Raminghi sulla costa del Pacifico


In cerca di fortuna - Gledat srečo!

Prefazione

Fino al 1960 i Nedižuc erano più numerosi di quasi tutto il resto degli Italiani a Nanaimo.
Secondi erano Trevigiani, poi Valtellini, un paio del resto del Friuli, lo stesso per quanto riguarda Bergamasci, Piemontesi, Calabresi ed una famiglia Siciliana.
Per quanto riguarda gli Europei:
dopo gli Inglesi venivano i Croati, i Serbi, i Tedeschi gli Sloveni e dopo la seconda guerra mondiale Polacchi, Russi e nel 56 arrivarono gli Ungheresi.

Adesso ci sono Italiani da tutta l'Italia e da tutte le Nazioni Europee con tanti Sloveni dopo la rivoluzione.

Quando io arrivai qui nel 1950 Italiani, Croati, Serby, Slavi e Tedeschi erano molto AMICI fra di loro. Quando uno festeggiava, partecipavano tutti. le Domeniche, d'estate, si tenevano i Picnic (merende al'aperto): ora l'uno, ora l'altro per rittrovarsi tutti assieme.

Ora i tempi sono cambiati:
hanno ancora i Club ma non c'è più quell'alleanza degli anni Cinquanta.

Come i nostri nonni, padri, zii siamo arrivati anche noi prima o dopo in questo capoluogo carbonifero, situato sulla costa del Pacifico:
VANCOUVER ISLAND - NANAIMO - British Columbia - Canada,
circa 600 km sotto l’Alaska.

Già nel 1891 due Banchig (Banči), un Melissa (Budraj), uno Specogna (Kabas) da Tarcetta ed un Cuffolo da Platischis lavoravano nelle miniere di carbone qui a Nanaimo fino al 1895, quando ci fu una grande depressione e le miniere di Nanaimo chiusero.
Siccome altro lavoro non c'era, lo sposato Banchig e lo Specogna tornarono in Italia.
Il Banchig, celibe, andò nel Klondike in cerca d'oro, ma nessuno sentì mai più di lui.
Kufolo ed il Melissa rimasero.

Banchig Luigi Arneju

Nel 1907 Luigi Banchig (Arnej) sposò la figlia del Melissa, Natalia, e subito dopo raggiunsero il padre di lei.

Non so se Luigi lavorò mai in miniera, con l'aiuto del suocero divenne distributore di birra U B C che era prodotta nella città di Nanaimo.
(Con la famiglia abitava al 65 Nicol street e la casa è ancora abitata fino al giorno d’oggi).

Qui nacquero tutti i cinque dei loro figli: Mary, Emilia, Iole, Mario e Lorenzo.

Mi fu detto che sua moglie Natalia distillava l’acquavite in cantina e che lui allo stesso tempo che distribuiva la birra, distribuiva anche la grappa. Luigi era un uomo grande ed AUTOREVOLE o meglio descritto in inglese “imposing individual“.
Fu soprannominato Mister; anche dopo tornato in Italia il nomignolo gli rimase.

Verso la metà degli anni venti all’inizio della proibizione (proibizione della vendita di tutti i liquori), quando il suo lavoro non esisteva più, CON LA SUA FAMIGLIA RITORNO' IN ITALIA e con loro RITORNO' ANCHE IL VECCHIO MELISSA.

Un'altra figlia del vecchio Melissa che sposò uno dei Medves vi rimase e in seguito emigrarono nella California.

Camillo Melissa

Anche il figlio Camillo venne a Nanaimo nel 1912 o nel 1913 e tornò in Italia alla fine della prima guerra mondiale.

Camillo prima di emigrare aveva sposato una donna di Canebola, che gli diede una femmina e due maschi. Dopo tornato, ebbe altre tre figlie; così che dalla prima figlia all'ultima c'era una differenza d'età di ventitré anni.

La primogenita di Mister, Mary Banchig, sposo ventenne un udinese di nome Galvani, ebbero una figlia Ileana ed un figlio Pepe.
Verso la fine dei anni trenta emigrarono in Etiopia, e nei primi anni cinquanta vennero a NANAIMO.
Il figlio Pepe Galvani risiede a Williams Lake con la famiglia.
Ileana si sposò a Smithers o Terrace.

Nel 1912-13 ci fu un grande arrivo a Nanaimo di Nedižuc.

Da Tarcetta:

L'originale Banchig ritornò, accompagnato dal figlio Marco.
Così pure lo Specogna col figlio che rimase ucciso durante la prima guerra mondiale,
un altro Banchig Giuseppe, fratello di Luigi ARNEJ,
due fratelli Cosmacini, Giovanni e Giuseppe,
un Valentino Gusola,
un Manzini,
due Melissa (ŠTURMI),
un altro Melissa (KATERNU)
e due altri Melissa (CIKONI),
due dei miei zii Giuseppe e Valentino (Kukuti)
ed un Luigi Sturam (ŠTEFANU)
ed anche uno della famiglia Šlekova (Šlieki); non ricordo il cognome.
Qui diversi mi chiesero di lui credendo che era tornato in Italia negli anni trenta, invece era andato a Seatle, poi nei anni cinquanta ritornò a casa in Italia, dove mori in poco tempo.
Era alto due metri e mezzo, per questo gli anziani ex minatori Canadesi lo ricordavano.

Da Lasiz:

due fratelli Sturam, uno di questi sposo una Korenič. Non so quanti figli ebbero, so solo che hanno avuto una figlia, perchè con la madre visitarono i miei zii nel 1951.

da Podvarschis

due fratelli Medves,

da Spagnut

tre fratelli Spagnut.

da Pegliano

un Šošnja; questi morì nel 1950. Non fu mai sposato; la sua casa la diede al Melissa di Prosenicco, marito di Verginia Sturam, perché fu lui ad assisterlo nei anni precedenti la sua morte.

Da Rodda:

Blasutic, Clavora, Domenis, Gosgnac, Martinic, Sculin, Wogrig.

Da Loch:

due fratelli Crucil, che erano fisicamente forti lavoratori prima in miniera, poi nei boschi. Abitavano a Ladysmith.
Avevano formato una compagnia per sboscamento di Pali; poi si divisero. Il vecchio rimase coi pali, ed il giovane si trasferì a Shechelt, dove sboscò per molti anni.
Inoltre, i fratelliam, i Cucovaz, Pio Vogrig, Lino Tuomaz, Pio Battistic, il nipote della sua seconda moglie, arrivati dopo la seconda Guerra, lavorarono per il Crucil.

