Essere cristiani

Discorso dell'Arcivescovo di Udine, mons. Alfredfo Battisti, a S. Pietro al Natisone nel dicembre del 1979.
" Hvaljen Jezus.

Saluto e rendo onore e stima alla fede, alla cultura, alla onestà dei cittadini italiani di matrice slovena abitanti in queste Valli.

Pozdravim in počastin in izrazim svojo spoštovànje do vere, kulture, italijanskih državljanov slovenske narodnosti ki bivajo v teh dolinah.

Sono venuto a ricordare con voi la cara persona di mons. Ivan Trinko, questa eminente figura di prete che ha altamente onorato il Seminario ed il Presbiterio Diocesano di Udine per la fede solida, per la cultura filosofica, per la formazione soda data a generazioni di preti friulani.

Dal Vangelo egli ha attinto chiara ispirazione per conciliare nella sua vita di prete la fedeltà all'Italia e la tutela coraggiosa delle peculiarità etniche delle genti delle Valli del Natisone.

Giunge opportuno il 25° anniversario della morte di mons. Ivan Trinko, per attingere dal Vangelo e dagli orientamenti del Concilio le linee pastorali da attuare in questa terra, che egli ha tanto amato e per la quale come sacerdote ha operato e sofferto. I sacerdoti, pastori di queste care comunità, sono impegnati in prima persona per il riconoscimento giuridico della minoranza slovena della Provincia di Udine.

Lo fanno, perché essa riveste una importanza religiosa di primo piano. E' solo a questo titolo che essi faticano non solo per l'evangelizzazione, ma anche per la promozione umana e cristiana di queste popolazioni.

Nel suo complesso il problema è religioso, civile e culturale.

E' un PROBLEMA RELIGIOSO

La fede cristiana è giunta in questa regione abitata dagli sloveni per l'opera missionaria soprattutto della Chiesa Aquilejese, la quale non colonizzò, ma evangelizzò gli Sloveni nella loro lingua, facendoli cristiani non latini, ma Sloveni.

Questa profonda sensibilità evangelica della Chiesa di allora (sec. VII-VIII) vuole essere continuata anche dalla Chiesa udinese, erede d'Aquileja, perché l'annuncio e l'approfondimento del Vangelo avvenga nella promozione dell'uomo e nella valorizzazione delle sue peculiarità, come espresso bene dalla " Pacem in Terris " e dalla " Gaudium et Spes ".

La tradizione cristiana più che millenaria di queste popolazioni va tutelata con appropriati strumenti legislativi, previsti dalla Costituzione, proprio perché non scompaia un mondo cristiano, che ha prodotto un patrimonio ricchissimo.

E' un PROBLEMA ed un COMPITO CIVILE

Lo Stato italiano è debitore verso queste popolazioni di un riconoscimento giuridico, perché la comunità intera non sia impoverita per la scomparsa di una comunità originale.

Non è minimamente in gioco la loro lealtà verso l'Italia, verso la quale queste popolazioni hanno sempre avuto e tuttora nutrono sentimenti di vivo attaccamento. Gli Organi di Governo, soprattutto locali, apprezzino nel giusto verso questo aspetto e non vedano nella richiesta degli Sloveni un attentato all'unità dello Stato, ma la tutela di un diritto fondamentale dell'uomo.

L'equivoco ha trovato credito in taluni strati della popolazione per il ricordo della tragica esperienza vissuta da questa gente durante la lotta di Resistenza e per reazione a taluni elementi simpatizzanti verso il regime della vicina Repubblica Jugoslava.

E' doveroso, da parte degli organi competenti, chiarire questo equivoco, mantenuto da qualcuno per incompetenza e forse con non buone intenzioni.

Infine è un PROBLEMA CULTURALE

La promozione di questa comunità linguistica slovena è un contributo alle buone relazioni ed allo sviluppo dei rapporti culturali tra i popoli. Siamo all'incontro di due grandi culture e di due mondi diversi e complementari: quello slavo e quello latino. Le popolazioni slovene di confine vogliono essere e sono ponte fra due culture diverse, due mondi con reciproci vantaggi e comune rispetto. E' nella linea della nuova visione del mondo e nella linea della visione cattolica della Chiesa.

Lo ha confermato Papa Giovanni Paolo II nella udienza concessa ai friulani il 27 ottobre scorso:

"La vostra collocazione geografico-culturale, che già ebbe il suo glorioso centro nella Sede Patriarcale di Aquileja, fa di voi un popolo-cerniera tra due civiltà quella latina e quella slava, che nel Cristianesimo hanno trovato e possono tuttora trovare il loro superiore punto di congiungimento; esse vi conferiscono una provvidenziale predisposizione all'universalità del pensiero e della fede, tale da trascendere ogni tentazione di particolarismo. Un popolo che diventa Chiesa: ecco un motivo di gioia genuina e di lode al Signore " (Oss. Rom. 28-10-1979).

Favorire questa promozione culturale è dunque un atto di religione, di civiltà, di cultura, di progresso, a cui la Chiesa di Udine è particolarmente sensibile. Le difficoltà attuali possono essere facilmente superate se al coraggio di sacerdoti e di tante persone, si unisce anche quello degli Organi di Governo, nello spirito della migliore tradizione della civiltà italiana.

Sulla linea di queste chiare ed autorevoli indicazioni evangeliche, conciliarl e pontificie è mio grave dovere di Vescovo difendere i miei sacerdoti che operano in queste Valli non solo per l'annuncio del Vangelo, ma anche per lo sviluppo e la difesa della dignità umana e della cultura nella quale si incarna e si esprime la fede della loro gente. La fede non si identifica con la cultura, ma ha uno stretto vincolo con essa (Doc. Puebla, n. 400).

In particolare condanno come infondate, ingiuste, denigratorie le accuse di marxismo o di comunismo formulate nei loro riguardi.

Tali accuse non sono una novità: lo conferma il Documento di Puebla:

"La denuncia profetica della Chiesa ed il suo impegno concreto verso i1 povero le hanno procurato in non pochi casi persecuzioni e vessazioni di vario genere... (1138); (la Chiesa) è stata spesso accusata o di essere legata al potere socio-economico e politico, o di una pericolosa deviazione ideologica di tipo marxista" (1139).

Cari sacerdoti, vi sono vicino, vi sostengo, vi difendo, vi incoraggio nella vostra azione di evangelizzazione e promozione dei diritti fondamentali di questa nobile gente ed invoco su voi e sulle vostre popolazioni la luce e la forza dello Spirito Santo"
Mons. Alfredo Battisti, Arcivescovo di Udine

DOM n° 11 - dicembre 1979

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