domenis).
La frase latina ab aliquo animali porcino occisa (=uccisa da un animale porcino), contenuta nell’atto di morte, dà adito ad ambedue le ipotesi (6).
«A furioso tauro occisa»
Nel 1706 un toro furioso ha ucciso a Costaperaria / Hlieva, una frazione montana di Vernasso da tempo abbandonata, la moglie di Gasparo Costaperaria, Agnese che aveva circa 30 anni.
L’atto di morte precisa che la donna non è spirata subito ma ha avuto il tempo di ricevere i sacramenti dei moribondi (7).
“A cane rabido morsa”
Due casi di morte provocato dal morso di cani rabbici vengono segnalati nella parrocchia di San Pietro e uno in quella di San Leonardo.
Nel 1693 muore all’età di circa 60 anni Maddalena, moglie di Bartolomeo Laser di Gabrovizza (8).
Sempre a Gabrovizza, ma nel 1735, muore all’età di circa 60 anni Elisabetta Vogrig (9),
mentre a Merso inferiore muore nel 1769, per lo stesso motivo, all’età di 34 anni, Gertrude moglie di Antonio Scuarzulin (10).
«Ab angue morsus»
Nel 1766 Ermacora Brocchiana di anni 60, in cammino da Lasiz a Rodda, fu morso da un serpente velenoso e spirò poco dopo (11).
Note
(l)Adì 12luglio 1646―Fu sepelitta Marina fi(lio)la di Gasper Franzig di Montemagior per esser stata mazzata dalli lupi (MP).
(2) 24 marzo 1645 ― Marina filia (Gasperi Francig de monte maiori et Lenna (...) Patrinus fuit Gasper Jereb et Gnesa Hosniza de monte maiori (Liber 3. Baptizatorum S. Petri ab anno 1635―1648).
(3) Adì 8. 7brio 1646 ― Luca fi(lio)lo di Macor Massera fu amazzato dal luppo (MP).
Luca era stato battezzato Addì 26. 8brio 1649. Era figlio di Machor Massera et di Chatarina. Padrino di battesimo fu un certo Steffano Tomasig, la madrina Vsbetta Martiniga di Coplatischis (Liber 3. Baptizatorum S. Petri ab anno 1635 ―1648).
(4) Adì 29 (Aprile) ― Fu portato alla sepoltura un puto qual hauea nome Biasio fi(lio)lo di Jacoli Domenis per esser stato mazzato dal lupo (MP).
Era stato battezzato il 2 febbraio del 1642 (il padrino proveniva da Costa, la madrina da Vemassino).
(5) «essequendo le Ducali dell’Ecc.mo Senato 11 settembre 1666 concedemo licenza a tutti quelli che s’impiegheranno nelle guardie ch’occorrono a’ confini, e per diffendersi d’Animali Feroci di poter portare l’Archibuggio lungho di giusta Misura nel solo però loro distretto e Temtorio»
(Cfr. Avv. Carlo Podrecca, Slavia Italiana, Cividale 1884, pag. 68).
(6) Die 13. 8bris 1688 ― Margaritta filia Adami Domenisch de Roda aetatis suae mensium 13 circiter ah aliquo animali porcino occisa (MP).
(7) Die 15 9bris 1706 ― Agnes uxor Caspari Costaperaria de Costaperana aetatis suae annonim 30 circiter a furioso tauro occisa supervivendo tamen sacramentis (MP).
(8) Die 8. 8bris 1693 ― Magdalena uxor Bartholomaei Laser de Gabrouiza annorum 60 circiter obijt in Domino propter morsu canis rabidi (MP).
Faccio notare che il cognome Laser, tipico di Gabrovizza, si è estinto alla fine del 1600 e al suo posto è subentrato il cognome Buchin come risulta da questo atto di matrimonio del 3 agosto 1694:
Valentinus filius qm. Blasij ,Buchin de sub Monte B V natus sed defacto habitans in villa Pegna (= Pechinie) si sposa con Vrsula filia qm. Clementis Laser de Gabrauizza (Libri dei matrimoni di S. Pietro).
(9)Die 29 Xbris 1735 ― Elisabeth filia q. Jacobi Vogrig de Gabrauiza obijt in domino cane rabioso morsu vulnerata annorum 60 cm~iter (MP).
(10) Die 12 Xbris 1769― Geltrudis uxor Antonij Scuarzulin de Merso inferiore annorum 34 circiter ante tres menses ah uno cane rabido morsa(ML).
(11) Die 30 Jumj 1766― Hermagoras Brochiana de Lasiz pergens Rottanì, in via ah angue morsus brevi ad extrema devenit (...) aetatis suae annorum 60 (MP).
Ut a temporalibus eruamur incendiis
Nei secoli passati il rischio d’incendio era molto elevato.
I tetti di paglia e le strutture lignee delle case rappresentavano una facile esca per il fuoco.
Da Istanza presentata li 17 marzo 1722 dai rappresentanti di Antro e Merso al Provveditore di Cividale ed esistente nel Municipio di S. Pietro, risulta che tutte le abitazioni della Schiavonia erano allora coperte di paglia (1).
Questa affermazione non deve essere presa alla lettera perché le fabbriche di laterizi erano in attività a Merso inferiore già alla fine del 1600 (2).
Esse però servivano una utenza limitata che risiedeva a fondo valle.
In montagna, invece, soltanto le chiese avevano la copertura di coppi mentre le abitazioni civili e i rustici coi tradizionali tetti di paglia hanno resistito praticamente fino alla seconda metà del secolo scorso (3).
Sui libri dei morti di S. Pietro e S. Leonardo sono annotati pochi incendi di case e di paesi, in pratica soltanto quelli che hanno provocato vittime umane, mentre da altre fonti sappiamo che gli incendi sono stati più numerosi (4).
A Franzi, una piccola borgata di Montemaggiore che ha preso il nome dal cognome tipico del luogo (Franz), si è conservato fino ad oggi il ricordo di un incendio ma la tradizione orale non menziona, stranamente, alcuna vittima. E invece in quell’incendio, scoppiato in una notte d’autunno del 1672 morirono ben tre persone:
Giuseppa, moglie di Lorenzo Franz e due creature di Urbano Franz.
Nell’ atto di morte, redatto dal parroco di S. Pietro, è scritto che la donna è stata letteralmente ridotta in cenere, così pure i bambini dei quali non è rimasta praticamente traccia (5).
Quell’incendio ha suscitato una enorme impressione tra gli abitanti del paese i quali sono corsi ai ripari premunendosi contro il rischio di nuovi incendi.
Innanzitutto hanno fatto il voto di andare ogni anno in pellegrinaggio nella chiesa parrocchiale di Tercimonte e di far celebrare una santa messa votiva sull’altare di S. Floriano che è il santo protettore contro gli incendi
(questo voto è stato onorato praticamente fino a pochi anni fa).
Poi, per prevenire concretamente gli incendi, hanno organizzato un servizio di vigilanza notturna che veniva svolto a turno dagli uomini del posto.
Questi venivano chiamati «Bòhtarji» (6) ed avevano il compito di girare di notte tra le case del paese per controllare la situazione e per dare l’allarme in caso d’incendio.
Ad ogni ora della notte essi avvisavano gli abitanti che «tutto era sotto controllo e che potevano continuare a dormire tranquilli» (7).
Questo servizio volontario antiincendio funzionava anche in altri paesi, soprattutto là dove si erano verificati grossi incendi, ad esempio a Cepletischis e a Masseris (qui i «Bòhtarji» hanno prestato servizio fin dopo la prima guerra mondiale) (8).
Anche a Masseris infatti è scoppiato nel 1775 un incendio che ha devastato almeno una parte del paese ed ha provocato la morte di Geltrude, una donna di 40 anni moglie di Canciano Cendou.
L’atto di morte specifica che la donna è morta nell’incendio del paese (in incendio ruris Masseris) (9).
Qui annoto di sfuggita anche l’incendio che nel 1868 ha distrutto il paese di Cepletischis nel quale morì una certa Maria Vogrig di 50 anni (Cédrove družine) (10).
Quello è stato l’ultimo grande incendio di un paese nelle valli del Natisone e l’ennesima disgrazia provocata dal fuoco ha consigliato la popolazione a sostituire i tetti di paglia coi tetti di tegola (11).
Note
(1) Avv. Carlo Podrecca, Slavia Italiana, Cividale 1884 pag. 93―94.
(2) Cfr. B. Zuanella, Origine del casato Faidutti di Scrutto, Dom, n.7―10, 1991.
(3) Un tempo ― scrive F. Musoni ― il maggior numero dei tetti erano coperti di paglia: oggi lo sono sempre meno (...). Tali tetti sono ancora abbastanza frequenti in quel di Drenchia dove è una relativamente copiosa produzione di frumento; rarissimi nelle parti più elevate di alcuni altri comuni, come: Savogna, Rodda, Platischis. (O. Marinelli, Guida delle Prealpi giulie, Udine 1912, pag. 174―175).
(4) In causa d’incendio (...) spesso furono abbruciati interi villaggi, come Cepletischis, Drenchia superiore, Lombai (O. Marinelli, Guida delle Prealpi giulie, pag. 175).
Nel 1851 bruciò anche il paese di Cosizza (cfr. Zgodnja Danica, 1852) e verso la metà del secolo scorso una parte del paese di Jevšček presso Luico (gli abitanti si recavano ogni anno il 4 maggio a Tercimonte dove facevano celebrare una santa messa votiva all’altare di S. Floriano.
La seconda messa votiva veniva celebrata per i fedeli provenienti da Franzi di Matajur).
(5) 26 8bris 1672 ― Josepha uxor Laurentij Franz de Monte maiori combusta est in domo et in cineres penitus reducta, item duae creaturae Urbani Franz eodem nocte in cineres reductae sunt ita ut nihil reliquarum remanserunt (MP).
(6) Anche «Uòhtarji». Voce dialettale slovena derivata dal sostantivo tedesco «Wachter» (= vigilante, guardiano).
(7) In sloveno: Ura je punoči (ali adnà, dvie, tr...); lepuo an mernuo spita, nie nič hudiega, use je u redu.
(8) Anche nelle zone contermini, ad esempio nella valle dell’Isonzo, esisteva un analogo servizio di vigilanza notturna.
Là i «Bòhtarji» venivano chiamati «(Čùjci» (= vigilanti).
Cfr. B. Zuanella, Priimki v občini Speter ― Zuiz / Čujc, Dom, n08, 1994).
(9) Die 24 Augusti 1775 ― Gertrudis uxor Canciani Cendou de Masseris obijt in Dòmino annorum 40 circiter combusta in incendio ruris Masseris (MP).
(10) 9 aprile 1868― Maria Vogrigh de Cepletischis n0 73 annorum 50 incendio consumpta obdormivit in Domino hodie hora 5 mane (MP).
(11) Dopo vari incendi e specialmente dopo quello del 1868 che abbruciò l’intero villaggio di Cepletischis, tutte le case si coprirono di tegole, si sviluppò l’industria delle fornaci per materiali da fabbrica, ed oggi se ne contano cinque nel comune di S. Pietro, cinque in quello di Savogna, quattro a S. Leonardo, una a Stregna ed una a Grimacco (Avv. Carlo Podrecca, Slavia Italiana, Cividale 1884, pag. 94).
Ancora morti per incendio
Gli incendi di singole case, ma anche il fuoco domestico, hanno provocato diverse vittime, tra le quali dobbiamo annoverare più di qualche bambino.
Nel 1692 muore uccisa dal fuoco Agnese Marchig di Savogna, una bambina di appena 15 mesi. L’atto di morte non specifica se è stata vittima di un incendio o se è morta cadendo sul fuoco della cucina (na ognji#če) (1).
Nell’incendio della propria abitazione è morta nel 1727 Orsola, moglie di Giorgio Scoda.
Aveva 40-anni ed abitava probabilmente a Tribil superiore (2).
Una orribile morte è toccata nel 1765 anche ad Andrea, figlio di Michele Pocovaz di Rodda.
I genitori erano andati presumibilmente a lavorare nei campi ed avevano lasciato in casa il figlioletto di tre anni e mezzo.
Prima di allontanarsi avevano chiuso la casa a chiave e questa circostanza ha probabilmente impedito di portare un tempestivo aiuto al bambino dopo che la casa aveva preso fuoco o dopo che il bambino era caduto sul fuoco della cucina(3).
Una sorte più o meno simile toccò sei mesi dopo, nel dicembre del 1765, a Giuseppe Manzin di Azzida, orfano di padre, che aveva appena due anni e tre mesi.
Lo sfortunato bambino cadde accidentalmente dalle braccia della madre sul fuoco e sull’acqua bollente che gli procurarono ustioni mortali (4).
Nel 1783 mori Stefano, figlio di Giorgio Bledigh di Oblizza.
Aveva circa quattro anni e fu ridotto in cenere dall’incendio della casa in cui viveva coi genitori (5).
Nell’agosto del 1795 è scoppiato un incendio nel mulino di Postregna provocando la morte di due donne del luogo.
La prima, Caterina Simaz (15 anni), è stata soffocata dalle fiamme e dal fumo dell’incendio ed è morta sul posto.
La seconda, una certa Marina, figlia di Giuseppe Petrussa detto Picig, anch’essa di Postregna, é stata estratta semiviva dalle fiamme ma è morta due giorni dopo a causa delle gravissime ustioni riportate (6).
Particolarmente tragiche le conseguenze dell’incendio scoppiato in pieno giorno a Vernasso nel 1808 che ha distrutto la casa di Filippo Tomassutto.
Questi ha perso in un solo giorno due figli maschi:
Valentino di 16 e Bartolomeo di 13 anni (7).
Atroce fu il destino di Giovanna Bucovaz, nativa di Arbida.
Nata nel 1790 aveva sposato dapprima Giorgio Clodiz di Clodiz e poi, rimasta vedova, un certo Giovanni Bucovaz, anch’egli di Clodig.
Aveva 44 anni quando, nel maggio del 1834 per un capogiro o per altra causa (dalla frase latina “mente capta”, inserita nell’atto di morte si può anche desumere che la donna avesse qualche malattia nervosa) cadde sul fuoco acceso nel mezzo della cucina.
In quel momento non c’era alcuno in casa e quando i soccorritori la estrassero dalle fiamme era ormai in fin di vita. Morì infatti quattro giorni dopo. (8).
Anche dopo il 1840 si riscontrano nei nostri paesi delle morti provocate dal fuoco.
Cito due casi.
Nel 1866 è stato soffocato dal fumo e dalle fiamme un certo Valentino Loszach di Savogna (75 anni) (9),
mentre nel 1874 un bambino di Tarcetta, tale Angelo Banchig di due anni e tre mesi, morì a causa delle ustioni provocate dal fuoco della cucina sul quale era caduto (10).
Note
(1) Die 8 Aprilis 1692 ―Agnes filia Lucae Marchig de Sauodgna aetatis suae anni unus et 3 mensium morte violenta igne exusta obijt (MP).
(2) Die 2 Septembris 1727
― Vrsula uxor Georgij Scoda obijt in Domino morte repentina combusta ah incendio casu exortu in domo sua (ML).
(3) Die 21 maij 1765 ―Andreas filius Michaelis Pocovaz de Rota obijt in Domino ab igne combustus in domo oclusus in absentia parentum (MP).
(4) Die 6ta Decembris 1765 ― Josephus filius qm. Francisci Manzin de Azida obijt in Domino combustus ah aqua ferventi et igne ex matris sinu cadens (Ml).
(5) Die 29 X bris 1783 ―Stephanus fihius Georgij Bledigh de Obliza in incendio die 21 eiusdem mensis exorto combustus obijt cuius cineres sepultae sunt ad S. Leonardum (ML).
(6) Die 12 Augusti 1795 ―Catharina filia Matthaei Simaz de Podsrednia, annorum 14, mensium 11 et dierum 23 incendio suffocata in molendino Podsrednia (ML).
Die 14 Augusti 1795 ―Marina filia q. Caspari Petrussa dicti Picig de Podsrednia, amiorum circiter 30 ex incendio molendini Podsredniensi semiviva extracta S.S. Sacramefltis munita obdormivit in Domino (ML).
(7) Die 18 martij 1808 ―
Valentinus et Bartholomaeus filji Philippi Tomassutto de Vernasso, primus aetatis annorum 16, secundus annorum 13 ex incendio die 17, hora 11 pomeridiana in Domino obiere (MP).
(8) Die 24 maji 1834 ―Joanna filia qm. Antonij Bucovaz de Ribida, nata die .12 maji 1790 (...) mente capta nemine praesente in ignem delapsa, inde semiviva extracta die 19 currentis obijt in Domino heri et hodie sepulta est in coemeterio Liessae
(ML).
(9) Die 17.2.1866 ― Valentinus Loszach de Savogna N. 26 ami. 75 a fiamma suffocatus obijt die 15, hora 12 pomeridiana (MP).
(10) Die 13.12.1874 ―Angelus Banchigh de Tarcetta, N.14,
natus die 3.10.1872, heri hora 6 mane lesione ignis decessit (MP).
Delitti
In circa 190 anni (dal 1661 al 1853) si sono verificati nella parrocchia di San Pietro al Natisone 23 delitti che hanno provocato una trentina di morti.
In media un delitto ogni otto anni.
Nella parrocchia di S. Leonardo sono registrati sui libri dei morti, nel periodo preso in esame, soltanto sette uccisioni, ma è necessario precisare che in quei libri c’è una lacuna di ben 45 anni.
Il numero abbastanza modesto di delitti, dimostra che alla base della nostra cultura non esiste la vendetta cruenta o la legge del taglione né tanto meno la spietatezza anche se dobbiamo registrare il linciaggio da parte della popolazione inferocita di cinque ufficiali addetti alla repressione del contrabbando.
Ma, come vedremo a suo tempo, i torti non erano soltanto da una parte.
Presumo che la maggior parte dei fatti di sangue che andrò registrando, siano da imputare soprattutto all’alcol e a motivi di interesse.
Iniziamo col fatto di sangue accaduto nel 1661 probabilmente in quel di Stregna.
Lo deduco dal cognome dei protagonisti (Simoncig) che è tipico di quel comune.
Gregorio Simoncig trucidò col concorso del figlio un certo Stefano Simoncig (1).
Due anni dopo morì, a causa delle percosse ricevute, Ilario Blavig il quale era probabilmente di Merso inferiore. Aveva appena dodici anni e sopravvisse un giorno al pestaggio (2).
Nel 1671 fu ucciso un certo Giovanni Gubana di Brischis (3), mentre l’anno dopo ad Azzida morì Simone, figlio di Gregorio Galanda, ucciso da un proiettile di bombarda. Non vengono registrati altri particolari sulla morte né l’età della vittima (4).
Nel 1680 un certo Giovanni «ex parochia Palecensi», della quale non sono riuscito a determinare con esattezza il topornimo in lingua corrente, fu trucidato a S. Pietro (5).
Anche in questo caso non vengono riferiti altri particolari. Si trattava comunque di uno straniero che era di passaggio per S. Pietro.
Stessa sorte toccò nel 1682 ad un altro forestiero, un certo signor Terenzio Mensurati il quale morì tre giorni dopo il ferimento.(6).
Nel 1686 registriamo ad Azzida un altro delitto.
Tale Andrea Vinturin del luogo (30 anni) fu ucciso probabilmente con un colpo di archibugio (7).
Tre anni dopo, nel 1689, Giovanni Pocovaz di Rodda fu ferito mortalmente ma ebbe il tempo di ricevere il sacramento dell’estrema unzione (8).
Nel 1706 Simon Mansin di Pulfero, chiamato allora anche Sotto Rodda, tornando a casa da Cividale fu probabilmente aggredito sulla pubblica via nei pressi di Sanguarzo e ucciso con una fucilata. Il poveretto, che aveva 30 anni, fu sepolto nel cimitero di Sanguarzo (ad S. Georgium) (9).
Nel 1717 dobbiamo registrare un uxoricidio nella zona di Rodda. Geltrude (30 anni), moglie di Mattia Buttera, fu accoltellata dal marito ma prima di spirare ebbe il tempo di ricevere i sacramenti della Penitenza, dell’Eucarestia e dell’Estrema unzione (10).
Note
(1) 3 Novembris 1661 fuit sepultus Stephanus filius Lucae Simoncig qui fuit trucidatus a
Gregorio Simoncig et eius filio (ML).
(2) Adi’ 2 marzo 1663 ― Fu sepellito Hylario Blauig di anni 12, morto di una percossa, il quale non uisse se non 24 horae (ML).
(3) 16 8bris 1671 ― Joannes Gubana de Brischis occisus e uita discessit (MP).