Da giovani combinarono una bella:
il vecchio fratello sposò una sedicenne ragazza ed il fratello giovane sposò la madre di lei.
Il vecchio ebbe quattro o cinque figlie. Il giovane ebbe un figlio dalla madre poi, diventato vedovo, si risposò con Cristina Battistic da Goregnavas ed ebbe altri due figli da lei.
Gli piaceva cantare brani d'opera; mi fu detto che anche sul lavoro cantava “La Donna è mobile”.

Da Ponteacco:

tre fratelli Iussa che furono soprannominati “Sveti Trije Kraji” (i tre Re Magi); le loro mogli erano due da Ponteacco, una da Sorzento.

Da Sorzento:

uno Spagnut: lui era un fratello dei tre da Spagnut, sposato a Sorzento. Subito dopo la prima Guerra arrivò anche un suo figlio.
Ricordo che in un “logging camp” (Juskatla sull”isola Queen Charlotte ) vidi che c'era posta per lui. Indagai in ufficio, mi dissero che era andato via un paio di mesi prima e che faceva “il fireboos”, trillatore di mine.

Da San Pietro:

un Bo, un Venuti, un Costaperaia. Quest'ultimo tutti lo chiamavano “Costa” ed era fratello della moglie del Venuti; aveva lavorato in diverse miniere in molti luoghi, negli Stati Uniti e nel Yukon e negli ultimi anni fece il bidello nei “logging Camp del Jarvas inlet.

Da Biarzo e Biacis:

un Zuiz

Dalle valli di Savogna e di San Leonardo erano propensi ad andare nelle miniere del Pensilvania negli Stati Uniti.

Anche due fratelli Spagnut da Biacis, che erano cugini di quelli di Spagnut (tutti gli Spagnut erano cugini nostri dalla parte delle madri, che erano le sorelle GUBANA “Rakacinove” di Lasiz ) lavorarono in Pensilvania; cosi pure un Lukac da Lasiz e Flipin di Podvarskis. Flipin era un uomo gigante ed esibiva un catenone d'argento con dollari d'argento.
Anche a Luigi Bankic Arneju piaceva esibire una catena, ma la sua era d'oro con monete d'oro.

Da Platiscis,

invece, quasi tutte le famiglie erano rappresentate:
un paio di Cuffolo, un loro nipote , molti Cormons e Sedola, Milizzi, i Marinutti, padre e madre con due figli.

Da Prosenicco:

un Melissa, che era figlio del fratello del primo Melissa che arrivò a Nanaimo.

Lo sciopero del 1913

Verso la fine del 1913 i minatori si misero in sciopero che durò fino all’inizio della prima Guerra mondiale; certi dei nostri andarono in Pensilvania, anche mio zio Valentino assieme ad uno Melissa Eugenio Cikonu.

Un altro Eugenio Melissa Šturmu rimase. Però un suo fratello vi andò cosi pure Škulin.
Mio zio Giuseppe, invece, andò a lavorare a Port Alberni per una compagnia di esplorazione mineraria, finchè non aprirono le miniere di carbone a Nanaimo.


Il Zuiz andò nel Washington ed un Spagnut da Spagnut in California, dove lavorò per il resto della sua vita per la città di San Francesco e mori nel 1951.
Lui era in contatto con mio zio Antonio siccome erano cugini. Nel 1950 dopo aver appreso che io ero arrivato dall’Italia, aveva chiesto a mio zio di mandarmi giù. Sarei andato, se avessi saputo come era la situazione della sua famiglia in Italia. Io, invece, risposi che sarei andato a Natale 1951. Lui però morì durante quel anno e lasciò ai suoi nipoti $ 60.000. Allora una bella casa costava $5.000. Sarebbe come oggi sei milioni di dollari.

La prima guerra mondiale

All’inizio della prima guerra mondiale Banchig padre e figlio Marco, gli Specogna padre e figlio, il Valentino Gusola e Luigi Sturam di Tarcetta ritornarono a casa.

Loro avevano il viaggio di ritorno pagato, se avessero voluto ritornare a Nanaimo.
Nessuno di loro lo fece, però un fratello del Gusola ed uno dello Sturam vennero in loro vece.
Il Gusola Battista con moglie Lùcinova di Tarcetta ed lo Sturam Giuseppe con moglie Crucil di Loc.
Allo stesso tempo la sorella dello Sturam Virginia sposo un fratello del Manzini e vennero a Nanaimo, ebbero un figlio ed una figlia poi divorziarono.
Lei si risposò con il Melissa di Prosenicco.
Il Manzini rimase scapolo e mori a Vancouver in eta avanzata.

Dopo la guerra

Alla fine della Guerra Giuseppe Cosmacini ritornò in Italia, comprò un'azienda Agricola a Cormons e rimase in Italia.
Prima di emigrare aveva avuto una figlia ed un figlio, sua moglie era una Plata e la madre di lei era Specogna, sorella di mio nonno. Nel ritorno ebbero un altro figlio BRUNO ed una figlia Lina. Bruno nel 1950 venne a Nanaimo anche lui, seguito da sua moglie Margherita, toscana.

Il vecchio Manzini che nel frattempo rimase vedovo con due figli ed una figlia tornò a casa per risposarsi e non ritornò più in Canada. Lui era di Cicigolis (Šcigla) ma sposò una donna di Tarcetta, andò “za zeta”. Nelle seconde nozze sposò una donna da Brischis ed ebbe due figlie da lei.

Mio zio Giuseppe tornò in Italia per trovare moglie (a Nanaimo le donne erano scarse). La moglie era Tinceriova di Lasiz ma a lei piaceva rimanere in Italia e cosi vi rimase anche lui. Lui aveva fabbricato una casa a Nanaimo, allora chiese al cugino Luigi Banchig ARNEJ (sua madre era sorella di mio nonno) di venderla e con quei soldi comprò un azienda agricola vicino a Dolegna del Colio, dove alla fine della seconda guerra mondiale divenne sindaco del Comune di Dolegna, per diversi anni.

Allo stesso tempo arrivò a Nanaimo suo fratello (e zio mio) Antonio, che poi sposò per procura Anna Sedola di Platischis.

Mi raccontarono che vennero da tre donne: mia zia e due da Cormons.
I mariti le aspettarono a Vancouver, poi per prima cosa dovettero sposarle in chiesa, perchè erano sposate solo in Municipio. (I Patti Lateranensi furono firmati nel 1926). Avevano predisposto tutto col prete e solo dopo la cerimonia religiosa le portarono in Albergo.

