La morte
Voglio riesumare questro trafiletto, scritto in seguito agli avvenimenti legati alla morte del papa.
E' uno scritto che induce a riflettere.
Allora, volevo esternare le mie riflessioni anche se, essendo contro corrente, sapevo che non avrebbero trovato condivisione ed, essendo del tutto personali, avevano molta poca importanza.
Una lente di ingrandimento esagerata!
Non voglio entrare nel merito nè religioso nè morale degli avvenimenti legati alla morte del papa.
Un'osservazione però mi è d'obbligo:
sicuramente la pochezza critica della stragrande maggioranza delle persone,
l'interesse politico (temporale-spirituale) a gestire gli avvenimenti in un certo modo,
l'onnipresenza sia nel tempo sia nello spazio della TV
hanno ingigantito a dismisura (se fosse possibile direi: fino alla noia) un avvenimento così comune, semplice e naturale come la morte.
A proposito di morte
Il 19 settembre del 1978 papa Luciani ebbe col suo Segretario di Stato Villot una conversazione su un argomento ben preciso.
Dopo circa quarantacinque minuti di conversazione, quando l'incontro si concluse, papa Luciani accompagnando alla porta Villot, gli disse:
"Eminenza, abbiamo discusso del controllo delle nascite per circa quarantacinque minuti.
Se le informazioni statistiche che ho ricevuto sono esatte, allora durante il periodo di tempo in cui abbiamo discusso, più di mille bambini al di sotto dei cinque anni sono morti per malnutrizione.
Durante i prossimi quarantacinque minuti, mentre noi aspetteremo di consummare il pasto, un altro migliaio di bambini morirà di fame.
Tra oggi e domani trentamila bambini che in questo momento sono vivi, saranno morti, per malnutrizione.
Dio non sempre provvede."
Quanti bambini sono morti per malnutrizione durante il periodo nel quale le TV si davano da fare per migliorare il loro audience alle spalle della morte del povero papa?
Chi ha parlato o chi parla o chi s'interessa o chi parlerà mai della morte di quei poveri Cristi in croce???
Cosa abbiamo capito della morte?
NULLA!!!
Mozart alle prese con la morte
Ogni tanto prendo in mano il libro delle lettere di Mozart.
Sono una miniera inesauribile!
L'11 marzo 1777 Mozart va a Parigi per lavoro con la madre.
Sempre a Parigi il 3 luglio 1778 la madre muore.
Mozart scrive all'amico perchè comunichi a suo padre con un certo tatto la morte della madre.
Scrive:
"Pianga con me amico!
Questo è il giorno più triste della mia vita.
Le scrivo alle due di notte.
Glielo devo pur dire:
mia madre, la mia cara madre, non è più!
Dio l'ha chiamata a sè!
Egli volle averla, lo vidi chiaramente; e io mi sono messo nelle mani di Dio.
Lui me l'ha data e Lui poteva anche togliermeLa!
Immagini ora tutta la mia agitazione, l'angoscia, i pensieri che ho dovuto sostenere in questi quindici giorni (Ndr: i giorni della malattia)!
Essa morì senza saper nulla; si spense come un lume.
Tre giorni fa si è confessata, comunicata e ha avuto l'Olio Santo.
Gli ultimi tre giorni però delirava di continuo, e oggi alle cinque e ventun minuto entrò in agonia; perdette i sensi e i sentimenti.
Le stringevo la mano, le parlavo, ma non mi guardava, non mi vedeva, non mi udiva, non sentiva nulla così rimase finchè spirò, cioè cinque ore dopo, alle dieci e ventun minuto di sera.
Non c'era nessuno: io, un buon amico nostro (che mio padre conosce), Signor Heina boemo e l'infermiera.
Impossibile che oggi io le possa dire tutta la malattia; sono d'opinione che essa ha dovuto morire.
Dio ha voluto così! ...
... Per grazia speciale di Dio ho sostenuto tutto con calma e fermezza.
Quando cominciò il pericolo allora pregai Dio di due cose, cioè d'una buona morte per mia madre e forza e coraggio per me, e il buon Dio mi ha ascoltato e mi ha fatto le due grazie nella più larga misura".
Dopo qualche giorno scrive al padre:
"In quei momenti terribili mi sono confortato in tre cose:
nella completa sottomissione piena di fiducia alla volontà di Dio;
l'aspetto (Ndr: della madre) della sua morte così placida e così bella, mentre io la vedevo tutto a un tratto felice, più felice di noi e tanto che m'auguravo di poterla seguire all'istante.
Da questo augurio e da questa brama si sviluppò infine il mio terzo conforto, cioè ch'Essa non è in eterno perduta per noi; che noi la rivedremo e saremo insieme più lieti e più felici che in questo mondo.
Solo il giorno c'è sconosciuto, ma questo non mi dà alcuna ansia:
quando Dio vuole, allora voglio anch'io".
Ecco cosa pensa della morte Mozart
Parecchi anni dopo, il 4 aprile 1787 pochi anni prima della sua morte avvenuta il 5 dicembre 1791 a soli 36 anni incompiuti, Mozart scrive ancora al padre:
"... Siccome la morte (presa in sè) è il vero ultimo scopo della vita, da un paio d'anni ho fatto tale conoscenza con questa ottima amica dell'uomo, che la sua immagine non ha più nulla di spaventoso per me, ma qualche cosa di tranquillante e di consolante!
Ed io ringrazio il mio Dio di avermi concessa la grazia d'un'occasione (lei mi capisce) per cui imparai a conoscerla come la chiave della nostra vera beatitudine.
Non mi corico mai la sera senza pensare che forse (per quanto così giovane ancora) potrei l'indomani non esserci più.
Eppure chi mi conosce non potrà dire ch'io sia di cattivo umore o triste.
Di questa beatitudine ringrazio ogni giorno il mio Creatore e l'auguro di tutto cuore al mio prossimo. ..."
Quante lacrime nella sua serenità
e quanta serenità nel suo dolore!
Nino Specogna