(4) 19 7bris 1672 ― Simon filius Gregorij Galanda de Azida globo bombardae traiectus e uita discessit (MP).
(5) Die 22 Xbris 1680 ―Joannes nomine ex Parochia Palecensi die in S. Petro trucidatus obijt (MP).
(6) Die 16 aprilis 1682 ― D. Terentius Mensurati lethaliter laesus superuiuendo tres dies
(MP).
(7) Die 24 8bris 1686 ―Andreas filius Michaelis Vinturin de Azida aetatis suae annorum 30 circiter globo traiectus et occisus (MP).
(8) Die 1. Februarij 1689 ―Joannes Poccauaz de Roda occisus obijt Sacramento extremae unctionis munitus (MP).
(9) Die 23 Xbris 1706 ―Simon Mansin de Sub Roda aetatis suae annorum 35 circiter, redeundo de Ciuitate sclopo occisus fuit in uia publica improuisa et repentina morte occumbens et sepultus est ad S. Georgium (MP).
(10) Die 15 julij 1717 ―Gertrudis uxor Matthiae Buttera de Roda aetatis suae annorum 30 cultro laesa a proprio marito obijt in Domino prouisa prius Sacramentis Poenitentiae, Eucharestiae et Extremae Vnotìonis (MP).
Ancora delitti
Prima di riprendere le annotazioni relative ai delitti voglio segnalare ancora una vittima provocata dal fuoco che non ho incluso nelle prime due puntate. Si tratta di una bambina di Ponteacco, figlia di Stefano Coren che è morta «abrusata» nell’aprile del 1640 (1).
Durante le feste patronali e nelle sagre paesane, che richiamavano molti fedeli anche dai paesi vicini, si verificavano con una certa frequenza risse e zuffe favorite anche dal vino che si vendeva nei pressi delle chiese e si attingeva dalle famose «barigle».
E talvolta ci scappava, anche il morto, come avvenne a Cravero nel settembre del 1737.
Nel corso dei festeggiamenti per ricordare la dedicazione della chiesa di S. Lucia scoppiò una rissa nel corso della quale fu ferito mortalmente il venticinquenne Giuseppe Qualizza detto Bernad di Stregna (2).
Il 30 gennaio del 1739 fu sepolto nel cimitero di S. Leonardo un certo Andrea Simonzigh di Preserie (Stregna). Aveva 25 anni e diciotto giorni prima era stato ferito con un oggetto acuminato che gli era penetrato fino al cuore attraverso la spalla.
Dall’atto di morte non è possibile sapere se è stato ferito da qualcuno o se si è ferito in maniera accidentale (3).
Il 7 settembre del 1739 Paolo Perat (50 anni) è stato accoltellato a Luico dal cognato, un certo Martimg di Cepletischis e mori dieci giorni dopo il ferimento. Anche in questo. caso non si forniscono altri particolari (4).
Nel febbraio del 1745 fu uccisa con una fucilata una ragazzina di 15 anni, tale Orsola Capitaneo di Azzida. L’uccisore era un suo coetaneo ma l’atto di morte non precisa se si è trattato di un delitto vero e proprio o di una disgrazia (5).
Tre anni dopo muore tragicamente un certo Urbano, oriundo del Goriziano che prestava servizio in casa di Giuseppe Qualizza a Merso superiore. Aveva circa 39 anni e fu probabilmente accoltellato in circostanze che l’atto di morte non spiega (6).
Il 25 novembre dello stesso anno (1748) Lorenzo Gosgnach di Montemaggiore accoltellò il figlio Giuseppe che venne sepolto nel cimitero di S. Pietro (7).
Nel febbraio del 1757 fu ucciso da uno sbirro nella propria abitazione, senza alcun motivo plausibile, Biagio, il figlio del defunto Antonio Battistigh che aveva gestito per diversi anni il mulino posto Sotto Azzida. Il giovane spirò dopo aver invocato i S.S. nomi di Gesù, Maria e Giuseppe (8).
A seguito delle percosse ricevute mori nell’ottobre del 1764 un certo Luca Petricigh di Sorzento il quale fu vittima di un brutale pestaggio da parte di un uomo di cui non viene rivelata l’identità. Il poveretto, durante il pestaggio, perse i sensi e fu letteralmente riempito di botte (9).
Nell’ottobre del 1783, fu gravemente ferito nel corso di una rissa un certo Giuseppe Vinturini di Azzida (30 anni). Mori con cristiana rassegnazione e dopo aver perdonato il suo feritore (10).
Il 4 settembre del 1797 il soldato francese Luigi Pich (30 anni) tornando da Vernasso a S. Pietro, fu ucciso sulla pubblica strada con un colpo di fucile.
L’atto di morte non riporta altre circostanze del delitto.
Non capisco che cosa facesse a S. Pietro il «miles Gallus» (= soldato francese) nel settembre del 1797 dato che l’armata francese era passata attraverso le valli del Natisone durante la guerra contro l’Austria già sei mesi prima (11).
Non escludo che allora qualche soldato francese si sia fermato nella nostra zona. Lo deduco anche dal fatto che il 13 settembre del 1797 venne sepolto a S. Pietro un bambino di un anno, figlio del soldato francese Carlo Saldauid (12) mentre il 16 giugno 1817 si svolsero a S. Pietro i funerali di un altro soldato francese, un certo Camillo Rullo, di cinquant’anni, nativo della Lorena che aveva fissato il suo ultimo domicilio a Rodda (13).
Note
(1) 1640 - Zuuaniza figlia di Steffano Coreno di Ponteaco abrusata alli 8 aprille (MP).
(2) Die 15 septembris 1737 - Josephus filius qm. Bartholomaei Qualizza dìcti Bemad de Siedgna obijt in Domino sauciatus lethaliter in dedicatione S. Luciae Crauari (M14 - Matthaei
(3) Die 3ojanuarij 1739 Andreas filius Simonzigh de Preserie obijt in Domino sauciatus cuspide ali humeris versus cor; post acceptus vulnus vixit 18 diebus (ML).
(4) Die 17 7bris 1739 - Paulus Perat (...) in Luico inflictus letali vulnem a suo cognato Martinig, obij in Domino post dies decem circiter (MP).
(5) Die 25 februarij 1745 - Vrsula filia Joannis Capitanei de Azida obijt in Domino annorum 15 traiecta sclopo ab aliquo adolescente (MP).
(6) Die 20 maij 1748 - Vrbanus famulus Josephi Qualizza de Merso superiori, oriundus ex commumtate Goriciensi annorum circiter 39, cultro mutilatus, eodem vulnere obijt (ML).
(7) 28 novembris 1748 - Josephus filius Laurentii Gosgnach de Montemaiori obijt in Domino sauciatus cultro ab ipso suo patre (MP).
(8) Die 8um Februarij 1757 - Blasius filius qm.
Antonij Battistigh de molendino sub Azida obijt in Domino innocenter sauciatus in domo sua a satellite mortaliter et de repente unica voce invocato S. Nomine Jesu et Maria ac Sancto Joseph excessit e vivis
(MP).
(9) Die 10 Octobris 1764 - Lucas filius Lucae Petricigh de Sorzento obijt in Domino percussus a quodam viro, perdidit loquellam insuper plagatus excessit e vivis.
(10) Die 20 Octobris 1783 - Josephus fllius qm. Antonij Vinturini de-Azida in quadam contentione graviter vulneratus obijt in Domino (...) quin immo datis claris Cbristianae veniae ac ressignationis signis (MP).
(11) Die 4 7bris 1797- Aloisius Pich miles Gallus redeundo a Vernasso ad S. Petrum fuit in via explosione sclopi occisus (MP).
(12) Die 13 Thris 1797 - Joannes Petrus filius Caroli Saldauid militis Galli obijt in Domino aetatis suae unius anni (MP).
(13) Die l6jumj 1817 - Camillus filius qm. Aloisij Rullo et eius uxoris Catharinae Belvil de Districtu Rubos de Lorena, postremo domicilium habens in Rodda heri hora Sta matutina annorum 53 coelebs, in Domino obiit, fuit miles (MP).
Un episodio particolarmente grave
Un episodio particolarmente grave, passato alla storia, si è verificato nel giugno del 1763 nell’alta valle del Natisone.
Si è trattato probabilmente di una vendetta collettiva nei confronti di cinque sbirri o spadaccini addetti alla repressione del contrabbando, una attività molto redditizia praticata dalle popolazioni di confine.
Queste, ovviamente, non nutrivano particolari simpatie nei confronti degli sbirri veneti e dei gendarmi austriaci. L’antipatia si trasformava in rabbia ed esasperazione quando la finanza sequestrava grossi quantitativi di merce o rendeva difficili i traffici illeciti che per diverse persone costituivano una importante fonte di sostentamento (1).
E così si spiega, in parte, l’episodio accaduto nel 1763 quando furono massacrati senza pietà da una folla inferocita, composta da uomini, donne e bambini delle comunità di Mersino ed Erbezzo cinque sbirri di stanza a Cividale i quali erano stati attirati con un tranello nell’alta valle del Natisone dove non avevano via di scampo.
L’efferato delitto collettivo è stato descritto con dovizia di particolari dallo Sturolo il quale però non mette in evidenza tutte le motivazioni del massacro (2).
C’è da aggiungere infatti che la categoria degli sbirri o degli spadaccim non godeva tra la popolazione di una buona reputazione.
«Come emerge dalle continue denunce che giungevano ai magistrati di Venezia da ogni provincia, l’attività di sorveglianza e di repressione del contrabbando fu costellata quasi ovunque da una lunga serie di truci episodi di violenza ingiustificata: persone arrestate senza ragioni, viandanti percossi e derubati, donne violentate, contadini assaliti da cani, piccoli trafficanti feriti o uccisi al minimo accenno di resistenza, abitanti passati per le armi per aver accolto con mormorii ostili ed espressioni di scherno gli sbirri di passaggio nel loro villaggio, contadini arrestati, o uccisi, sotto la falsa imputazione di essere contrabbandieri o banditi, pur di incassare la taglia» (3).
Lo storico Furio Bianco, autore di questa nota, ha analizzato anche l’episodio avvenuto in quel di Pulfero nel 1763 ed è arrivato alla conclusione che i cinque sbirri uccisi non erano degli stinchi di santo. Infatti a «tutti gli sbirri (...) si imputava una lunga serie di violenze e di soprusi nei confronti della popolazione rurale» e pertanto, anche se non si giustifica il linciaggio e la ferocia della gente (furono massacrati, i loro corpi orrendamente mutilati e sfigurati a colpi d’accetta e coltellate»), si comprendono però i motivi che hanno ispirato questo gravissimo episodio di violenza.
I cinque sbirri furono seppelliti nel cimitero di S. Pietro e l’atto di morte, redatto in latino dal parroco del tempo, riporta i loro nomi, l’età, i paesi d’origine (Bassano, Valstagna, Ostia ed Este) e precisa che sono stati trucidati nelle due comunità di Erbezzo e Mersino (4).
Un episodio analogo, ma senza spargimento di sangue, è accaduto nel 1791 nell’alta valle del Torre e merita di essere conosciuto almeno per sommi capi.
«Alla fine del gennaio 1791 venne inviato da Udine un contingente di spadaccini col compito di perquisire il paese e il territorio di Lusevera per scovare merci di contrabbando e per snidare briganti e contrabbandieri.
Il villaggio, posto nell’alta valle del Torre, in un territorio abitato da popolazioni slovene,
era considerato dalle autorità un covo di contrabbandieri e di persone facinorose e proscritte (...)
Dopo aver visitato alcune case gli sbirri furono assaliti all’improvviso da un gruppo di donne, mentre le campane a martello facevano accorrere tutta la popolazione e gli abitanti dei vicini borghi di Micotis, di Pradielis e di Villanova.
Centinaia di persone inferocite e armate li circondarono mentre quegli spadaccini che avevano cercato scampo disperdendosi tra i boschi e risalendo affannosarnente i ripidi pendii delle montagne circostanti furono inseguiti e catturati. Spogliati delle armi e derubati degli effetti personali, processati, sbeffeggiati e bastonati (...), furono scortati fino ai confini del villaggio con l’obbligo di allontanarsi verso il fondovalle in tutta fretta (...) e con l’impegno di non rimettere più piede in quei territori, pena una punizione più severa»
(5).
Concludiamo la puntata registrando un delitto avvenuto ad Azzida nel 1672.
Il 1 agosto di quell’anno è stato sepolto nel cimitero di S. Pietro un certo Giovanni Pietro, figlio di Toffolo Tavan.
Era originario di Andreis, oggi in provincia di Pordenone, ed è stato ucciso per motivi che l’atto di morte non precisa (6).
Non escludo che la vittima fosse un «carbonaro», dato che proveniva da Andreis, una località vicina a Medùno da dove erano emigrati nelle valli del Natisone (seconda metà del 1600) diversi artigiani dediti alla confezione del carbone vegetale (Cfr. Dom, n. 14, 1994, pag. 3 nella rubrica dedicata ai cognomi).
Note
(1) Faccio notare, per inciso, che il 22 ottobre 1851 venne ucciso dai gendarmi austriaci sul monte Mia un certo Giovanni Specogna di Montefosca.
Aveva 27 anni e venne sepolto nel cimitero della Santa Croce di Sedlo nel Kobariški
kot (MP - 17.2.1853).
Non escludo si trattasse di un contrabbandiere sorpreso e ucciso dai gendarmi in territorio austriaco.
(2) Il racconto dello Sturolo è riportato dall’avv. Carlo Podrecca nella sua Slavia Italiana (pagg. 78-79).
(3) Furio Bianco, Le terre del Friuli (Mantova 1994, pag. 136).
(4) Die 27 Junij 1763 Casparus Merlo de Bassano, annorum 52, Paulus Negrelli de Valstagna annorum 55, Joannes Donati de Ostia, annorum 30, Bartholomaeus Lancia de Este annorum 35 et Antonius Calar o annorum 40 circiter, satellites Cividalenses interfecti in duobus communitatibus Erbetii et Mersini (MP).
(5) Furio Bianco, op.. cit., pag. 134.
(6) Die 1 Augusti 1672 -Joannes Petrus filius Toffoli Tavan de Andreis occisus est in villa Azida (MP).
Talvolta sorgevano delle controversie anche gravi circa la proprietà dei beni comunali che venivano rivendicati da più comunità.
E allora scoppiavano delle risse furibonde tra le opposte fazioni con conseguenze anche tragiche, come è accaduto nel giugno del 1726 in località Bauga ravan o Bauga loka dove esistevano dei terreni comunali contesi dalle comunità di Masarolis, Erbezzo e, probabilmente, Montefosca.
Durante la battaglia per il possesso di questi beni comunali, fu gravemente ferito con un colpo di scure al capo un certo Mario Cencig (vulgo Spelat) di Montefosca.
Il poveretto aveva 47 anni ma prima di morire ebbe il tempodi confessarsi, comunicarsi e ricevere il sacramenti dell’estrema unzione. (1).
Il 19 luglio del 1812 Michele Mamo di San Leonardo (26 anni) fu ferito con un colpo di fucile da un non precisato «soldato italico». Il poveretto morì nel mese successivo a causa delle gravi ferite riportate (2).
Nel luglio del 1848 nei pressi del mulino di San Quirino fu ucciso da un soldato austriaco Giuseppe Mullig di Vernasso (17 anni).
Il soldato era diretto con un commilitone alla volta di Verona dove si concentravano le truppe austriache per la guerra contro il Piemonte (3).
Per quel che mi consta si tratta dell’unica vittima provocata, seppure indirettamente, nelle valli del Natisone dai moti del 1848.
A fulgure et tempestate libera nos Domine
Le vittime provocate dai fulmini e annotate sui libri parrocchiali di San Pietro e San Leonardo sono• una trentina.
Il periodo più a rischio per questo tipo di disgrazie va dai primi di maggio alla fine di agosto mentre gli ambiti più pericolosi sono quelli montani.
La maggior parte delle vittime sotto elencate sono state sorprese dai temporali e dai fulmini mentre erano occupate a pascolare il bestiame o ner lavori di fienagione.
Qualcuno però è stato colpito dal fulmine (ironia della sorte!) mentre stava suonando le campane per far allontanare la tempesta o addirittura nel proprio letto mentre dormiva.
Inizia la serie un certo Leonardo Duriava della parrocchia di San Leonardo colpito dal fulmine nel maggio del 1666.
L’atto di morte non precisa nè l’età nè la provenienza della vittima(4).
Nel luglio del 1673 venne uccisa Agnese Gosgnach di Montemaggiore (5),
mentre nell’agosto dcl 1690 morì, colpito anch’esso da una «saetta» il ventiseienne Marino Cucovaz di Mersino (6).
Particolarmente sfortunata fu Elena Bassan (26 anni) di Montemaggiore uccisa dal fulmine nel giugno del 1695 mentre dormiva nel proprio letto (7).
Che dire poi della sorte toccata a Gregorio Blasutig di Vernassino (36 anni) colpito e ucciso dal fulmine nel maggio del 1696 mentre stava suonando le campane della chiesetta di San Canziano per alllontanare la tempesta? (8).
Eguale malaugurata sorte toccò nel giugno del 1774 ad Antonio Matteucig di Tribil superiore (31 anni) il quale prestava servizio, come aiuto sagrestano, presso il santuario di Castelmonte.
Anche lui fu ucciso dal fulmine mentre di notte stava suonando le campane del santuario. Venne sepolto nel piccolo cimitero di Castelmmìte (9)
Nell’agosto del 1696 fu colpito dal fulmine Giorgio Franz di Montemaggiore (45 anni) mentre pascolava gli animali sulle «planine» del Matajur (10).
Eguale sorte toccò nell’agosto del 1710 ad Antonio Loszach, un ragazzino di 13 anni probabilmente di Losaz (l1) e nel 1731 a LucaCendou (24 anni) di Masseris (12).
Nel giugno del 1749 un fulmine uccise all’istante due persone contemporaneamente: Stefano Comugnaro (17 anni) e Filippo Maion (50 anni), ambedue di Calla (13).
Nel maggio del 1755 morì Lorenzo Sturam (26 anni) di Rodda sorpreso dal temporale e dal fulmine ai margini del bosco che si estende nei pressi della chiesetta montana di Sant’ Ulderico che sorge sopra gli abitati di Rodda (14).
Note
(1) 11 Junij 1726- Matthias filius Bartholomaei Cenzichg vel Spelat de Monte foschia obdormivit in Domino 11 Jumj 1726, 47 annorum circiter, virtute vulneris et incisionis securis in eius capite in loco vocato Bauga ravan vel Bauga locha propter contentiones inter homines viciniae Masarolis et inter homines vel cum hominibus viciniae Erbezzi circa aliqua bona comnunalia (MP).
(2) 15.8.1812 - Michael Marno de S. Leonardo (natus 4.9.1786) coelebs die 19 julij nuper elapsi ictu globi ab ignea balista a quondam milite italico exploso a tergo mortali vulnere aggravatus obiit (ML).
(3) Die 9 Julii 1848 - Joseph Mulligh de Vernaso, coelebs, ann. 17 occisus fuit a milite Alemano cum explosione sclopi prope molendinum S. Quirini, qui miles cum socio pergebat ad bellum ad Veronam (MP).
(4) Die 20 Julij 1666 - Leonardus Duriava fulmine tactus obiit subitanea morte (ML).
(5) Die 30 Julij 1673 - Agnes filia Clementis Gosdnik de Montemaior fulmine percussa e vita discessit (MP).
(6) Die 30 augusti 1690 - Marinus Cucauaz de Mersino sagita repente percussus obdormivit in Domino (MP).
(7) Die 30 junij 1695 - Helena Bassan de Montemaiori fulminis iaculo nocte in suo lecto improvise percussa obiit in Domino (MP).
(8) Die 23 maij 1696 - Gregorius Blasutig de Vernassino in ainbitu Ecclesiae S. Canciani contra tempestatem pulsando fulminis iajulo tactus improvisa morte obiit (MP).
(9) Die 30 junij 1774 - Antonius Matteucigh de Tarbali superiori famulus aeditui huius Sanctuarii dum praecedente nocte campanas sub turri pulsaret, fulmine correptus de repente obiit-et sepultus est in coemeterio B.V.M. Montanae (MC).
(10) Die 26 augusti 1696 - Georgius Franz de Montemaiori in pascuis animalium fulmine tactus improvisa morte obiit (MP).
(11) Die 4 augusti 1710- Antonius Loschac de Montemaiori annorum 13 fulmine percussus morte subitanea obiit (MP).