Anna, che divenne mia zia, mi disse che trovò mio zio Atonio molto magro, ed lo zio mi disse: “Ja, mi je jala - Toni as jetku? = Toni sei tisico?

Erano una coppia originale, si prendevano in giro parecchio, specialmente perchè c'è un po' di differenza tra il linguaggio sloveno di Tarcetta e di Platischis. Per esempio una mattina la zia, dopo aver fritto due uova per me, mi chiese se volevo un po di “formadi” (formaggio) sopra le uova, e lo zio disse: “Ser, ser, se die = (formaggio, formaggio, ma anche “caga, caga”) e lei gli rispose: “Ti ser, če te se čè srat, mene se neče (=tu caga, se hai bisogno, io non ne ho).
Io mi divertivo ad ascoltarli.

Ščiglanji e Gusola Block

Un Gusola di Cicigolis ritornò per sempre, però un suo figlio dopo la seconda guerra sposato con Nicolina Zabriescac venne in Canada con lei, ma rimase a Thunderbay Ontario, dove erano altri Ščiglanji, compreso Felice Cont, cugino di mia mamma, che rimase nell'Ontario.
Al principio lavoravano sulla Ferrovia poi nei bosci e nelle coltivazioni di grano.
Felice, invece, giacchè sapeva l'inglese, essendo stato prigioniero in Ingilterra durante la Guerra, vi rimase e divenne capo mantenimento della stazione di Toronto.

Il Gusola, che rimase a Nanaimo, sposò una Cuffolo figlia del primo Cuffolo; lui ebbe un infortunio in miniera ed invece di ricevere un mensile fu liquidato subito e con quei soldi comprò un negozio di generi alimentari nel centro di Nanaimo. Al giorno d’oggi c'è ancora a Nanaimo un quartiere soprannominato Gusola Block.

Giovanni Cosmacini

Giovanni Cosmacini, detto Gian. Questo nome, col quale tutti lo conoscevano a Tarcetta, lo portò con sè da Nanaimo dall'Italia e gli rimase per sempre.
Fece un paio di viaggi avanti ed indietro. La prima volta nel 1924 e dopo aver messo incinta la serva di sua madre torno a Nanaimo.
Poi ritornò per rimanervi nel 1933 o 34 e mise incinta un altra serva, (Gian moralmente era cinquanta anni più avanti nel tempo) che poi sposò ed ebbe da lei tre figli ed una figlia.
Poco dopo prese in casa anche il primo figlio della prima serva: Delmo, che rimase in famiglia, finchè non emigrò in Australia.

Melissa Giovanni, Cikon

Il Melissa Giovanni (Cikon ) tornò nel 1937 per rimanervi; fece cambio con il suo figlio Renato, che potè emigrare nel 1936 solamente perchè era nato a Nanaimo.
Devo ora spiegare che giusto prima della guerra sua moglie lo raggiunse a Nanaimo e qui nacquero Renato nel 1916 ed Elena nel 1918.
Subito dopo la Guerra la moglie ritornò in Italia e lui nel 1923 fabbricò una casa nuova a Lasiz (sua moglie era di Lasiz, famiglia Plata, sorella della moglie di Giuseppe Cosmacini e la mamma di lei era Specogna, sorella del mio nonno).
In seguito ritornò a Nanaimo dopo la nascita di Remo e Fioretto, che naquero nel 23 e 25.
Renato, chiamato ora Ray, sposò Lina (per lei seconde nozze ed aveva un figlio Jerry), figlia di genitori Ucraini; ebbe due figlie da lei: Marlen e Linda.

Mio zio Valentino ed Eugenio Melissa (Cikon) ritornarono dalla Pensilvania nel 1925.
Il Melissa sposò una giovane di Maserolis, che gli diede tre figlie ed un figlio.
Mio zio invece rimase scapolo.

Dopo la seconda guerra mondiale

Dopo la seconda Guerra Mondiale il primo ad arrivare a Nanaimo 1949 fu Giuseppe Sturam JOE, chiamato Gio ed un Martinic di Rodda.
Poi venne Aldo Crucil da Loc nel 1950.
Qualche mese dopo arrivai anch‘io.
Poi venne Ernesto Cucovaz, Gio ed Aldo (furono le zie a farli venire), Ernesto, lo zio Gosgnac.

Me fece venire un vicino dei miei zii, Giovanni Favetta, perchè lui aveva abbastanza terreno per poter chiamare emigranti in Canada, cosi era la legge allora. Presto dopo i regolamenti furono cambiati.

Cosmacini Bruno fu fatto venire da un proprietario di azienda agricola con l'aiuto del Bo, amico di suo padre, nel 1951. Fu raggiunto presto dopo dalla moglie Margherita, una bella toscana. Bruno la incontrò a Roma quando lavorava per il Ministero dell'Aeronautica. Nel 1955 nacque la loro figlia Patrizia. Bruno, come anche Ray Melissa, sono cugini miei di secondo grado, siccome le loro madri erano figlie di una sorella di mio nonno.

Per Natale 1951 arrivo Giovanni Zuiz figlio del primo Zuiz che si trasferi nel Washington.
Andammo a prenderlo a Vancouver con Gio e Vincenzo Bortolotto perchè sua moglie con un figlio arrivava con lo stesso treno.

Poi fu la volta di Attilio Cormons, soprannominato Tiljic (che è un vezzeggiativo Sloveno per Attilio), perchè lui non solo aveva lo sguardo buono ma era veramente buono e qualche anno dopo arrivò la sua sposa Diana Cormons, di Platischis anche lei.

Luigi Birtig da Cicigolis ed Elio Toncinela da Biarzo arrivarono assieme.

Elio fu molto sfortunato: lavorò per poco tempo, poi si ammalò e ritornò in Italia. Forse si ammalò per ragione che servì per molti anni sotto le Armi.

Luigi parecchi anni dopo sposò una vedova di Guerra di Loc; poi da pensionati ritornarono in Italia.

Giovanni Cormons, fratello della moglie del Marinutti da Platiscis, venne raggiunto qualche anno dopo da sua moglie.

I Becia, marito e moglie con una figlia ed un figlio da San Pietro, furono fatti venire dal Venuti, che era lo zio del marito.

Giuseppe Manzini fu fatto venire dalla zia Crucil (la madre del Manzini era sorella di lei). Un paio di anni dopo arrivò anche suo padre, e più tardi un fratello e la madre.

Un mio cugino arrivò nel 1952 Giuseppe Specogna da Dolegna e sposò nel 1954 Maria, una sua paesana, che gli diede due figlie Mirella e Gloria.

Nel 53 arrivo la moglie di Zuiz, Iole, (al giorno d’oggi è ancora viva) con due figlie ed un figlio; ma, sebbene che lei fosse nata qui, non le piaceva e tornò in Italia nel 55. Zuiz rimase fino alla fine dei anni sessanta.

La fontana del centenario di Nanaimo

Nel 1953 Nanaimo celebrava un centenario in onore del quale gli italiani di Nanaimo decisero di costruire una fontana con due grandi salmoni, che fu disegnata da un Sedola, maestro di disegno.
Venne scolpita dal vecchio Venuti e per la maggior parte costruita da Giovanni Zuiz.
La fontana si può ammirare nel centro di Nanaimo.

Il Caffè Balmoral

Allo stesso tempo arrivarono Toni Sedola e sua moglie Maria ed aprirono il Caffè “Balmoral”, dove servivano piatti italiani.

Arrivò pure Cosmacini Gino da Sorzento seguito da sua moglie una figlia e due figli, lei era di Azzida.

Vennero anche Desiderio Cencig da Pegliano, che qualche anno dopo per procura sposo una abruzzese e nacque a loro un figlio ed una figlia.

Vennero due Cencig, fratelli da Montefosca, Elide Banchig, che sposò Gio Sturam (nacquero a loro Maria, Evelina, e Robert) ed il fratello di lei Giovanni.
Giovanni tornò in Italia nel 1984.
Elide e Giovanni erano figli di Marco ed il loro nonno fu uno dei primi due Banchig a venire a Nanaimo da Tarcetta.

Allo stesso tempo venne Elsa Cernoia (cugina mia di terzo grado), sposa di Luigi Gusola; gli diede due figli Mario e Giovanni.

Venne anche Luciano fratello di Luigi, che sposò una canadese, inoltre un Spelat da Prossenicco con altri tre ma loro non vennero a Nanaimo.

Venne pure un Tuzzi di Ponteacco che sposò una Canadese e Lino Tuomaz da Rodda, che diversi anni dopo sposò una giovane di Rodda; e altri due: Sturam Luigi (che sposo una canadese ) e Giovanni (che per un po' era sposato con la vedova Vilma Zabriescjac, ma a lei non piacque Nanaimo e ritonò a Thunderbay Ontario, dove aveva sposato in prime nozze uno di Matajur).

Piu tardi vennero anche la sorelle Oliva Sturam (Oliva sposò Spelat e gli diede una figlia).

Nel 2006 venne Pierina Sturam, rimasta sola in Italia dopo la morte della sorella Leonilde (Nilda).

Vennero poi Remo Succo di Antro, più tardi un suo fratello Amedeo, che suonava in chiesa; questi sposò una slovena emigrata qui con il padre dalla Valle dell'Isonzo ed ebbero un figlio ed una figlia; fecero venire anche la madre di loro (di Amedeo e di Remo) Elena.

E ancora un altro Birtig fratello del primo, che sposò la figlia del Pek di Brischis ed ebbero un figlio ed una figlia.

Inoltre Primo Uran di Pulfero con famiglia; sua moglie era del Caporettano.

Due fratelli Oriehuia da Rodda; uno sposò un italiana; l'altro una Americana; questi era un uomo fortunato: fu l'unico a tornare dai campi di concentramento della Germania; venne internato con una quindicina di rastrellati dalle SS in un colpo a Pulfero(Podbuniesaz).

Valentino Cucovaz e il fratello di Ernesto; tutti e due sposarono ragazze di Rodda.

Giovanni Qualizza con moglie ed un Scudei da San Leonardo.

Giovanni Marseu da Rodda,
un altro Becia da San Pietro, che sposò una Olandese,
un GUION da Calla, con sposa e figli,
Pio Battistic da Goregnavas, fratello della moglie di Guion da Calla, che per un po' era sposato con una Figlia di Giovanni Martinic,
ed uno da Erbezzo, Mucic che perì in un accidente boscivo; però lasciò un figlio avuto non so se da lla propria sposa o convivente.

A Powell River arrivarono da Rodda cinque fratelli e due sorelle Martinic; in seguito fecero venire anche il padre e la madre di loro. E ancora
Un Vogrig ,
un Gosgnac,
un Scof Primo
Zuanela,
un certo Poudar dal Vernassino.

Qui sulla costa arrivarono anche due dal Matajur:
un Zabriescac che poi sposò una abbruzzese, sorella della moglie del Cencic di Pegliano
ed un altro che non conosco il nome
anche due da Mersino; uno di questi Medves Sergio si suicidò gettandosi dal ponte Lions Bridge di Vancouver, perchè la madre della sua fidanzata non le permetteva di sposarlo e di venire in Canada e l’altro forse era suo padre.
Poi dalla Valle di San Leonardo vennero a Nanaimo un Sibau tre Duggaro con due sorelle, (una sposa di Mario Sibau ),
Pio Vogrig, che sposò una Canadese e
Luigi Dresciac con moglie Alma ed a loro naquero tre figlie; si fermarono a Vancouver;
un altro Dugaro.
C'erano anche altri, che non incontrai o non ricordo i loro nomi.

Vita avventurosa


su e giù per la costa della British Columbia.

Arrivati a Nanaimo con l’idea di fare i minatori di carbone invece diventammo loggers,che tradotto sarebbe: boscaioli.

In questo periodo lo sboscamento era enorme e durò per ben trentacinque anni, poi rallentò e al giorno d’oggi è moribondo.

Gio Sturam ed Aldo Crucil lavorarono per qualche mese in miniera, poi la loro miniera chiuse e ne rimase solo una, dove c'era abbastanza lavoro per minatori di vecchia data e l’era del Carbone a Nanaimo durò per altri sei anni, poi fu la fine ed incomincio l'era della carta.

Nel 1950 iniziò a produre una grande Cartiera, che all’inizio impiegava più di due mila operai, il giorno d’oggi è quasi la fine dell’era della carta con appena trecento operai e stanno parlando di chiuderla.

Nel cinquanta lavorai a Nanaimo Lake, una ventina di chilometri dalla città.In questo periodo sboscavano usando la Ferrovia per il trasporto del legname. Lavorai nella sua costruzione.