(12) Die 19 julij 1731 - Lucas Cendou de Masseiis obiit in Domino a fulmine percussus (MP).
(13) Die 17 junij 1749 - Stephanus Comugnar de Calla fulmine percussus obiit. Eodem die, loco et momento Philippus Mion de Calla fulmine percussus obiit (MP).
(14) Die 8 Maij 1755 - Laurentius filius qm. Canciani Sturam de Rota percussus fulmine ante sylvam supra 8. Uldaricum derepente excessit
Ancora morti a causa del fulmine
Nel maggio del 1757 fu ucciso dal fulmine il diciottenne Andrea Tomasetig di Cosizza. Durante il temporale si era rifugiato sotto il portico della chiesetta montana di Sant’Egidio (1).
Nel giugno del 1761 morì per lo stesso motivo Giovanm Iuretig, un ragazzo di 13 anni abitante a Mersino (2).
Nel mese di agosto dello stesso anno il fulmine colpì il sedicenne Tommaso Vogrig di Plataz mentre era intento a pascolare il bestiame. Trasportato a casa mori due giorni dopo a causa delle gravi ustioni riportate (3).
Nell’agosto del 1763 il fulmine uccise il trentaseienne Giuseppe Qualizza di Cravero mentre si trovava in un prato (4).
Nel giugno del 1764 morì Andrea Vinturin di Azzida (21 anni) che l’atto di morte, redatto in latino, definisce «notabile per la bontà della vita» (5),
nell’agosto del 1765 è la volta di Antonio Clignon di Pegliano (37 anni) ucciso mentre pascolava gli animali (6).
Nel 1779 registriamo a Mersino la morte in un prato di un certo Giuseppe, figlio di Lorenzo che aveva 20 anni (7), l’anno seguente invece la morte istantanea di due ragazzine sorprese e uccise dal fulmine nei pressi della chiesetta di San Nicolò di Jainich: Marina Matteligh aveva 17 anni ed era di Jainich, Lucia Bledigh (16 anni) era invece di Jessegna (8).
Nel maggio del 1790 morì Giovanna, la moglie quarantenne di Gasparo Cromaz di Brizza (9).
Nel maggio del 1794 il fulmine uccise a Vemasso, nella loro abitazione, il reverendo Giovanni Mullig (33 anni), «sacerdote pio e timorato» e suo fratello Giacomo che aveva 20 anni (10).
Nel novembre del 1795 è stato colpito e ucciso dal fulmine nel campanile della chiesa di Sant’Andrea apostolo di Cravero il ventitreenne Biagio Predan del luogo mentre era intento a suonare l’Ave Maria (11).
Nel giugno del 1804 la quarantottenne Marina Qualizza di Cravero, moglie di Stefano Ruchin di Gnidovizza fu sorpresa dal fulmine in un fienile nei pressi del paese (12)
mentre nel mese di maggio del 1856 Giovanni Cernoia di Costa (41 anni) fu ucciso dal fulmine in località Na kraseh nei pressi di Vernassino (13).
Il territorio di Cravero è stato visitato con una certa frequenza dai fulmini.
Nel luglio del 1805 venne ucciso Simone Qualizza di Jesizza (36 anni) mentre stava pascolando il bestiame (14),
nel 1814 perdono la vita contemporaneamente due persone in località Posadivizza che si trova sotto la chiesa di Sant’ Andrea di Cravero:
Maria Simaz (19 anni) era di Jessegna,
Giovanna Crisetig (18 anni) di Ussivizza (15).
Nel luglio del 1812 il fulmine ha sorpreso Giovanni Bledig di Altana (25 ‘anni) mentre si trovava nei campi in località Correda nei pressi del paese (16).
Note
(1) Die 11 maij 1757 -Andreas filius Leonardi Thomasetigh de Cosiza annorum 18 circiter fulmine vibratus in limine Ecclesiae S. Egidij ibidemque a parentibus mortuus repertus (ML).
(2) Die 18 iunij 1761 - Joannes filius qm. Mathiae Juretig de Mersino obijt in Domino annorum 13 circiter percussus fulmine, mox excessit e vivis
(MP).
(3) Die 27 augusti 1761 -Thomas filius Stephani Vogrig de Plataz annorum 16 circiter fulgure in pascuis cum animalibus tactus et domum delatus extrema unctione munitus post duos dies obijt (ML).
(4) Die 26 augusti 1763 -Josephus Qualiza de Cravaro annorum 36 circiter, fulmine
jactatus in prato, obijt improvise (ML).
(5) die 27 iunij 1764 -Andreas filius Ludovici Vinturin de Azida obijt in Domino annorum 21, percussus fulmine, mox excessit e vivis et sepultus est ad S. Petrum alias notabilis bonae vitae (MP).
(6) Die 16 augusti 1765 Marinus qm. Antonij Clignon de Peanno pascendis animalibus intentus a fulmine percussus illico interijt (MP).
(7) Die 9 aùgusti 1779 Josephus filius Laurentij de Mersino in prato a fulmine percussus statim animam Deo reddidit (MP).
(8) pie 14 augusti 1780 -Marina fila Andreae Matteligh de Jainik annorum 17 circiter heri apud ecclesiam sancti Nicolai a fulmine percussa obijt - Die eodem et anno Lucia filia Georgij Bledig de Jessegne annorum 16 circiter heri apud ecclesiam S. Nicolai a fulmine percussa obijt (ML).
(9) Die 21 maij 1790 - Joanna uxor Gasparij Cromaz de Bniza annorum 40 circiter obijt morte repentina propter sagitam (ML).
(10) Die 31 Julij 1794 - R. R. Joannis filius Simonis Mulig de Vernasso, sacerdos pius et timoratus in propria habitatione a fulmine percussus, illico animam Deo reddidit aetatis suae annorum 33.- Die eodem et anno Jacobus filius Simonis Mulig de Vemasso in propria habitatione a fulmine percussus, obijt statim 20 annorum circiter (MP).
(11) Die 4 novembris 1795-Blasius filius Andreae qm. Andreae Predan de Cravaro, annorum 23 circiter in turri Ecclesiae S. Andreae Apostoli vespere sonando Ave Maria fulmine tactus obijt in Domino (ML).
(12) Die 13 junij 1804 - Marina fihia Petri Qualiza de Cravero, uxor Mathaei Ruchin
de Gnidovizza heri mane hora 7ma fulmine tacta infra villam Gnidovizae in fenario Stephani Bernigg, illico expiravit (ML).
(13) Die 27 maij 1856 -Joannes Cernoia de Costa, annorum 41 fulmine correptus et statim obijt na - kraseh prope Vernassino die 24. huius hora 6. vespertina (MP).
(14) Die 2 Julij 1805 (ML).
(15) Die 29 Julij 1814~ (ML).
(16) Die 10 junij 1812 (ML)
Alcuni delitti
Annoto qui di seguito un paio di delitti che mi erano sfuggiti nelle prime ricerche e dei quali ho trovato la documentazione soltanto negli ultimi tempi.
Il 25 marzo del 1809 Biagio Mattelig di San Leonardo (49 anni) fu ferito mortalmente a Clodig da un coscritto alle armi probabilmente durante un diverbio. Il poveretto sopravvisse all’ accoltellamento soltanto sei ore e venne sepolto il giorno dopo nel cimitero di Liessa (1).
Nel giugno del 1724 Valentino Jurman (27 anni), probabilmente di Scale presso San Volfango, fu aggredito dai ladroni nella propria abitazione e ucciso con un colpo di fucile (2).
Nel novembre del 1751 Giovanni Manzin di Pulfero (23 anni) fu colpito alla testa da un colpo di fucile e mori all’istante. L’atto di morte precisa con una notevole dose di verismo che il poveretto fu soffocato dal sangue dopo che il colpo di fucile gli aveva spappolato il cervello (3).
Infine nel 1834 un certo Giovanni Battista Bonani (35 anni), guardia di pubblica sicurezza, oriundo di San Lorenzo di Soleschiano ma abitante a San Pietro al Natisone, venne accoltellato presso Cicigolis da un non precisato «Illirico» (4).
Incidenti nei molini
Tutti ricordano con simpatia il compianto architetto Valentino Zaccaria Simonitti (1918-1989).
Egli era rimasto vittima di un grave incidente accaduto nel mulino di proprietà della famiglia situato sul Veliki potok che attraversa l’abitato di Vernasso.
Tra gli ingranaggi del mulino il piccolo Zaccaria che aveva appena otto anni, perse il braccio destro.
La madre, dieci anni dopo, in analoghe circostanze e nel medeseno mulino, perse invece la vita.
Gli incidenti mortali che si verificavano nei secoli passati nell’ambito dei mulini sono registrati anche sui libri parrocchiali di San Pietro al Natisone e di San Leonardo.
Nel 1672 una certa Marina, vedova di Simone Robanaz di Ponteacco morì sotto la ruota del mulino situato sub Brischis, probabilmente in località Periovizza (5).
Nel 1684 Mattia Stargar, figlio del mugnaio di Periovizza, che era stato condannato alla galera (ad triremes) ma aveva ormai espiato la pena, trovò la morte cadendo sotto la ruota del proprio mulino.
Riporto la notizia con riserva, dato che la frase latina cadens sub Rottam e medio sublatus non è molto chiara. Sub Rottam iufatti potrebbe designare una località situata sotto Rodda (6).
Nel 1705 Agnese Pussaz di Azzida (10 anni) cadde in acqua e venne stritolata dalle ruote del mulino situato presso la chiesetta di San Quirino a S. Pietro al Natisone (7).
Nell’aprile del 1765 Andrea Spccogna di Podvarschis (50 anni) fu gravemente ferito dalle ruote del locale mulino che gli fratturarono il braccio destro. Mori qualche tempo dopo a causa di sopravvenute complicazioni (8).
Nel gennaio del 1771 un certo Gregorio Specogna di Lasiz (38 anni) che soffriva del mal caduco fu trovato esanime tra le ruote del mulino di Antonio Cosmacini di Tarcetta che non mi è stato possibile ancora localizzare. Il giovane di Lasiz, caduto nel canale che porta l’acqua dallo sbarramento (jez) al mulino, è probabilmente morto annegato (9).
Nel settembre del 1779 il quarantacinquenne Luca Polauszach di Polava fu schiacciato. dalla mola che stava riparando nel mulino di sua proprietà situato nei pressi di Polava (10).
Una orribile sorte toccò a due donne di Postregna morte nell’agosto del 1795 a causa di un incendio scoppiato nel mulino di Postregna che si trovava a pochi passi dall’abitato di Zamir ed è stato in attività fino alla metà degli anni ‘50.
Caterina Simaz aveva circa 15 anni ed è morta soffocata dall’incendio mentre Marina Petrussa (30 anni) fu estratta semiviva dalle fiamme ma sopravvisse appena due giorni alle gravi ustioni riportate (14).
Note
(1) Die 26 martij 1809 (ML).
(2) Die 16 Junij 1724 - Valentinus Jurman a latronibus in domo scloppo occisus (ML).
(3) Die 29 novembris 1751 -Joannes Manzin de Podbuniesaz sive de Sub Rota percussus sclopo in capite cum effusione etiam cerebri sic obdonmivit et etiam oppressus sanguine in gutture (MP).
(4) Die 11 maij 1834 - Joannes Baptista Bonani (...) Sates Securitatis munus initiendo in refretanium Hiliricum (?) ah ipso confossus fuit cultro prope nurem Cicigolis hora 11 vespertina (MP) - Il testo latino è piuttosto contorto e non si capisce bene se si è trattato di un delitto o di un incidente.
(5) 4 7bris 1672 - Marina Robanaz de Ponteaco obijt sub rotta molendini sub Brischis (MP).
(6) 15 junij 1684 - Matthias filius Matthiae Stargar molendinarij de Pirouiza qui missus fuit ad triremes, morte improuisa cadens sub Rottam e medio sublatus obijt (MP).
Mattia Stargar era stato antecedentemente condannato «ad triremes» (= «alle galere», da cui è sorta anche l’espressione slovena «obsojen na galeje») probabilmente per qualche grave delitto commesso.
Sui libri dei morti ho trovato altre due note relative ai «galeotti» delle valli del Natisone; nel 1782 morì «Ursula uxor Antonij Jussigh damnati ad triremes de Clastra»,
nel 1798 morì «Joanna uxor Stephani Terlichar de Osgnia per iustitiain ad triremes condemnati»(ML).
(7) 30 julij 1705 - Agnes filia Andreae Pussaz de Azida, improuiso casu decidens in aquam, sub Rottam molendini sub S. Quirino contrita obijt (MP).
(8) Die 16 Aprilis 1765 -Andreas Specogna de Podvarszi molendini rottis allisus offenso dextero brachio, paulo post de repente et inopinate (MP).
(9) Die 8 januarij 1771 - Gregorius Specogna de Lasiz qui caduco morbo erat subiectus, ob eodem morbo nocturno tempore in mollendino Antonij Cosmacini de Tercetta correptus, fuit sequenti mane exanimis inter molendini rottas inventus (MP).
(10) Die 5 septembris 1778 -Lucas qm. Viti Palauszach de Polava in molendino reficiens mollam, a molla ipsa oppressus obijt (MP).
(11) Die 12 Augusti 1795 -Catharina Simaz de Podsrednia incendio suffocata in molendino Podsrednia I Die 14 Augusti 1795
- Marina filia q. Caspari Petrussa dicti Picig de Podsrednia ex incendio molendini Podsredniensi semiviva extracta obdormivit in Domino (ML).
Caduti dal castagno
Com’è noto, uno dei prodotti tipici delle valli del Natisone sono le castagne che nel passato hanno costituito una fonte di sostentamento non indifferente per molte famiglie. Tanto è vero che le piante di castagno erano considerate beni divisibili e come tali venivano talvolta menzionate anche nei testamenti.
Il prof. Francesco Musoni scriveva nel 1912 che «nel solo distretto di San Pietro la produzione si può calcolare di circa 20.00 quintali, abbondando specialmente nei comuni di Savogna, Grimacco, Tarcetta» (1).
Questo prezioso frutto veniva in buona parte venduto ma concorreva in maniera determinante anche all’alimentazione dei montanari.
Da notare che le nostre famose «gubance» (gubane) venivano confezionate in origine con un ripieno costituito prevalentemente da castagne.
Soltanto in un secondo tempo il ripieno è diventato più ricco e sofisticato, favorito in parte dal miglioramento economico della popolazione e dalla apparizione sul mercato di nuovi prodotti alimentari.
Purtroppo, la fase iniziale della raccolta di questi frutti comportava dei rischi notevoli
che erano collegati con l’abbacchiatura del prodotto dall’albero.
Per questo lavoro gli abbacchiatori, chiamati «klatìči», si servivano di lunghe pertiche denominate «làte». Per destreggiarsi tra i rami dei castagni a notevole altezza dal suolo essi dovevano avere agilità, forza nelle braccia e grande senso dell’equilibrio in quanto la disgrazia era sempre in agguato. Le cadute dai castagni hanno infatti procurato numerosi morti e feriti.
Lo «scuotimento» dei frutti si rendeva necessario per un motivo di carattere economico.
Le castagne, giunte a maturazione ma ancora racchiuse nei ricci, conservavano a lungo la freschezza, l’umidità e il peso mentre quelle che cadevano dall’albero spontaneamente a maturazione conclusa, entro breve tempo si seccavano e di conseguenza diminuivano di peso.
La diminuzione di peso si traduceva ovviamente in un minor guadagno. Da qui la necessità per il contadino di abbacchiare le castagne appena mature per poi liberarle dai ricci e venderle al momento più favorevole, quando il loro peso e la loro quotazione erano ottimali.
I «klatiči» si preparavano alla loro attività che comportava notevoli rischi e iniziava ai primi di ottobre anche spiritualmente con significativi gesti ispirati dalla fede e dalla tradizione religiosa popolare.
Il 2 ottobre, festa degli Angeli custodi, a Rodda si benedicevano le pertiche dei «klatiči» e questa tradizione si è conservata fino all’inizio della seconda guerra mondiale.
Prima di andare al lavoro il padre baciava la moglie e i figli perché non era sicuro di ritornare a casa sano e salvo.
I «klatiči» della sponda destra del Natisone si raccoglievano nella seconda domenica di ottobre presso la chiesetta di Spignon dedicata allo Spirito Santo e lì facevano, celebrare una santa messa propiziatrice che veniva chiamata «kostanjovca».
Anche a Lasiz veniva celebrata ogni anno il 2 ottobre una santa messa per i «klatiči», per i «gjavarji» (coloro che lavoravano nelle cave di marna di Tarcetta) e in genere per i bambini, tutte categorie che hanno o avevano bisogno di una particolare protezione da parte degli angeli custodi.
Questa tradizione si è estinta a Lasiz con la morte di don Antonio Cuffolo (1959).
Anche a San Leonardo si è conservata praticamente fino ad oggi la tradizione di celebrare ogni anno (il 2 ottobre) una santa messa in onore degli angeli custodi secondo le intenzioni dei «klatiči» locali.
Fino al 1940 circa i «klatiči» di Masseris e di Stermizza si raccoglievano ogni anno ai primi di ottobre nella chiesa di Montemaggiore (Matajur) dove si confessavano, partecipavano alla santa messa e si comunicavano prima di iniziare la loro pericolosa attività.
Il ricordo, delle cadute dagli alberi di castagno con esiti mortali verificatesi in questo secolo, è ancora vivo soprattutto tra le persone anziane, i «caduti» dei secoli passati sono invece annotati sui libri dei morti di San Leonardo e San Pietro.
Nel 1659 cadde da un castagno e morì all’istante un certo Qualizza, figlio di fu Giovanni (45 anni) del quale non si indica la provenienza (2),
nel 1678 morì Giovanni Petricig di Tercimonte (3),
nel 1709 morì Marino Pozzera di Mersino (20 anni) in conseguenza di una caduta da un castagno (si era fratturato un piede) (4),
nel 1714 Leonardo Trusgnach di Dughe (50 anni) (5).
Stessa sorte toccò nel 1728 a Giovantu Banchichg di Tarcetta (50 anni) caduto mentre «percuoteva» le castagne (6).
Nel 1750 morì Giovanni Marseu di Rodda (45 anni); cadendo da un castagno si era fracassato la testa (7).
Nel 1754 morì un certo Simone Bargnach di Gnidovizza (28 anni); caduto dal castagno non morì subito ma ebbe il tempo di ricevere i sacramenti che gli sono stati amministrati dal parroco di S. Leonardo prontamente accorso (8).
Nel 1771 è la volta di Antonio Qualizza da Merso Superiore (60 anni) (9),
mentre nel 1779 morì un certo Antonio Doligna (30 anni) che era al servizio di qualche famiglia di San Leonardo. Era uno sloveno proveniente dalla parrocchia di Skofja Loka in Carniola (10).
Nel novembre del 1779 morì Bartolomeo Podgosgnak di Vernasso per le gravi ferite
riportate 20 giorni prima nella caduta da un castagno (11).
Nel 1788 morì Tommaso Martinig di Tercimonte (42 anni); cadendo da un castagno aveva battuto violentemente il capo contro una pietra decedendo all’istante (12).
Nel 1796 morì Filippo Duriavigh di Tribil Inferiore (62 anni) (13).
Nel .1802 morì Giovanni Vogriz di Brida Superiore (56 anni) (14),
nel 1803 Stefano Rudi di Topolò (60 anni) (15)
e nel 1823 Giacomo Rudi di Topolò (24 anni).
Quest’ultimo, dopo essere caduto dal castagno, è stato trasportato a casa ma è morto poco dopo munito dei santi sacramenti (16).
Nel 1843 Lorenzo Zorza di Mersino (18 anni), caduto dal castagno in località «Tu dobji», morì sul colpo (17).
NOTE
(1) 0. Marinelli, Guida delle Prealpi Giulie, Udine 1912, pagg. 189-190.
(2) Die 5 8bns 1659 - Cecidit de una arbore q. Joannis Qualiza et ibi subitanea morte oppressus (ML).
(3) Die 13 8bris 1678 - Stephanus Petricig de Tercimonte cecidit de arbore et obijt repente (MP).
(4) Die 10 8bris 1709 - Marinus Pozzera de Mersino de hac vita migravit ob causam quod de arbore alta cadendo pedem sibi fregit (MP).
(5) Die 13 8bris 1714 - Leonardus Trusgnach de Dughe cecidit ex abore castanea et obijt ibidem (ML).
(6) Die 6 8bris 1729 - Joannes Banchichg de Tarzetta obdormivit in Domino quia repente cecidit ex arbore alta percutiendo castaneos (MP).