Ai primi di marzo 1951 il signor Vittorio Bortolotto raggruppò Gio, Aldo, Costa e me; ci portò a lavorare nel Jervas Inlet con un idrovolante, dove lui era il sopraintendente del campo (così chiamano luoghi di lavoro remoti). In tutto eravamo una trentina tra cuochi, meccanici e sboscatori.
Qui lavorammo fino al quindici di giugno, quando per via del pericolo di incendi ed anche per colpa di scioperi, il campo chiuse e ritornammo a Nanaimo.
Gio ed io quasi quasi avevamo deciso di andare a lavorare nelle miniere del Yukon, ma il campo nel Jervas Inlet riaprì, però per il pericolo del fuoco chiuse dopo due settimane una seconda volta.
Gio ed io trovammo lavoro nel campo di Bever Cove, un luogo trecento Km. al north west di Nanaimo. Vi rimanemmo fino a Natale.
Presto nel 1952 andammo di nuovo nel Jervas Inlet (vedi foto: siamo Giovanni Zuiz, Tiglic, Cormons, Gio Sturam, Elio Toncinella, Vincenzo Bortolotto e Costa), fino a che il campo chiuse per pericolo di incendi il 15 di giugno, come l’anno precedente.

Qui per la prima volta tagliai due punte di alberi a circa cinquanta metri da terra.
Era Zuiz con me; finito il lavoro Zuiz mi disse:
- Efrem, se io devo fare quel lavoro, vado in Italia domani. -
A me piaceva e venivo pagato bene.

Questi alberi venivano arredati con fili e carrucole ed usati per tirare dal bosco alla strada i tronchi.

Qui devo spiegare che nello sboscamento erano usate funi lunghe cinquecento o più metri per tirare tronchi sulla strada; scorrendo questi fili sui tronchi, potevano facilmente incendiarli durante la siccità.

Il pozzo

A Nanaimo c'era una compagnia dal nome Negrin e Sons; Drilling & Blasting era Trevisano, ed aveva altri due fratelli a Nanaimo. Gio ed io prendemmo un contratto dal Negrin a scavare nuovi pozzi per l’acqua e siccome era grande siccità, bisognava scavare tanto per andare più a fondo. Qui devo raccontare una bella.

Un giorno siamo andati a scavare uno nuovo pozzo per un contadino. Il Negrin ci disse che ne aveva tre ma che erano tutti secchi.
Arrivati sul luogo NEGRIN chiese:
- dove ti ha detto di scavare il divinatore. -
Il contadino rispose di farlo dove si voleva per questa volta.
Decisi di farlo dove volevo io. Il primo giorno scendemmo diciotto piedi e qui incontrammo pietra; bucammo sei piedi ed avvisammo Negrin: Era lui che doveva trillare e cosi fece la mattina dopo. Dopo aver pulito la roccia frantumata, scavammo di nuovo altri sei piedi.

La mattima dopo Negrin venne con noi per trillare, ma il pozzo era pieno di acqua. Negrin chiese al contadino:
- Ma come hai fatto ad indovinare dov'era l'acqua. -
Ed il contadino rispose:
- non sono stato io, son state le mucche quando avevano sete si mettevano ad aspettare in quel luogo. -
Ci fu una risata potente.

Lo sciopero

I primi di agosto 1952 assieme a Fausto Tonio un Valtellinese, siccome lo sciopero non finiva, decidemmo di andare a Prince George, da Vancouver in corriera. Ci e voluto 24 ore per arrivarvi.

Prince George era un paese più piccolo di Nanaimo, aveva ancora i marciapiedi in legno come si vedono nei Western Movie, ora è una città grande. Però era facile a trovare lavoro.
L’alloggio era scarso, cosi che con Fausto abbiamo dormito all'albergo d’erba verde (green grass Hotel) davanti la caserma della polizia con un giornale sulla faccia per tenere a bada i moscerini.
Il giorno dopo trovammo lavoro a circa cinquanta Km verso l’Alberta e rimanemmo qui per un paio di mesi.
Finito lo sciopero sulla costa, in treno ci recammo a Prince Rupert con un viaggio di 48 ore.

Prince Rupert anche era piccolo (adesso ha circa ventimila abitanti).
Affittammo un appartamento a settimana e siccome lavoro per logging camp non ce n'era, lavoravamo a caricare e scaricare Navi per un paio di settimane, poi venne richiesta di lavoratori per Kittimat (slasing): tagliare e bruciare rami di alberi che erano stati abbattuti e cespugli dove doveva passare la linea elettrica, che oltrepassava un alta montagna venendo da Kemano.

In novembre nevicò forte in montagna, così ci diedero lavoro dove era progettata, ed il giorno d’oggi c'è, la Stazione Ferroviaria.

In un primo tempo abitavamo su di un fish barge,(un grande scafo,usato per l’acquisto di pesci, cosi che i pescatori non dovevano portarli nei capoluoghi per venderli, che erano distanze enormi) poi ci diedero alloggio in una nave, trascinata sulla spiaggia.
Kitimat stava nascendo, perchè era in costruzione una grande fabbrica di alluminio. Al giorno d’oggi è una città di 50.000 abitanti.
Venuta la neve al livello del mare, ci diedero lavoro di costruzione. Ricordo che nel cemento erano occupati quasi tutti Toscani. L'impresario li aveva portati con sé dal Quebec.
C'era tanta neve quell'inverno, cosi che verso la fine di maggio invece di aspettare che si aprisse il nostro lavoro, decidemmo di tornare a Nanaimo ed andare a lavorare nei logging camps.

Queen Charlotte Island Here We Come

Abbiamo preso lavoro nel logging camp di Juskatla.
A quei tempi erano quattro ore di volo, con una fermata a Port Hardy.
Ricordo era una giornata bella (in quei giorni ce n'erano poche, pioveva sempre) ed andando in su a vedere tutte quelle isolette che fan parte delle due grandi, ci siamo detti:
- Ma questo posto sta affondando. - Era un venerdì nei primi di giugno.

Il lunedì siamo andati a lavorare uno in un posto, uno nell'altro. Alla sera Fausto non cera; credetti che lavorasse over time. Dopo cena decisi di andare in ufficio e qui mi dissero che era partito per Vancouver, perché sul lavoro sputava sangue. Ma guarda tu. In ottobre tornai a Nanaimo e mi dissero che appena entrato in ospedale lo operarono, perché aveva le ulcere che sanguinavano; eppure non si è mai lamentato di mal di stomaco e, incredibile, è ancora vivo ed in gamba. Vive nella sua casa da solo ed ha 90 anni. Aveva fatto l’Albania e anche la Russia.

La ragione della nostra escursione al north era di evitare il Fire Season, (la stagione di incendi) invece quel anno ci fu un viceversa. Sul Vacouver Island ha piovuto tutta l’estate e lassù chiusero tutti i campi alla fine di giugno. Nel frattempo ricevetti una lettera da Felice Cont che voleva venire nella British Columbia e di cercarli lavoro. Io gli dissi di recarsi a Prince Rupert e di chiedere in posta se c'era posta per lui che io gli lascerò una nota dove trovarmi. Prima che la lettera arrivò nelle sue mani era trascorso un mese e lui partì prima di ricevere la mia lettera; così che fu tutto inutile. Io presi lavoro a Terrece per un po', poi tornai sul Queen Charlotte ma in un differente luogo: Aero Camp. Qui pioveva quando arrivai e non la smise fino a quando decisi di tornare a Nanaimo, circa il dieci di ottobre. Ormai eravamo rimasti in pochi, stufi di vivere come le anatre.

Il 4 gennaio 1954 tornai. Poi a PASQUA scesi a Nanaimo. In questa epoca sul Queen Charlotte viveva solamente un Italiano a PORT CLEMENT io allora non lo sapevo,lo seppi e lo incontrai molti anni dopo.
Nei boschi lassù erano pochi Europei, qualche Tedesco ed un paio di Svizzeri.
Non so perché ma erano molti di nazionalità Francese dal Quebec.

Dopo Pasqua andai a lavorare a Gordon River Camp, un centinaio di km. a sud west di Nanaimo. Qui spesi un paio di mesi; poi siccome non c'era lavoro continuo per me, tagliavo le punte di alberi e preparavo per lo sboscamento, in luglio andai a lavorare a Holberg.
Partii da Nanaimo a mezzogiorno col traghetto; da Vancouver alle sei di sera con la nave che manteneva gli logghing camps fino a Prince Rupert. La sera dopo arrivai a Port Hardy alle sei di sera, e fui trasferito in autobus a Coal Harbor, (nel centro dell'isola con fiordi che vengono dal west )qui fummo alloggiati per la notte, poi la mattina con un motoscafo ci portarono a Holberg.
Il campo era fabbricato su zattere (vedi foto) ed alloggiavano cinque cento lavoratori. Qui conobbi un Italiano (Renato Birolini, bergamasco); gli chiesi se era da Bergamo di sotto o di sopra. Lui rise. Gli dissi che l'avevo sentito chiedere fra bergamaschi in Belgio.

Era un bravo lavoratore ed abbiamo lavorato assieme. Lui era a capo di produzione, io a controllare e mantenere le filovie.

Nel 1955, sebbene il campo era aperto solamente per meccanici, ci richiamarono due mesi prima che incominciò la produzione, per essere sicuri di riaverci, perchè in quei giorni l'esperienza contava ed esperti lavoratori erano scarsi.
In seguito vennero diversi Italiani e li mettevano a lavorare con noi. Ci fu perfino uno di Bari, (l'unico Italiano del sud che abbia mai incontrato nei boschi).
Molti sapevano poco inglese ed anche niente, tanto che il nostro luogo di lavoro venne chiamato la piccola Italia.

Verso la fine di primavera ricevetti una lettera da Remo Succo (Škloč) dal Quebec, mi chiese se potevo aiutarlo a venire nella British Columbia, perchè nella azienda agricola dove lavorava pativa la fame. Chiesi al management se lo avrebbe impiegato. Disse: - Certo, se dici tu che è un buon lavoratore! - Fu assunto tramite l’ufficio di Vancouver per farlo venire su.

Mandarono un tassista italiano ad aspettarlo all‘aeroporto, che lo portò in un Hotel dove parlavano italiano. Gli dissero quando doveva essere pronto per partire la mattina seguente, lo stesso tassista lo prese su e lo portò all’aeroporto e diede istruzioni che da Port Hardy lo spediscano a Holberg con l‘idrovolante. Quel giorno, quando tornai dal lavoro, mi aspettava e la prima cosa, dopo avermi salutato, mi disse:
- Efrem, come sei diventato piccolo. -
- Remo - gli dissi - quando mi hai visto l’ultima volta eri tu piccolo, ora sei più grande di me.

Lavorai in questo luogo fino a settembre, poi tornai a Nanaimo.
Al giorno d’oggi ci si può arrivare a Holberg in macchina da Nanaimo in quattro ore.
Il resto dell’anno lavorai a Stillwater in fondo ad un lago artificiale vicino a Powel River.
Qui successe l’incredibile: dopo qualche giorno gli occhi mi cadevano spesso su un individuo e vidi che lui mi stava osservando. Io credetti di averlo visto ancora, ma dove? Un sabato andai a lavorare nel luogo dove lavorava lui e, quando mi parlo, al sentire l'accento polacco, lo riconobbi: aveva lavorato nella stessa miniera nella quale avevo lavorato io nel Belgio. Allora era sedicenne ed aveva un lavoro per controllare la discesa del carbone giù per i tubi. Ricordo che qualche volta si addormentava e non sentiva i segnali; un paio di volte lo svegliai. Qui in Canada lo soprannominarono SHAKE EM UP, perchè quando giocava a carte di continuo, diceva “sake em up” (mischiale).
Quando incontravo polacchi nei logging camp, chiedevo loro di salutarlo e lui mi ricambiava sempre tramite loro. Mi aveva detto che in un primo tempo lavorava a Montreal e che aveva incontrato tanti che avevano lavorato nella stessa miniera con noi, perfino il mio aiutante trevisano: il mondo era diventato davvero piccolo.

Nel 1956 mi chiesero di andare a lavorare due mesi a Port Mcneil: un campo di ottocento lavoratori.
Qui erigevo ed attrezzavo un albero ogni tre o quattro giorni.
Poi vollero mandarmi a Mahatta River, ma io decisi di no.

Presi lavoro dove ora è un grande lago artificiale.
Tagliai la punta di un albero e lo attrezzai pronto per accumulare i tronchi che poi, quando il terreno sarebbe stato allagato, i tronchi galleggiassero, (dovevano accumularli per poter bruciare rami e cespugli senza danneggiare i tronchi).