(7) Die 23 octobns 1750 - Joannes Marseu de Rota obijt in Domino cadens de castaneo frangens sibi caput (MP).
(8) Die 18 8bris 1754 - Simon Bargnach de Gnidaviza sarmentis (= «late») excutiens castaneos cecidit ex arbore ibique per me VC. S.S. Sacramentis munitus obijt in Dominddie 17 8bris (ML).
(9) Die 13 octobris 1771 - Antonius Qualizza de Merso superiori de arbore castanea lapsus improvise mortuus (ML).
(10) Die 8 octobris 1779 - Antonius Doligna Carniolus ex parochia Socopletana lapsus ex arbore castanea excuciendo obijt (ML).
(11) Die 10 Novembris 1779 -Bartholomaeus qdm. Blasij Potgosgnak de Vernasso qui 20 circiter retro diebus ex arbore delapsus fuit
(MP).
(12) Die li Novembris 1788 -Thomas Martinig de Tertiomonte ex arbore delapsus ad lapidem contuso capite statim e vivis descessit (MP).
(13) Die 13 8bris 1796 - Philippus Duriavigh de Tribali inferiore ex arbore castanea decidens expiravit (ML).
(14) Die 9 8bris 1802 - Joannes Vogriz de Brida superiore heri vespere ex arbore castanea delapsus illico expiravit (ML. - Liessa).
(15) Die 13 8bris 1803 - Stephanus qm. Pauli Rudi de Tapollo ex
-castanea arbore delapsus inibi obijt (ML - Liessa).
(16) Die 4 9bris 1823 - Jacobus qm. Valentini Rudi de Tapollò de arbore castanea delapsus in Cauz (?) SS. Sacramentis munitus obijt in Domino in propria domo heri hora meridiana (ML - Liessa).
(17) Die 4 9bris 1853 - Laurentius Zorza de Mersino heri hora 1. vespertina in loco dicto tu Dobii praeceps ruit ab arbore et illico obijt in Domino (MP).
Morti per caduta dagli alberi nella parrocchia di S. Leonardo
I libri dei morti annotano anche le vittime provocate dalla caduta dagli alberi sui quali si arrampicavano sia i bambini che gli adulti per cogliere i frutti.
Sugli alberi di alto fusto si arrampicavano anche i contadini per tagliare i rami e procurarsi la legna da ardere ma talvolta perdevano l’equilibrio e si sfracellavano al suolo.
Dal 1657 al 1859 ho registrato circa 27 disgrazie di questo tipo (10 nella parrocchia di San Leonardo e 17 in quella di San Pietro).
Nel 1657 Giorgio Vogrig di Brida superiore morì cadendo da un cigliegio (1).
Stessa sorte toccò nel 1662 a Nicolò Vogriz (65 anni) di Plataz (2)
e nel 1664. al diciassettenne Tommaso Cesnik di Sabrida, caduto da un albero di more (3).
Nel 1762 un certo Giuseppe Buccovaz di Sverinaz (50 anni) cadde da un castagno sotto il quale fu trovato morto (4).
Nel 1774 Stefano Drecogna di Tribil superiore (50 anni) cadde da un albero e morì all’istante (5).
Alla fine di giugno del 1788 certo Mattia Simoncigh di Presseria (45 anni) cadde da un albero e moti quattro mesi dopo per sopravvenute complicazioni (6).
Nel 1806 Stefano Qualizza di Stregna (58 anni) cadde da un castagno sul quale era salito per abbacchiare le castagne (7).
L’anno seguente Antonio Cernotta di Cosizza (15 anni) cadde da un albero di susine e morì cinque giorni dopo per le gravi ferite riportate (8).
Un albero di susine fu fatale nel 1810 anche a Stefano Sintoncigh di Presseria (54 anni); caduto dall’albero alle nove del mattino spirò alle tre del pomeriggio (9).
Nel 1814 cadde da un albero di pere un certo Giovanni Qualizza di Cravero (59 anni) e morì sul colpo (10).
Morti per la caduta dagli alberi nella parrocchia di S. Pietro
Dopo aver annotato i «caduti» dagli alberi della parrocchia di San Leonardo elenchiamo i «caduti» della parrocchia di San Pietro al Natisone.
Nel 1671 Ursula, moglie di Matteo Cocevar di (Sotto) Altovizza cadde probabilmente da un cigliegio e morì sul colpo (11).
Stessa sorte capitò nel 1676 a Luca Zuanella di Rodda anch’esso caduto da un cigliegio (12).
Nel settembre del 1677 llario Cucovaz di Mersino andò da solo nel bosco per fare legna ma cadde da un faggio e morì (13).
Le more furono fatali nel 1713 a Tommaso Bellida (9 anni) di Ponteacco; caduto da un albero di more morì otto giorni dopo a causa delle ferite riportate (14).
Venti giorni dopo questo tragico evento fu sepolto Bartolomeo Mesta di Cepletischis (40 anni) il quale era caduto da un cigliegio un mese prima (15).
Nel 1716 cadde da un albero e morì il settantenne Giovanni Seiaz di Rodda (16).
Settant’anni aveva anche Giovanni Chiabai di Altovizza, caduto nel 1726 da un albero e morto dopo qualche tempo per le ferite riportate (17).
Nel 1753 il trentenne Giovanni Blasutig di Vernassino morì cadendo da un albero sul quale era salito per tagliare o potare una vite rampicante (18).
Nell’agosto del 1770 un bambino di sette anni, certo Giovanni Jussigh di Azzida, morì cadendo da un albero (19).
Quattro anni dopo, nel 1774 Antonio Manzin (12 anni) del mulino di Brischis cadde da un albero di more e morì poco dopo (20).
Nel 1779 Giovanni Tuomaz di Rodda (50 anni) cadde da un albero, battè violentemente il capo per terra e spirò sul colpo (21).
Nel 1796 Nicolò Corredig di Clenia (10 anni) morì cadendo da un albero di more (22).
Nel 1785 Giuseppe Sittaro di S. Pietro (32 anni) andò a tagliar la legna nei pressi di Becis ma cadde da un albero di alto fusto e morì all’istante (23).
Stessa sorte toccò nel 1827 a Stefano Juretigh di Mersino che aveva 67 anni (24)
e nel 1840 a Luca Sittaro di Costa (58 anni); quest’ultimo, caduto da un castagno morì dopo tre ore di agonia (25).
Nel 1849 morì cadendo accidentalmente da un albero il cinquantottenne Stefano Domenis di Rodda (26)
e nel 1859 un certo Giuseppe Martinig di Tercimonte (48 anni), caduto da un albero nei pressi del paese (27).
Note
(1) 24 luglio 1657 - Georgio Vogrig di Berda di Sopra caschò di un caresaro et murì subito (ML).
(2) Die 26 Junij 1662 - Nicolaus Vogriz de Plataz de quadam arbore cecidit, confessus et habita extrema unctione (ML).
(3) Adì 6 luglio 1664 - Cascò Thomaso Cesnik di Sabarda di un moraro, il qual restò morto (ML).
(4) Die 4 septembris 1762 Josephus Buccovaz de Suerinaz lapsus de arbore castanea, ibidemque repertus mortuus (ML).
(5) die 27 Augusti 1774 - Stephanus Drecogna de Terbali superiori de arbore lapsus, ibidem mortuus (ML).
(6) Die 23 8bris 1788 - Mathiias Simoncigh de Preserie circa finem mensis junij ex arbore fortuito cadens, ac melius se habens repente tamen delirare incipiens in evidenti mortis periculo sub conditione absolutus solummodo, obijt (ML).
(7) 24 Octobris 1806 - Stefano Qualizza de Stregna ex arbore castaneo delapsus (ML).
(8) 8 septembris 1807 - Antonio Cernotta di Cosiza ex arbore pruni delapsus 3 huius currentis mensis obijt hora nona septimo (ML).
(9) 26 augusti 1810 - Stephanus Simoncigh de Preseria nudiustertius mane hora nona ex arbore pruni delapsus obijt hora tertia pomeridiana (ML).
(10) 6 augusti 1814 - Joannes Qualizza de Cravaro ex arbore pirea delapsus illico mortuus est (ML).
(11) 24 Junij 1671 - Vrsula uxor Matthei Cocevar de Altauiza cecidit ex arbore et obijt (MP).
(12) 29 Junij 1676- Lucas Suanela de Rotta cecidit de ceraso et expiravit (MP).
(13) Die 11 septembris 1676 Hilarius Cucavaz de Mersino cecinit de arbore fagi et expiravit nemine sciente (MP).
(14) Die 11 junij 1713- Thomas Bellida de Ponteaco de arbore moro casu delapsus (MP).
(15) Die 1 augusti 1713 - Bartholomaeus Mesta de Zeplesischis ante unum mensem cadens de arbore ceresaro, obijt (MP).
(16) Die 15 septembris 1716 -Joannes Seiaz de Roda infortunio de aliqua arbore delapsus morte subitanea obijt (MP).
(17) Die 17bris 1726 - Joannes Chiabai de Altoviza obijt in Domino ex arbore quedam cadens (MP).
(18)Die l8 martii l753-Valentinus Blasutigh de Vernassino obijt cadendo ex arbore rescindendo vites (MP).
(19) Die 22 augusti 1770 - Joannes Jussigh de Azida obijt cadens ex arbore (MP).
(20) Die 23 Junij 1774 - Antonius Manzin de molendino Sub Rota obijt in Domino cadens cx alto arbore moraro (MP).
(21) Die 2 septembris 1779 Joannes Tuornaz de Rotta ex arbore delapsus conteso capita anintam statim Deo reddit (MP).
(22) Die 7 8bris 1796 - Nicolaus Corredig de Clenia cecidit ex arbore moraro (MP).
(23) Die 15 februarij 1785 -Josephus Sittar de S. Petro in colle supra Becijs ex alto arbore in terram delapsus conteso capite animam Deo reddidit (MP).
(24) Dic 24 Thris 1828 - Stephanus Juretigh de Mersino de arbore ruens repente obijt in Domino (MP).
(25) Die 30 martii 1840 - Lucas Sittaro de Costa heri hora 4 vespertina cecidit ab arbore castagnaro et hora 7. vespertina obijt in Domino (MP).
(26) Die 8junij 1849 - Stephanus Domenis de Rodda e arbore accidentalitcr lapsus obijt in Domino (MP).
(27) Dic 13 augusti 1859- Joseph Martinigh de Tertiomonte obijt lapsus e procera arbore prope pagum (MP).
Morti da annegamento
L’annegamento è stata una delle cause di morte violenta più ricorrenti nelle parrocchie di S. Pietro e S. Leonardo dal 1645 al 1875.
In questo periodo sono annegate nei vari corsi d’acqua delle valli del Natisone più di cento persone appartenenti a tutte le età, compresi i bambini piccoli di pochi mesi e i vecchi.
Il fiume Natisone ha causato il maggior numero di vittime, seguito dai torrenti Alberone, Rieca, Erbezzo e Cosizza e poi dai numerosi torrentelli disseminati in zona che diventavano pericolosi soprattutto durante le piene.
Gli ambiti in cui più frequentemente si verificavano queste disgrazie erano le adiacenze dei mulini, i ponti, i guadi (ad esempio quelli di San Pietro, di Perovizza e di Brischis) e le profonde fosse dei corsi d’acqua (verini) dove i ragazzi e i giovani andavano a nuotare nei mesi estivi talvolta privi di esperienza.
Un paio di volte le vittime degli annegamenti sono arrivate da oltre confine. Cadute nelle acque del Natisone in piena nel Breginjski kot o nei pressi di Robič, sono state trasportate a valle e poi ritrovate presso le dighe o le griglie dei mulini di San Pietro o di Purgessimo.
Sui libri dei morti vengono annotate anche le persone delle parrocchie di S. Pietro e S. Leonardo che annegavano fuori zona, ad esempio nelle acque del Torre o dell’Isonzo.
Riporto innanzitutto l’elenco delle persone annegate appartenenti alla parrocchia di San Pietro e poi, in un secondo tempo, quello degli annegati appartenenti alla parrocchia di S. Leonardo.
Inizia la serie, nell’ottobre del 1645, un certo Valentino Gosnig di Montemaggiore, «negatto, per essere cascato dal ponte di Sau(o)gna» (1). La disgrazia è avvenuta in località «Na muoste» dove esiste ancora oggi un ponte gettato sull’Alberone.
Eguale sorte capitò a Filippo Marzulin di Biarzo nel 1672; caduto dal ponte di legno nei. pressi della chiesetta di S. Quirino a San Pietro, trovò la morte nella profonda forra del Natisone (2).
Questo ponte di legno (annotato nei libri parrocchiali come «ponte ligneo» per distinguerlo dal «ponte lapideo» o romano in località Ponte San Quirino) era costruito a monte dell’attuale ponte che collega Vernasso a San Pietro e di lui (così mi è stato riferito) sono visibili ancona oggi i solchi scavati nella roccia sui quali poggiavano le travi portanti.
Presso questo ponte sono accadute ben nove disgrazie con esiti mortali (dal 1673 al 1835).
Nel maggio del 1677 anche Blasio Coren di San Pietro cadde nel Natisone presso il testè citato «ponte ligneo» e annegò. (3).
Sempre nelle acque del Natisone trovò la morte nel luglio del 1682 un ragazzo dodicenne, certo Giacomo Culuan di Mezzana (4).
Nel 1684 Valentino Juch di Altovizza annegò nel torrente Alberone (5)
mentre nell’aprile del 1689 furono sommerse dalle acque del Natisone Marina Scunia (15 anni) e Giovanna. Coren (12 anni) ambedue di Ponteacco (6).
Eguale sorte toccò nell’agosto del 1691 a Giovanni Clignon di San Pietro (50 anni) caduto da un precipizio nel Natisone presso il tristemente noto «ponte ligneo» costruito nelle adiacenze della chiesetta di S. Quinino (7).
Nel maggio del 1695 è la volta del settantenne Biagio Puschig di Pegliano annegato nel Natisone nei pressi del mulino di Cras, annotato di solito sui libri parrocchiali come «mulino di Biazzis» o Biacis (8).
Di Pegliano era anche Giacomo Suisaz (15 anni), annegato nel Natisone nell’ottobre del 1696 nei pressi di San Pietro al Natisone (9).
Nell’agosto dell’anno seguente (1697) morì annegato nelle acque del torrente Alberone il quarantaseienne Stefano Scrignar di Azzida (10).
Il 1 maggio del 1698 Agnese, moglie di Giorgio Balus (40 anni) e Marina Gubana, ambedue di Lasiz, mentre insieme stavano guadando il Natisone furono travolte dalle acque probabilmente tra Lasiz e Brischis (11).
Stessa sorte toccò nel febbraio dal 1704 a Gregorio Miraz di Pegliano (50 anni) annegato nel Natisone (12)
e una settimana dopo a Gregorio Miraz anch’egli di Pegliano (48 anni) il quale, ritornando, a casa di notte, annegò nelle acque del Natisone che tentava di guadare nei pressi del.mulino di Cras chiamato comunemente mulino di Biacis (13).
Nel maggio del 1706 Agnese Clauora di Rodda (25 anni), sofferente di mal caduco, annegò in un torrente nei pressi di casa (14).
Note
(1) Addì 4 8brio 1645 (MP).
(2) Die 15 9bris 1672 (MP).
(3) Die 30maji 1677 - Blasio Coren penes pontem S. Quirini praecipitio in Nadisone delapsus submersus est (MP).
(4) Die 20julij 1682 (MP).
(5) die 8 JUmJ 1684 - Valentinus Juch de Altauiza submersus in aqua Auberna inopinatu casu repertus fuitmortuus (MP).
(6) Die 9 aprilis 1689 (MP).
(7) Die 23 augusti 1691 - Joannes Clignon de S. Petro penes pontem S. Quirini praecipicio cadens in fiuminem Natisone (MP).
(8) Die 17 maij 1695 - Blasius Puschig de Peiano submersus in flumio Natisone penes molendinum in Biazzis (MP).
(9) Die 11 Xbris 1696 - Jacobus Suisaz de Peiano submersus in fiumio Natisone sub villa S. Petn (MP).
(10)die 11 augusti 1697- Stephanus Scrignar de Azida submersus in
fiumine Auberna (MP).
(11) Die I maij 1698 - Marina Gubana de Lasig in societate predictae Agnetis transeundo flunìine Natisone simul cum eodem submeraa èst (MP).
(12) Die 10 febr. 1704 (MP).
(13) 19 febr. 1704 - Gregorius Mmiz de Peiano pridie de nocte eundo domum versus delapsus in aqua penes molendinum in Biazzis (Ml’).
(14) Die 21 maij 1706 - Agnes tlauora de Roda obijt cadendo in aqpa ex morbo caduco prope suae domi (Ml’).
Ancora morti per annegamento
Dieci anni dopo, nel maggio del 1716 Clemente Schlunder di Masseris (66 anni) annegò nel torrente Alberone dove era caduto «propter delirium» (1).
L’anno dopo (maggio del 1717) annegò nel Natisone Gregorio Husalo di Cicigolis (2).
Nel giungo del 1729 un certo Simone Cenzichg di Montefosca (22 anni) morì annegato in una fossa profonda del torrente Budrin nei pressi del paese; il giovane morì perché non sapeva nuotare (3).
Nel maggio del 1720 Pietro Polauschac di S. Pietro (70 anni) trovò la morte nelle acque del Natisone cadendo dal citato «ponte ligneo» costruito nei pressi della chiesetta di S. Quirino a San Pietro al Natisone (4).
Nel giugno del 1722 Simone Fula di Ponteacco (1 anno e mezzo) annegò in una pozza d’acqua (5).
Nel 1724 Giovanni Clauora di Rodda cadde nel torrente che da Rodda scende a Brischis e fu trasportato dalla piena nel Natisone dove fu trovato morto il giorno dopo (6).
Il citato torrente di Rodda causò la morte per annegamento (nell’agosto del 1733) di Margherita, vedova di Valentino Oriehuia di- Rodda (7).
Nel maggio del 1734 annegò nelle acque dell’Alberone Giacomo Vinturin di Azzida che aveva 10 anni (8).
Ennesima disgrazia nel 1736 nei pressi del già citato «ponte ligneo» di S. Pietro; Michele Quarina di Vernasso, caduto nel Natisone l’8 marzo, fu ritrovato morto 14 giorni dopo (9).
Nell’aprile del 1738 Marina Costaperaria di Vernasso (due anni) annegò in una pozza d’acqua o in una tinozza nei pressi di casa (10).
Nel maggio del 1740 Stefanò Husalo di Cicigolis (26 anni) cadde nelle acque del Natisone presso Pulfero e fu trasportato dalla corrente fino al mulino di Purgessimo dove venne ripescato morto diversi giorni dopo (11).
Nello stesso anno morì annegato nelle acque del Natisone anche Sebastiano Cernoia (26 anni) di Mezzana ma abitante a Ponteacco, di professione fabbro ferraio (12).
Nel giugno del 1741 è la volta di Simone Quarina di Vernasso (30 anni) annegato nel Natisone poco sopra l’abitato di San Pietro (13).
Stessa sorte toccò nel 1744 al compaesano Matteo Querina di Vernasso (30 anni); caduto nel Natisone mentre sulle rive stava raccogliendo le legna, fu rinvenuto morto all’altezza di Purgessimo (14).
Nel settembre dello stesso anno è stato ripescato presso il mulino di San Pietro il corpo di tali Giovanni Sagar di Plezzo (4( anni) caduto probabilmente ir acqua nei pressi di Robič (15).
Nel 1747 annegò Giacomo De Pieri di Cordenons (probabilmente un funzionario della dogana del Pulfero) il cui corpo fu trovato presso il mulino di Perovizza (16).
Nel febbraio de) 1750 un certo Giacomo (40 anni) a servizio presso un carinziano di Bistrica in Carinzia, cadde in acqua presso Robi# o la chiesetta di S. llario e il suo corpo fu trovato presso il mulino di San Quirino (17).
Nell’ ottobre del 1751 annegò nelle acque dell’Alberone sotto Azzida Antonio Artico (20 anni) residente ad Azzida. Suo padre Ludovico era originario di Tolmezzo.
Non escludo che si tratti di «cargnelli» o tessitori che esercitavano il mestiere ad Azzida (18).
Nel 1752 Ermacora Gujon di Calla (40 anni) annegò nelle acque dell’Alberone sotto Azzida. Caduto in acqua il 1. aprile fu rinvenuto morto dopo sei giorni (19).
Nell’agosto del 1757 annegò nelle acque dell’Alberone un certo Giovanni originario di Plezzo che era a servizio presso una famiglia di San Pietro (20).