Con Lucia ancor oggi passiamo diverse volte di lì, perchè abbiamo una proprietà mineraria in quell'area ed ogni volta che passiamo le dico: - Lučica, guarda là nel centro del lago; anche lì ho attrezzato un albero dopo avergli tagliato la punta.- E lei mi dice: - Quante volte l'ho sentito. -

Dopo quel lavoro Mario Sibau e io prendemmo un contratto per raggruppare rami e cespugli pronti per bruciare. Avevamo eretto una grande tenda in due settimane. Avevamo con noi Luigi Birtig, Remo Succo e Lorenzo Cencig, (il lavoro era scarso in quell'anno, se non avevi esperienza). Siccome era estate lavoravamo dodici ore al giorno. Il lavoro fu duro fino a metà agosto, poi ritornammo a Nanaimo. Io presi lavoro a Franklin River per il resto dell‘anno.

Nel 1957 andai a lavorare sul Queen Charlotte di nuovo, però in un altro luogo, Morsby camp, dove lavorai fino a giugno.
Rientrato a Vancouver incontrai i fratelli Cencic con un loro cugino; erano in cerca di lavoro; li indirizzai nell'ufficio della compagnia dove avevo lavorato, perchè sapevo che cercavano lavoratori e furono mandati su.
Dopo aver lavorato per qualche mese, il loro cugino venne ucciso sul lavoro da un tronco che gli fracassò le gambe e morì di shock.
Mi è dispiaciuto molto ed a lungo tra me dicevo:
- perchè gli ho detto che in quel posto cercavano lavoratori, se stavo zitto non sarebbe morto. -

Ma cosi è la vita. Dicono da noi: deb adan viedu za njega srečo ol nasrečo maj buožac bi na biu (se uno sapesse per la sua fortuna o sfortuna non diverrebbe mai povero).

Poi presi lavoro a Powel Lake; portai con me anche Pouder (lui abitava a Powel River ed era fuori lavoro) ma il lavoro durò solamente un mese, però senza perder tempo trovai lavoro a Saltery Bay, un luogo distante una ventina di chilometri da Powel River e vi rimasi fino a Natale.
Qui trovarono lavoro anche Pouder e Primo di Rodda.
Ricordo che avevano fatto del buon vino con uva fatta venire dalla California e si vedeva che alzavano il gomito parecchio, perchè avevano le labbra scure, cosi che il capo l’ultimo giorno di lavoro prima delle feste Natalizie diede loro l’ordine di ammucchiare le immondizie e bruciarle, ma di stare attenti di non cadere nel fuoco.

Presto nel 1958 presi un contratto nel Cordero Chanal e portai con me i fratelli Cencig. Qui lavorammo fino a giugno.

Da qui andai sul Queen Carlotte Areo camp di nuovo e lavorai fino la fine di settembre; nel frattempo un mio ex compagno di lavoro mi fece una proposta di andare partner con lui a sboscare nel Quatsino Sound ed accettai.
Poi portai con me anche i fratelli Cencig.
A Lorenzo non piaceva il luogo, perchè molto remoto e tornò a Nanaimo, invece il più giovane rimase finchè non apprese una brutta notizia: un fratello suo si uccise in un accidente stradale e lui, preso dal dolore, tornò in Italia, per non ritornare più in Canada.
Con lui abbiamo fatto una bella sorpresa al mio socio ed anche alla gente del paesetto vicino: una sera il mio socio disse che non abbiamo più carbone, che ci vorranno due giorni per farlo venire da Vancouver, cosi perderemo due giorni di lavoro, perchè per fabbricare chochers, che non ne abbiamo più ci vuole il carbone.
Io dissi a Cencic:
- Facciamogli una sorpresa, facciamo una piccola “kuota” -
ed al socio dissi:
- Lo avrai il carbone domani mattina. -
Lui rise.
Con Cencic abbiamo fatto una piccola “kuota” ed la mattina abbiamo presentato il carbone.
Il socio mi disse:
- Ma tu sai tutto -
- No, non tutto, ma tante cose che ho imparato dalla nostra gente. -

Qui voglio raccontare un fatto che successe a Platischis. Qualche anno fa una signora da Nanaimo, visitando Platischis chiese ad un kuotar:
- Come chiami il tuo mestiere? -
Lui disse di non sapere, che forse si chiamava carbonaro!

Ma guarda tu, stiamo dimenticando il nostro linguaggio!
Io ricordo quando i suoi paesani cuocevano le kuote in fondo al Natisone e con Ber Uarešu (Bernardo) ci alzavamo alle tre di mattina e andavamo in bicicletta fino a Stupizza, poi su per il Prodou e lungo al Natisone si arrivava dai kuotari, dove i sacchi erano già pronti; si legavano due assieme, poi si sendeva verso Stupizza a trotto, con un quintale e qualche kilo; per le dieci eravamo a casa con un bel gruzzolo.

Presto dopo questo evento, il contratto finì ed io presi uno da solo a Coal Harbor da un Americano Eilerson Logging.
Il contratto durò fino ad agosto in questo luogo, poi lui aveva un luogo da sboscare a Nahwitty River, in cima quasi dell’isola, qui eravamo solo sua moglie, un figlio, lui e me ed un giovane lavoratore.
A fine di settembre si doveva uscire da lì per via di grandi venti, così caricammo il buldozer su di una zattera.
In un primo tempo aveva proposto di portare con lui il giovane lavoratore, ma poi disse:
- è meglio che vieni tu, perchè predicono brutto tempo in mattinata. -
Invece cominciò a soffiare già alle dieci di sera circa, ed a mezzanotte incominciò un terribile temporale; fortuna che noi andavamo contro vento, ed era facile a mantenere la rotta, guardando il Faro dell' Aeroporto di Port Hardy che emanava la luce verso il cielo, perchè non c'era nessun luogo da ripararsi.
Dopo un po' il vento era così potente che il padrone mandò l’SOS chiedendo l'aiuto di un rimorchiatore, e da PORT HARDY una nave di sondaggio cercò di uscire e venire in nostro aiuto, ma non potè farlo, perchè il vento lo batteva sul fianco.
Verso la mattina il vento rallentò e vennero a vedere se ce l'avevamo fatta.
Il padrone perse la voce per un due settimane e sua moglie disse che diventava matta a non poter comunicare; sentiva tutto al telefono ma aveva solo il ricevente e sentiva anche altri che avevano problemi come noi.
Questo temporale era uno dei peggiori di tanti anni e fece tanti danni abbattendo molti alberi, che in certi luoghi caddero su linee elettriche.