Nel giugno del 1760 Lucia Blasutig di Vernassino (14 anni e mezzo) cadde nelle acque di un torrente in piena che la sbatterono per le rocce procurandole ferite mortali (21).
Tredici giorni dopo Gaspare Trinco di Cepletischis (due anni) morì nelle acque del torrente che scorre accanto al paese (22).
Nel dicembre del 1764 Caterina, vedova di Bartolomeo Mieraz di Pegliano (65 anni), mentre stava ritornando a casa da San Pietro, cadde nelle acque del Natisone che cercava di guadare e annegò (23).
Note
(1) Die 10 maij 1716 - Clemens Schlunder de Masseris submersus in flumio Aubarna propter delirium (MP).
(2) Die 15 maij 1717 (MP).
(3) Die 3 junij 1729 - Simon Cenzichg de Monte foschia accidentaliter ipsemet est submersus in aliqua profunditate aquae cuiuspiam puoti uocati Budrin eiusdem viciniae non peritus natandi (MP).
(4) Die 6 maij 1720 - Petrus Polauschac de S. Petro praecipitio lapsus de ponte ligneo S. Quirini in profundum flumij Natisonis submersus obijt subitanea morte (MP).
(5) Die 23 junji 1722 - Simon Fula de Ponteaco in lacum aquae suffocatus (MP).
(6) Die 27 maij 1724 - Joannes Clauora de Rotta submersus in torrente Brischis delatusque in flumen Natissi post diem secundum inventus (MP).
(7) Die 29 augusti 1733 - Margarita relicta vidua a qm. Valentino Oriehuia de Rotta submersa in torrente paenes domum deruente et tunc temporis exundante (MP).
(8) Die 13 maij 1734 - Jacobus Vinturin de Azida mortuus repertus penes aquam prope Azidam decurentem (MP).
(9) Die 23 Martij 1736 - Michael Querina de Vernasso submersus in Natisone prope pontem ligneum (MP).
(10) Die 9 aprilis 1738 - Marina Costaperaria submersa in alveolo paenes domum (MP).
(11) Die 17 maij 1740 - Stephanus Husalo submersus in Natisone e regione domorum sub Rotta vulgo Lach et a flumine Natiso deportatus usque ad molendinum Purghessimi
(MP).
(12) Die 3 7bris 1740 - Sebastianus Cernoia de Mezzana habitans in Ponteaco tamquam faber ferrarius submersus in flumine Natisso (MP).
(13) Die 20junij 1741 (MP).
(14) Die 21 junij 1744 -Matthaeus Querina de Vernasso cadens in aquam montanam magnam colligendo ligna, submersus et raptus et inventus in aqua sub Purgesinio (MP).
(15) Die 29 septembris 1744 -Joannes Sagar dictu Ruep de Pletio ex destrictu austriaco obijt submersus in Natisone in loco viciniore casibus (?) dictus Roob inventus sub molendino S. QuririIii (MP).
(16) Die 20 julij 1747 - Jacobus De Pieri de Cordonons submersus in flumine Natisonis inventus apud molendinum Perouicensem (MP).
(17) Die 19 februarij 1750 -Jacobus ignoto hactenius cognomine famulus alicuius Carinthi de Bistriza immersus in aquis penes Robig sive Vlericum et ductus ab aqua est ad molendinum S. Quirini de Azida ibique inventus (MP).
(18) Die 3 martii 1751 - Antonius Artico filius Ludovici Artich de Tolmezzo existens Azida submersus in aqua sub Azida (MP).
(19) Die l7aprilis 1752 (MP).
(20) Die Sta Augusti 1757 -Joannes filius cuiusdam viri de Pletio in servitio hic in S. Petro submersus in torrente Abarna (MP).
(21) Die 16 junij 1760 - Lucia Blasutig de Vernassino rapta ab aqua per rupem confracta (MP).
(22) Die 29junij 1760 (MP).
(23) Die 1 januarij 1765 - Catharina vidua Bartholomaei Mieraz de Peiano a S. Petro domum redux in Natisone lapsa fuit paulo post exanimis inde erepta (MP).
Ancora morti per annegamento
Nel marzo del 1767 cade dal tristemente famoso «ponte ligneo» di Vernasso Domenica Capitaneo di Azzida e trova la morte nel letto del Natisone (1).
Nel novembre del 1769 Agnese, moglie del mugnaio Giacomo Stargar di Azzida annega nel torrente Alberone presso il mulitto posto Sotto Azzida (2).
Nelle acque di questo torrenìe annega nel 1773 anche il settantenne Andrea Vogrigh di Clàstra (3).
Nel giugno del 1775 Anna Podgosgnach di Hlieve / Costaperaria presso Vernasso muore nelle acque del locale torrente (4),
mentre nel maggio del 1777 un certo Mattia Cutin di Luico (17 anni) annega nelle acque del torrente di Luico (5).
Stessa sorte tocca nel maggio del 1781 a Marina Cernetig di Preserie morta nelle acque dell’Alberone presso Azzida (6).
Nel maggio del 1782 muore nelle acque del Natisone un certo Giovanni Zuiz (43 anni) originario di Caporetto (7).
Due anni dopo (nel 1784) viene ripescato presso il mulino di San Pietro il corpo di un ragazzo di 12 anni, figlio di Tommaso Borgoniz di Podbela nel Breginjski kot. Era caduto nel Natisone in piena nei pressi di casa ed è stato trasportato dalla corrente per più di venti chilometri fino a San Pietro (8).
Nel luglio del 1787 Giovanni Brescon di Savogna (15 anni) fu travolto dalla piena mentre cercava di guadare il Natisone e venne poi ripescato senza vita (9).
Nel luglio del 1788 un certo Gaspare Cencig oriundo di Montefosca (60 anni) ma da diversi anni alle dipendenze di Giovanni Pussin di Pulfero, mentre stava tornando a casa cadde in un fossato pieno d’acqua dove trovò la morte per annegamento (10).
Nel luglio del 1788 il diciassettenne Giuseppe Plata di Lasiz annegò nel Natisone o perché inesperto di nuoto o perché si era immerso nelle fredde acque subito dopo aver mangiato (11).
Nel novembre del 1791 un certo Leonardo Specogna di Lasiz (54 anni) cadde accidentalmente nelle acque del torrente Torre dove annegò. Fu sepolto nel cimitero di San Bartolomeo di Caminetto presso Buttrio (12).
Nel febbraio del 1801 Giovanni Banchigh di Tarcetta (13 anni) morì probabilmente nelle acque del Natisone dove era caduto accidentalmente (13).
Nel giugno del 1805 Marina Petrina di Ponteacco, una pastorella-bambina di appena otto anni stava riconducendo in paese dal pascolo i suoi animali quando venne sorpresa da un violento e improvviso temporale estivo.
In breve tempo il temporale si trasformò in un diluvio che travolse e uccise la piccola pastorella, morta per annegamento in località Uadàlec tra Tiglio e Ponteacco.
Questo episodio rivela un aspetto penoso della condizione infantile nei tempi passati.
Allora i bambini entravano ben presto nel «ciclo produttivo» e venivano subito a contatto con la dura realtà della vita (14).
Nel settembre del 1805 Simon Gujon di Calla (26 anni) morì alle tre del pomeriggio «per essersi immerso nel fiume Natisone» (15).
Nell’aprile del 1806 Antonio Scrignar di Azzida (4 anni) annegò nelle acque del torrente di Azzida (Alberone?) che cercava di guadare (16).
Nel luglio del 1810 Caterina Cernoia di Pegliano annegò nelle acque del torrente che scorre nei pressi del paese (17).
Nel luglio del 1815 Filippo Dorbolò di Spignon (22 anni) cadde accidentalmente nel Natisone e il suo corpo, privo di vita, fu ritrovato presso il mulino di San Pietro (18).
Nel febbraio del 1818 Maria Banchigh di San Silvestro / Antro (20 anni) cadde nelle acque del Natisone e fu probabilmente ripescata presso Vernasso, dato che venne sepolta nel cimitero di San Bartolomeo a Vernasso (19).
Nel settembre dello stesso anno Antonio Pizzulini di Azzida (4 anni) fu trovato annegato nelle acque (dell’Alberone) sotto la località di Bucovizza (20).
Sette anni aveva Antonio Birtigh di Podvarschis, trovato morto nel marzo del 1818 nelle acque del Natisone.
Note
(l) Die l2martij l767―DominiCa filia qm. Matthiae Capitanei de Azida submersa in Natisone-cadens praeceps ex ponte ligneo S. Quirini (MP).
(2) Die 8 Nobembris 1769 ―Agnes uxor Jacobi Stargar de Azida submersa in aqua Abarna prope molendinum sub Arida (MP).
(3) Die 13 Martij 1773.― Adreas Vogrigh de Clastra submersus in flumine Abania (MP).
(4) Die l6Junij 1775―Anna fihia Bartholomaei Podgosgnach de Hlieve communitatis Vernassi a torrente preteretmte rapta et suffocata (MP).
(5) Die 25 Maij 1777 ― Matthias filius qm. Pauli Cutin de Luico submersus in tontnte Luico (MP).
(6) Die 12 Maij 1781 ― Marina Cernetig de Presetie immersa in aquà penes Azidam inde exaninìis extracta (MP).
(7) Die 7 Maij 1782 ― Joannes Novinz sive Scalinz dictus Zuiz de Caporetto Austriaci districtus fuit exanimis inventus iminersus in flumine Natissone penes molendinum Sti Qui-tini (MP).
(8) Die 9 Marfij 1784 - Masculus quidam filius Thomae Borgoniz de Podbiella Austriaci districtus in aquam ibidem lapsus et a Natissone huc
usque deportatus et die 9 martij prope molendinum Sti Quirini inventus.
(9) Die 17 Julij 1787 ― Joannes Brescon de Savogna transeundo Natissonem a vi ingravescentis aquae deiectus est inde exanimis extractus (MP).
(10) Die 12 Maij 1788― Caspanis Cencig oriundus de Motnefusco habitans autem per multus annos in famulatu apud Joannem Pussin de Puffaro domuni redux incidit in foveam aque plenain (MP).
(11) Die 21 Julij 1788 ― Josephus Plata de Lasiz morte subitanea correptus per demersionem in flumen Natisij (MP).
(12) Die 20 9bris 1791 - Leonardus Specogna de Lasiz obijt ob immersionem accidentaliter eventam in aqua vulgo dieta Torre (MP).
(13)Die 28 Februarij 1801 ―Valentinus Joannes Banchigh de Tarcetta obijt in loco campestti ob demersionem in aquam (MP).
(14) Die 8 Junij 1805 ― Maria Petrina de Ponteacco rediens ex pasqua cum suis animalibus oh repentinam ac copiam multam difluentem per rupem dictani u Vodolez penes agros Ponteacci in eadem acqua submersa ac mortua fuit reperta (MP).
(15) Die 30 7bris 1805 ― Simon Gujon de Cala obijt heri hora 3. pomeridiana propter immersionem factam in flumen Natisonis (MP).
(16) Die 25 Aprilis 1806 ―Antonius Scrignar de Azzida heri hora 9. matutina pertransiens torrentem Azzidae accidentaliter mersus est in acqua.
(17) Die 22 Ju]ij 1810―Catharina Cernoia de Peiano obijt morte subitanea ab accidentalem demersionem factam in rapidum tosmntem (MP).
(18) Die 26 Julij 1815―Philippus Dorbolò de Spignon fortuito pertransiens flumen Natison submersus in eodem inventus mortuus penes molendinum S. Quirini (MP).
(19) Die l7 Febrarij 1818―Maria Banchigh de S. Silvestro heri hora 3. pomeridiana in flumine Natisonis submersa (MP).
(20) Die l57bsis 1818―Antonius Pizzulim de Azzida heri hora nona pomeridiana inventus casualiter immersus in aqua sub Bucovizza (MP).
(21) Die 10 Mantij 1818 ― Antonius Birtigh de Podvarsca obijt sufocatus ab acquis Natisonis (MP).
Ancora morti per annegamento
Nell’agosto del 1819 morì annegato nelle acque dell’Alberone un bambino di sei anni, certo Vinturini Antonio di San Pietro (1).
Nel settembre del 1835 bisogna registrare l’ennesima disgrazia avvenuta presso il «ponte ligneo» costruito tra San Pietro e Vernasso. Giuseppe Manzini di Pulfero (67 anni), mentre da solo si recava a Vernasso, cadde dal ponte e mori all’istante nelle acque del Natìsone (2).
Alla fine di marzo del 1837 Caterina Scuoch di San Pietro (42 anni), mentre stava guadando il Natisone in località u bruodah cadde in acqua e annegò; il suo corpo fu trovato presso il mulino di San Pietro (3).
Nel giugno del 1837 Domenico Gujon di Masarolis (55 anni) morì nelle acque dell’Alberone presso il mulino di Sotto Azzida (4).
Nel luglio del 1838 Lucia Manzin di Loch, una bambina di 15 mesi, annegò nelle acque del Natisone (5),
che furono fatali l’anno dopo anche a Giuseppe Juretigh di Rodda (16 anni) annegato nei pressi del paese di Tiglio (6).
Nel novemlire del 1839 Maria Floram di Montefosca (21 anni) annegò nelle acque del torrente Legrada Sotto Prossenicco (7).
Nel febbraio del 1841 Giovanni Cernoia di Tarcetta (19 anni) stava andando a messa nella chiesa parrocchiale di San Pietro ma nel guadare il Natisone presso Perovizza fu travolto dalle acque del fiume e il suo corpo privo di vita fu trovato circa un chilometro a valle (8).
Nel novembre del 1841 Bartolomeo Floram di Pegliano (30 anni) fu «sommerso» dalle acque del torrente presso il mulino di Giacomo Clignon di Pegliano (9).
Nell’ottobre del 1844 Giuseppe Plata di Lasiz, un bambino di appena due anni, cadde nel Natisone e il suo corpo privo di vita fu trovato il giorno dopo nei pressi di Cras in località Štivan##ak. (10).
Due anni dopo, nell’ottobre del 1846, Giovanni Stries di Borjana nel Breginjski Kot (30 anni), marito di Anna Spellat del luogo, era andato probabilmente a fare legna sul monte Mia; nel ritorno, mentre cercava di guadare il Natisone di fronte a Borjana, cadde in acqua e la forte corrente lo trasportò fino all’altezza della sorgente Arpid, nei pressi del valico confinario di Stupizza dove il suo cadavere venne trovato il giorno dopo (11).
Nel novembre. del 1846 fu trovato annegato nelle acque del Natisone il quarantaquattrenne Giacomo Ursigh di Pulfero
(12).
Tre anni dopo, nel novembre del 1849, Pietro Banchig (72 anni)e Giovanni Sturam (54 anni) ambedue di Tarcetta e sposati, mentre stavano guadando insieme il Natisone in località di Tepenepoje (si tratta probabilmente del guado di Perovizza), furono travolti e uccisi dalle acque del Natisone in piena.
Il cadavere del primo fu ritrovato il giorno dopo il località Tu brajde (sotto il paese di Tiglio?), mentre quello del secondo all’altezza di Biarzo (13).
Nel giugno del 1851 Marianna Sittaro di Azzida (14 anni) cadde nelle acque del Natisone e annegò in località V figah che si trova a metà strada tra San Pietro e Ponte San Quirino (14).
Nel luglio del, 1852 Giovanni Manzini (57 anni), abitante in località Malin di Brischis (qui un tempo c’era un vecchio mulino), fu inghiottito da un gorgo del Natisone accanto al grosso masso che si trova nel centro del fiume di fronte al vecchio mulino di Cicigolis ormai distrutto e chiamato Kovačija (15)
Nell’agosto dello stesso anno Caterina Marseu di Mersino (24 anni), sofferente di mal caduco, mentre stava lavando i panni nel torrente cadde in acqua e annegò (16).
Nel settembre del 1852 Maria Krast di Stupizza, una bambina di 12 mesi annegò in un recipiente pieno d’acqua (17).
Nel maggio del 1856 Maria Teresa Specogna di Specognis (2 anni) cadde accidentalmente in acqua nei pressi di casa e il suo corpo fu rìpescato nel Natisone in località Obla#njak (18).
Nelle acque del Natisone trovò la morte nell’ ottobre dello stesso anno anche Caterina Ariauz (46 anni) di Erbezzo (19).
Sempre nelle acque del Natisone morì nel luglio del 1858 una certa Cernetig Maria di Cernetig (Stregua), che era al servizio della famiglia Podrecca di San Pietro (Peteradovi?) (20).
Nell’ottobre del 1868 Maria Ariaviz di Tarcetta (15 anni) annegò probabilmente nel guado di Perovizza travolta dalla piena del Natisone (21).
Nel gennaio del 1874 Marianna Specogna di Mersino (63 anni) annegò probabilmente nel torrente di Mersino (22).
Nell’ottobre del 1875 Giovanni Crisnar di Crisnar presso Savogna annegò nelle acque del torrente Alberone che scorre dietro alla casa dei Crisnaro (nome di casato Kranjac) (23).
Termina qui l’elenco degli annegati della parrocchia di San Pietro. Nel prossimo numero seguirà l’elenco di tutte le vittime causate dall’annegamento (circa una ventina) nella parrocchia di San Leonardo.
Note
(1) Die 4 Agusti 1819―Antonius Vinturini de S. Petro in flumine Natisonis submersus obijt (MP).
(2) Die 22 7bris 1835 ―Joseph Manzini de Sub Rotta eundo ad Vernassum solus accidentaliter praeceps ruit ad flumen Natissum prope pontem ligneum Vernassi et illico obijt (MP).
(3) Die 1 aprilis 1837 ―Catharina Suoch de S. Petro, transeundo flumen Natisonis in loco dicto v Bruodah (questo guado si trovava nei pressi della attuale passarella sul Natisone che collega S. Pietro e Oculis - n.d.r.) demersa est in acqua et inventa est penes molendinum S. Quirini (MP).
(4) Die 3 Junij 1837―Dominicus Gujon de Masarolis accidentaliter demersus fuit in aqua Azzidae penes molendinum sub Azzida (MP).
(5) Die 16 Julij 1838 - Lucia Manzin de Loch accidentaliter submersa fuit in flumen Natisonem (MP).
(6) Die 20 Julij 1839 ― Joseph Juretigh de Rotta heri hora 10 matutina submersus fuit in fiumine Natisone sub Tilio et hodie sepultus est in coemeterio S. Sylvestri in Antro (MP).
(7) Die 6 9bris 1839 ― Maria Floram de Montefusco submersa fuit in torrente Legrada sub Prossenico in Paroecia Attimis (MP)..
(8)Die 21 Februarij 1841 ―Joannes Cemoja de Tarzetta transeundo flumen Natisum et veniendo ad missam ad Parrocchiam S. Petri, submersus fuit in acqua apud Peruofzam et prope Tilium inventus fuit (MP).
(9) Die 17 9bris 1841 - Bartolomeus Floram de Pejano submersus fuit in aqua prope molendinum Jacobi Clignon de Pejano (MP).
(10) Die 5 8bris 1844 ―Joseph Plata de Lasiz heri hora 4. vespertina demersus fuit in flumen Natisium et hodie inventus fuit in flumine prope Cras in loco dicto Stivanszach (MP).
(11) Die l48bris 1846―Joannes Stries de Borreano die 12 huius (mensis) hora 7. vespertina proveniendo a monte Mia et transeuendo fiumen Natisonis in
faciem Borreana submersus fuit in acqua et ben inventus fuit in medio acque in Arpit (MP).
(12) Die 28 9bns 1846― Joannes Ursigh de Pulfaro heni hora 6. matutina inventus fuit in fluniine Natisone (MP).
(13) Die 26 9bnis 1849 ―Petrus Banchig natus in page Tarcettae in transitu fluminis Natisonis apud locum dictum Tepenepoie aquis abreptus ac suffucatus (...) ejus cadaver inventus est apud locum Tu braide ― Joannes Sturam natus Tarcettae in transitu fluminis Natisonis apud locum dictum Tepenepoie aquis abreptus ac suffucatus obijt nudiustertius, eiusque cadaver inventus apud locum Biarzo (MP).
(14) Die 14 Junij 1851. ―Marianna Sittaro de Azzida repentina morte casu in fiumen
Natisonis ad locum u Figah (MP).
(15) Die 28 Julij 1852 ― Joannes Manzini de Malin sub Rodda in flumine Natisonis ad magnam petram prope molendinum in facie Brischis in gurgite accidentali morte correptus inventus est (MP).
(16) Die 31. Augusti 1852 ―Catharina Marseu de Mersino morbo comitiali correpta dum in torrente lavaret pannos in illud praeceps ruit ibique in aqua obijt (MP).
(17) Die 3 Septembris 1852 ―Maria Krast de Stupizza in vase aquae casuliter suffocata (MP).
(18) Die 20 Maji 1856 ―Maria-Teresia Specogna de Specogna accidentali ter lapsa in flumine Natisone prope Oblačnjak (MP).
(19 )Die 2 Octobris 1856 ―Cathanina Ariauz de Erbezzo accidentàliter lapsa in flumen
Natisone obijt die 30. 7bris hora 9. mane (MP)
.
(20) 28 Julij 1858 ― Maria Cernetigh de Cernetigh ancilla in domo domini Podrecca de S. Petto casu lapsa in flunnine Natisonis repente obijt (MP).
(21) Die 4Sbnis 1868 ―Maria Ariaviz de Tarcetta obdormivit in Domino die i 8bris in flumine Natisonis prope Perovza (MP).
(22) Die 14 Januarij 1874 ―Marianna Specogna de Mersino mortuam invenerunt heri hora 8. mane in torrente procul Mersino (MP).
(23) die 16 Octobris 1875 ―Joannes Crisnar de Crisnar in torrentem prope domum mortuus est (Ml’).
Casi di annegamento nella parrocchia id S. Leonardo
In questa puntata elencherò i casi di morte per annegamento verificatisi nella antica parrocchia di San Leonardo dal 1657 fmo al 1837 circa.
Si tratta di 25 casi ma l’elenco non è certamente completo, tenendo conto soprattutto del fatto che alcuni libri dei morti (dal 1668 al 1713), come già detto, sono spariti da tempo dall’archivio di San Leonardo.
Inizia la serie nel settembre del 1657 il figlio di un certo Pietro Cernuota di Cosizza il quale «si negò nella aqua Cosizza» (1).
Stessa sorte toccò nel dicembre del 1661 a Marina, moglie di Simone Sdraullia di Seuza caduta accidentalmente in un torrente. Non vengono riportati né l’età della donna né il nome del torrente (Koderjana?) in cui trovò la morte (2).
Nel maggio del 1717 fu travolto dalle acque ingrossate del torrente (Erbezzo?) Giovanni Pappes di Scrutto (13 anni) e il suo corpo fu ritrovato «ad quadrantem miliaris a loco in quo defecit» cioè a un quarto di miglio dal luogo della disgrazia (3).
Nell’ottobre del 1730 Urbano, un bambino di cinque anni, figlio di Buccovaz Biagio (soprannominato Arbidnjak) di Slapovik, morì probabilmente nelle acque del torrente Rieka (4).
24 anni aveva Luca Paravan di Podaltana / San Leonardo quando, nell’agosto del 1738 morì cadendo da un ponte presso il mulino superiore di San Leonardo costruito in località Utanščak (5).
Nel gennaio del 1752 Giovanni Papes di Scrutto (40 anni) morì annegato durante una improvvisa inondazione o un nubifragio (6).
Stessa sorte toccò nel 1757 a Michele Blavig di Merso inferiore (11 anni) annegato nelle acque del torrente Erbezzo o dell’Alberone (7).
Forse è morto per annegamento nel febbraio del 1758 anche Bartolomeo Crisetigh di Podlak. A causa del terreno gelato cadde da una rupe nel sottostante torrente in località Na mirnah e il suo corpo venne poi rinvenuto sotto l’acqua gelata (8).
Nel giugno del 1760 un ragazzo di 10 anni, figlio di Stefano Sdrauligh di Seuza cadde nelle acque di un torrente in piena (Koderjana?) e il suo corpo fu trasportato dalla corrente fino ad Osgnetto dove venne ritrovato (9).
Nel giugno del 1761 Tommaso Prapodnig di Prapotnizza (55 anni), volendo guadare il torrente Reka in piena a monte del paese di Cosizza, fu travolto dalle acque e il suo corpo venne ripescato nelle vicinanze di Scrutto (10).
Nel dicembre del 1764 Antonio Petrusin di Cernizza morì, probabilmente annegato, durante una inondazione ma non si specifica dove (11).
Nel luglio del 1766 Marina, la moglie quarantenne di Giorgio Pauletig di Seuza, annegò nelle acque del torrente Koderjana sotto il paese di Sverinaz (12).
Nel marzo del 1778 dobbiamo registrare la morte per annegamento di tre persone, tutte di Oznebrida (comunità di Drenchia). Gregorio Tntsgnach e suo figlio Luca annegarono assieme a Tommaso Scuderin nei pressi di Cosizza travolti dalle acque in piena del torrente Cosizza che volevano guadare (13).
Dalle numerose disgrazie avvenute nei pressi di Cosizza si evince che in quel tratto del torrente ci fosse un guado prima della costruzione dei due ponti nelle vicinanze di Postacco e Crostù.
Nell’agosto del 1788 Filippo Duriava, probabilmene di Tribil inferiore (35 anni) cadde da un dirupo nelle acque del torrente Alberone in località Sotto Azzida dove morì per annegamento.
Il parroco di San Leonardo fa notare nell’atto di morte che il giovane venne sepolto a San Leonardo nella tomba della famiglia Clinaz e che circa venti giorni prima si era confessato e comunicato «ex devotione» nella festa di San Lorenzo (14).
Nell’agosto del 1802 Giovanni Lushzag di Podlak (31 anni), marito di Maria Beuzar originaria di Kosi (oggi nella Repubblica di Slovenia), morì annegato in un torrente «sub dicta villa Podlachi» (15).
In località Sotto Azzida annegò nell’aprile del 1809 Marina Crisetigh di Ussivizza, vedova di Giacomo Qualizza di Cravero (16).
I numerosi casi di annegamento che si verificavano nel torrente Alberone in località Sotto Azzida confermano la presenza in loco di un guado il cui attraversamento diventava pericoloso soprattutto durante le piene. Del resto, come abbiamo già annotato in precedenza, molti annegamenti si verificavano anche nel Natisone nei pressi dei guadi di San Pietro, Perovizza e Brischis.
Nel giugno del 1809 Giovanni Bremitsch di Klavže presso Podmelec nella Baika grapa ma alle dipendenze di Antonio Podrecca di Scrutto (30 anni) annegò sotto Scrutto nelle acque dell’Erbezzo (17).
Nel maggio del 1811 annegò in una pozza d’acqua nei pressi di casa Stefano Caucigh (2 anni) di Stregna (18).
Nell’agosto del 1815 Marina Moncher di Merso inferiore (70 anni), probabilmente in un momento di depressione («mente capta», annota ilparroco di San Leonardo nell’atto di morte), si gettò nelle acque dell’Alberone dove morì annegata (19).
Ai primi di gennaio del 1817 morì nelle acque del Cosizza, a valle dell’omonimo paese, Giuseppe Trinco di Cisgne (12 anni), caduto in acqua e annegato mentre transitava di là nottetempo (20).
Ennesima disgrazia con esito mortale in località Sotto Azzida il 23 marzo del 1821.
Verso le cinque del pomeriggio fu travolto dalle acque dell’Alberone, che probabilmente cercava di guadare, Giovanni Gambousiz di Altana (33 anni).
Il suo corpo fu trasportato dalla corrente nel fiume Natisone e trovato un mese dopo, il 25 aprile, all’altezza di Purgessimo. Lo desumo dal fatto che fu sepolto nel cimitero di Purgessimo (21).
Nel 1819 un battello fluviale fece naufragio nel fiume Isonzo in prossimità del paese di Sagrado. Ecco come viene descritto sul libro dei morti quel tragico fatto dal parroco di San Leonarso:
«S. Pietro del Lisonzo, adì 30. 8bre 1819 ― Nel giorno 26. 8bre avvenuto naufragio in Sagredo, dove perirono annegate, come si dice, circa trenta persone. Di queste se ne trovarono nello stesso giorno a sera sei annegati. Tra questi una era una donna di nome Maria, sepolta qui li 27 bre 1819 che vendeva frutta in facia Vendrame in Marchià Vecchio di Udine di circa 39 anni».
Maria, che vendeva la frutta in via Mercato Vecchio ad Udine era probabilmente originana della parrocchia di S. Leonardo altrimenti il parroco non avrebbe annotato il suo nome sul libro dei morti.
Nel luglio del 1824 morì annegato nelle acque del torrente Rieka, dove si era recato probabilmente per nuotare (la disgrazia infatti avvenne nelle ore pomeridiane) il ventottenne Valentino Chiabai di Grimacco (22).
Note
(1)Addi 6 7bre 1657 (ML).
(2) Die 28 Xbris 1661 ― Sepulta est Maria uxoi Simonis Sdrallia de Seuza qui cecidit casualiter in torrentem et est demersa (ML).
(3) Die 28 Maij 1717 ― Joanna Pappes de Scrutt submersa in profluvio et inventa ad quadrantem milia (ML).
(4) Die 5 Junij 1730 Ud,anus flhius Blasij Buccovaz dicti Arbidgnach de Slapovigh sive Suerinaz in aqua subersus (ML).
(5) Die 29 Octobris 1738 ― Lucas filius Parauanni de Subaltana de repente cadens ex ponte penes molendinum superiorem dicti in V tanszagh ac statim nullo potente occurrere excessit e vivis (ML).
(6) Die 27 Januarij 1752 ― Joanna filia qm. Petri Papes de Scrut obijt improvisa (sacramentis) oh inundationem aquarum (ML)
(7) Die 11 JuIij 1757― Michael fihius Stephani Blavigh de Merso inferiori submersus in acqua (ML).
(8)Die 3 Februarij 1758 ― Barholomaeus Crisetigh de Podlachi lapsus e rupe per via gelata in loco dicto Namirnagh sub districtu communitatis gramecensis ibidemque in aqua sub gelu repertus (ML).
(9) Die 17 Junij 1760 ― Infans qm. Stephani Sdrauligh de Seuza aquarum diluvione raptus et penes Osgneto mortuus repertus (ML).
(10) Die 7 Junij 176V ― Thomas Prapodnig de Prapotniza communitatis Drecha in crescente Recha torcnte supra Cosizaxn volens vadere ab ipso torente arreptus et ad ripas eiusdem aquae penes Scrut inventus (ML).
(11) Die Octava Xbris 1764― Antonius Petrusin de Cerniza ob aquarurn inundantiam obijt improvisus (sacramentis) (ML).
(12) Dic 23 Julij 1766― Marina uxor Giorgij Pauletig de Seuza submersa penes Sverinaz et revisa a justitia obijt (ML).
(13) Die 8 Martij 1778 ― Gregorius Trusgnagh et Lucas filius dicti Gregorij Trusgnagh de Oznegabarda conimunitatis Drenchiae ― Thomas fihius Canciani Scuderin de dicto loco omnes tres submersi et inventi in districtu communitatis Cosiza (ML).
(14)Die 29 Augusti 1788 ― Philippus Duriava casu infortunato cecidit in aquam ex quodam praecipitio sub Asida ubi ex aqua mortuus extractus (ML).
(15) 16 augusti 1802_ Joannes Lushzag de Podlachi heri hora circiter 4ta pomeridiana sub dicta vi11a Podlachi in aqua submersus (M Liessa).
(16) Die 23 Aprilis 1809― Marina Crisetig de Ussivizza heri vespere hora circiter sexta sub Azida aqua submersa obijt in Domino et sepulta ad S. Petrum (ML).
(17) Die 3 Junij 1809― Joannes Bremitsch de Clussa Parochiae Podmeucensis prima huius mensis die, hora quarta pomeridiana sub Scrutto aqua suffocatus (ML).
(18) Die 5 Maij 1811 ― Stephanus fihius Antonii Caucigh de Clinaz nunc domiciliantis in Srednia ben vespere hora 4. in foveam penes propriam domum plenam aqua lapsus et suffocatus est (ML).
(19) Die 22 Augusti 1815 ― Maria Moncecr de Mersio inferiore, vidua Andreae Cagoi de Osnia mente capta precipitavit se in aquam sub Mersio inferiore (ML).
(20) Die 6 Januarij 1817 ― Josephus Trinco de Cisgna nudius tertius vespere de nocte sub Cosiza in aqua submersus (ML).
(21) Die 22 Martij 1821 ― Joannes Gambousiz de Altana hodie vespene hora circa 5. sub Azida in aqua mbmersus et die 25 Aprilis inventus, sepultus est in coemeterio Purgessimi (ML).
(22) Die 18 Julij 1824― Valentinus Chiabai de Grimaco hora meridiana in aqua submersus, ex aqua extractus est mortuus (ML).
Morti per cadute accidentali da precipizi e dirupi
Una delle disgrazie più frequenti registrate sui libri dei morti di S. Pietro e S. Leonardo era la caduta accidentale da precipizi e da alte rupi.
I parroci delle menzionate parrocchie annotavano questo tipo di disgrazie con le seguenti espressioni latine: «Ex praecipitio lapsus, praecipitio cadens, ex alto saxo delapsus, praecipitio de alta rupe decidendo, a rupe in praeceps ruendo, cadens per rupem vel per montem, e rupe praeceps, per praecipitium cadens, praeceps ruit e monte» che hanno più o meno lo stesso significato (= caduto/a da un precipizio o da una alta rupe).
In circa 180 anni (1680 ―1860) sono morte per questo motivo circa ottanta persone.
Il numero delle vittime era certamente più alto se consideriamo che i dati della parrocchia di S. Leonardo sono lacunosi.
I dati raccolti parlano comunque di circa 65 disgrazie accadute nella parrocchia di S. Pietro e di 15 in quella di S. Leonardo.
Le disgrazie avvenivano soprattutto in montagna dove la gente si recava a pascolare, a falciare l’erba e a tagliare la legna anche in zone impervie, su ripidi costoni, tra burroni e precipizi ed è in questi luoghi che sono successe diverse disgrazie.
Le cadute dai precipizi erano frequenti soprattutto sul versante roccioso occidentale del Matajur denominato Cela (V čelah) dove gli abitanti di Mersino avevano le loro planine.
Da notare che ben 22 vittime provengono dal paese di Mersino e rappresentano un terzo di tutti i «caduti» registrati nella parrocchia di S. Pietro.
Tra le vittime dobbiamo annoverare anche alcuni pastorelli di 8, 9 e 10 anni che hanno perso la vita mentre pascolavano le pecore o le capre in zone impervie e pericolose.
Tra i crepacci del monte Mia, sia sul versante veneto che austriaco, morivano invece i boscaioli o i «carbonari» intenti alla produzione del carbone vegetale.
Alcune persone hanno perso la vita cadendo su ripidi sentieri mentre si portavano, magari di notte, da un paese all’altro (sembra che i sentieri più pericolosi fossero quelli che collegavano Mersino e Montefosca col fondovalle).
Gli atti di morte riferiscono che queste disgrazie, così come quelle per annegamento, accadevano accidentalmente, ma non possiamo escludere, almeno in qualche caso, la volontà suicida (solo in due occasioni si accenna al suicidio mediante annegamento da parte di persone «mente captae»).
D’altra parte non ho trovato alcuna nota, nel periodo preso in esame, riguardante il caso di un suicidio deliberato e conclamato.
Disgrazie accadute nella parrocchia di S. Pietro
Prima di tutto elenco le disgrazie con le relative vittime accadute nella parrocchia di San Pietro al Natisone.
In seguito tratterò quelle della parrocchia di San Leonardo.
Nell’agosto del 1678 Giovanni Mansin di Pulfero muore cadendo da un precipizio in località Predol nei pressi di Stupizza (1).
Nell’agosto del 1696 Bartolomeo Zernoia di Tarcetta (26 anni) morì sul colpo precipitando da un dirupo in una non precisata zona montana (2).
Stessa sorte toccò anche a Gregorio Schorscha di Mersino (50 anni) il quale morì cadendo da un precipizio nell’ottobre del 1696 (3).
Di Mersino era anche Andrea Jereb (14 anni), caduto all’inizio di gennaio del 1700 da qualche roccia e morto dopo aver ricevuto l’assoluzione da. parte del sacerdote (4).
14 anni aveva anche Antonio Zedarmas di Erbezzo morto per lo stesso motivo nel luglio del 1702 (5).
Nel maggio del 1706 Giacomo figlio di fu Paolo Cucavaz di Mersino, soprannominato
Knuoht (45 anni) cadde da un’alta roccia e morì sul colpo (6).
Nel febbraio del 1710 è la volta di Lucia, moglie di Antonio Martinig di Cepletischis precipitata da un dirupo (7).
Nel mese di marzo dello stesso anno muore in un dirupo anche Marino Miraz (15 anni) di Pegliano (8).
Nel giugno del 1716 muore Marino Snidar di Oculis (25 anni) anch’esso «precipitio de rupe delapsus» (9).
Nel settembre del 1719 Giuseppe Mansin di Pulfero (41 anni) morì cadendo da un’alta rupe nell’alta valle del Natisone ma al di là del confine, nello Stato austriaco, dove si era recato per lavoro (10).
Nel dicembre dello stesso anno Giorgio Loszach di Losaz presso Montemaggiore (50 anni) trovò la morte probabilmente nelle vicinanze del paese particolarmente ricche di formazioni rupestri (11).
Nell’ottobre del 1730 Mattia Derbalo di Oculis fu trovato morto in territorio imperiale (monte Mia?) tra le rocce di un bosco. Era morto cadendo «ex praecipitio aliquo» (12).
Nel dicembre del 1735 Marino Cernoia di Coliessa (50 anni), mentre stava tagliando la legna non lontano da casa cadde in un dirupo «penes unum cretu», si ferì alla gola e morì all’istante (13).
Al di là del confine di stato, presso il fiume Natisone, fu rinvenuto nel gennaio del 1736 il cadavere del settantenne Bartolomeo Capellaro di San Pietro (14).
Nel febbraio del 1736 Marina, vedova di Stefano Maion di Calla (70 anni), mentre stava tornando a casa morì cadendo probabilmente dal sentiero in qualche scarpata (15).
36 anni aveva Lucia, moglie di Clemente Goless di Stermizza, morta nel giungo del 1738 precipitando da una rupe (16).
Nell’ottobre dello stesso anno Gaspare Loszach, oriundo di Masseris ma abitante a Dus, morì precipitando in una scarpata mentre stava trasportando un paio di recipienti vuoti (due «buzoni»?).
Morì perché nella caduta fu ferito mortalmente dal coltello che di solito portava con se infilato in uno stivaletto (17).
Nel giugno del 1740 Antonio Pussin di Erbezzo (20 anni) si sfracellò cadendo da un’alta rupe per 50 passi (18).
Nel luglio del 1741 Giacomo Bevilacqua di San Pietro cadde da un dirupo presso il fiume Natisone, si ferì al capo e morì due giorni dopo (19).
Nel marzo del 1745 Daniele Biertigh di Mezzana cadde «ex alto» e fu travolto da grossi sassi che rovinarono su di lui. L’espressione latina «ex alto» potrebbe indicare anche una caduta dal tetto o dal poggiolo della casa e non necessariamante una caduta da un’alta rupe (20).
Nel luglio del 1745 Giacomo Juretigh di Mersino basso morì cadendo «ex precipitio montis scosesii», probabilmente dalle rocce del monte Matajur (21).
Nell’aprile del 1749 Nicolò Metues, anch’esso di Mersino, morì cadendo «per rupem saxorum alti montis». Anche in questo caso possiamo presumere che la tragedia si sia consumata tra le tristemente note e pericolose «Cela» del Matajur.
Il disgraziato morì circa venti ore dopo la caduta ed ebbe il tempo di ricevere i sacramenti della confessione e dell’estrema unzione (22).
Di Mersino era anche Giovanna Metues (19 anni), caduta nel 1754 in un crepaccio (del Matajur ? ) e morta sul colpo (23).
Note
(1) Die 23 augusti 1678 ― Joannes Mansin de Pufaro praecipicio collissus de monte Prodol obijt (MP).
(2) Die 5 Augusti 1696 (MP).
(3) Die 20 8bris 1696 (MP).
(4) Die 2 Januarij 1700― Andreas Jereb de Mersino ex praecipitio casuali in extremis constitutus accepta absolutione ex hac vita decessit (MP).
(5) Die (?) Julij 1702 (MP).
(6) Die 23 Maij 1706 ― Jacobus filius qm. Pauli Cucauaz dicti Knuoht de Mersino ex alto saxo delapsus (MP).
(7 )Die 27 Februarij 1710 (MP).
(8) Die 6 Martij 1710 (MP).
(9) Die l2Junij 1716 (MP).
(10) Die 20 7bris 1718 ― Josephus Mansin de Puffaro praecipitio de alta rupe in convalle Natisonis trans fines Venetorum sub ditione Imperiali delapsus (MP).