L’inverno 1959 lavorai per la stessa compagnia, poi in gennaio 1960 di nuovo, però portai con me anche Giovanni Marseu e più tardi Pio Vogrig; poi venne Lino Tuomaz ed anche Giovanni Zabriesciac.
In giugno con Vogrig prendemmo un contratto da un'altra compagnia e dopo aver abbattuto gli alberi, Dresciac con la moglie e la loro bambina vennero su, perchè a Vancouver in quei giorni il lavoro era scarso e rimasero fino alla fine del contratto.
Avevamo altri tre operai con noi per circa un anno.
Due Km da questo luogo fu scoperto un grande giacimento di rame. Avessi saputo quello che so oggi, l'avrei scoperto io.
Dopodichè andai a lavorare a June Landing, però non avevano tanto lavoro del mio mestiere, cosi lavorai in questo luogo circa un mese.
Nel frattempo Zabriesciac perse lavoro e quando arrivai a casa un venerdì sera a Coal Harbor, mentre andavo avanti ed indietro con un piccolo motoscafo,lo trovai davanti la casa. Gli dissi di abitare lì e che avrei chiesto lavoro per lui e così fu. La settimana dopo lo portai con me; lui non parlava inglese ma gli diedero lavoro (avevo precedentemente lavorato col Sopraintendente)sul mantenimento della strada. Zabriescac rimase in quel campo per diversi anni anche quando chiudevano giù, rimaneva a fare il guardiano e quando scese a Vancouver, aveva accumulato un bel gruzzolo e sposò una abruzzese sorella della moglie del Cencig di Pegliano.
Era voce in giro che erano tanti a volerla sposare, ma lei scelse lui, perchè aveva più soldi degli altri.

Da qui andai di nuovo a Holberg 1961, ora il campo non era più su zattere ma sulla terraferma tutto. Era tutto nuovo: delle Valli del Natisone non cera nessuno, però c'erano diversi trevisani tutti bravi lavoratori.
Rimasi fino a marzo 1962, poi andai a lavorare nel Toba Inlet fino a giugno, qui eressi anche una Vissen, un sistema svizzero per lo sboscamento.
Per via del caldo chiusero il campo.
In questo luogo lavorava anche il figlio di Eugenio Melissa e la madre era una Sedola.
E siccome il mio lavoro stava sparendo, andai a Port Hardi a tagliare alberi. A costruire strade non era più vantaggioso. Incominciarono gli Steeltowers, alberi di ferro, però con questo sistema non si raggiungeva la distanza come prima, ma con più strade non importava.

A Port Hardy rimasi fino a marzo 1963.
Lavorava qui anche Giovanni Marseu per un po' e fu lultima volta che lo vidi vivo. Lui morì credo lo stesso anno a Vancouver.
Dopo di che andai sul Queen Chalotte Juskatla camp, qui gli alberi erano molto grossi e si faceva bei soldi a lavorare a cottimo.
Dopo di me arrivo anche Valentino Cucovaz a fare lo stesso lavoro e per un po' c'era anche uno da Prosenicco.
A Holberg cominciai a studiare rocce e minerali e qui a Juskatla tutti i sabati e le domeniche andavo in cerca di minerali: cosi passavo il tempo.
Poi per Natale decisi di tornare in Italia per vedere la mamma: questo dopo tredici anni.

Qualche giorno prima di Natale arrivai a Udine. Qui mi fermai da mia sorella e famiglia, incontrai mio cognato ed i nipoti, Daniele e Flavio. Rimasi con loro, perchè mia mamma assistiva una partoriente a Cicigolis (mia mamma era Ostetrica Condotta del Comune di Pufero). Il giorno dopo andai a Tarcetta, tramite mia sorella Zaira appresi che la mamma sarebbe stata libera nel dopo pranzo. Arrivato a casa, trovai mio zio Valentino. Stavamo parlando di Nanaimo perchè lui ci fu ed aveva anche il fratello Antonio ancora vivo a Nanaimo, quando mia mamma entro in casa mi chiese:
- Dove devo andare? (pensando fossi venuto a chiamarla per andare in qualche paese a compiere il suo lavoro).
E lo zio mi disse:
- Te na posna vič (non ti conosce più).
E lei:
- Non ti aspettavo più -
Ed io le raccontai che avevo avuto problemi durante il viaggio: gli aerei non potevano atterrare dove avrebbero dovuto; invece che ad Amsterdan siamo finiti a Colonia in Germania. Poi, siccome era occupata nel suo lavoro, mi fermai da Zaira. Abbiamo speso quasi tutta la notte a raccontarci le nostre avventure passate in questi tredici anni.
Ci siamo recati alla messa di mezzanotte ad Antro: una bella camminata nella neve.

A Tarcetta trovai i vecchi e i giovani che lasciai bambini. Quelli della mia età erano tutti sparsi per il mondo ed un paio erano arruolati nella polizia. Cosi mi feci amico con un paio di ventenni e passai il tempo bene.
A marzo dovevo tornare in Canada (avevo permesso dalla compagnia per tre mesi) e decisi di visitare mia sorella Liliana in Ingilterra, prima di tornare a Juskatla. Liliana era andata a alvorare in Inghilterra nel 1949 e nel '50 si sposò con un inglese.
Una sera mi fermai a Cras, all’osteria della Loretta, era una compagna di scuola e dottrina e parlando del più e del meno mi disse:
- E' tempo che tu ti sposi prima che diventi vecchio. -
- Si - le dissi, - ma per sposarsi si deve essere in due; quelle non sposate sono troppo giovani per me.
E lei mi disse:
- C'è una ragazza che sarebbe giusto per te; ti ho visto bere con Giovanni Trinco,lui ha una sorella che lavorava in Svizzera ed è in vacanza, perchè non gli chiedi di introdurti. -
Tornato a casa, mi ricordai che durante una visita ad una mia cugina c'era una signora da lei e la cugina mi disse:
- Questa signora ha una figlia che sarebbe giusto per te -
Allora la sera dopo andai in casa della signora e le dissi che avrei piacere di incontrare sua figlia. Lei mi disse che lavorava da una sua amica,(faceva la sarta; aveva lavorato in Svizzera per diversi anni) ma che sarebbe tornata a casa presto.
Io aspettai parlando di basade (pettegolezzi) con la madre.
Dopo un po arrivò Lucia e un mese dopo eravamo sposi. Quando ero andato a lavorare in Belgio, Lucia aveva 9 anni; ora ne aveva 25: una giovane sana e bella. Me la portai in Canada in cerca di ORO.
Efrem Specogna
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