(11) Die 27 Xbris 1719 (MP).
(12) Die 13 8bris 1730 ― Matthias Derbalo de Oculis inventus mortuus in rupibus silvarum a parte Imperii, cadendo ex precipitio aliquo (MP).
(13) Die 19 Januarij 1736 ― Bartholomaeus Capellaro de S. Petro repertus mortuus in praecipitio quodam in partibus Natissi a parte Imperii (MP).
(14) Die 18 Xbris 1735 (MP).
(15) Die 8 Februarij 1736 ― Marina uxor et vidua rei icta qm. Stephani Maion de Calla casualiter et accidentaliter cecidit per alto creto eundo ad Callam et inventa est iam defuncta (MP).
(16) Die 26 Junij 1738 ― Lucia uxor Clementis Goless de Starmiza obijt a rupe in preceps ruendo (MP).
(17) Die 9 8bris 1738 ― Gasparus Loszach oriundus de Masseris sed habitans in loco Duss obijt lagenas duas vacuas portans cadensque in praecipitio seipsum occidit cultrum ad calteum habens seu tenens (MP).
(18) Die 18 Junij 1740 (MP).
(19) Die 24 Julij 1741 ― Jacobus Bevilacqua de S. Petro a rupe prope Natissum lapsus et in cautem elisus mortali vulnere, et post dies duas mortuus (MP).
(20) Die 19 martij 1745 ― Daniel Biertigh de Mezzana obijt in Domino cadens ex alto et lapidibus cadentibus obrutus (MP).
(21) Die 29 Julij 1745 (MP).
(22) Die 17 Apriiis 1749 (MP).
(23) Die 4ta Augusti 1754 ― Joanna Metues de Mersino obijt ex alta rupe montis in imma cadens mortua est repente (MP).
Ancora disgrazie a S. Pietro
Nel giugno del 1760 Mattia Codra detto Tamasut di Vernasso (64 anni) morì cadendo lungo un dirupo (1).
Nel gennaio del 1761 Tommaso Coceanigh di Vernassino (57 anni) cadde «ex alto» e morì dopo aver ricevuto l’assoluzione e l’estrema unzione (2).
Nel settembre deI 1761 Valentino Grudina (50 anni), oriundo di Lom (oggi Tolminski Lom), morì cadendo da un precipizio e fu sepolto a San Pietro tre giorni dopo la morte (3).
Nel maggio del 1764 Paolo Clignon di Cicigolis (60 anni) morì sul monte Mia cadendo in un crepaccio (4).
Nel settembre del 1766 un pastorello di pecore, certo Michele Milissa di Tarcetta (10 anni) morì cadendo da una rupe (5).
Nel giugno del 1767 Lorenzo Duss di Dus cadde da una rupe ma non morì subito. Infatti ebbe il tempo di ricevere l’assoluzione e l’estrema unzione (6).
Nel novembre del 1768 Lucia, moglie di Giacomo Coren di Ponteacco, cadde da un dirupo e si ruppe l’osso del collo (7).
Nel luglio del 1769 Giuseppe Blasutigh di Vernassino (53 anni) morì all’istante precipitando in montagna lungo un dirupo (8).
Stessa sorte toccò nell’agosto del 1769 a Luca Raccar di Biacis, un pastore di animali (9)
e nel giungo del 1773 a Gregorio Mocizar (?) di «Loh sub Rotta», cioè di Pulfero, morto a 19 anni cadendo da un alto precipizio (10).
Nell’agosto del 1773 Canciano Banchig di Tarcetta (22 anni), mentre era intento a tagliare l’erba nei prati situati presso la chiesetta di San Nicolò di Pegliano, ebbe un attacco di epilessia, precipitò da un’alta rupe e morì all’istante (11).
24 anni aveva Michele Raccar di Mersino quando morì cadendo da un’alta rupe (12).
Nell’ottobre del 1779 Marina, vedova di Giovanni Juretig di Stupizza (50 anni) cadde in un dirupo mentre stava percorrendo il sentiero che da Mersino conduceva a Stupizza e si ferì mortalmente al capo (13).
Nel novembre del 1784 Lorenzo Juretig di Mersino (60 anni) precipitò per il monte e morì mentre stava salendo a casa da Stupizza (14).
Nell’agosto del 1787 Giuseppe Gos di Gabrovizza (70 anni) morì cadendo in un dirupo mentre era intento a falciare l’erba (15),
nel maggio del 1788 invece Giovanni Metves di Mersino (24 anni) cadde da una rupe e morì mentre era intento a tagliare la legna (16).
Nell’agòsto del 1786 Giorgio Sturam di Rodda (38 anni), mentre stava procedendo
allo sfalcio dell’erba ebbe un attacco epilettico, precipitò giù per il monte e morì (17).
Nel marzo del 1796 Filippo Snidar, un bambino di 3 anni di Vernasso morì precipitando «ab alto» probabilmente nei pressi di casa (18).
Ennesima disgrazia a Mersino nel luglio del 1796 Stefano Specogna di Mersino (14 anni) precipitò da un’alta rupe e si ferì mortalmente al capo. Si trattava probabi1mente di un pastorello (19).
Anche il sessantenne Gregorio Cornelio di Ponteacco ma oriundo di Staro selo presso Caporetto (nel 1763 aveva sposato Giovanna Cosmacin di Biàrzo) morì nel giugno del 1797 cadendo da una rupe mentre era intento a pascolare gli animali (20).
Appena sei anni aveva Valentino Domenis di Rodda morto nel settembre del 1797 a causa di una ferita mortale alla testa procuratasi durante una caduta da un'alta ruper (21).
Nell'agosto del 1806 Giovanni Osgnach di Osgnetto (22 a servizio presso la famiglaia di Francesco Muligh di Vernasso, mentre era intento a lavorare nel bosco morì precipitando per il declivio del bosco (22)
Note
(1) Die 27 Junij 1760— Matthias Codra dictus Tamasut de Vemasso obijt cadens per rupem, confractus mortuus inventus (MP).
(2) Die8 Januarij 1761 (MP).
(3) Die 23 Septembiis 1761 — Valentìnus Grudina oriundus de Lom ex Comitatu Tulminensi sive ex Destrictu Austriaco obijt cadens ex rupe, sive per montem ex precipitio (MP).
(4) Die 16 Maij 1764— Paulus Clignon de Cicigulis in monte Mia ab alto praeceps contusus occubuit (MP).
(5) Die 2 septembris 1766 — Michael filius Petri Milissa de Tarcetta, ovium pastore e rupe praeceptus obijt munitus extremae unctioni obijt (MP).
(6) Die 24 Junij 1767 — Laurentius duss de duss sub Masseris obijt in domino ex alta rupe cadens, attamen vivus adhuc manus ed contritionem strimgens, obtenta absolutione sacramentali et ectrema unctione axhallavit animam (MP).
(7) Die 3 Novembris 1768— Lucia uxor Jacobi Coren de Ponteaco cadens ex alto fracto collo statim expiravit (MP).
(8) Die 28 Julij 1769 — Josephus Blasutigh de Vernassino preceps per montem et rupem excessit e vivis (MP)..
(9) Die 12 augusti 1769 — Lucas Raccar de Biacis in pascendis animalibus e rupe preceps ob gravem capitis contusionem animam Deo reddidit (MP)
(10) Die 20 Junij 1773 (MP).
(11) Die 12 Augusti 1773 — Cancianus Banchig de Tarcetta, qui in pratis eclesiae Sancti Nicolai de Peano vicinis secando faeno erat intentus, a caduco morbo cui erat subiectus, aprehensus fuit et per altam rupem praecipitatus, sicque contuso corpore statim animam Deo reddidit (MP).
(12) Die8Junij 1775 (MP).
(13) Die 22 Octobris 1779— Marina vidua relicta a qm. Joanne Juretig de Stupiza sub communitate Mersini cx villa Mersini Stupizani descendens e rupe praeceps contuso capite aniniam Deo reddidit ibique postridie exanimis inventa (MP).
(14) Dia 8 Novembris 1784 — Laurentius Juretig de Mersino a Stupiza domum ascendens per montem praeceps lapsus ecanimis est inventus (MP).
(15) Die 6 Augusti 1787 —Josephus Gos de Gabroviza in secando faeno e rupe praeceps contuso capita animam Deo reddidit (MP).
(16) Die 10 Maij 1788— Joannes Metves de Mersino in caedendis lignis a rupe praeceps contuso capita animam Deo reddidit (MP).
(17) Die 16 Augusfi 1786 — Georgius Sturam de Rotta secando faeno intentus, fuit a caduco morbo correpto a quo per montem dejectus (MP).
(18) Die 27 Martij 1796 — Filipus filius Urbani Snidar de Vernasso ab alto praeceps delapsus animam Deo reddidit (MP).
(19) Die l4J ulij 1796 (MP).
(20) Die I Junij 1797— Gregorius Cornelio de Ponteaco pascendi in montibus animalibus intentus e rupe preceps contuso capita obijt (MP).
(21) Die 19 7bris 1797 — Valentinus Domenis de Rotta e rupe preceps contuso capita obdormivit in Domino (MP).
(22) Die 28 Augusti 1806 — Joannes Osgnach de Osgnetto, famulus in domo Francisci Muligh de Vernasso dejectus ex declivi montis praecipitio casuali in nemore obijt in Domino (MP).
Ancora disgrazie in parrocchia di S. Pietro
Nel settembre del 1806 Stefano Marseu di Rodda (9 anni) mentre stava portando il pranzo a uno dei suoi fratelli che sorvegliava il bestiame al pascolo, cadde in un precipizio e morì (1).
Nel febbraio del 1809 Marina, moglie di Stefano Guion di Calla (73 anni) morì «propter lapsum profundae rupis» e venne sepolta nel cimitero di San Nicolò di Masarolis, segno evidente che la disgrazia accadde sul territorio della parrocchia di Masarolis (2).
Nel maggio del 1810 morì il reverendo Giovanni Marseu di Mersino, confessore e cappellano del luogo (44 anni). Mentre stava ritornando a casa da Rodda cadde accidentalmente per un declivio molto ripido e mori. L’atto di morte, redatto in latino, fa notare che il Marseu era un «sacerdote integerrino, adorno di virtù ed esimio per carità e pietà» (3).
Nel settembre del 1814 Marina Clavora di Rodda (63 anni) mori precipitando in un burrone dopo che era scivolata per un ripido pendio (4).
Nel febbraio del 1831 Giuseppe Zorza di Mersino (29 anni) mori precipitando in un dirupo in località «Za belim čelam» (5).
Nel settembre del 1832 Leonardo Succaglia di Cras (62 anni) mori sul monte Mia, dove era andato probabilmente a tagliare la legna, precipitando «ex rupe» (6).
Nel novembre del 1835 Antonio Coren di Mersino (12 anni) morì probabilmente cadendo accidentalmente dal dirupo che si trova a pochi metri di distanza dalla chiesetta montana di San Lorenzo situata nei pressi di Mersino alto (7).
Nel luglio del 1839 mori cadendo da qualche roccia in località «Mala sanožet» Giovanni Juretigh di Mersino. Aveva appena otto anni ed era probabilmente un pastorello, dato che la disgrazia avvenne «in comunali pasculo» (8).
Nel mese di settembre dello stesso anno mori Maria Marseu, moglie di Giovanni Cucovaz di Mersino (30 anni), caduta accidentalmente mentre tagliava l’erba in località «Par križe» sul monte Gabarje (9).
Nel dicembre del 1839 Ermacora Jellina di Jellina (58 anni) mori alle dieci del mattino precipitando lungo un ripido pendio in un prato denominato «V rebreh» (10).
Nel settembre del 1841 Marino Cencigh di Montefosca (20 anni) precipitò in località «Pod polico» nel sottostante torrente Budrin dove fu trovato privo di vita (11).
Nel dicembre del 1841 Giovanni Jereb di Mersino (25 anni) precipitò da qualche roccia in località «Pod Bruna» e mori all’istante (12).
Due anni dopo, nel maggio del 1843, Stefano Jereb di Mersino (30 anni) mori cadendo accidentalmente sul monte Bruna mentre stava tagliando la legna (13).
Nel maggio del 1844 Stefano Zorza di Mersino, un bambino di appena 9 anni, mori cadendo lungo un ripido pendio in località «Pod lipo» mentre stava pascolando le pecore nei prati o terreni comunali (14).
Stessa sorte capitò nel 1846 a Ermacora Juretigh di Mersino (20 anni) il quale morì cadendo in montagna mentre stava pascolando le capre (15).
Nell’aprile del 1849 Maria Medves di Mersino, una bambina di appena sei anni, morì all’istante precipitando per la montagna presso il mulino di Mersino (16).
Nel luglio del 1846 Giovanni Crucil (46 anni) di Linder sotto Mersino, frazione di Loch, mori cadendo da una precipizio presso gli stavoli costruiti in località Arpit nelle vicinanze del valico confinario di Stupizza (17).
Nel luglio del 1849 Biagio Jelina di Jellina (64 anni) morì precipitando da una rupe (19).
Nel settembre del 1861 Maria Franz di Stermizza, moglie di Giuseppe Grimaz (36 anni) morì cadendo in località «V policah» presso Stermizza (20).
Nel novembre del 1864 Lucia Zorza di Linder presso Loch (65 anni) morì precipitando «ab alto» (21).
Infine nel febbraio del 1841 Lorenzo Juretigh di Mersino (14 anni) mentre pascolava le pecore sotto la chiesa di San Lorenzo a Mersino alto scivolò sul ghiaccio e andò a sbattere col capo in una grossa pietra morendo all’istante (22).
Note
(1) Die 5 7bris 1806— Stephanus Marseu de Rotta heri hora meridiana in pasqua visitans unum eius fratrem, cui esum ferebat, casualiter per praecipitium cadens obijt in Domino (MP).
(2) Die 22 februarij 1808 (MP).
(3)Die lOMaij 1810—Reverendus D. Joannes Marseu de Mersino confessarius et capellanus localis, sacerdos integerrimus ornatus eximinis pietate in Deum et proximum rediens ex Rotta Mersinum versus casualiter prolapsus per montem praecipitem ad una mortuus inventus fuit (MP).
(4) Die 2 Septembris 1814 —Marina Clavora de Rotta, vidua relicta a qm. Antonio Grudina dicti loci, per praecipitio saxorum ad mia profunda pendentia casualiter cadens repentina morte obijt (MP).
(5) Die 17 februarij 1831 —Josephus Zorza de Mersino fortuito collisus per rupem in loco Sa belun zelam, ibidem mortuus repertus est (MP).
(6) Die 30 7bris 1832 — Leonardus Succaglia de Cras de Biacis, maritus Ursulae Birtigh de Podvarszbis, ex rupe in monte Mia ruens, ibi obdormivit in Domino (MP).
(7) Die 5 9bris 1835 — Antonius Coren de Mersino ben hora 5 vespertina praeceps accidentaliter ruit per montem prope S. Laurentium in Mersino et illico obijt (MP).
(8) Die 13 Julij 1839 — Joannes Juretigh de Mersino accidentaliter praeceps cecidit e rupe mala sanoset in comunali pasculo et statim post obdormivit in Domino (MP).
(9) Die 5 Septembris 1839 —Maria Marseu de Mersino accidentaliter ruit praeceps recidendo herbam in monte Gabaije dicto par Crisi ~MP).
(10) Die 19 Xbris 1839 — Herrnagoras Jellina de Jellina in prato U rebreh ruit preceps per montem et illico statim obijt (MP).
(11) Die 10 Thris 1841 — Marinus Cencigh de Montefusco praeceps mite monte Pod Polizzo dicto et in rugo Budrin illico mortuus inventus fuit (MP).
(12) Die l7Xbris 1841 —Joanna Jerep de Mersino in monte Pod Bruna praeceps ruit per montem et illico mortua est (MP).
(13) Die28Maij 1843—Stephanus Jerep de Mersino accidentaliter praeceps ruit in monte Bruna in Mersino cedendo ligna (MP).
(14) 1846- Hermagoras Juretigh de Mersino pascendo capras praeceps ruit e monte Mersino et illico obijt (MP).
(16) Die 4 Aprilis 1849 (MP).
(17) Die l8Julij 1849—Joannes Crucil a Linder — Mersino e rupe pracceps lapsus et statim obijt apud stabula Arpit (MP).
(18) Die26JuIij 1849 (MP).
(19) die 30 Aprilis 1850 (MP).
(20) Die 10 7bris 1861 — Maria Franz de Stermizza decessit die 10. 7bris, decidit in loco Upolizah (MP).
(21) Die 21 Novembris 1864 —Lucia Zorza de Linder ab alto praecipitavit et mortua est (MP).
(22) Die 1 Februarij 1841 — Laurentius Juretigh de Mersino pascendo oves sub Ecclesia S. Laurentii in Mersino cecidit accidentaliter super glatiem et praeceps ruens per montem in ingentem saxum confregit caput et illico obijt (MP).Cadute nelle Valli di San Leonardo
Disgrazie nelle Valli di S. Leonardo
Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, nelle valli di San Leonardo si sono verificate poche disgrazie a causa di cadute da rupi o precipizi.
In cento anni (dal 1716 al 1816) sono annotate sui libri parrocchiali di San Leonardo appena 14 disgrazie di questo tipo, ma dobbiamo tener presente che da questa indagine è esclusa la zona di Drenchia (parrocchie di San Volfango e Drenchia) che faceva parte, fino al 1784, della parrocchia di Vol#e / Volzana ed era molto esposta al rischio di simili disgrazie trattandosi di uno dei territori più impervi. delle valli del Natisone.
Nel settembre del 1716 una anziana donna di Seuza inferiore in comune di San Leonardo (80 anni), una certa Geltrude Terlicher fu rinvenuta morta tra Altana a Seuza in un dirupo (in ruppe) dove era precipitata (1).
Nel febbraio del 1732 Mattia Carsetigh di Podlach in comune di Grimacco cadde da un altura (ex prominentia) in località «Pod Human» e morì sul colpo. Venne sepolto nel cimitero di Liessa (2).
Nel febbraio del 1741 Michele Qualizza di Cravero stava dirigendosi da Cravero a Liessa ma in località «Prediugnach» scivolò sul ghiaccio e sulla neve gelata e si ferì mortalmente, tuttavia ebbe il tempo di ricevere i sacramenti dei moribondi e morì otto ore dopo la caduta (3).
Nell’aprile del 1744 Giacomo Zufarli di Seuza superiore in comune di Grimacco (45 anni) cadde da una rupe nei pressi di Crostù. Era solo e la digrazia non ebbe testimoni dato che venne ritrovata ormai morto (4).
Nel maggio del 1753 Giovanm Urbancig di Tarcetta, un «publicus peritus», cioè un agrimensore o un esperto incaricato di stimare il valore di cose o terreni, stava salendo da Co
sizza a Raune presso Oblizza ma durante la salita cadde dal sentiero ferendosi inortalmente (5).
Nel giugno del 1753 Lorenzo Simoncigh di Stregna (9 anni) mentre stava tagliando o estirpando l’erba (evelendo herbas) precipitò da una rupe e lì concluse la sua breve esistenza (6).
Nell’aprile del 1769 Leonardo Postregna di Postregna cadde da un sentiero nel sottostante dirupo dove venne trovato morto (7).
Nell’ottobre del 1783 Marina Predan di Raune .presso Oblizza (40 anni) da molti anni
a servizio di Giovanni Sibau di Jesizza morì precipitando da un dirupo (8).
Nell’aprile del 1784 un certo Antonio Brass originario di Serpeniza Imperialis (Srpenica tra Caporetto e Plezzo?) morì cadendo da una rupe mentre stava dirigendosi verso Topolò (9).
Nell’aprile dello stesso anno (1784) un certo Giuseppe Massera, originario di Luico (65 anni) ma «decanus in Plataz» (uno dei župani» della Banca di Merso) mentre stava ritornando a casa cadde da un precipizio e morì sul colpo (10).
Nel luglio del 1785 Giuseppe Hambusigh di Altana (60 anni) cadde da un luogo ripido e scosceso (ex praecipiti loco) e morì «improviso» cioè senza avere la possibilità di ricevere i sacramenti dei moribondi (11).
Nell’agosto del 1803 Mattia Sdrauliz di Seuza superiore in comune di Grimacco (39 anni) morì cadendo da una rupe denominata Sella (12).
Il 18 settembre 1808 Stefano Hlodigh di Clodig (64 anni), mentre stava ritornando a casa da Brida superiore, cadde da un’alta rupe chiamata «Dugone čelo» dove fu rinvenuto semivivo il giorno seguente. Morì il 20 settembre dopo aver ricevuto i sacramenti dei moribondi (13).
Il 1. gennaio del 1816 Stefano Cesnigg, detto Cicigoi di Cicigoi (Picig) in comune di San Leonardo (33 anni) si stava recando nella valle di Savogna ma arrivato sulla sommità del monte scivolò per il terreno ghiacciato procurandosi gravi ferite in varie parti del corpo. Trasportato nella casa di Bartolomeo Lauretigh a Prehod morì il tre gennaio (14).
Note
(1) Die 30 7bris 1716 (ML).
(2) Die 21 Februarij 1732 (ML).
(3) Die 2 Februarij 1741 (ML).
(4) Die 22 Aprilis 1744 (ML).
(5) Die 22 Maij 1753 (ML).
(6) die 23 Junij 1753 (ML).
(7) Die 18 Aprilis 1769 (ML).
(8) Die 23 8bris 1783 (ML).
(9) Die 24Aprilis 1784 (ML).
(10) Die 19 Jun.ij 1784 —Josephus Massera de Luico decanus in Plataz domum redeundo ex quodam praecipitio cadens repentina morte obijt
(ML).
(11) Die 12 Julij 1785 (ML).
(12) Die 7 Angusti 1803 —Matthias qm. Urbani Sdrauliz de Seuza heri de rupe Sella in profundum delapsus obijt (M Liessa).
(13) Die 21 7bris 1808 —Stephanus qm. Joamnis Hlodigh de Hlodigh vespere de Brida superiore domum redeundo ex alta rupe dicta Dugone cello delapsus (M Liessa).
(14) Die 4 Januarij 1816 (ML).
Morti per assideramento
Diverse persone hanno perso la vita per assideramento o in mezzo a bufere di neve.
Dalla documentazione che ho desunto dai libri dei morti di San Pietro e San Leonardo risulta che nei secoli passati gli inverni fossero più rigidi e anchè più nevosi di quelli attuali.
Nel gennaio del 1707 Andrea Marchig di Pechinie (70 anni) fu rinvenuto assiderato su un sentiero (1).
Stessa sorte toccò nel gennaio del 1731 ad Agnese moglie di Gaspare Petrizig di Tercimonte (70 anni), morta probabilmente di freddo mentre di notte stava salendo a casa dai casali Stefenig (2).
Nel febbraio del 1752 una certa Elena, vedova di Stefano Blasutigh di Vernassino, mori durante una tormenta di neve mentre da Rodda stava tornando a Vernassino (3).
La vigilia di Natale del 1777 Andrea Chiabai di Grimacco (40 anni) fu trovato sepolto nella neve nei pressi di Canalaz (4).
Nel 1782 una certa Ursula, moglie di Giuseppe Blasutig di Vernassino (40 anni) mentre
stava tornando a casa da Cividale venne sorpresa da una terribile tempesta e morì sulla strada nel territorio della parrocchia di San Pietro (5).
Nel febbraio del 1785 un certo Andrea Massera, vulgo Muruszach (Muruščak) di Masseris (55 anni) fu trovato morto assiderato nel territorio della parrocchia di Montemaggiore sotto una spessa coltre di neve (6).
Sempre sulle falde del Matajur, ma sul territorio di Masseris, fu trovato nel novembre dcl 1810 sepolto nella neve il corpo di un. certo Antonio Loviszach di Tarcetta (28 anni) (7)
Nel 1814 Teresa Peternel di Castagnevizza, un paesino oltre lo Judrio, morì assiderata nella notte tra il 22 e 23 dicembre in località Corneviza presso Presserie (Stregna). Aveva solo 16 anni (8).
Il 15 dicembre del 1840 Antonio Corredigh di Clenia (42 anni), marito di Maria Miscoria di Lasiz, stava tornando a casa da Udine col carro al quale erano attaccati due animali. Durante il viaggio fu sorpreso e investito da una bufera di neve e morì assiderato sotto una coltre di neve.
Il maltempo deve essere continuato per diversi giorni, se soltanto il 22 dicembre il suo corpo privo di vita venne ritrovato nei pressi di Moimacco e sepolto nel locale cimitero il 23 dicembre (9).
La più grave disgrazia di questo tipo è avvenuta alla fine del secolo scorso (1890—1895?) nella festa dei Santi Simone e Giuda (28 ottobre), quando la «morte bianca» ha fatto tre vittime.
Tre donne di Mersino stavano ritornando da Caporetto dove avevano partecipato alla festa del ringraziamento (zahvajenca) ed avevano acquistato al mercato della merce di contrabbando.
Arrivate però sulla cima del Matajur sono state sorprese da una tormenta di neve, hanno perso l’orientamento e sono morte assiderate a distanza di 50/100 metri l’una dall’altra nei pressi degli stavoli della Marsinska planina.
I loro corpi sono stati recuperati in primavera, quando la neve si è sciolta.
Schiacciati dagli alberi
Una decina sono le disgrazie accadute durante l’abbattimento di alberi e annotate nei citati libri dei morti.
Il taglio degli alberi comporta pericoli e rischi notevoli e anche oggi può capitare a qualche boscaiolo di venire schiacciato dall’alberà che sta tagliando.
Nel gennaio del 1644 morì un certo Canciano Petricig di Tercimonte «per esser mazzato sotto un legno» (10).
Nel giugno del 1699 Giacomo Podrievca di San Pietro (30 anni), mentre stava tagliando la legna su un monte presso il Natisone, venne colpito e ucciso da un albero che gli rovinò addosso (11).
Eguale sorte toccò nel maggio del 1748 a Matteo Cudrigh di Masseris (60 anni) il quale fu colpito dall’albero che stava tagliando. Non morì sul colpo ma prima di morire ebbe il tempo di ricevere i sacramenti della confessione e della comunione (12).
Nel maggio del 1754 è la volta di Pietro Slunder di Masseris (28 anni) morto schiacciato da un albero di faggio (13).
Legata all’attività dei boscaioli è la disgrazia accaduta nel settembre del 1765 a Michele Carniel di Azzida (24 anni). Fu colpito e ucciso da un tronco d’albero che precipitava a valle «currente per rupem montis alti» (14).
Anche nelle valli di San Leonardo si verificava di tanto in tanto qualche disgrazia di questo tipo.
Nel dicembre del 1658 fu sepolto un certo Ivan Cesnig «il quale fu ammazzato di un albero sotto Vssiviza tagliandolo» (15).
Nel novembre del 1714 Matteo Rudi di Topolò venne investito da un albero di faggio che stava tagliando. Morì due giorni dopo per le gravi ferite riportate. L’atto di morte precisa che la disgrazia avvenne sotto Polizza dove il Rudi con altri boscaioli stava preparando. o confezionando il carbone vegetale per l’uso pubblico (16).
La presenza di «carbonari» nelle valli di San Leonardo è documentata anche da un atto di morte del 28ottobre 1720 dove compare un certo Lorenzo de Cilia di Meduno (70 anni) il quale viveva «in silva Cliniz», dato che era «carbonarius».
Nel giugno del 1721 un certo Giacomo Bargnacb (35 anni) del quale non si specifica la provenienza, perse la vita sotto un albero che si è abbattuto su di lui mentre lo stava tagliando (17).
Nel gennaio del 1753 Matteo Paravan di San Leonardo (45 anni) mori allo stesso modo schiacciato da un albero di noci (18).
Infine nel novembre del 1798 Stefano Cesnig di Picigh (15 anni) morì nei pascoli di Merso superiore, schiacciato da un albero di quercia (19).
Note
(1) Die 30 Januarij 1707 —Andreas Marchig de Pegnia morte improvisa pro frigore obijt, repertus in via (MP).
(2) Die 28 Januarij 1731 —Agnes uxor Caspari Petrizig de 3 monte obijt in Domino inventa mortua, noctu enim ascendendo de Stephnig domum (MP).
(3) Die 17 Februarij 1752.— Helena vidua reicta qm. Stephano Blasutigh de Vernassino a vento et nive et frigore suffocata in via de Rota tendente Vernassinum (MP).
(4) Die 26 Decembris 1777 —Andreas Chiabai de Grimaco inventus in nivibus submersus paenes Canalaz (ML).
(5) Die 11 Junij 1782 — Ursula uxor Josephi Blasutig de Vemassino e Cividali domum redux in itinere ab horendo tempestatis turbine oppressa (MP).
(6) Die 26 Februarij 1785 —Andreas Massera dictus Muruszach de Masseris fuit intra fines communitatis Montis majoris sub nivibus inventus exanimis (MP).
(7) Die 8 9bris 1810 — Antonius Loviszach de Tarzetta inventus est mortuus in Monte majori sub nivibus districtus communitatis de Masseris (MP).
(8) Die 25 Decembris 1814 —Theresia fila Blasij Peternel dicti Blautizh de Castanouizza nocte infra 22 et 23 diem frigore necata in monte Coneviza juxta Preserie (ML).
(9) Die 24 Xbris 1840 - Antonius Corredigh de Clenia die 15 hujus hora 7. vespertina proveniens ab Utino et rediens domum cum cuno duorum animalium suffucatus fuit in nive et die 22 hujus inventus fuit prope Moimacum et die 23 hujus sepultus est in coemeterio Mariae Virginis de Moinaco (MP).
(10) 16 Genaro 1644 — (Morì) Quociano filio del q. Joseffo Petricig di Tercimonte per esser mazzato sotto un legno e in tal giorno fu sepolto (MP).
(Il) Die 26 Jumj 1699 — Jacobus Podriecca de 5. Petro in monte supra flumium Natisonem secando ligna ab arbore occisus subitanea morte obijt (MP).
(12) Die 28 Maij 1748 —Matthaeus Cudrigh de Masseris obijt percussus ligno quod scindebat (MP).
(13) Die 18 Maij 1754— Petrus Slunder de Masseris obijt in Domino ligno fagi percussus in silva QvIP)
(14) Die 7 Septembìis 1765 —Michael Carniel de Azida obijt percussus ligno currente per rupem montis alti (MP).
(15) Die 4 Xbre 1658— (ML).
(16) Die 29 9bris. 1714 —Matthaeus Rudi de Topoloue obijt in Domino ab arbore fago oppressus sub Polizza dum carbones conficerentur pro publico. Supervixit duas dies (ML).
(17) Die 5 Januarij 1721 —Iacobus Bargnach obijt in Domino ab arbore quam succiderat allisus lui in momento expiravit (ML).
(18) Die Matthaeus Paravan de S. Leonardo evelens arborem nucis in campis ab eodem arbore supressus obijt improvise ed a justitia visitatus (ML)
(19) Die 27 9bris 1798 —Stephanus Cesnig de Picigh heri hora circa meridiem in paschuis Mersii Superioris ab arbore quercia oppressus (ML).
Morti schiacciati dal carro
L’attività dei carrettieri o dei «fùrmani» (1) come venivano chiamati non solo qui da noi ma in tutta la Slovema, era legata nel passato soprattutto al commercio del legname e, sporadicamente, del carbone vegetale (2).
Dal Caporettano e dalle valli del Natisone scendevano lungo la strada del Pulfero dirette al mercato di Udine o in altre zone del Friuli decine di carri carichi di legna.
Dato che il percorso era lungo e il viaggio faticoso, lungo la strada sono sorti dei posti attrezzati per dare ristoro e servizi sia agli uomini che agli animali.
Una di queste stazioni per carrettieri si trovava a Pulfero ed era ubicata nell’area adiacente al vecchio municipio. Il suo ricordo si è conservato nel nome di casato ancora presente Kabalàukini (3).
Qui c’erano le stalle per i cavalli e l’albergo per i carrettieri ma nei pressi c’era anche il «meccanico» che si occupava della riparazione dei carri. Lo desumo dal nome di casato Kolarji di Pulfero, derivato dal nome di mestiere «kolar».
Il «kolar», infatti, era specializzato nella costruzione e nella riparazione delle parti
lignee del carro (4).
La presenza di un’area di servizio per i carrettieri a Pulfero era imposta anche dalla dogana che esisteva sotto la Repubblica di Venezia e dal servizio postale internazionale (5).
Anche il mestiere del carrettiere comportava dei rischi.
Talvolta succedeva, infatti, che i carri, vuoi per le strade dissestate, vuoi per il carico malamente sistemato o per altri motivi (cavalli imbizzarriti) si capovolgessero e schiacciassero il carrettiere.
Queste disgrazie hanno provocato feriti e morti, questi ultimi regolarmente registrati sui libri dei morti delle parrocchie di San Leonardo e San Pietro.
In questi incidenti venivano coinvolti ovviamente anche i contadini che possedevano i carri e li usavano nelle loro attività agricole.
Nel giugno del 1682 Giorgio Coren di Ponteacco (26 anni) tornava a casa col carro per la «via regia» (così veniva anche chiamata la strada del Pulfero) ma arrivato all’altezza di Biarzo («supra villam Baiarzi») ebbe un incidente.
Il carro si rovesciò in un fossato profondo sei piedi trascinando con sè e «opprimendo» il carrettiere che riportò ferite mortali. Ricevette l’assoluzione e il sacramento dell’estrema unzione, probabilmente «sub conditione» (6).
Nell’aprile del 1717 Marino Coren di Ponteacco (24 anni) stava ritornando da Udine ma alle due di notte il carro sul quale viaggiava si è capovolto sulla «via publica» (la strada del Pulfero) e lo ha schiacciato col suo peso (7).
Nel 1722 Luca Carlig di Brizza.a (40 anni) morì nel bosco schiacciato sotto un carro carico di legna (8).
Anche Giacomo Podriecha di San Pietro (25 anni) mori sotto un. carro nell’agosto del 1735. Sembra che la disgrazia sia accaduta nei pressi del valico di Stupizza (9).
Nel marzo del 1807 Giovanni Lucan di Staro selo presso Caporetto (23 anni) mori sulla «via publica» nei pressi di Pulfero schiacciato dal carro carico di legna che si è rovesciato e lo ha travolto. La disgrazia è accaduta durante la notte (10).
Nell’aprile del 1837 Antonio Nanaz - Gubana di Lasiz (50 anni) stava passando col suo carro il Natisone nel guado di Tepene puoje presso Periovizza ma nel mezzo del fiume il carro si è rovesciato travolgendo il poveretto che è morto dodici ore dopo per le gravi ferite riportate (11).
Simili disgrazie accadevano sporadicamente anche nella parrocchia di San Leoanrdo.
Nell’ottobre del 1766 un certo Tommaso (37 anni) oriundo di Tùiè, una cittadina della Gorenjska (Slovenia), mà alle dipendenze di Filippo Moncher di Merso di sotto (probabilmente un «fornaciaio» del luogo) mori nella campagna di Scrutto schiacciato dal carro carico di tegole che si è rovesciato su di lui (12).
Nel novembre del 1768 Matteo Qualizza di Merso superiore (40 anni) stava conducendo un carro carico di legna alla volta di Cividale ma arrivato nei pressi della fornace (di Merso inferiore ?) rimase schiacciato dal carro che si è rovesciato e lo ha travolto
(13).
Stessa sorte toccò nel novembre del 1806 a Ermacora Snidercigh di Picon (19 anni) schiacciato da un carro carico di legna (14).
Nel maggio del 1810 Giovanni Matteligh di San Leonardo (23 anni) mori nei pressi del mulino della famiglia Podrecca sotto il peso di un carro (15).
Infine nel maggio del 1824 Bartolomeo Hromaz di Brizza (60 anni) mori schiacciato sotto il suo carro che si è rovesciato mentre attraversava il torrente Torre sopra Udine. Fu sepolto nel cimitero di San Lazzaro in Udine (16).
Note
(1) «Fùrman» è voce di origine tedesca, derivata dal sostantivo Fuhrmann (= carrettiere) e penetrata da tempo nei dialetti sloveni dove convive con il termine sloveno «voznik». Questa voce è arrivata nella valle del Natisone al seguito dei «furmani» provenienti dal territorio dell’alto Isonzo o dal Caporettano e diretti al mercato di Udine.
(2) Molto legname proveniva dai boschi situati «a parte Imperii» cioè al di là del confine di stato. Quello locale invece proveniva soprattutto dai boschi del monte Mia “in silva Mia”, come si legge sui libri parrocchiali di San Pietro).
Per quanto riguarda l’attività dei «carbonari» nelle valli del Natisone (17. e 18. secolo) cfr. Priimki v občini Speter, Dom, 14, 1994 alla voce Carbonaro / Kuotar.
(3) Il nome di casato Kabalaukinì o Kabalaukni ès orto là dove esisteva una qualche attività o struttura legata all’allevamento o all’impiego dei cavalli.
I Kabalaukni di Stupizza allevavano i cavalli da tiro mentre quelli di Pulfero si occupavano probabilmente dei cavalli dei carrettieri o gestivano la locale stazione di posta.
(4) Cfr. anche il cognome Collorig presente a Prepotto. Si tratta di una forma corrotta derivata dal cognome Céòarig (Kolarič) che è qui attestato già dal 1581 («Gregor filius Kolarijtz de Praprott» - Registro della confraternita di Castelmonte) e derivato dal cognome Kolar qui attestato già nel 1500 (Matia Kolar de Praprot» - Registro della confraternita di Castelmonte).
I cognomi Kolar e Ko1arič sono molto diffusi in tutta la Slovenìa ed hanno alla base il sostantivo sloveno «kolo» (= ruota del carro).
(5) Ecco come si presentava sotto questo aspetto Pulfero nel 1912 (la descrizione è di Ivan Trinko):
«Pulfero ha una certa importanza per la sua felice ubicazione; ha dato il nome alla strada nazionale che si chiama appunto la strada del Pulfero.
Sotto la repubblica veneta c’era la dogana.
E’ un punto di grande passaggio dall’Italia in Austria e viceversa ed è la prima tappa per gli Austriaci che scendono da Caporetto e dintorni.
Specialmente grande è il numero di carri stracarichi di ottima legna da fuoco, che vengono d’oltre il confine ad amano fermarsi a Pulfero per riposare .
C'è lo scambio della posta internazionale con le diligenze postali Pulfero — San Pietro —Cividale da una parte, Pulfero — Robič — Caporetto dall’altra»
(Guida della Prealpi Giulìe dì Olinto Marinellì, Udine, 1912, pagg. 639 - 640).
(6) Die 11 Junij 1682 —Georgius Coren de Ponteaco cum curru pergens supra villam Baiarzi casualiter cadens ex via regia deorsum in altitudine sex passuum signo (?) obdorrnivit in domino (MP).
(7) Die 19 Aprilis 1717 —Marinus figlius Caspari Coren de Ponteaco redeundo Vtino domum in via publica secunda noctis hora sub curru mortuus repertus est (MP).
(8) Die 11 Decembris 1722 — Lucas Carlic de Brizza morte improvisa in silva sub curru lignarum oppressus obijt (MP).
(9) Die 18 augusti 1735 —Jacobus Podrecha de S. Petro mortuus repertus sub curru lignarum in partibus Natissi, idest supra confinium solitum claudi temporibus passuum occlusorum (MP).
(10) Die 4 Martij 1807 —Joannes Lucan de Strasela parochiae caporetensis circam mediam elapsam noctem repentina morte correptus est casualiter sub proprio curru onerato lignis et super ipsum subverso penes pagum Pulpheri in via publica (MP).
(11) Die 26 aprilis 1837 —Antonius Nanaz - Gùbana de Lasiz nudiustertius hora 5. vespertina currus proprius cecidit super ipsum in flumine Natisonis in Tepene puoie et heri hora 5. matutina obdormivit in Domino (MP).
(12) Die 31 Octobris 1766 — Thomas carniolus ex opido dicto Tarsigh curru pleno tegulis supressus in campis Scrut et repente rnortuus et sepultus per Scrutenses in coemeterio S. Leonardi.
Fuit famulus Philippi Moncher de Merso inferiori (ML).
(13) Die 10 9bris 1768 —Matthaeus Qualiza de Merso superiore vehendo ligna ad civitatem penes fornacem curru opressus improvisus sacramentis obijt (ML).
(14) Die 14 Novembris 1806 — Hermagoras Snidercigh de Picon curru lignis onerato oppressus (ML).
(15) Die 15 Maij 1810 —Joannes Matteligh de S. Leonardo heri vespere hora septima penes molendinum familiae Podrechae curru oppressus illico mortuus (ML).
(16) Die 5 Decembris 1824 — Bartholomaeus Hromaz de Brizza curru in torrente supra Utinum oppressus hora 2. pomeridiana et hodie sepultus est in coemiterio S. Lazari in Utino. (ML)
Božo Zuanella
da DOM 1995